FIAMMETTA BORSELLINO RASSEGNA STAMPA PROCESSO DEPISTAGGIO

 

2020

10.10.2020  DEPISTAGGIO BORSELLINO, FIAMMETTA ALL’ATTACCO: “INDAGINI FATTE MALE, ARCHIVIAZIONE SUI PM PREMATURA” Un barlume di luce è arrivata solo con la sentenza del Borsellino quater. Ma quello non è un punto di arrivo, solo un punto di partenza. Oggi c’è un’indagine a Caltanissetta con imputati tre poliziotti. Mentre a Messina di recente hanno archiviato le indagini sui pm dell’epoca (Annamaria Palma e Carmelo Petralia, ndr). Noi, come famiglia Borsellino, abbiamo fatto ricorso contro questa prematura archiviazione fatta dalla Procura di Messina”.

È il duro affondo di Fiammetta Borsellino, la figlia del giudice Paolo Borsellino ucciso il 19 luglio 1992 in via D’Amelio. Dopo 28 anni oggi sappiamo con certezza che ci fu un “colossale depistaggio” nelle indagini, tanto che le sentenze lo hanno definito come “uno dei più grandi depistaggi della storia giudiziaria italiana”.

Fiammetta, che da anni si batte tenacemente a divulgare i contenuti e il messaggio del padre con impegno civile ed etico e con accento educativo e didattico, è intervenuta  oggi in videoconferenza al dibattito “Eroi . Costruttori di bellezza”, organizzato dall’Università di Messina. 

Anche il magistrato Maurizio De Lucia (Procuratore della Repubblica di Messina) ha partecipato al dibattito online. «Molte cose si dovevano fare meglio. Ci sono stati degli errori imperdonabili dello Stato – ha detto De Lucia – la magistratura, me compreso, non è riuscita nella migliore delle ipotesi a superare la grande macchia, il grande vuoto che c’è nella ricostruzione storica di ciò che è avvenuto nella strage di via D’Amelio. L’ufficio che dirigo ha dovuto svolgere le indagini sul depistaggio: è stato un impegno umano molto difficile.

E il fatto che noi non si sia riusciti ad andare oltre alla ricostruzione degli eventi senza individuare i responsabili di quel depistaggio, per me personalmente è una di quelle sconfitte che non potranno mai essere riparate. Alcuni dei protagonisti di quelle vicende non ci sono più e ciò rende oggettivamente più difficile la ricerca della verità. Rimane per me un tormento scoprire i veri responsabili di quel depistaggio: è un buco nero che con gli strumenti del Diritto noi non riusciamo a colmare. E questo è fonte di angoscia personale e istituzionale», ha concluso De Lucia.

ANDARE OLTRE LA MAFIA Fiammetta Borsellino è un fiume in piena: «Rispetto la magistratura, non entro nel merito processuale, ma faremo ricorso alla decisione di Messina», ribadisce. «Rimane e rimarrà una ferita aperta – ha aggiunto Fiammetta – visto che è passato troppo tempo; le prove si sgretolano e via via muoiono anche alcune persone coinvolte. Quando si cerca di arrivare a livelli oltre la mano armata mafiosa, le indagini purtroppo subiscono questi arresti».

“MIO PADRE NON ERA UN EXTRATERRESTRE”«Mio padre non era un extraterrestre, era un una persona normale. È troppo facile parlare oggi di eroi, perché l’eroe è qualcosa di irraggiungibile, di inarrivabile; mentre mio padre era una persona semplice, normale, che ha combattuto la criminalità organizzata semplicemente facendo il proprio dovere», ha sottolineato Fiammetta Borsellino. «Chiunque, nel proprio piccolo, può far pratica facendo Antimafia quotidiana. Bisogna dare l’esempio ai giovani, ai ragazzi, per far conoscere loro “il fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale”. Senza fare Antimafia di facciata, che va smascherata. Come diceva mio padre, il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare. Questa è stata sempre per noi l’unica strada possibile».

L’AFFONDO CONTRO SILVANA SAGUTO «Qualcuno dopo 30 anni ci ha definito come “dei cretini che continuano a piangere la morte dei nostri familiari”. Mi riferisco alle recenti dichiarazioni dell’ex magistrato Saguto. Sono ferite ancora aperte. Stiamo pagando un prezzo altissimo, soprattutto mia sorella Lucia per il suo stato di salute personale».

PRETENDIAMO VERITÀ E GIUSTIZIA «Fare memoria non significa fare il ricordo dell’uomo Paolo e basta. Occorre “far proprio” il patrimonio morale e comportamentale che ci hanno lasciato questi uomini. Non c’è memoria se non c’è giustizia. E l’unico modo per onorarli è la ricerca della verità. Noi come famiglia Borsellino pretendevamo e pretendiamo impegno dalla magistratura e dalle forze inquirenti per capire perché sia avvenuta una strage di questo tipo. Mio padre era un morto che camminava e ci sono responsabilità da accertare già su quei 57 giorni tra Capaci e via D’Amelio. Al discorso alla Biblioteca comunale si diede quasi la zappa sui piedi, dicendo di voler esser sentito dalla procura di Caltanissetta. Cosa che non avvenne mai».  di Davide Guarcello 10 Dicembre 2020 IL SICILIA

11.10.2020 – DEPISTAGGIO VIA D’AMELIO – FIAMMETTA BORSELLINO: PER NOI QUESTA RIMANE E RIMARRÀ UNA FERITA APERTA Paolo Borsellino non era soltanto il magistrato. Non era soltanto l’uomo che con coraggio affrontò fino all’estremo sacrificio il suo cammino. A raccontare l’uomo – descritto nel libro del giornalista Salvo Palazzolo – è la figlia Fiammetta.

Sono trascorsi quasi trent’anni dalla strage di Via D’Amelio. Un tempo lunghissimo che spesso riteniamo sia sufficiente a lenire il dolore di qualunque ferita. A dirci che non è così, sono lo sguardo e le parole di Fiammetta Borsellino, che seppur nascoste dietro il suo sorriso, lasciano trasparire un dolore sordo che nulla potrà mai sopire.

L’amore di una figlia verso il padre, a tal punto da pensare – a soli cinque anni, uscendo da casa e temendo una scarica di proiettili – di potersi mettere dinanzi al suo papà e fargli da scudo con il suo corpicino.

Il ricordo di mille attimi. Il ricordo di una famiglia unita e dei mille aneddoti di quella vita terminata troppo presto e in maniera tanto brutale. Al ricordo e al dolore si aggiunge la delusione e la rabbia per “un’attività orientata non alla verità ma all’allontanamento dalla verità”: Il depistaggio!

È Fiammetta Borsellino che parla del problema che esiste nel momento in cui si celebra un processo, e uomini delle istituzioni chiamati a deporre fanno scena muta o dicono di non ricordare il loro operato relativo a quello che definisce uno dei processi più importanti della storia giudiziaria di questo Paese. Scene alle quali ha personalmente assistito, con magistrati e poliziotti che chiamati a testimoniare dicevano ripetutamente di non ricordare.

La figlia di Paolo Borsellino ricorda l’interessamento del padre al dossier mafia-appalti, che portò alla strage nella quale perirono il giudice e gli uomini della sua scorta. Ricorda come proprio suo padre chiedesse a gran voce l’assegnazione di quelle indagini, tanto da convocare, poco prima che morisse, una riunione in Procura di cui ci sono pure le disposizioni, chiedendo conto e ragioni in merito alla conduzione di quelle indagini. Eppure, per tanti anni, il dossier mafia-appalti è rimasto l’argomento da non toccare.

Si chiede dunque perché ci sono magistrati che continuano a negare l’interessamento del Giudice Borsellino al dossier-mafia appalti, quando era risaputo il suo interesse a quell’inchiesta.

Il riferimento è al rapporto del Ros, stilato il 16 febbraio 1991 – inviato a Giovanni Falcone e ai Sostituti Guido Lo Forte e Giuseppe Pignatone  – relativo alle indagini che vedevano “Cosa Nostra” fare il salto di qualità, passando da organizzazione parassita che viveva del “pizzo” pagato dalle ditte, all’acquisizione delle stesse o al loro controllo. Quell’indagine voluta da Giovanni Falcone, e alla sua morte da Paolo Borsellino, che individuava proprio nell’inchiesta condotta da Mori e De Donno la causa della strage di Capaci. Una pista investigativa – quella degli appalti – che aveva già suscitato l’interesse anche di altri magistrati dei quali scriveremo successivamente.

Eppure, “continuano ad esserci magistrati tipo Scarpinato, il quale dice che mio padre non era interessato a un dossier che probabilmente è stato la causa pure della sua morte” – afferma Fiammetta Borsellino.

Non usa mezze parole nel ricordare come suo padre dicesse sempre che “politica, istituzioni e mafia, sono poteri che agiscono sul controllo dello stesso territorio, per cui o si fanno la guerra o si mettono d’accordo. Quando si mettono d’accordo la lotta nei confronti della mafia è debole. La lotta nei confronti della mafia è debole nel momento in cui c’è un procuratore Giammanco, che era il procuratore all’epoca che arrivano le informative dei Ros sull’arrivo del tritolo a Palermo e non informa mio padre. Allora lì si muore! Si muore perché si è completamente soli!”

 Alternando il ricordo di Paolo Borsellino uomo, padre e magistrato, offre a chi la ascolta un insegnamento che è l’eredità morale lasciatale dal padre:

“Questo non vuol dire che non bisogna avere fiducia nelle istituzioni. Questo è il più grande errore che si possa compiere. Mio padre era un uomo delle istituzioni. Ha creduto nelle istituzioni fino alla fine. Ha creduto fino alla fine nell’idea di una magistratura sana e onesta, fino all’estremo sacrificio della propria vita, e oggi non avere fiducia nelle istituzioni, sarebbe come disattendere la principale eredità morale che ci ha lasciato”.

Non trascura però l’aspetto che ha riguardato i tanti anni di processi che non hanno portato alla verità sulle stragi, che l’hanno allontanata grazie ai depistaggi, chiedendosi come ci possano essere magistrati, oggi assolti dalle procure, che hanno ritenuto di omettere di chiamare testi prima che morissero o gli venisse l’Alzheimer. “Bisognava chiedere i testimoni al tempo giusto. Bisognava acquisirli ai processi – continua Fiammetta Borsellino – Mentre tutto questo non è stato fatto. Oggi i magistrati che non l’hanno fatto sono i magistrati più scortati. Sono i magistrati che presentano libri nei teatri, sui processi che fanno, ancora non finiti. Cosa che mio padre non avrebbe mai fatto”.

Anni di indagini e processi  fatti male, fino ad arrivare al Borsellino Qater che ha sancito il depistaggio dal quale si doveva ripartire per arrivare finalmente alla verità. Quel depistaggio che vede a Caltanissetta inquisiti i poliziotti che gestirono il falso pentito Vincenzo Scarantino, mentre per i magistrati titolari di quelle indagini, indagati dalla Procura di Messina, è stata disposta l’archiviazione.

La figlia di Paolo Borsellino non entra nel merito del processo per rispetto delle istituzioni. Quel rispetto che costituisce la vera eredità morale che il Giudice ha lasciato ai suoi figli. Ma, com’è giusto che sia, puntualizza che la famiglia Borsellino ha fatto ricorso contro quell’archiviazione nei confronti dei magistrati titolari di quello che definisce uno dei più colossali errori giudiziari della storia di questo Paese.

La voce di Fiammetta è limpida, sul suo volto un sorriso con il quale cerca di celare quel turbinio di emozioni che deve sconvolgerla dentro mentre alterna il ricordo del padre, dell’uomo, del magistrato.

“Io sono qui per rivolgermi principalmente ai giovani, perché è l’unica cosa che mi spinge a fare questi interventi dove metto in moto tanta emotività… nonostante ci sia stato qualcuno che dopo 30 anni ci considera dei cretini a piangere i nostri familiari”. Parla delle affermazioni dell’ex magistrato Silvana Saguto, della quale fa il nome, ricordando che quella loro è una ferita ancora aperta.

“Mio padre ha portato con sé tutta la sua famiglia non ci siamo mai tirati indietro Per noi è stata l’unica strada possibile. Abbiamo pagato il prezzo di questo e stiamo continuando a pagarlo, soprattutto mia sorella Lucia in termini di salute”.

Una ferita profonda e quanto mai attuale. Non aggiunge null’altro. Il dolore non ha bisogno spiegazioni e quello della Dottoressa Fiammetta è un dispiacere al quale mi associo augurando alla sorella la più pronta guarigione.

Di recente, un falso pentito noto alle cronache di questo giornale – del quale non val la pena neppure di citare il nome per non sporcare le emozioni – non ha esitato ad accanirsi contro l’Avvocato Fabio Trizzino, difensore dei Borsellino e marito di Lucia Borsellino, sol perché, avendo tentato di condizionare il processo che ha visto condannato a Caltanissetta Matteo Messina Denaro  per le stragi del ’92, gli è stato impedito, evitando l’ennesimo tentativo di depistaggio.

Ascolto ancora le parole, la voce di Fiammetta Borsellino, quell’urlo sommesso di chi cerca soltanto la verità. Quella voce che ti entra dentro come una lama. Guardo quel sorriso che è un urlo di dolore che ti prende, ti avvolge. Quel dolore che non ha fine. Soltanto la verità potrebbe contribuire a lenirlo un po’. Ma tutti vogliono la verità? Gian J. Morici 11.10.2020 LA VALLE DEI TEMPLI

21.10.2020 DEPISTAGGIO BORSELLINO / PALMA E PETRALIA, SI ARCHIVIA TUTTO?LA FIGLIA DEL GIUDICE TRUCIDATO, FIAMMETTA BORSELLINO, HA PIÙ VOLTE PUNTATO L’INDICE CONTRO I TRE MAGISTRATI: PALMA, PETRALIA E DI MATTEO. UNA DELLE PIÙ BRUTTE PAGINE DELLA NOSTRA STORIA. LA STRAGE DI VIA D’AMELIO DOVE PERSERO LA VITA PAOLO BORSELLINO E LA SUA SCORTA. E POI IL VERGOGNOSO DEPISTAGGIO DI STATO, CHE HA IMPEDITO – FINO AD ORA – DI SCOPRIRE I KILLER E I MANDANTI, RIMASTI SEMPRE A VOLTO COPERTO. IL 18 OTTOBRE, INFATTI, È STATA DISCUSSA AL TRIBUNALE DI MESSINA LA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE PRESENTATA DALLA PROCURA PER I MAGISTRATI ANNAMARIA PALMA E CARMINE PETRALIA, INDAGATI PER CALUNNIA AGGRAVATA NELL’AMBITO DELL’INCHIESTA PER DEPISTAGGIO DELLE INDAGINI SULLA STRAGE DI VIA D’AMELIO. IL GIP SIMONA FINOCCHIARO SI È RISERVATA LA DECISIONE SULLA RICHIESTA AVANZATA DALLA PROCURA DI ARCHIVIARE IL FASCICOLO. NEL CORSO DELL’UDIENZA, I PM VITO DI GIORGIO, PROCURATORE AGGIUNTO, E LILIANO TODARO, SOSTITUTO DELLA DIREZIONE DISTRETTUALE ANTIMAFIA, HANNO ILLUSTRATO UNA MEMORIA INTEGRATIVA ALLA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE. GIÀ A GIUGNO I DUE PM AVEVANO CHIESTO DI ARCHIVIARE IL TUTTO, NON ESSENDO – A LORO PARERE – EMERSO NULLA DI RILEVANTE SOTTO IL PROFILO PENALE E TALE DA CONSENTIRE DI INDAGARE ANCORA SUI COMPORTAMENTI TENUTI DA PALMA E PETRALIA. AL CENTRO DI TUTTO IL GIALLO DEL DEPISTAGGIO C’È IL TESTE TAROCCATO VINCENZO SCARANTINO, LE CUI DICHIARAZIONI HANNO SVIATO IL CORSO DELLE INDAGINI, PORTANDO ADDIRITTURA ALLA CONDANNA DI IMPUTATI DEL TUTTO INNOCENTI PER QUELLA VICENDA. E SOLO LE SUCCESSIVE VERBALIZZAZIONI DI GIUSEPPE SPATUZZA HANNO PERMESSO DI ACCERTARE CHE SCARANTINO ERA UN PENTITO DEL TUTTO FASULLO E LE SUE VERBALIZZAZIONI COSTRUITE A TAVOLINO DA CIMA A FONDO. QUALI GLI AUTORI DEL TAROCCAMENTO DI SCARANTINO E, QUINDI, DEL DEPISTAGGIO? IMPUTATI, IN UN ALTRO PROCESSO, I POLIZIOTTI CHE HANNO FATTO PARTE DEL TEAM GUIDATO DALL’EX QUESTORE DI PALERMO ARNALDO LA BARBERA (CHE NON PUÒ PIÙ DIFENDERSI DALLE ACCUSE PERCHÉ È MORTO QUINDICI ANNI). I QUALI PERÒ – DI TUTTA EVIDENZA – NON POTEVANO NON ESEGUIRE ORDINI RICEVUTI. DA CHI? DAL SOLO LA BARBERA CHE A QUESTO PUNTO AVREBBE AVUTO L’ARDIRE DI AGIRE IN PERFETTA AUTONOMIA? LA CATENA DI COMANDO, È OVVIO, PORTA AI SUPERIORI, OSSIA AI MAGISTRATI CHE COORDINAVANO ALL’EPOCA LE INDAGINI, QUINDI PALMA E PETRALIA; AI QUALI, DOPO ALCUNI MESI, SI È AGGIUNTO NINO DI MATTEO, POI DIVENTATO UN’INTOCCABILE ICONA ANTIMAFIA. O CHI MAI ALTRO È INTERVENUTO DALL’ALTO? LA FIGLIA DEL GIUDICE TRUCIDATO, FIAMMETTA BORSELLINO, HA PIÙ VOLTE PUNTATO L’INDICE CONTRO I TRE MAGISTRATI: PALMA, PETRALIA E DI MATTEO. SI RIUSCIRÀ AD ARRIVARE AI PRIMI BAGLIORI DI LUCE? STIAMO ADESSO A VEDERE COSA DECIDE IL TRIBUNALE DI MESSINA SU QUELLA RICHIESTA DI ARCHIVIAZIONE . LA VOCE DELLE VOCI 21.10.2020

16.9.2020″MAFIA: FAMIGLIA BORSELLINO DIFFIDA EX PENTITO, “FIDUCIA IN PACI”  LA FAMIGLIA DI PAOLO BORSELLINO SI SCAGLIA CONTRO L’EX PENTITO VINCENZO CALCARA, AUTORE DI TRE MISSIVE CONTRO IL PM GABRIELE PACI, IMPEGNATO NELLA REQUISITORIA AL PROCESSO SUL BOSS MATTEO MESSINA DENARO. “DIFFIDIAMO IL SIGNOR CALCARA DALL’UTILIZZARE STRUMENTALMENTE QUALUNQUE RIFERIMENTO ALLA VEDOVA E AI FIGLI DEL GIUDICE BORSELLINO A SOSTEGNO DI QUALUNQUE SUA INIZIATIVA E RIBADIAMO – DICE L’AVVOCATO FABIO TRIZZINO, LEGALE DEI FAMILIARI DEL GIUDICE – LA TOTALE FIDUCIA NEI CONFRONTI DELLA PROCURA DI CALTANISSETTA E IN PARTICOLARE DEL DOTTOR GABRIELE PACI DI CUI IN QUESTI ANNI HA AVUTO MODO DI CONSTATARE UNA TOTALE ABNEGAZIONE E CORRETTEZZA NELLA DIFFICILE RICOSTRUZIONE E RICERCA DELLA VERITÀ SULLA STRAGE CHE HA CONDOTTO ALLA MORTE DEL NOSTRO CONGIUNTO, DOTTOR PAOLO BORSELLINO”. NEL CARTEGGIO, TRA L’ALTRO, L’EX PENTITO RICORDA DI AVER INIZIATO LA SUA COLLABORAZIONE CON IL MAGISTRATO PAOLO BORSELLINO, AFFERMANDO DI ESSERSI RIFIUTATO DI ESEGUIRE UN ATTENTATO CONTRO IL GIUDICE, ORDINATO DA DON CICCIO MESSINA DENARO, PADRE DI MATTEO. PACI AVEVA DEFINITO CALCARA “UNO DI QUELLI CHE INQUINAVANO I POZZI”. (AGI) 

TRE MISSIVE SCRITTE DA UN EX PENTITO CONTRO I PM GABRIELE PACI SARANNO TRASMESSE PER COMPETENZA AL TRIBUNALE DI CATANIA. LO HA DISPOSTO LA CORTE D’ASSISE DI CALTANISSETTA NEL PROCESSO IN CORSO CONTRO IL LATITANTE MATTEO MESSINA DENARO, ACCUSATO DI ESSERE IL MANDANTE DELLE STRAGI DI CAPACI E VIA D’AMELIO. IL CARTEGGIO, COMPOSTO DA DUE LETTERE ED UN ESPOSTO SCRITTI DALL’EX COLLABORATORE DI GIUSTIZIA VINCENZO CALCARA, È STATO RICEVUTO DALLA CORTE PRESIEDUTA DAL GIUDICE ROBERTA SERIO, CHE NE HA DATO NOTIZIA IN APERTURA D’UDIENZA SENZA ACQUISIRLO AGLI ATTI DEL FASCICOLO. IL CONTENUTO DELLE TRE MISSIVE SI RIFERISCE ALLA REQUISITORIA CONDOTTA DAL PROCURATORE AGGIUNTO PACI, NEL CORSO DELLA QUALE DEFINÌ L’EX PENTITO “UNO DI QUELLI CHE INQUINAVA I POZZI’, RIFERENDOSI AD ALCUNE OMISSIONI RISCONTRATE NEI SUOI VERBALI. “LE DICHIARAZIONI DEL CALCARA, IN QUESTO PROCESSO, SONO GIÀ STATE VALUTATE NEL CORSO DELLA REQUISITORIA”, HA DETTO IL PM CHE, DOPO AVER PRESO VISIONE DELLE TRE LETTERE, HA CHIESTO LA TRASMISSIONE DEGLI ATTI AL TRIBUNALE DI CATANIA, COMPETENTE PER I FATTI CHE RIGUARDANO I MAGISTRATI IN SERVIZIO NEL DISTRETTO DI CALTANISSETTA. NEL CARTEGGIO, TRA L’ALTRO, L’EX PENTITO RICORDA DI AVER INIZIATO LA SUA COLLABORAZIONE CON IL MAGISTRATO PAOLO BORSELLINO, CONFESSANDO DI ESSERSI RIFIUTATO DI ESEGUIRE UN ATTENTATO CONTRO IL GIUDICE, ORDINATO DA DON CICCIO MESSINA DENARO. (AGI)

11.6.2020 – FIAMMETTA BORSELLINO SENTITA A MESSINA PER L’INCHIESTA DEPISTAGGIO

3.2.2020 – DEPISTAGGIO STRAGE VIA D’AMELIO, IL DURO COMMENTO DI FIAMMETTA BORSELLINO “NESSUN VUOL FARE EMERGERE VERITÀ”“PENSO CI SIA UNA ENORME DIFFICOLTÀ A FARE EMERGERE LA VERITÀ. NON HO CONSTATATO DA PARTE DI NESSUNO LA VOLONTÀ DI DARE UN CONTRIBUTO, AL DI LÀ LA DELLE PROPRIE DISCOLPE, A CAPIRE COSA È SUCCESSO”. LO HA DETTO, A MARGINE DELL’UDIENZA DEL PROCESSO SUL DEPISTAGGIO DELLE INDAGINI SULLA STRAGE DI VIA D’AMELIO, FIAMMETTA BORSELLINO, FIGLIA DEL GIUDICE UCCISO IL 19 LUGLIO 1992 COMMENTANDO LA DEPOSIZIONE DELL’EX PM NINO DI MATTEO. “PENSO CHE NESSUNO DI QUESTI MAGISTRATI ABBIA CAPITO NIENTE DI MIO PADRE”, HA AGGIUNTO. “SEMBRA CHE QUELLO CHE RIGUARDA SCARANTINO E IL DEPISTAGGIO DELLE INDAGINI SIA AVVENUTO PER VIRTÙ DELLO SPIRITO SANTO. SI TENDE A STIGMATIZZARE LA VICENDA SCARANTINO COME UN PICCOLO SEGMENTO DI UNA QUESTIONE PIÙ GRANDE. IO NON PENSO CHE QUELLO DI SCARANTINO SIA UN SEGMENTO COSÌ PICCOLO” HA AGGIUNTO. “CI SI RIEMPIE LA BOCCA CON LA PAROLA POOL MA IO DI POOL NON NE HO VISTO NEMMENO L’OMBRA – HA AGGIUNTO – PERCHÉ QUANDO AI MAGISTRATI SI CHIEDE COME MAI NON SAPESSERO DEI COLLOQUI INVESTIGATIVI, DELLA MANCATA AUDIZIONE DI GIAMMANCO, CADONO DALLE NUVOLE”.  BLOG SICILIA

2019

13.12.2019 – ANNAMARIA PALMA: “IO ACCUSATA INGIUSTAMENTE DAI FAMIGLIARI DI PAOLO BORSELLINO”. FIAMMETTA BORSELLINO IN AULA.


29.5.2019 SCARANTINO RITRATTA LE ACCUSE AI PM

16.5.2019 – FIAMMETTA BORSELLINO AL PROCESSO. DEPONE VINCENZO SCARANTINO

13.4.2019 – FIAMMETTA BORSELLINODEPISTAGGIO: IL CSM SUL PIANO DISCIPLINARE NON HA FATTO NULLA – I TOPI SI STANNO MANGIANDO I FALDONI

2018

3.12.2018 SERVIZIO TG RAI SICILIA – LA STRAGE DI VIA D’AMELIO. A CALTANISSETTA LUNGA DEPOSIZIONE DI LUCIA BORSELLINO AL PROCESSO SUL DEPISTAGGIO DELLE INDAGINI. LA FIGLIA DEL MAGISTRATO UCCISO NEL 92 HA PARLATO ANCHE DEL MISTERO LEGATO ALLA SPARIZIONE DELL’AGENDA ROSSA DEL PADRE.

3.12.2018 – LA FIGLIA DEL GIUDICE UCCISO DALLA MAFIA RACCONTA PARTICOLARI INEDITI LUCIA BORSELLINO: “LO STUDIO USATO DA MIO PADRE MESSO A SOQQUADRO DA IGNOTI” –IGNOTI SAREBBERO ENTRATI NEL VILLINO DELLA FAMIGLIA BORSELLINO A VILLAGRAZIA DI CARINI E AVREBBERO MESSO A SOQQUADRO LO STUDIO UTILIZZATO DAL GIUDICE PAOLO BORSELLINO. LA CIRCOSTANZA… LEGGI TUTTO

3.12.2018 – DEPISTAGGIO, FIGLIA RACCONTA MISTERO AGENDA ROSSA IL MISTERO DELLA SPARIZIONE DELL’AGENDA ROSSA E UNA STRANA INCURSIONE NELLA CASA DI VILLAGRAZIA DI CARINI: SONO I PASSAGGI CRUCIALI DELLA LUNGA DEPOSIZIONE DI LUCIA BORSELLINO AL PROCESSO PER IL DEPISTAGGIO SULLA STRAGE DI VIA D’AMELIO. LA FIGLIA DEL MAGISTRATO … LEGGI TUTTO

3.12.2018 – DEPISTAGGIO SULLA STRAGE VIA D’AMELIO, LUCIA BORSELLINO SVELA UN’INCURSIONE NELLA CASA DI VILLAGRAZIA DI CARINIIL MISTERO DELLA SPARIZIONE DELL’AGENDA ROSSA E UNA STRANA INCURSIONE NELLA CASA DI VILLAGRAZIA DI CARINI: SONO I PASSAGGI CRUCIALI DELLA LUNGADEPOSIZIONE DI LUCIA BORSELLINO AL PROCESSO … LEGGI TUTTO

“SESSANTA MILIONI DI EURO, PER DANNO ALL’IMMAGINE”. IL MINISTERO DELL’INTERNO ROMPE GLI INDUGI E CHIEDE IL RISARCIMENTO DEI DANNI AI TRE POLIZIOTTI ACCUSATI DI AVERE AVUTO UN RUOLO DETERMINANTE NEL DEPISTAGGIO DELLE INDAGINI ATTORNO ALLA STRAGE BORSELLINO. PRIMA UDIENZA DEL PROCESSO A SORPRESA, PERCHÉ FINO AD OGGI IL MINISTERO DELL’INTERNO È STATO SOLO DICHIARATO “RESPONSABILE CIVILE” PER IL DANNO CAUSATO DAI TRE IMPUTATI. MA ORA IL VIMINALE PROVA A SMARCARSI, CON UN INTERVENTO DELL’AVVOCATURA DELLO STATO, CHE HA ANCHE PRESENTATO LA RICHIESTA DI PARTE CIVILE DEL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA, “PER IL DANNO SUBITO DAL REATO DI CALUNNIA COMMESSO DAGLI IMPUTATI”. CHIEDONO DI COSTITUIRSI PARTE CIVILE PURE I FAMILIARI DEI POLIZIOTTI UCCISI CON PAOLO BORSELLINO, IL SUPERSTITE DELLA STRAGE, ANTONINO VULLO, E IL COMUNE DI PALERMO. IL COLLEGIO DEL TRIBUNALE, PRESIEDUTO DA FRANCESCO D’ARRIGO, DECIDERÀ SULLE QUESTIONI PRELIMINARI IL 26 NOVEMBRE. UN RINVIO LUNGO, CHE NON È PIACIUTO A FIAMMETTA BORSELLINO, LA FIGLIA DEL GIUDICE PAOLO, CHE È PARTE CIVILE NEL PROCESSO CON I SUOI FRATELLI: “ABBIAMO GIÀ ASPETTATO TANTO – DICE – VIGILEREMO SU QUESTO PROCESSO, PERCHÉ TANTE PERSONE ANCORA NON VOGLIONO CERCARLA LA VERITÀ”.

FIAMMETTA BORSELLINO:«LA MAFIA UCCISE MIO PADRE. LO STATO HA DEPISTATO E INSABBIATO I DOSSIER» FIAMMETTA BORSELLINO DENUNCIA I DEPISTAGGI CHE HANNO IMPEDITO DI SCOPRIRE CHI E PERCHÉ HA UCCISO SUO PADRE

FIAMMETTA BORSELLINO: «INCREDIBILE CHE IL VIMINALE NON SIA PARTE CIVILE AL PROCESSO DEPISTAGGI»«RITENGO ASSOLUTAMENTE INCREDIBILE CHE IL VIMINALE NON SIA PARTE CIVILE DI QUESTO PROCESSO…  LEGGI TUTTO

“GROSSI PEZZI DELLO STATO IMPLICATI, BASTA OMERTÀ”  TRE POLIZIOTTI RINVIATI A GIUDIZIO. LA FIGLIA DEL MAGISTRATO: “CHI SA LA VERITÀ PARLI”SONO ACCUSATI DI CALUNNIA IN CONCORSO CON L’AGGRAVANTE DI AVER AGEVOLATO CON LA LORO CONDOTTA COSA NOSTRA. SECONDO LA PROCURA NISSENA, AVREBBERO MANOVRATO LE DICHIARAZIONI RESE DAL FALSO PENTITO VINCENZO SCARANTINO, COSTRINGENDOLO A FARE NOMI E COGNOMI DI PERSONE INNOCENTI IN MERITO ALL’ATTENTATO IN CUI MORIRONO IL GIUDICE PAOLO BORSELLINO E CINQUE AGENTI DELLA SUA SCORTA

FIAMMETTA BORSELLINO:  “IL SILENZIO DEGLI UOMINI DELLE ISTITUZIONI PEGGIO DELL’OMERTÀ DEI MAFIOSI.  PERCHÉ TANTA OMERTÀ? E DOV’ERANO I MAGISTRATI QUANDO I POLIZIOTTI ISTRUIVANO SCARANTINO?”  “LA VERITÀ SI SAPRÀ SOLTANTO SE CHI SA PARLERÀ E USCIRÀ DALL’OMERTÀ”. COSÌ FIAMMETTA BORSELLINO, FIGLIA DEL MAGISTRATO UCCISO IN VIA D’AMELIO HA COMMENTATO LA DECISIONE DEL GIP DI CALTANISSETTA DI RINVIARE A GIUDIZIO PER CALUNNIA AGGRAVATA I TRE POLIZIOTTI IMPLICATI NEL DEPISTAGGIO DELLE INDAGINI SULL’ATTENTATO AL PADRE. FIAMMETTA BORSELLINO E I SUOI DUE FRATELLI SI SONO COSTITUITI PARTE CIVILE.

FIAMMETTA BORSELLINO:“LA VERITÀ VERRÀ FUORI SE PARLANO LORO” AL TERMINE DELL’UDIENZA PRELIMINARE … LEGGI TUTTO

PROCESSO AI POLIZIOTTI ACCUSATI DI DEPISTAGGIO.  FIAMMETTA BORSELLINO A CALTANISETTA – PRESSO IL TRIBUNALE DI CALTANISETTA, LUNEDÌ 20 SETTEMBRE È STATA AVVIATA LA PROCEDURA L’UDIENZA PRELIMINARE RIGUARDANTE  I TRE POLIZIOTTI RINVIATI A GIUDIZIO PER DEPISTAGGIO NELLE INDAGINI SU VIA D’AMELIO. PRESENTI  IL GIORNALISTA SALVO PALAZZOLO, RECENTEMENTE DENUNCIATO, INDAGATO E PERQUISITO E  FIAMMETTA BORSELLINO, CHE DA TEMPO CHIEDE A GRAN VOCE CHE SIA FATTA PIENA LUCE SU MANDANTI, ESECUTORI E CONDOTTA DELLE FORZE DELL’ORDINE E DELLA MAGISTRATURA INQUIRENTE INCARICATI DELL’INCHIESTA. 

FIAMMETTA AVVICINA DUE IMPUTATI. LA FIGLIA MAGISTRATO APPROFITTA DI UNA PAUSA DELL’UDIENZA CALTANISSETTA  IN UNA PAUSA DELL’UDIENZA PRELIMINARE A CALTANISSETTA PER IL DEPISTAGGIO … SEGUE

VIA D’AMELIO, I FIGLI DI BORSELLINO PARTE CIVILE CONTRO I TRE POLIZIOTTI ACCUSATI DEL DEPISTAGGIO L’ATTO D’ACCUSA DI FIAMMETTA: “LO STATO NON C’È, NON SI È COSTITUITO CONTRO GLI IMPUTATI”. AL VIA L’UDIENZA PRELIMINARE AL TRIBUNALE DI CALTANISSETTA – FIAMMETTA BORSELLINO, LA FIGLIA DI PAOLO E AGNESE, ARRIVA DI BUON MATTINO AL TRIBUNALE DI CALTANISSETTA. NELL’AULA INTITOLATA A “GILDA LOFORTI” – UNA GIUDICE CORAGGIOSA STRONCATA DA … LEGGI TUTTO

FIAMMETTA BORSELLINO, SOLIDALE CON LA PROCURA. LA FIGLIA DEL MAGISTRATO: “DIFFICILE VERITÀ MA BARLUMI DI LUCE. SONO QUI IN SEGNO DI SOLIDARIETÀ NEI CONFRONTI DI UNA PROCURA CHE SI STA IMPEGNANDO CON TENACIA A SCIOGLIERE UN NODO ENORME SULLA MANCATA VERITÀ CHE RIGUARDA LA STRAGE DI VIA D’AMELIO, UN NODO COMPROMESSO QUASI DEFINITIVAMENTE DALLE ATTIVITÀ DEPISTATORIE”. COSÌ FIAMMETTA BORSELLINO, FIGLIA DEL MAGISTRATO PAOLO, PRESENTE IN TRIBUNALE A CALTANISSETTA ALL’UDIENZA PRELIMINARE CON TRE POLIZIOTTI ACCUSATI DI AVERE IMBECCATO IL FALSO PENTITO VINCENZO SCARANTINO. “QUESTA PROCURA A DISTANZA DI MOLTI ANNI CON ENORMI DIFFICOLTÀ STA CERCANDO DI FARE LUCE SU COSE FATTE DA PM PRECEDENTI, PERCHÉ QUESTI POLIZIOTTI NON HANNO AGITO DA SOLI, MA SOTTO LA DIREZIONE, IL CONTROLLO E LA SUPERVISIONE DI MAGISTRATI E DI PUBBLICI MINISTERI”. “HO FIDUCIA – HA AGGIUNTO – RAGGIUNGERE UNA VERITÀ È DIFFICILE, MA SONO CONVINTA DEL PERCORSO CHE PUÒ PORTARE ANCHE A FARE BARLUMI DI LUCE. E’ IMPORTANTE IL SEGNALE CHE SI CONTINUI A LOTTARE PER ESERCITARE UN DIRITTO SANCITO ALL’ARTICOLO 2 DELLA COSTITUZIONE, IL DIRITTO ALLA VERITÀ”. ANSA 

FIAMMETTA BORSELLINO PARLA CON GLI IMPUTATI: “SIATE ONESTI”ALLA SBARRA TRE POLIZIOTTI, IL FUNZIONARIO MARIO BO’ E GLI ISPETTORI FABRIZIO MATTEI E MICHELE RIBAUDO, ACCUSATI DI AVERE IMBECCATO IL FALSO PENTITO VINCENZO SCARANTINO. LA FIGLIA DEL GIUDICE: “SI SPIEGHI COSA COSA È SUCCESSO, QUALE ERA IL CLIMA, DA CHI PROBABILMENTE HANNO RICEVUTO GLI ORDINI”

 

Cosa pensa Di Matteo del depistaggio su Borsellino?  C’è un non detto – o un detto molto poco – nel ricco e rinnovato dibattito sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D’Amelio. Uno dei magistrati responsabili dell’inchiesta “farlocca”, come la chiama oggi pure Attilio Bolzoni su Repubblica, è Nino Di Matteo: allora era assai poco conosciuto, stava a Caltanissetta nella procura guidata da Giovanni Tinebra; oggi è diventato molto famoso, per certe sue posizioni pubbliche vivaci, per l’adesione all’accusa su una trattativa “stato-mafia” nel processo relativo, per l’impegno in molte inchieste relative alla mafia e le minacce ricevute, per un’inclinazione (non rara tra i magistrati) all’autopromozione personale, per una rivendicata vicinanza al M5S che lo ha reso persino possibile candidato al Ministero della Giustizia.

Oggi Di Matteo è un imbarazzo, per molti articoli e resoconti sul depistaggio: diversi giornalisti e commentatori che ne scrivono sono o sono stati suoi sostenitori o ammiratori, o appartengono all’ancora radicata e tenace fazione dei giornalisti che pensano che la difesa del ruolo della magistratura passi per la difesa omissiva di ogni suo atto e ogni suo esponente, e si autocensurano di ogni critica. O a quella che semplicemente pensa che nessun magistrato che lavori in Sicilia debba essere disturbato.

Il risultato è che il più noto e importante (Grasso, meno coinvolto, disse qualcosa al Postl’anno scorso; Boccassini fu la più precoce critica di quell’inchiesta) tra i viventi (Tinebra è morto, Vigna è morto, La Barbera è morto) che ebbero consapevolezza da subito dell’esistenza di due piste in conflitto (la versione di Spatuzza, provata; la versione di Scarantino, falsa ed estorta) in questi mesi non viene mai interpellato, e solo ieri Fiammetta Borsellino ha invece voluto ricordarlo, il suo nome: negli anni qualcuno lo ha giustificato dicendo che era giovane, qualcuno che non ebbe un ruolo così importante. Ma i fatti e la storia dicono che lo ebbe (lui stesso anni fa rivendicò in aula la correttezza delle sue scelte), e che lo ebbe rilevantissimo nella difesa della versione “farlocca”, contestando in più occasioni i legittimi e seri dubbi che venivano espressi, e rifiutando di prenderli in considerazione. «La ritrattazione dello Scarantino ha finito per avvalorare ancor di più le sue precedenti dichiarazioni», disse una volta, con un’acrobazia logica di cui molti pubblici ministeri si sono serviti nella storia dei disastri giudiziari italiani. «Dietro questa ritrattazione c’è la mafia», disse invece la sua collega Palma, che oggi è intervistata da Repubblica, con risposte assai sfuggenti e insoddisfacenti.

E invece a Di Matteo nessuno oggi chiede niente di un depistaggio acclarato, entrato in una sentenza, in buona parte raccontato nella sua genesi ma misterioso nella sua conservazione, così assidua e vincente da arrivare a ottenere le condanne definitive di innocenti. Nessuno gli chiede, e lui non ne parla, di quali fattori lo spinsero ad affezionarsi così tenacemente a un’accusa demolita in tante occasioni e così indifendibile che la sua collega Ilda Boccassini la raccontò così.

Quando arrivai a Caltanissetta da parte di tutti c’erano perplessità rispetto alla caratura del personaggio Vincenzo Scarantino – dichiara Boccassini -. Ricordo perfettamente che si trattava di dubbi nutriti non solo dai magistrati ma anche dagli investigatori

Per me la prova regina che Scarantino era un mentitore si è avuta proprio quando ha cominciato a collaborare. La sua collaborazione mi ha convinto che eravamo davanti a uno che raccontava ‘fregnacce’ pericolose perché coinvolgeva anche importanti collaboratori di giustizia

Dissi che andava sospeso tutto – ha aggiunto – che dovevamo verificare, avvisare i colleghi di Palermo, fare i confronti e ricominciare con saggezza umiltà ed equilibrio, doti che dovrebbero avere i magistrati

E rispetto alle responsabilità di quei procuratori, Boccassini la pensava così.

Di chi fu allora la colpa per quel depistaggio che compromise le indagini, di Arnaldo La Barbera e i suoi investigatori? Il magistrato [Boccassini, ndr] lo esclude e più volte ribadisce che “è il pubblico ministero il dominus delle indagini”, “quindi se si è andati avanti per quella strada – ha concluso – gli altri colleghi avranno ritenuto di farlo, sono i pm che a fronte di quelle cose hanno deciso di andare avanti”.

Questa valutazione è stata ora fatta propria anche dalla sentenza su quel depistaggio, con qualche prudenza e qualche giro di parole, ma indubbiamente.

Questo insieme di fattori avrebbe logicamente consigliato un atteggiamento di particolare cautela e rigore nella valutazione delle dichiarazioni dello Scarantino, con una minuziosa ricerca di tutti gli elementi di riscontro, positivi o negativi che fossero, secondo le migliori esperienze maturate nel contrasto alla criminalità organizzata incentrate su quello che veniva, giustamente, definito il metodo Falcone

I magistrati di Caltanissetta di allora non ebbero “un atteggiamento di particolare cautela e rigore”, per usare questa indulgente formulazione, e collaborarono decisamente e deliberatamente al depistaggio, piuttosto che ostacolarlo o scongiurarlo. I magistrati di Caltanissetta di allora si sentirono dire per anni da avvocati e da colleghi che quelle accuse erano incredibili e probabilmente false, e decisero di continuare a sostenerle. I magistrati di Caltanissetta di allora furono informati di un’altra versione – quella vera – e assistettero al suo rendersi anno dopo anno più vera e credibile, e non si fecero domande, non decisero di rivedere le loro convinzioni, non rivelarono a nessuno le proprie riflessioni su una smentita così clamorosa del loro lavoro, sul fallimento di quelle certezze, su cosa diavolo pensassero di quello che era successo, sull’essere stati collaboratori del “più grande depistaggio della storia della Repubblica“, limitandosi al massimo – come anche oggi Palma – a cercare argomenti per difendere se stessi e il proprio errore. Il più importante tra loro oggi è Nino Di Matteo, il quale non ne parla, e nessuno gliene chiede.  Luca Sofri 19.7.2018 POST


13 DOMANDE DI FIAMMETTA BORSELLINO ALLE ISTITUZIONI  –  BORSELLINO UNO

 

VIDEO

19.7.2018

18.7.2018

NEWS 18-24.7.2018

STRAGE DI VIA D’AMELIO: il 18 luglio audizione all’ARS di Fiammetta Borsellino  CLAUDIO FAVA: “Un furto di verità su Via D’Amelio”

VIDEO

IL SICILIA – 10.7.2018 Intervista a Fiammetta Borsellino  

NEWS

IL SICILIA 10.7.2018

La telefonata di Mattarella a Fiammetta Borsellino – Fiammetta Borsellino: “A seguito del mio appello, ho ricevuto una telefonata dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. Da lui ho avuto parole di conforto ma anche di rassicurazione, rivolte non soltanto a noi familiari, ma a tutti gli Italiani circa la volontà di fare piena luce su tutto. Temo tuttavia che dopo tutti questi anni la possibilità di arrivare a una verità concreta sia compromessa per sempre, ma questo non vuol dire abbandonare il dovere morale di chiederla”.

VIDEO

Fiammetta e Lucia Borsellino “Controllo anche sui magistrati” ANSA – Le figlie del giudice: “Finora il Csm è stato purtroppo silente, chiarezza su queste distrazioni”. “Questo è solo un punto di partenza”. Fiammetta Borsellino, in foto, figlia del magistrato ucciso in via d’Amelio, aspettava le motivazioni della sentenza del processo quater come il momento decisivo per la ripresa di altri procedimenti. In primo luogo quello del Csm che ha aperto un fascicolo per valutare le posizioni dei magistrati della Procura di Caltanissetta che non fermarono i depistaggi. In varie occasioni Fiammetta Borsellino ha citato il procuratore del tempo Giovanni Tinebra, l’aggiunto Anna Maria Palma e i sostituti Carmelo Petralia e Nino Di Matteo. La sentenza dei giudici di Caltanissetta fa solo il nome di Tinebra, che tra l’altro è morto. “Ma è chiaro – dice Fiammetta Borsellino – che questi magistrati avevano compiti di controllo e di coordinamento delle indagini della polizia giudiziaria. E, come risulta dal processo, ci furono disattenzioni che non possono passare inosservate. Si tratta di distrazioni incomprensibili, visto che altri due magistrati, Ilda Boccassini e Roberto Saieva, avevano subito segnalato l’inattendibilità del falso pentito Vincenzo Scarantino”. Per Lucia Borsellino su queste “distrazioni” va fatta subito chiarezza. Da alcuni mesi il Csm ha aperto un fascicolo che però, chiarisce, “è solo un fascicolo vuoto perché si aspettavano le motivazioni della corte d’assise di Caltanissetta”. “Ora – aggiunge – le motivazioni ci sono. Mi aspetto quindi che il procedimento disciplinare vada avanti. Finora il Csm è stato purtroppo silente”. 

LA PROCURA DI CALTANISSETTA HA CHIESTO DI PROCESSARE TRE POLIZIOTTI PER IL DEPISTAGGIO SULLA STRAGE DI VIA D’AMELIO. IL PROCESSO È STATO CHIESTO PER IL FUNZIONARIO MARIO BO, GIÀ INDAGATO PER GLI STESSI FATTI E CHE HA OTTENUTO L’ARCHIVIAZIONE E PER I POLIZIOTTI MICHELE RIBAUDO E FABRIZIO MATTEI. SONO TUTTI E TRE ACCUSATI DI CALUNNIA IN CONCORSO.


Palermo, 20.4.2018 – 

Dopo 5 anni di processo arriva la sentenza

 

2017

E DUNQUE, FIAMMETTA, ORA DIVENTATA UNA SIGNORA DI 44 ANNI, CON I CAPELLI CORTI, VESTITA CASUALMENTE, È APPARSA PER LA PRIMA VOLTA SU UN PALCO; E CON MOLTA EMOZIONE, HA DETTO: CREDO CHE RICORDARE LA MORTE DI MIO PADRE, DI GIOVANNI FALCONE, DI FRANCESCA E DEGLI UOMINI DELLA SCORTA, POSSA CONTRIBUIRE A COLTIVARE IL VALORE DELLA MEMORIA. QUEL VALORE NECESSARIO PER PROIETTARSI NEL FUTURO CON LA RICCHEZZA DEL PASSATO SIGNIFICA ANCHE DIRE IN MANIERA FERMA DA CHE PARTE STIAMO, PERCHÉ NOI STIAMO DALLA LORO PARTE, DALLA PARTE DELLA LEGALITÀ E DELLA GIUSTIZIA PER LE QUALI SONO MORTI. CREDO CHE CON QUESTA STESSA FORZA DOBBIAMO PRETENDERE LA RESTITUZIONE DI UNA VERITÀ CHE DIA UN NOME E UN COGNOME A QUELLE MENTI RAFFINATISSIME CHE CON LE LORO AZIONI E OMISSIONI HANNO VOLUTO ELIMINARE QUESTI SERVITORI DELLO STATO, QUELLE MENTI RAFFINATISSIME CHE HANNO PERMESSO IL PASSARE INFRUTTUOSO DELLE ORE SUCCESSIVE ALL’ESPLOSIONE, ORE FONDAMENTALI PER L’ACQUISIZIONE DI PROVE CHE AVREBBERO DETERMINATO LO SVILUPPO POSITIVO DELLE INDAGINI. QUELLE PROVE A CUI MIO PADRE E GIOVANNI TENEVANO COSÌ TANTO. TUTTO QUESTO NON PUÒ PASSARE IN SECONDO PIANO, E NON PUÒ PASSARE IN SECONDO PIANO CHE PER VIA DI FALSE PISTE INVESTIGATIVE CI SONO UOMINI CHE HANNO SCONTATO PENE SENZA VEDERE IN FACCIA I LORO FIGLI, COME QUEI GIOVANI CHE SONO MORTI NELLA STRAGE DI CAPACI. QUESTA RESTITUZIONE DELLA VERITÀ DEVE ESSERE ANCHE PER LORO. LA VERITÀ È L’OPPOSTO DELLA MENZOGNA, DOBBIAMO OGNI GIORNO CERCARLA, PRETENDERLA E RICORDARCENE NON SOLO NEI MOMENTI COMMEMORATIVI. SOLO COSÌ, GUARDANDO IN FACCIA I NOSTRI FIGLI, POTREMMO DIRE LORO CHE SIANO IN UN PAESE LIBERO, LIBERO DAL PUZZO DEL POTERE E DEL RICATTO MAFIOSO. ANCHE FABIO FAZIO SI ERA COMMOSSO, E HA DATO A FIAMMETTA BORSELLINO UN’EMPATICA CAREZZA SULLA SCHIENA. MA EVIDENTEMENTE NEMMENO FAZIO HA IL POTERE DI FAR PARLARE I MUTI E L’APPELLO NON È STATO RIPRESO. LA SIGNORA FIAMMETTA BORSELLINO SI RIFERIVA AL FATTO CHE, A DISTANZA DI UN QUARTO DI SECOLO, NON SOLO NON SI CONOSCE QUASI NULLA DEL DELITTO BORSELLINO, MA È TUTTORA IN PIENO SVOLGIMENTO IL PIÙ LUNGO DEPISTAGGIO – QUALSIASI SIANO LE RAGIONI CHE LO HANNO DETERMINATO, PROBABILMENTE PIÙ D’UNA – CHE LA STORIA DELLA NOSTRA REPUBBLICA RICORDI; UN DEPISTAGGIO CHE HA OSTINATAMENTE IMPEDITO LA RICERCA DELLA VERITÀ, CHE HA MANDATO ALL’ERGASTOLO (E AL 41 BIS, IL CARCERE SEVERISSIMO) NOVE PERSONE ESTRANEE A QUELL’ACCUSA PER 11 ANNI E HA COINVOLTO – RESTITUENDOLI AL MONDO CORROTTI E UMILIATI DI FATTO, MA FIERI E SODDISFATTI PUBBLICAMENTE – DECINE DI INVESTIGATORI, DI MAGISTRATI E DI UOMINI DELLE ISTITUZIONI.  SEGUO QUESTA STORIA DAL GIORNO DELLO SCOPPIO DI VIA D’AMELIO, SONO TESTIMONE DEL DEPISTAGGIO FIN DALLE SUE ORIGINI E CINQUE ANNI FA HO PUBBLICATO UN LIBRO CHE SI CHIAMA “IL VILE AGGUATO”, CHE PARLAVA DI TUTTO CIÒ. CREDO CHE QUESTA VICENDA SIA LA PIÙ GRAVE – E TUTTORA MOLTO OSCURA – DELLA RECENTE STORIA D’ITALIA. ORA POI C’È MOLTO DI PIÙ. ESISTONO DELLE COSE PROVATE E DELLE NOTIZIE CHE RISPONDONO ALL’APPELLO PER LA VERITÀ DI FIAMMETTA BORSELLINO, MA NON NE PARLA NESSUNO.   POST 13 LUGLIO 2017