IL COMPUTER CHE C’E’ MA NON C’E’

@

 

COMMISSIONE PARLAMENTARE ANTIMAFIA 
Dalla deposizione del dottor Paolo Borsellino – 8 Maggio 1984

Il COMPUTER C’E’ MA NON C’E’

Borsellino parla anche delle “tecnologie” a disposizione del pool antimafia. “Il computer Honeywel è finalmente arrivato da un mese, ma non sarà operativo se non fra qualche tempo”, dice il giudice alla Commissione parlamentare segnalando “la gravità dei problemi, soprattutto di natura pratica, Borsellino sottolinea quanto fosse indispensabile l’utilizzo dei computer, ma nonostante tutto non era utilizzabile.

Dal verbale
BORSELLINO: Desidero sottolineare la gravità dei problemi, soprattutto di natura pratica, che noi dobbiamo continuare ad affrontare ogni giorno, facendo presente in particolare che con il fenomeno che stiamo vivendo in questo momento della gestione di processi di mole incredibile (ognuno dei quali è composto da centinaia di volumi che riempiono intere stanze) è diventato indispensabile, oltre che l’uso di attrezzature più moderne delle nostre semplici rubriche, l’uso di un computer che è finalmente arrivato a Palermo ma che, purtroppo , non sarà operativo se non fra qual che tempo perché sembra che i problemi della sua installazione siano estremamente gravi, anche se non si riesce a capire perché . So soltanto che è arrivato al tribunale di Palermo ed è stato collocato in un camerino. Ora stiamo aspettando 
LUCIANO VIOLANTE: Che tipo di computer è? 
BORSELLINO: E’ un computer della Honeywell, che deve servire soprattutto per la gestione, in questo momento, di questo enorme processo 
ALDO RIZZO: Solo per l’ufficio. 
BORSELLINO: Solo per l’ufficio. 
PRESIDENTE: E’ un personal computer. 
BORSELLINO: E’ qualcosa di più, che è divenuta indispensabile perché la mole dei dati contenuti in un solo processo – per esempio, nel processo che in questo momento impegna ben quattro magistrati è tale da non consentire più l ‘utilizzazione dei sistemi tradizionali delle rubrichette artigianali

(…)

BORSELLINO; Non vengono sollevate delle difficoltà. E’ qualcosa che procede in modo estremamente lento (l’ha seguita più di me il collega Falcone). Sta di fatto che il computer è arrivato da un mese e non sono ancora venuti a collaudarlo. Non so se ciò dipenda dalla casa che lo ha costruito o da altre ragioni. Quel che è certo è che ci era stato a caricarlo detto che avremmo potuto cominciare a caricarlo a marzo; ora però siamo a maggio e non si è ancora cominciato. 


AUDIO


Giovanni Paparcuri, da autista scampato alla strage di Via Pipitone  ad apprezzato specialista informatico di fiducia di Borsellino e Falcone

Chi mise in funzione quei computer di cui parla il Dr. Paolo Borsellino alla Commissione Antimafia.
Perché dopo la strage mi sono occupato dell’informatizzazione dei maxi processi?
Perché il dr. Borsellino mi volle al loro fianco?
Forse è stato il destino, ma sicuramente non mi sono pianto addosso, forse perché ho cercato in tutti i modi di rendermi utile in un’altra veste, forse perché volevo continuare a stare a fianco dei giudici.
Ma è certo che il dr. Falcone, il dr. Borsellino e gli altri giudici del pool non mi hanno voluto con loro per la mia bella faccia o perché in un certo qual modo dovevano sopperire alle mancanze del Ministero, ma mi hanno voluto per le mie capacità e principalmente per non essermi arreso.
Quando sono rientrato mi hanno assegnato alla sezione contro ignoti, era un ufficio che trattava furti e/o rapine, dove il mio compito era quello di trascrivere a mano su degli stampati, il numero di targa se si trattava di furti su veicoli, o descrivere gli oggetti trafugati nelle abitazioni, dopo di ciò li inviavo ai giudici istruttori, compreso il pool antimafia, per firmare il decreto di archiviazione, e ne distribuivo una ventina circa al mese.
In una stanza attigua della sezione contro ignoti c’erano dei nuovissimi personal computer abbandonati e impolverati, ma che nessuno sapeva usare, e anche nella prima stanza del bunkerino, che poi divenne il mio ufficio, c’erano i famosi computer di cui parlò il dr. Borsellino dinanzi alla Commissione Antimafia.
Quindi, siccome già a quel tempo ero molto amante dell’informatica ed avendo, fin dal 1981, acquisito una discreta esperienza su questo campo (vedi immagine n. 2), pensai bene di metterli in funzione, inventando dei moduli elettronici, cioè, se prima, con la trascrizione manuale ne mandavo ai giudici una ventina circa al mese, con i moduli elettronici riuscii a mandarne una ventina a settimana, praticamente sommersi i giudici istruttori di sentenze contro ignoti da firmare 
E tutti i giudici, specialmente il dr. Falcone e il dr. Borsellino, non si spiegavano chi era questo rompi coglioni che li distraeva dalle indagini antimafia, in più non si spiegavano nemmeno che tipo di “macchina da scrivere” veniva usata, ma in realtà era la stampante. 
Inoltre quando un giorno portai al dr. Falcone e al dr. Borsellino le loro sentenze da firmare, mi intrufolai nella prima stanza e di nascosto misi in funzione il computer Honeywell 6/20, c’erano anche altre apparecchiature strane.
Comunque, una mattina il dr. Borsellino chiamò il responsabile della sezione contro ignoti, non mi ricordo se era il dr. Sunseri o la dottoressa Occhipinti. Perché lo/la chiamò? Perché voleva conoscere l’addetto che compilava quei strani moduli, ossia il rompi coglioni. Per cui mi presentai al cospetto del dr. Borsellino e appena gli domandai di cosa avesse bisogno, rimase meravigliato e sorridendo, come se avesse fatto tredici, testualmente mi disse: “ah, tu si?”. Era meravigliato che un ex autista rimasto vivo per miracolo era capace di fare funzionare dei personal computer? Non aggiunse altro e me ne fece andare. Dopo un paio di giorni mi richiamò, stavolta nella stanza del Consigliere Caponnetto, e mi proposero se volevo occuparmi di continuare l’informatizzazione del maxi che aveva cominciato una ditta esterna, che per tale motivo il dr. Borsellino era molto contrariato poiché un ufficio così delicato doveva dipendere da soggetti esterni (sul punto basta leggere l’audizione del giudice resa al CSM il 31 luglio 1988, immagine 4). Io entusiasta dissi di sì. Credo di avere ripagato la loro fiducia e io ho dato un senso alla mia vita, in particolare ho ripagato la fiducia del dr. Borsellino fino al punto che nella stessa audizione dinanzi al Csm, disse: “… è diventato il collaboratore più prezioso e il perno tecnico di questo gruppo che si occupa della computerizzazione dei processi…”.
Mi posso anche permettere di dire con orgoglio che sono stato il loro “maestro” ed ero l’unico a conoscere la password del pc del dr. Falcone.
Spero che adesso sia tutto chiaro, nessuno mi ha regalato nulla e nulla succede a caso. 

GIOVANNI PAPARCURI 17.7.2019


Le altre audizioni inedite