Vittime di Cosa Nostra in Italia

 Cosa nostra

Le vittime di Cosa nostra in Italia, accertate fino ai primi anni sessanta, risultano essere circa 519; più di 5000, se compresi anche gli stessi mafiosi uccisi.[1]

Anni 1860

  • Giuseppe Montalbano (3 marzo 1861), medico di Santa Margherita Belice (AG). Fervente mazziniano e protagonista della rivoluzione palermitana del 1848, Giuseppe Montalbano aveva organizzato le squadre di picciotti che poi si erano unite ai Mille di Garibaldi dopo lo sbarco a Marsala. Per questo, fu eletto prima consigliere comunale e poi provinciale. Venne ucciso la sera del 3 marzo 1861 davanti casa sua a Santa Margherita Belice, con tre fucilate alle spalle. Ignorando i precedenti avvertimenti e le minacce ricevute, il medico garibaldino si era messo alla testa dei contadini margheritesi, rivendicando feudi spettanti al comune, ma usurpati.
  • Giovanni Corrao (3 agosto 1863). (così alla voce Giovanni Corrao: probabilmente non fu la mafia a uccidere Corrao, con cui si suppone fosse in buoni rapporti e con l’ausilio della quale stava organizzando un’insurrezione contro il neonato Regno d’Italia).

Anni 1870

  • Mario Pancari (12 marzo 1871) giovane benvoluto, onesto e di retti principi, aspirante ad amministrare la sua città. Ucciso una sera con una fucilata al petto, nel pieno centro di Vittoria (RG). Mandante Giombattista Mazza-Iacono del clan Iacono.[2]

Anni 1880

  • Stanislao Rampolla (23 febbraio 1889), delegato di pubblica sicurezza. Morto suicida “per la vergogna”, a seguito del suo trasferimento da parte del Prefetto per le sue denunce contro la mafia di Marineo, in provincia di Palermo. La vedova, Giovanna Cirillo, scrisse un memoriale all’allora Ministro dell’Interno Francesco Crispi, che ebbe l’effetto di trascinare in tribunale il sindaco e i suoi complici, ma il processo si concluse con la loro assoluzione. Secondo i giudici, infatti, a Marineo la mafia non esisteva, il cavalier Rampolla era solo un vecchio pazzo e sua moglie solo una povera vedova accecata dal dolore.

Anni 1890

  • Francesco Gebbia (10 ottobre 1892), consulente legale, Consigliere comunale di opposizione del comune di Mezzojuso, assassinato nella piazza del paese a fucilate. Fonte “Il Giornale di Sicilia”.
  • Emanuele Notarbartolo (1º febbraio 1893), ex sindaco di Palermo, ex direttore generale del Banco di Sicilia.
  • Emanuela Sansone (27 dicembre 1896), ragazza uccisa a Palermo per vendetta nei confronti della madre. È considerata la prima donna uccisa dalla mafia.
  • Antonino D’Alba (1897), membro della cosca di Falde.
  • Vincenzo Lo Porto e Giuseppe Caruso (24 ottobre 1897), due cocchieri affiliati alla cosca dell’Olivuzza.

Anni 1900

  • Luciano Nicoletti (14 ottobre 1905), contadino socialista, impegnato nelle affittanze collettive per ottenere la gestione delle terre da parte dei contadini. Ucciso a Corleone (PA).
  • Andrea Orlando (13 gennaio 1906), medico chirurgo nonché consigliere comunale socialista di Corleone, sosteneva anch’egli le affittanze collettive. Ucciso a Corleone (PA)[3].
  • Giuseppe (Joe) Petrosino (12 marzo 1909), figlio di emigranti, divenne ben presto tenente della polizia di New York (NYPD), in particolare dell’Italian Legion, cioè gruppi di agenti italiani, a suo giudizio indispensabili per combattere la mafia americana. Stimato da Roosevelt per il suo impegno costante nel cercare di sconfiggere la mafia, allora chiamata Mano Nera, assicurò alla giustizia boss di alto calibro. Capì che la mafia, a New York, aveva le sue radici in Sicilia, tant’è che intraprese un viaggio in Sicilia per infliggerle il colpo mortale.
  • Pietro Vasta (5 agosto 1909), medico, fu ucciso a Favara per la sua lotta contro l’usura.

Anni 1910

Anni 1920

  • Nicola Alongi (29 febbraio 1920), dirigente socialista e anima del movimento contadino, viene ucciso a Prizzi (PA).
  • Paolo Li Puma e Croce Di Gangi (30 settembre 1920), contadini nonché consiglieri comunali socialisti di Petralia Soprana, vengono uccisi a Petralia Soprana (PA).
  • Paolo Mirmina (3 ottobre 1920), combattivo sindacalista socialista, viene ucciso a Noto (SR).
  • Antonino Scuderi (9 ottobre 1920), segretario della cooperativa agricola nonché consigliere comunale socialista di Paceco, viene ucciso a Paceco (TP).
  • Giovanni Orcel (14 ottobre 1920), segretario dei metalmeccanici di Palermo nonché promotore (assieme ad Alongi) del collegamento tra movimento operaio e movimento contadino nel palermitano. Era il candidato socialista alla provincia di Palermo quando viene ucciso a Palermo.
  • Giuseppe Monticciolo (27 ottobre 1920), presidente socialista della Lega per il miglioramento agricolo, viene ucciso a Trapani.
  • Stefano Caronia (17 novembre 1920), arciprete di Gibellina.
  • Giuseppe Zaffuto (morto il 26 dicembre 1920), Gaetano Circo (morto a Palermo il 4 febbraio 1921), Calogero Faldetta (morto a Palermo il 31 dicembre 1920), Carmelo Minardi (morto a Palermo il 26 dicembre 1920), Salvatore Varsalona (morto il 27 dicembre 1920): il 26 dicembre 1920, quattro persone incappucciate, rimaste sconosciute, lanciarono una bomba all’interno della sezione socialista di Casteltermini (sita in via Nazario Sauro), in quel momento piena di militanti. L’esplosione provocò, oltre a numerosi feriti, la morte del prof. Zaffuto, segretario locale, insieme a quattro contadini iscritti al partito. Dall’accertamento compiuto dai carabinieri, incaricati di indagare sul grave attentato, risultò che l’atto criminale venne compiuto dalla mafia della Valle del Platani, «perché le cooperative agricole socialiste avrebbero provocato la fine dei campieri della mafia che indisturbati imperavano su tutte le campagne e su tutti i proprietari».
  • Giuseppe Compagna (29 gennaio 1921), contadino nonché consigliere comunale socialista di Vittoria.
  • Pietro Ponzo (19 febbraio 1921), contadino nonché presidente della Cooperativa agricola di Salemi, fu ucciso a Salemi.
  • Mariano De Caro (7 aprile 1921), dirigente locale del Fascio, fu ucciso in piazza a Misilmeri (PA).[7]
  • Vito Stassi (28 aprile 1921), dirigente del movimento dei contadini, viene ucciso a Piana degli Albanesi (PA).
  • Giuseppe Cassarà e Vito Cassarà (5 maggio 1921), dirigenti socialisti nella Piana degli Albanesi (PA), uccisi dalla criminalità locale.
  • Domenico Spatola, Mario Spatola, Pietro Spatola e Paolo Spatola (16 gennaio 1922), parenti di Giacomo Spatola (presidente della locale società agricola cooperativa). Tutti uccisi a Paceco.[8][9]
  • Sebastiano Bonfiglio (11 giugno 1922), sindaco di Erice nonché membro della direzione del Partito Socialista, viene ucciso a Erice (TP).
  • Antonino Ciolino (30 aprile 1924), dirigente delle lotte contadine, ucciso a Piana degli Albanesi (PA).
  • Domenico Perricone (30 gennaio 1929), sindaco e podestà di Vita (TP).

Anni 1930

Anni 1940

  • Antonio Mancino (2 settembre 1943), carabiniere.
  • Santi Milisenna (27 maggio 1944), segretario della federazione comunista di Enna.
  • Andrea Raia (6 agosto 1944), organizzatore comunista.
  • Calogero Comajanni (28 marzo 1945), guardia giurata, viene ucciso una mattina a Corleone (PA). La sua colpa era stata quella di arrestare un boss in erba del calibro di Luciano Liggio.
  • Nunzio Passafiume (7 giugno 1945), sindacalista.
  • Filippo Scimone (20 giugno 1945), maresciallo dei carabinieri, viene ucciso a San Cipirello (PA), dalla banda Giuliano.
  • Filippo Marino e Antonio Smeraldi (20 giugno 1945).
  • Calcedonio Catalano (18 agosto 1945), ragazzino di 13 anni, ucciso durante uno scontro a fuoco tra carabinieri e banditi.
  • Agostino D’Alessandro (11 settembre 1945), segretario della Camera del Lavoro di Ficarazzi.
  • Liborio Ansalone (13 settembre 1945), Comandante dei Vigili Urbani ucciso per aver partecipato alla retata del 1926 insieme al Prefetto Cesare Mori.
  • Calogero Cicero (14 settembre 1945), carabiniere semplice, viene ucciso a Favara (AG), in un conflitto a fuoco con dei banditi di Palma di Montechiaro.
  • Fedele De Francisca (14 settembre 1945), carabiniere semplice, viene ucciso anch’egli a Favara (AG), in un conflitto a fuoco con dei banditi di Palma di Montechiaro.
  • Strage di Contrada Apa (16 ottobre 1945): l’appuntato Michele Di Miceli e i carabinieri Rosario Pagano e Mario Paoletti vengono uccisi in un agguato.
  • Giuseppe Scalia (25 novembre 1945), segretario della Camera del Lavoro.
  • Giuseppe Puntarello (4 dicembre 1945), segretario della sezione di Ventimiglia di Sicilia (PA) del Partito Comunista.
  • Gaetano Guarino (16 maggio 1946), sindaco socialista di Favara (AG).
  • Tommasa Perricone, in Spinelli, detta Masina, viene uccisa il 16 maggio 1946 a Burgio, durante l’attentato mafioso contro il candidato sindaco di Burgio, Antonio Guarisco.
  • Pino Camilleri (28 giugno 1946), sindaco socialista di Naro (AG).
  • Nicolò Azoti, segretario della Camera del lavoro di Baucina (PA) colpito dalla mafia il 21 dicembre 1946 e morto il 23 dicembre 1946.

Anni 1950

Anni 1960

Anni 1970

Anni 1980

Anni 1990

Anni 2000

  • Salvatore Vaccaro Notte (5 febbraio 2000), caposquadra forestale e fratello di Vincenzo, ucciso per non essersi piegato ai condizionamenti di una cosca locale meglio conosciuta come “Cosca dei Pidocchi”.
  • Attilio Manca (11 febbraio 2004), medico urologo, fu trovato morto nella sua casa di Viterbo. Dall’autopsia si riscontrò la presenza di sostanze stupefacenti nel suo corpo ed inizialmente si pensò che il suo fosse un caso di . In realtà fu ucciso forse per coprire un intervento avuto dal boss Bernardo Provenzano a Marsiglia.
  • Giuseppe D’Angelo (22 agosto 2006), pensionato, ucciso per sbaglio davanti a un fruttivendolo del quartiere Sferracavallo di Palermo perché scambiato per il boss Bartolomeo Spatola.
  • Enzo Fragalà (26 febbraio 2010), avvocato e politico, ucciso perché indirizzava i suoi clienti all’apertura verso la magistratura.

Note per ricerca

  1. ^ VITTIME DI COSA NOSTRA (PDF), Centro Studi dell’Osservatorio per la Legalità e la Sicurezza. URL consultato il 10 maggio 2018 (archiviato il 10 maggio 2018).
    «a partire dagli albori del fenomeno, fino ai primi anni ’60».
  2. ^ Pubblicazione dell’On. Paolo Monello edita nel 2002 in una collana di microstoria della sezione “Storia patria”.
  3. ^ Vittime Mafia >> Andrea Orlando, su . URL consultato il 23 ottobre 2017 (archiviato il 24 ottobre 2017).
  4. ^ a b non uccidiamoli una seconda volta: mario barbato, giorgio pecoraro, su . URL consultato il 5 maggio 2019 (archiviato dall’url originale il 24 ottobre 2017).
  5. ^ Giorgio Gennaro, su  (archiviato dall’url originale il 24 ottobre 2017).
  6. ^ Giovanni Zangàra, su  (archiviato dall’url originale il 24 ottobre 2017).
  7. ^ 
  8. ^ Domenico, Mario e Pietro Paolo Spatola, su Memoria e impegno con Libera, 16 gennaio 2017. URL consultato il 9 maggio 2018 (archiviato dall’url originale il 10 maggio 2018).
  9. ^ Alessandro Gilleri, Dopo Monti: Liberalsocialismo: L’alternativa ai populismi per uscire dal pantano della Seconda Repubblica, Youcanprint, 2013, ISBN 88-911-0400-0.
    Visualizzazione limitata su Google Libri: Dopo Monti: Liberalsocialismo: L’alternativa ai populismi per uscire dal pantano della Seconda Repubblica, su . URL consultato il 10 maggio 2018 (archiviato l’11 maggio 2018).
  10. ^ Gaetano Minuta, Una vita per vincere. Biografia di Nicasio Triolo
  11. ^ Scheda su vittimemafia.it, su . URL consultato il 21 dicembre 2016 (archiviato il 13 aprile 2017).
  12. ^ Francesco Viviano, DELITTI POLITICI, FU SOLO COSA NOSTRAla Repubblica, 13 aprile 1995. URL consultato il 7 giugno 2018 (archiviato il 28 maggio 2017).
  13. ^ Sportello Scuola e Università della Commissione Parlamentare Antimafia, su . URL consultato il 30 aprile 2019 (archiviato dall’url originale il 14 dicembre 2007).
  14. ^ ‘ Uccise Il Capitano Basile’ Per Riina È Il Carcere A Vita – La Repubblica.It, su . URL consultato il 29 aprile 2019 (archiviato il 9 dicembre 2019).
  15. ^ a b c d Riina fa il tris di ergastoli Archiviato il 22 dicembre 2012 in Internet Archive.. Corriere della Sera. Archivio. 5 luglio 1994.
  16. ^ 
  17. ^ STORIA DI EMANUELA MORTA IN DIVISA A VENTIQUATTRO ANNI, su . URL consultato il 26 gennaio 2018 (archiviato il 12 giugno 2018).
    «Emanuela Loi è la prima donna poliziotto morta in servizio».
  18. ^ Copia archiviata, su . URL consultato l’8 ottobre 2008 (archiviato dall’url originale il 9 ottobre 2008).
  19. ^ Articoli di Riccardo Lo Verso, MAFIA Inghiottito dalla lupara bianca Dichiarato morto 16 anni dop, in LIVESICILIA, Martedì 20 Agosto 2013.
  20. ^ https://sicania.spazioblog.it/ Archiviato il 12 aprile 2008 in Internet Archive. Sicania


 


COSA NOSTRA

VIDEO

 I PROCESSI –  Strage via D’Amelio

in corso 




a cura di Claudio Ramaccini, Direttore -Resp. Comunicazione Centro Studi Sociali contro la mafia – PSF