NUOVO CODICE DEGLI APPALTI – i dubbi dell’Anticorruzione e la replica di Salvini

 

 

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Codice appalti, Meloni: «Finalità è fare opere bene e in tempi accettabili»

 

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31 marzo 2023 “La modifica del Codice degli appalti “ha una finalità banale, ossia fare le opere bene e in tempi accettabili, combattendo le ruberie ma senza bloccare all’infinito quello che va fatto”.

29.3.2023 Il consiglio dei ministri approva in via definitiva il codice appalti

Il Consiglio dei ministri del 29 marzo 2023, su proposta del presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, ha approvato con modifiche, in esame definitivo, il decreto legislativo recante il Codice dei contratti pubblici, in attuazione dell’articolo 1 della legge 21 giugno 2022, n. 78. Nell’ambito dell’attuazione del Pnrr, la riforma del codice degli appalti rappresenta una delle scadenze di rilevanza europea del primo trimestre 2023, ossia una scadenza vincolante per la ricezione dei fondi da parte dell’Europa.

Bene la vigilanza collaborativa

Tra gli aspetti positivi del Codice degli appalti, Busia sottolinea invece il rafforzamento della “vigilanza collaborativa, uno dei più efficaci strumenti di prevenzione che consente ad Anac di intervenire con tempestività e garanzia della legalità nelle procedure di aggiudicazione, senza nessuna perdita di tempo. Le Pubbliche amministrazioni che vi aderiscono sottopongono in via preventiva gli atti di gara all’Autorità, che in tempi brevissimi – dai 5 agli 8 giorni – fornisce osservazioni e consigli, favorendo la deflazione del contenzioso”.
“Un altro elemento positivo è il ruolo accresciuto di Anac di ausilio e sostegno alle stazioni appaltanti con la creazione di bandi tipo, documenti tipo, atti già pronti, che le amministrazioni possano usare. Si tratta di una forma di collaborazione e di promozione di “buone pratiche”, nello spirito di risoluzione dei problemi. Così l’azione dell’Autorità viene rafforzata per favorire la ripresa, affiancando le amministrazioni sul versante dei contratti, per renderli strumenti efficaci di realizzazione dei tanti progetti messi in campo, garantendo apertura, concorrenza e capacità di selezionare le imprese più idonee, dinamiche e innovative, al servizio dell’interesse pubblico. Attraverso i contratti-tipo, per esempio, e le nostre piattaforme informatiche, verrà monitorato il rispetto dei contratti collettivi di lavoro, evitando l’adozione dei cosiddetti ‘contratti pirata’, a garanzia dei lavoratori”. 


3.2.2023 Nuovo Codice degli Appalti, ecco le modifiche che Anac richiede al Parlamento

L’Autorità Anticorruzione ha elaborato un testo di osservazioni allo schema di Nuovo Codice degli Appalti attualmente all’esame delle commissioni parlamentari. Per Anac, la riforma del Codice dei contratti pubblici rappresenta un fondamentale pilastro nel complesso disegno riformatore previsto dal Pnrr, su cui si basa il corretto funzionamento di un settore cruciale e strategico per lo sviluppo del Paese. L’Autorità esprime, pertanto, il convinto apprezzamento per il lavoro finora svolto da tutti gli organi istituzionali preposti, a partire dalla Commissione speciale nominata dal Consiglio di Stato, con cui Anac ha proficuamente collaborato, condividendo l’elaborazione di molte parti dell’odierno testo. Ma, proprio in ragione dell’importanza strategica del decreto legislativo e della complessità delle questioni in esso disciplinate, si ritiene opportuno indicare gli ulteriori margini di miglioramento che si possono conseguire attraverso alcune puntuali proposte di modifica. È evidente, infatti, che la formulazione di una legge, anche se riordinata e semplificata in un unico testo codicistico, è un elemento necessario ma non sufficiente per una riforma di successo.Fk
KOccorrerà, infatti, accompagnare questo fondamentale processo di riforma, sia con riferimento ai tempi della sua implementazione, sia, soprattutto, garantendone la più efficace attuazione amministrativa. Sotto il primo profilo, al fine di evitare rallentamenti nell’attività contrattuale in corso per l’attuazione degli investimenti previsti dal Pnrr, si potrà valutare – previo necessario accordo con la Commissione europea – un possibile differimento dei termini di applicazione di alcune disposizioni. Sotto il secondo profilo, Anac evidenzia l’esigenza che, con separati provvedimenti, si provveda a fornire a tutti i soggetti pubblici coinvolti nell’attuazione della riforma, le necessarie risorse.
A titolo di esempio, si cita il fondamentale tema della qualificazione delle stazioni appaltanti: a prescindere dalle scelte che si faranno per delimitare l’ambito di applicazione dell’istituto, sarebbe auspicabile che venissero costituite, in tutto il territorio italiano, a livello regionale, provinciale o dei comuni capoluogo, degli specifici di centri di competenze, prevedendo l’assunzione di giovani tecnici ed altri esperti, in grado di affiancare e supportare soprattutto i piccoli comuni nello svolgimento delle attività connesse all’applicazione del codice. Le risorse investite per tali assunzioni sarebbero immediatamente ripagate dai notevoli risparmi che gli stessi sarebbero in grado di produrre e dalla maggiore rapidità di esecuzione delle opere e di acquisizione dei beni e servizi. Sempre a titolo di esempio, si potrebbero valorizzare quei centri di competenza già istituiti a livello regionale, per compiti ormai superati grazie alla digitalizzazione dei processi, attribuendo agli stessi il compito di valorizzare l’esperienza acquisita, offrendo servizi di consulenza e accompagnamento alle piccole e medie imprese, per favorirne la partecipazione alle gare pubbliche e, di conseguenza, la loro crescita e migliore strutturazione, oltre che aumentando il grado di concorrenza complessiva del sistema.
Inoltre, proprio con riferimento alla disciplina dei contratti pubblici, si deve evidenziare che, al fine di garantirne una reale efficacia, occorre rafforzare l’impianto complessivo, guardando contestualmente alle istanze di semplificazione, da un lato, e al sistema di vigilanza e monitoraggio dall’altro. Se si condivide, infatti, il perseguimento della semplificazione delle procedure – ottenuta aumentando la discrezionalità delle amministrazioni, rimuovendo ove possibile le pratiche di gold plating e attuando una concreta e completa digitalizzazione delle procedure ed interoperabilità delle piattaforme – occorre sempre coniugare semplificazione con trasparenza e monitoraggio, cogliendo la sfida del Pnrr come strumento per cambiare la pubblica amministrazione e per creare la cultura della buona amministrazione.  L’Autorità, quindi, si è fatta promotrice della semplificazione procedurale prevista dal nuovo testo, in coerenza con gli obiettivi espressi nel Pnrr, soprattutto attraverso la trasformazione digitale dell’intero ciclo di vita dei contratti, di cui Anac è attore principale in concerto con tutti gli altri stakeholder, le amministrazioni e gli enti aggiudicatori, gli operatori economici.
Condividiamo sulla necessità di fare in fretta. La velocità, però, deve andare di pari passo con la legalità, la trasparenza e le pari opportunità nell’ambito di un mercato concorrenziale sgombro da privilegi e zone d’ombra: l’esperienza nel settore dimostra, invece, che il rafforzamento delle attività di prevenzione della corruzione e di consolidamento dei presidi di vigilanza e monitoraggio contribuisce a creare regole chiare e certe che concorrono alla crescita e allo sviluppo del Paese.


18.1.2023 Nuovo Codice dei Contratti Pubblici, la posizione di Anac

“Sul nuovo Codice degli Appalti si gioca tantissimo del futuro dell’Italia.
Si tratta di una riforma pilastro, ma non basta che sia fatta: va fatta bene. Pur dando un giudizio positivo sul testo approvato dal governo, specie per quanto attiene alla digitalizzazione dei contratti, riteniamo ci siano diversi punti da migliorare. E se, per organizzare meglio le stazioni appaltanti e creare competenze adeguate, serve più tempo rispetto alla scadenza del 31 marzo 2023, allora facciamo slittare l’entrata in vigore di alcune disposizioni, ovviamente raccordandoci con la Commissione europea.
Anac ha lavorato bene con il Consiglio di Stato e si è fatta promotrice di diverse semplificazioni, normative ed amministrative. Non condividiamo però alcuni punti del testo presentato alle Camere e speriamo che si possa intervenire prima dell’approvazione definitiva. Cito tre punti: l’eliminazione di controlli preventivi per evitare un uso indiscriminato dell’in-house; l’innalzamento a 500.000 euro della soglia per la qualificazione delle stazioni appaltanti; l’allentamento delle garanzie sul conflitto d’interessi; l’uso generalizzato dell’appalto integrato
Astrattamente l’appalto integrato è una bella cosa: si affida progetto e costruzione, con tutti i rischi a carico dell’impresa e con certezza di tempi e costi. Di fatto l’esperienza ci dice che le cose non vanno mai così. Dopo l’affidamento, la stazione appaltante si vede presentare un progetto esecutivo che non corrisponde alle sue aspettative. Se si adatta, non fa l’interesse pubblico. Se responsabilmente chiede modifiche, comincia una spesso lunga trattativa con l’impresa, che porta via tempo e conduce inevitabilmente all’aumento dei costi ancor prima di iniziare i lavori. E nel corso dei lavori vengono comunque fuori varianti e contenzioni, allungando i tempi di consegna dell’opera.
Ovviamente non c’è da parte di Anac una opposizione ideologica o preconcetta, solo la valutazione dell’esperienza. Usiamolo allora quando davvero serve, per progetti molto complessi, dove l’impresa deve dare un contributo di innovazione. Altrimenti finiamo solo per penalizzare le piccole imprese e sacrificare la progettazione, cioè la fase in cui concretamente si individua cosa davvero serve all’amministrazione e ai cittadini.
Purtroppo la soppressione del registro dell’in-house gestito da Anac nel nuovo Codice, è sbagliata. Avere una verifica preventiva per controllare se il soggetto che acquisisce al di fuori dal mercato una commessa pubblica ha i requisiti per non fare concorrenza sleale alle imprese è essenziale. Grazie al registro si verifica se davvero vengono rispettati i requisiti richiesti dalla giurisprudenza comunitaria e due terzi delle domande che ci pervengono non sono in regola. Se si elimina questo filtro, partiranno affidamenti illegittimi. Ha senso questo? Favorisce una migliore gestione e fornitura di servizi? Aiuta a fornire servizi a prezzi più competitivi? Favorisce la libera concorrenza e la scelta dei fornitori migliori? Io credo di no e spero che il Parlamento intervenga anche su questo
Se non si reintroduce l’albo degli in-house, aumenterà il contenzioso. Il controllo preventivo di Anac è un aiuto fondamentale agli stessi enti per fare scelte giuste e operare bene. Altrimenti il rischio è che si fermi tutto dopo, con un’impennata di contenziosi e blocco operativo successivo. Senza considerare che in molti casi manterremmo sacche di inefficienza sottratte allo stimolo del mercato, e quindi al miglioramento del servizio a vantaggio dei cittadini.
Aver alzato a 500.000 euro la soglia per la qualificazione delle stazioni appaltanti è come sostenere che, poiché in città si va più lenti, per guidare non serve la patente. Cioè consentire di fare appalti fino a mezzo milione di euro anche a chi non è in grado di gestirli, perché non qualificato. E attenzione: si tratta di quasi il 90% del totale degli affidamenti, che sono normalmente di piccolo importo. Rischiamo così che tali appalti, proprio per l’incapacità delle stazioni appaltanti durino molto di più e che i soldi vengano buttati.
Torniamo allora almeno alla soglia di a 150.000 euro. Per gli appalti più rilevanti bisogna essere qualificati.
Oggi in Italia esiste uno numero spropositato di stazioni appaltanti, che non ci possiamo permettere. I più piccoli avranno tutta la convenienza a rivolgersi a chi sa fare le gare, creando una rete di centrali di committenza diffuse sul territorio, al servizio dei piccoli comuni.
Se un comune non ha personale qualificato per fare appalti, i lavori e gli acquisti si fanno male, si spende molto di più del necessario e si perde più tempo. Quando le amministrazioni sono troppo deboli, finiscono per soccombere nella contrattazione con i grandi gruppi privati. 
Nessuno vuole bloccare i comuni. Troviamo il modo di accompagnare la transizione con ragionevolezza, ma andiamo nella direzione di avere stazioni appaltanti qualificate, magari attraverso l’assunzione di giovani ingegneri bravi e motivati.
Purtroppo le disposizioni sul conflitto di interessi finiscono per mettere in secondo piano un elemento essenziale dell’amministrazione: l’imparzialità.
Il testo presentato in Parlamento fa sì che sia difficile che emergano i conflitti di interessi, introducendo una sorta di inversione dell’onere della prova, per dimostrare che il soggetto è in conflitto d’interessi. Noi crediamo che questo non sia conforme alle direttive europee, che hano un’altra definizione di conflitti d’interessi, Paradossalmente, proprio in un settore delicato quale quello dei contratti, si introducono regole ancora più blande di quelle previste in generale per i procedimenti amministrativi dalla legge 241.
Su questo auspichiamo che si mantenga la normativa vigente. Anche se non c’è la bustarella, si danneggia l’interesse pubblico a scegliere l’impresa più capace, favorendo magari quella amica, più vicina al dirigente o all’assessore di turno. Evitare che questo accada non è interesse soltanto dell’impresa che perde la gara, ma della stessa amministrazione e di tutti i cittadini. Delle stesse imprese più capaci e dinamiche, che devono investire in innovazione, non nelle relazioni con il decisore pubblico di turno.
Anac è per semplificare, e affidare in maniera veloce. Ma attenzione: ragioniamo se davvero sia opportuno prevedere che sempre e in ogni caso si possano acquistare direttamente, senza pubblicità preventiva e senza neanche fare un minimo di analisi di mercato, beni e servizi fino a 140.000 euro. I piccoli artigiani si sentiranno garantiti da tale scelta discrezionale, che in molti enti di piccole dimensioni riguarda la maggioranza dei contratti? E i cittadini potranno fidarsi che questo porti al servizio migliore, più efficiente ed efficace? Purtroppo in molti casi si finirà per privilegiare i soliti, i più vicini al dirigente o all’amministratore locale, non le imprese migliori, quelle con i prezzi più bassi, quelle che lavorano meglio. A volte, semplicemente perché non li si conosce. Grazie alla digitalizzazione è invece possibile fare in fretta comparazioni e controlli, utilizzando meglio le risorse pubbliche”.

 

 


 

 


Autorità nazionale anticorruzione (Anac)
il presidente Giuseppe Busia

Semplificazione e rapidità sono valori importanti, ma non possono andare a discapito di principi altrettanto importanti come trasparenza, controllabilità e libera concorrenza“.

“Si dà mano libera, si dice non consultate il mercato, scegliete l’impresa che volete”,“

“Soglie troppo elevate per gli affidamenti diretti e le procedure negoziate rendono meno contendibili e meno controllabiligli appalti di minori dimensioni, che sono – va notato – quelli numericamente più significativi. Tutto questo col rischio di ridurre concorrenza e trasparenza nei contratti pubblici”.

Il presidente dell’Anac aveva già detto criticato il testo scritto dal Consiglio di Stato e in parte modificato dal governo Meloni. Come anche l’Ance. “È come permettere di guidare in città senza patente dove c’è il limite dei 50 km“, aveva avvertito a valle dell’iter parlamentare riguardo alle possibilità per le stazioni appaltanti non qualificate di affidare lavori fino a 500mila euro, anche questo intervento puntualmente confermato nel nuovo testo.
La burocrazia “negativa” che “frena la dobbiamo eliminare, siamo tutti d’accordo”, ma “non possiamo eliminare la burocrazia che fa controlli per far bene, che fa controlli per rispettare i diritti, che fa controlli perché i soldi vanno spesi bene, per garantire tutti coloro che lavorano nei cantieri” e perché “si usino materiali corretti . “Si spendono meglio i soldi, non si violano i diritti, le opere durano di più e si rispetta la concorrenza”, ha aggiunto parlando di questi aspetti come “valori”che “dobbiamo preservare se il Paese vuole crescere”
“La crescita sana l’abbiamo così”.


L’Anac stronca il nuovo codice appalti, Busia: “Trasparenza non vada in secondo piano”

E’ quanto dichiara il presidente dell’Autorità dopo l’approvazione del testo da parte del Consiglio dei ministri. La principale ombra, spiega Busia, è che “sotto i 150.000 euro va benissimo il cugino o anche chi mi ha votato e questo è un problema, soprattutto nei piccoli centri”. Giudizio positivo invece sulla spinta alla digitalizzazione
L’Autorità nazionale anticorruzione stronca il nuovo codice degli appalti 2023. La principale ombra segnalata dall’Autorità è che “sotto i 150mila euro si dà mano libera, si dice non consultate il mercato, scegliete l’impresa che volete, il che vuol dire che si prenderà l’impresa più vicina, quella che conosco, non quella che si comporta meglio”. Questo è il giudizio espresso dal presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, in merito al testo sul Codice degli appalti approvato ieri in Cdm. “Sotto i 150mila euro va benissimo il cugino o anche chi mi ha votato e questo è un problema, soprattutto nei piccoli centri”, ha spiegato a Zapping su Radio Uno. (TUTTE E NOTIZIE)

Le dichiarazioni

In una nota, Busia ha specificato:Bene l’impulso alla digitalizzazione degli appalti del nuovo Codice. Attenzione, però, a spostare l’attenzione solo sul ‘fare in fretta’, che non può mai perdere di vista il ‘fare bene’. Semplificazione e rapidità sono valori importanti, ma non possono andare a discapito di principi altrettanto importanti come trasparenza, controllabilità e libera concorrenza, che nel nuovo Codice non hanno trovato tutta l’attenzione necessaria, specie in una fase del Paese in cui stanno affluendo ingenti risorse europee”. Busia sottolinea anche gli aspetti positivi del nuovo Codice: “Con la gestione interamente digitale degli appalti, prevista dal Codice e impegno di Anac da tempo, sarà garantita l’estensione del digitale a tutto il ciclo di vita del contratto, a partire dalla programmazione, alla richiesta del codice identificativo di gara, fino all’esecuzione e conclusione del contratto, e all’ultima fattura. Questo porta a piena maturazione quanto Anac ha già fatto con la Banca dati nazionale dei contratti pubblici: tutte le informazioni e le attività riguardanti l’appalto dovranno passare attraverso piattaforme telematiche interoperabili e confluiscono sul portale dell’Autorità, con l’acquisizione diretta dei dati”. Restano però i dubbi, “per la riduzione della trasparenza e della pubblicità delle procedure, principi posti a garanzia di una migliore partecipazione delle imprese, e a tutela dei diritti di tutti i soggetti coinvolti”. E ancora: “Soglie troppo elevate -per gli affidamenti diretti e le procedure negoziate rendono meno contendibili e meno controllabili gli appalti di minori dimensioni, che sono – va notato – quelli numericamente più significativi. Tutto questo col rischio di ridurre concorrenza e trasparenza nei contratti pubblici”.
Tra gli aspetti positivi del Codice, Busia sottolinea invece il rafforzamento della “vigilanza collaborativa, uno dei più efficaci strumenti di prevenzione che consente ad Anac di intervenire con tempestività e garanzia della legalità nelle procedure di aggiudicazione, senza nessuna perdita di tempo.  Le Pubbliche amministrazioni che vi aderiscono sottopongono in via preventiva gli atti di gara all’Autorità, che in tempi brevissimi – dai cinque agli otto giorni – fornisce osservazioni e consigli, favorendo la deflazione del contenzioso”.

Miglioramenti

Non mancano altre note positive. Spiega ancora Busia: “Un altro elemento positivo è il ruolo accresciuto di Anac di ausilio e sostegno alle stazioni appaltanti con la creazione di bandi tipo, documenti tipo, atti già pronti, che le amministrazioni possano usare. Si tratta di una forma di collaborazione e di promozione di buone pratiche, nello spirito di risoluzione dei problemi. Così l’azione dell’Autorità viene rafforzata per favorire la ripresa, affiancando le amministrazioni sul versante dei contratti, per renderli strumenti efficaci di realizzazione dei tanti progetti messi in campo, garantendo apertura, concorrenza e capacità di selezionare le imprese più idonee, dinamiche e innovative, al servizio dell’interesse pubblico. Attraverso i contratti-tipo, per esempio, e le nostre piattaforme informatiche, verrà monitorato il rispetto dei contratti collettivi di lavoro, evitando l’adozione dei cosiddetti ‘contratti pirata’, a garanzia dei lavoratori”. 


Appalti: l’allarme dell’Anac, ‘quelli minori a mio cugino o a chi mi ha votato’

La burocrazia è anche buona, eliminarla toglie diritti

 La principale ‘luce’ del nuovo Codice degli appalti è la digitalizzazione, “che obbliga a trasparenza e partecipazione”, ma la principale ‘ombra’ è che “invece sotto i 150mila euro si dà mano libera, si dice non consultate il mercato, scegliete l’impresa che volete, il che vuol dire che si prenderà l’impresa più vicina, quella che conosco, non quella che si comporta meglio”. E’ il giudizio del presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, sul testo del Codice degli appalti approvato ieri in Cdm.
“Sotto i 150mila euro va benissimo il cugino o anche chi mi ha votato e questo è un problema, soprattutto nei piccoli centri”, ha spiegato a Zapping su Radio Uno.
Intervenendo al convegno per i 75 anni di Confapi, il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini replica spiegando che il nuovo Codice degli Appalti, “si fonda sulla fiducia nei confronti delle imprese, dei professionisti, dei sindaci”.
“Qualcuno attacca – aggiunge Salvini -, mi spiace, vedo che il responsabile dell’Anac dice che se gli appalti vanno più veloci è un favore sostanzialmente ai malintenzionati, io penso che sia vero l’esatto contrario, più lungo è l’iter dell’appalto, più facile che il corrotto incontri il corruttore”.
Secondo Busia, inoltre, si è tutti d’accordo che “la burocrazia negativa, che frena” va eliminata. “Ma non possiamo eliminare – aggiunge – la burocrazia che fa controlli per far bene, che fa controlli per rispettare i diritti, che fa controlli perché i soldi vanno spesi bene, per garantire tutti coloro che lavorano nei cantieri e perché si usino materiali corretti. Si spendono meglio i soldi, non si violano i diritti, le opere durano di più e si rispetta la concorrenza”. “Sono tutti valori che dobbiamo preservare se il Paese vuole crescere. La crescita sana l’abbiamo così”. 
“Sul Codice degli appalti faremo le barricate in Aula”, promette intanto Michele Gubitosa, deputato e vicepresidente del M5s, ad Agorà Rai Tre.
Fedriga attacca il ‘partito del no’
“Tutte le procedure che vanno a semplificare e ottimizzare gli interventi a livello nazionale sono da vedere positivamente”, riflette da parte sua il governatore del Friuli-Venezia Giulia e presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, che si dice sorpreso che ci siano ‘partiti del no’ a prescindere: “Penso sia ciò che ha rallentato il Paese in questi decenni, dove si è avuta la paura di fare delle scelte ed è comodo forse non farle perché non si alzano polveroni, ma questo significa un Paese fermo, non competitivo, che non offre nuove opportunità di lavoro e nuove opportunità di impresa”. 
E secondo il vicepremier e ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, ‘se la Cgil annuncia lo sciopero vuol dire che è fatto bene’. E a parere del ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, il Codice degli appalti non è un salto indietro nel tempo, “semmai è un modo per essere in tempo, per realizzare tutto quello che ci proponiamo e utilizzare al meglio le risorse del Pnrr, dobbiamo consentire al Paese di fare le cose che servono nel tempo giusto”.
L’Ance e Confcooperative
Parla di “grandi passi avanti” sul Codice appalti la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, che in attesa del testo definitivo registra con favore le modifiche su illecito professionale e revisione prezzi “anche se va ancora affinato – spiega – il meccanismo di revisione per renderlo veramente automatico ed efficace”. “Restano però – precisa Brancaccio – perplessità sulla concorrenza, in particolare nei settori speciali che di fatto potrebbero sottrarre al mercato il 36% del volume dei lavori pubblici”.
Qualche preoccupazione “per la liberalizzazione degli appalti sottosoglia fino a 5,3 milioni di euro” viene invece espressa da Confcooperative Lavoro e Servizi, secondo cui “le stazioni appaltanti potranno decidere di attivare procedure negoziate o affidamenti diretti, e allo stesso modo per gli appalti fino a 500 mila euro, le piccole stazioni appaltanti potranno procedere direttamente senza passare per le stazioni appaltanti qualificate. Questo significherà, in concreto, che con le nuove norme il 98% dei lavori pubblici sarà senza gara e altrettanto si verificherà per gli appalti dei servizi e forniture”. ANSA

 


I DATI DELL’ANAC: 18,9 MILIARDI DI OPERE RISCHIANO DI ESSERE ASSEGNATE SENZA GARA

GLI AFFIDAMENTI SOTTOSOGLIA

Il nuovo codice prevede la cosiddetta liberalizzazione sottosoglia. Ciò significa che gli appalti fino a 5,3 milioni potranno essere affidati direttamente, “le stazioni appaltanti potranno decidere di attivare procedure negoziate o affidamenti diretti, rispettando il principio della rotazione”, spiega il Ministero. Fino a 150mila euro si può procedere con affidamento diretto, poi fino a 1 milione la procedura negoziata senza bando invitando 5 imprese, numero che sale a 10 per i lavori sotto la soglia Ue di 5,38 milioni. La gara vera e propria, quindi, resta una possibilità residuale per l’ultima fascia di lavori, quelli più ricchi.

A fornire i dati all’analisi del quotidiano economico è l’Anticorruzione. “Nella sua ultima relazione annuale l’Anac ha calcolato che nel 2021 le stazioni appaltanti italiane hanno promosso 62.812 procedure per l’assegnazione di lavori pubblici, per un controvalore di 43,4 miliardi di euro – scrive il Sole 24 ore -. Di queste ben 61.731 procedure (che l’Anac rileva come richiesta perfezionata di Cig, Codice identificativo di gara), pari appunto al 98,27% per un valore di 18,9 miliardi, sono relative a gare di importo inferiore a 5 milioni. Dunque, al di sotto della soglia Ue di 5,38 milioni, che è la fascia di importo entro la quale il nuovo codice appalti impone l’affidamento diretto (fino a 150mila euro) e la procedura negoziata senza bando (con 5 o 10 inviti a seconda che le opere da eseguire valgano di meno o di più di un milione)”. Inoltre, la formulazione del decreto approvato dal CdM ammorbidisce il vincolo di procedere senza gara almeno per le opere di importo superiore al milione.


ANCE – agenzie_29_3_23


 

Codice appalti, Salvini risponde ad Anac: “Controlli ci saranno, non facciamo favori a corruzione”

 

Rispondendo ai microfoni di Fanpage.it a margine di un evento, Matteo Salvini, commenta il nuovo Codice degli appalti e le accuse che sono state rivolte da Anac. “Ci saranno tutti i controlli dovuti”, dice.

Sono estremamente soddisfatto del Codice approvato in Consiglio dei ministri, che sbloccherà tanti cantieri e si fida degli imprenditori, dei sindaci, dei professionisti, degli ingegneri, degli architetti, dei geometri…“: lo dice Matteo Salvini ai microfoni di Fanpage.it, parlando del nuovo Codice degli appaltiappena approvato dal governo a margine di un evento organizzato da Federcasa. Subito dopo il via libera, però, sono arrivate le critiche: secondo l’Anticorruzione, infatti, le nuove norme aprono a favoritismi e clientele. “Ci saranno tutti i controlli dovuti, Anac dovrebbe sapere che 5mila Comuni italiani hanno meno di 5mila abitanti, quindi non hanno uno stuolo di tecnici…“, commenta il leader delle Lega con Fanpage.it, facendo riferimento in particolare alla possibilità dei piccoli Comuni di poter gestire direttamente appalti fino a mezzo milione di euro. Per poi sottolineare che comunque anche i piccoli Comuni, volendo, possono affidarsi a stazioni appaltanti più grandi. E aggiunge: “Possono tranquillamente farlo, però a me interessa che i cantieri partano“.

Dal palco di Federcasa Salvini inoltre afferma:Chi si lamenta che sia un favore a corrotti e corruttori si sbaglia. Non diffidiamo per partito preso delle imprese e dei sindaci. Un semplice avviso di garanzia in un paese civile non è una sentenza di condanna. Quindi escludere qualcuno per un avviso di garanzia o un rinvio a giudizio mi sembra improprio per una democrazia compiuta. Abbiamo chiesto che ci sia almeno una prima condanna da parte di un tribunale. Escludere un professionista per un avviso che è a sua tutela mi sembrava davvero sovietico“. Il leader leghista inoltre spiega di essere al lavoro sulle ultime rifiniture del decreto, che entrerà in vigore dal 1° luglio. L’impronta culturale è fondata sulla fiducia verso le imprese e le amministrazioni locali, togliamo un po’ di burocrazia e un po’ di tempi per l’ottenimento dei pareri dagli enti pubblici. Chi lamenta che sia un favore ai corruttori sbaglia, è vero il contrario, più è veloce l’iter dell’appalto più è facile evitare la corruzione. Perché ci sono meno occasioni per il corrotto di incontrare il corruttore“, aggiunge Salvini.
Salvini spiega poi come nel codice ci siano dei passaggi a favore delle imprese italiane“. E precisa: I materiali devono arrivare da Paesi che rispettano l’ambiente e i lavoratori. Tradotto: io impresa non posso riempirmi di cemento o di acciaio che arriva dalla Cina o dalla Turchia“.

29 Marzo 2023


Riforma Codice dei contratti, Architetti: non si assicura la qualità delle opere

Secondo il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori la versione definitiva del nuovo Codice dei contratti non assicura la qualità delle opere

Il nuovo Codice dei contratti non è in grado di consentire il raggiungimento degli obiettivi del Pnrr. Sottovalutando il concorso di progettazione e compiendo, in questo modo, un passo indietro rispetto alla normativa precedente, si preclude la possibilità di realizzare opere pubbliche di qualità. Le criticità, sollevate dal mondo delle professioni tecniche, riguardo a pianificazione, programmazione e progettazione ci allontanano dal raggiungimento degli obiettivi posti dall’Europa. Rispetto, poi, al suo impianto generale stride la mancata coerenza tra i principi espressi nella prima parte del Codice – sicuramente condivisibili – ed i contenuti degli articoli successivi”.

Riforma Codice dei contratti: il commento del CNAPPC

Queste le parole di Francesco Miceli, Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC), dopo l’approvazione definitiva da parte del Consiglio dei Ministrin. 26 del 28 marzo 2023 della riforma del Codice dei contratti pubblici.
Duro il commento relativo all’utilizzo indiscriminato dell’appalto integrato. Il riferimento è all’art. 44 del nuovo Codice dei contratti che liberalizza l’utilizzo dell’affidamento congiunto della progettazione e dell’esecuzione dei lavori che viene inibito unicamente per gli appalti di opere di manutenzione ordinaria. In tutti gli altri casi, la stazione appaltante potrà stabilire che il contratto abbia per oggetto la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori sulla base di un progetto di fattibilità tecnico-economica approvato.
Ricordiamo che sul punto, tra gli emendamenti che erano stati presentati dalla Rete delle Professioni Tecniche (all’interno della quale c’è il CNAPPC) era stata chiesta una modifica in modo da definire i casi in cui è possibile il ricorso all’appalto integrato, introducendo una soglia di importo opere come minima per il ricorso a tale strumento. I professionisti avevano, quindi, ribadito un concetto che ripetono da anni: “non è possibile procedere con l’appalto integrato per opere di manutenzione indipendentemente dal loro valore“.
Forte elemento di criticità – afferma Miceli – è rappresentato dalla possibilità di un utilizzo estensivo dell’appalto integrato, il cui ricorso andrebbe indicato esclusivamente per progetti in cui sia prevalente l’aspetto tecnologico dove, sul fronte dell’innovazione, il contributo dell’impresa può essere utile, altrimenti, sacrificando la progettazione, si sacrifica la qualità dell’opera. Eppure bastava far riferimento alle passate esperienze per verificare come l’appalto integrato abbia prodotto, nella gran parte dei casi, enormi contenziosi tra imprese e stazioni appaltanti, opere incompiute e risultati del tutto deludenti”.
È chiaro – conclude il Presidente degli Architetti PPC – che questo nuovo Codice risente del mancato recepimento di proposte avanzate dai professionisti che quotidianamente operano sul campo. Ascoltarli avrebbe sicuramente suggerito, tra l’altro, che i risultati non si misurano solo sulla quantità, ma sulla qualità delle Opere pubbliche: purtroppo, non sarà così”.


Cdm, nuovo codice appalti. Libera:” Un decreto che rischia di alimentare gli appetiti di organizzazioni criminali, corrotti e corruttori”

“Il decreto varato oggi dal CdM in merito alla cosiddetta semplificazione del codice degli appalti rischia di alimentare gli appetiti di organizzazioni criminali, corrotti e corruttori, allarga le maglie ed allenta i controlli, anche depotenziando  le funzioni dell’Autorità Anticorruzione. Una beffa natalizia che apre la strada ad una liberalizzazione criminogena delle gare d’appalto. Invece di realizzare l’auspicata semplificazione delle norme sugli appalti si “normalizza” la gestione emergenziale sull’altare di un’accelerazione forzosa delle procedure, analoga a quella utilizzata dalla “cricca della protezione civile”, immolando i principi di concorrenza, responsabilità, controllo. Tutto questo in un contesto amministrativo come quello italiano, in cui da sempre le consorterie mafiose e corruttive hanno trovato terreno particolarmente fertile negli appalti assegnati per via straordinaria. Tra i punti più vulnerabili, la generalizzazione dell’appalto “integrato”, che sovrappone la progettazione e l’esecuzione dell’opera in capo al medesimo soggetto privato e induce così una pericolosa commistione di ruoli e una concentrazione di poteri nelle mani sbagliate, svilendo il ruolo pubblico di programmazione e supervisione; la proroga delle deroghe al Codice fino al 2026; l’innalzamento delle soglie per affidamenti diretti senza gara, più esposti a condizionamenti opachi e pressioni corruttive, da 100.000€ a 500.000€; il dimezzamento della garanzia da versare da parte dei vincitori della gara (dal 2% si passa all’1%), che indebolisce il potere negoziale degli enti pubblici; il depotenziamento del ruolo di ANAC nel controllo dei conflitti di interesse dei funzionari e nelle verifiche sulla qualificazione delle imprese. Torna inoltre in auge l’aggiudicazione sulla base del criterio del prezzo più basso, un meccanismo perverso che tende a deresponsabilizzare le stazioni appaltanti, incentivando le imprese a recuperare gli “sconti” effettuati attraverso varianti d’opera, accordi collusivi, scarsa qualità di materiali e prestazioni, oppure risparmiando sulla sicurezza dei lavoratori. La logica dell’emergenza alla quale è sempre pericoloso riferirsi, soprattutto in un paese come l’Italia che vede forti interessi criminali negli appalti pubblici, diventa il diktat attraverso il quale affrontare i lavori previsti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. La gestione del PNRR può e deve essere un’occasione di rilancio per l’Italia, attraverso la realizzazione di opere anche infrastrutturali necessarie alla modernizzazione del Paese, rilancio e modernizzazione all’insegna della trasparenza e della buona gestione dei fondi europei: per questa ragione gli strumenti legislativi non devono essere indeboliti, ma rafforzati attraverso la messa a disposizione di competenze volte al controllo, a partire dal ruolo centrale degli enti locali” In una nota Libera esprime forte preoccupazione sul Decreto Semplificazioni sul codice degli appalti approvato in Consiglio

Pensare di velocizzare le procedure abrogando il codice appalti è una strategia miope e rischiosa, che apre la strada ad una liberalizzazione delle gare d’appalto potenzialmente criminogena”

“Le notizie relative alla proposta di abrogazione del codice degli appalti suscitano grande preoccupazione. E’ forte il rischio di lanciare un segnale sbagliato, indebolendo proprio in questa fase cruciale di rilancio degli investimenti pubblici la lotta all’illegalità e la prevenzione delle prevedibili infiltrazioni di consorterie mafiose e corruttive. Le disposizioni del codice degli appalti, pur nella loro complessità, rappresentano un presidio a tutela di correttezza, concorrenza ed efficienza nella gestione delle risorse e per una buona realizzazione delle opere pubbliche. Più che abrogarlo, riteniamo fondamentale intervenire per rafforzare i controlli preventivi, applicare norme già esistenti che permettono uno snellimento mirato delle procedure, rafforzare i sistemi di prevenzione e di controllo della qualità delle realizzazioni, realizzare un sistema di trasparenza integrale e di indicatori di rischio, grazie al ruolo dell’Anac e delle banche dati già esistenti. Pensare di velocizzare le procedure abrogando il codice appalti è una strategia miope e rischiosa, che apre la strada ad una liberalizzazione delle gare d’appalto potenzialmente criminogena, un vero e proprio “liberi tutti” per corrotti e corruttori.”In una notaLibera commenta la richiesta di abrogazione del codice degli appalti


Cgil, il nuovo codice degli appalti è un vero salto indietro

‘Si rischia di aprire ampi varchi a mafia e corruzione’

(ANSA) – ROMA, 30 MAR  2023 Dopo lo sblocca cantieri, il governo con il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini torna a stravolgere il Codice dei contratti pubblici. Il nuovo testo è un vero e proprio salto all’indietro, una controriforma che elimina gli aspetti qualificanti nelle procedure di appalto ispirate ai principi della trasparenza, della non discrezionalità, della correttezza e della libera concorrenza tra le imprese”. “Lo afferma il segretario confederale della Cgil, Giuseppe Massafra, sostenendo che così “si rischia di aprire ampi varchi a mafia e corruzione”. (ANSA).    


Nuovo codice appalti, costruttori e sindacati: “Rischio corruzione”

Per i sindacati si apre un nuovo “Far West”. Per i costruttori: «Si poteva fare di più». Divide il nuovo codice degli appalti ma su una cosa mette d’accordo tutti, costruttori e sindacati: il pericolo corruzione. Gare escluse di fatto per la stragrande maggioranza degli appalti pubblici, con affidamenti diretti fino a soglie elevate, la promessa di tagliare i tempi delle opere tra sei mesi e un anno. E poi la liberalizzazione: per appalti fino a 5,3 milioni ci potranno essere affidamenti diretti. Insomma, le nuove norme lasciano l’amaro in bocca un po’ a tutti. L’impatto sul Pnrr è assicurato, al Sud (e a Napoli, in particolare), si incrociano le dita per i prossimi obiettivi da raggiungere con il nuovo codice. Più che critico il parere di Luigi Della Gatta, presidente Ance Campania. «In un territorio nel quale la mancata trasparenza negli affidamenti è già molto elevata – spiega – le procedure negoziate senza bando sono state innalzate a 5,5 milioni di euro. Questopotrebbe determinare un vulnus ancora più grave nella nostra regione». Della Gatta mette l’accento sulle stazioni appaltanti che al Sud sono molto indietro e parla di troppa discrezionalità: «Si potrebbero determinare rischi seri di trasparenza, si porge così il fianco alla corruzione. C’è un intento politico in questa scelta, perché tende a eludere la concorrenza sul territorio nazionale tra le imprese, favorendo, soprattutto al Nord, le imprese del territorio». Punta il dito contro un principio fondamentale del nuovo codice, la riqualificazione delle stazioni appaltanti, anche Angelo Lancellotti, presidente Ance Napoli: «Mai cominciata, chissà quanto tempo ci vorrà per metterla a sistema, così si rischia di mettere in crisi le fondamenta del codice».
E sulla trasparenza e sulla concorrenza negli appalti: «Con le nuove norme si escluderanno dei settori, in barba ai principi di concorrenza». Una nota positiva però c’è. «Il codice affronta il problema della revisione dei prezzi, in modo non ideologico. Poi c’è il problema dei “ristorni” in tempi brevi. Occorreva maggiore coraggio nel prevedere meccanismi automatici e più veloci». Vincenzo Maio, segretario generale Fillea Cgil Campania va giù duro: «Si scrive “nuovo codice degli appalti” si legge “Far West” o “legge della giungla” che dir si voglia. Si assesta un colpo mortale al settore dell’edilizia. Su 34 settori merceologici delle attività produttive il settore edile, con le sue attività, ne investe ben 31. Altro che snellimento e appalti più veloci, si torna indietro di 50 anni e si cancellano tutte le procedure su sicurezza, legalità e lotta alle infiltrazioni mafiose ».
Fillea Cgil e Feneal Uil scenderanno in piazza in 5 città italiane, tra cui Napoli (a piazza San Giovanni XIII, a Pianura). Rincara la dose Nicola Ricci segretario generale Cgil Napoli e Campania: «Non saranno più rispettati i contratti nazionali, si favorirà ildumping nel settore edile. Grave è l’affidamento diretto di lavori sotto i 150 mila euro. Pericoloso il via libera ai subappalti a cascata. Calerà l’attenzione sulla sicurezza e aumenteranno i rischi di infortuni e decessi sul lavoro ».
Per Giovanni Sgambati, segretario generale Uil Campania e Napoli «è un ritorno indietro di 40 anni che compromette la sicurezza sul lavoro e fenomeni di illegalità». «Bene ogni riforma che interviene per semplificare e snellire le procedure – conclude Doriana Buonavita, segretaria generale Cisl Campania – Procedure, però, che devono tenere conto delle regole per l’affidamento diretto, l’appalto integrato e i subappalti che non possono prescindere dalla trasparenza e legalità». Edoardo Cosenza, assessore alle infrastrutture del Comune di Napoli e consigliere Nazionale Cni (Consiglio nazionale ingegneri) commenta: «Meno burocrazia può portare a ridurre i tempi di realizzazione ma è importante mantenere alta la qualità della progettazione».  31 Marzo 2023 LA REPUBBLICA 


Nuovo codice degli appalti, che cosa prevede, perché fa discutere

31/03/2023  Il nuovo codice degli appalti semplifica le procedure, ma preoccupa per l’ampia estensione della possibilità di assegnare appalti pubblici senza gara. Ecco quali sono i nodi

A titolare testualmente «Codice Appalti, liberalizzazione dei contratti pubblici quasi totale» e ad ammettere la deregolamentazione pressoché piena non è infatti, nelle prime ore dalla pubblicazione del testo, una cassandra con il dente avvelenato, pregiudizialmente contraria alla velocizzazione dei lavori pubblici, e neppure qualche procuratore che, si dice maliziosamente dalle parti del Governo, «vede mafia dappertutto» ma edilportale, uno dei principali portali di informazione tecnica rivolto al mondo dell’edilizia.

OLTRE IL 98% DEGLI APPALTI PUBBLICI ASSEGNABILI SENZA GARA

Sotto i riflettori ci sono soprattutto le “soglie” minime al di sotto delle quali si procede in modo semplificato. Decidere, come si è fatto, che si possono assegnare appalti in via diretta per lavori fino a 150.000 euro e per servizi fino a 140.000 e con procedura negoziata senza bando (una gara ristretta a poche imprese) fino a 5,3 milioni di euro, significa assegnare oltre 98% degli appalti pubblici in Italia senza gara di appalto. Non solo, per gli importi fino a 500.000 euro non sarà più necessario il supporto di Stazioni appaltanti qualificate. In più viene rilegalizzato l’appalto integrato, in cui l’impresa che si aggiudica l’appalto si occupa non solo della progettazione ma anche dell’esecuzione, una procedura che il codice del 2016 vietava, ma che era già in parte rientrata in gioco grazie ad alcune deroghe durante le urgenze del Covid. E torna senza limiti ora anche il ricorso al subappalto. L’esclusione automatica dalle procedure di assegnazione, invece, rimane in piedi per chi abbia riportato condanne definitive, di primo grado o misure cautelari per reati che la prevedono (corruzione per esempio), ma non per chi per gli stessi abbia patteggiato ove possibile una pena, questo a causa di un mancato coordinamento con la riforma Cartabia che su questo punto ha creato buco.Alcuni aspetti del nuovo Codice Appalti avevano fatto discutere già in fase di approvazione, inducendo per esempio Libera a porre in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno, il problema di alcuni rischi e a chiedere correttivi in vista del testo definitivo che non sono intervenuti. Si poneva tra le altre cose il problema della «moltiplicazione di stazioni appaltanti poco qualificate e non in grado di comprare sul mercato a condizioni vantaggiose per la pubblica amministrazione. (…) un elemento di debolezza che si paga in termini di velocità delle procedure ed efficienza nella spesa del denaro pubblico. Inoltre, stazioni appaltanti poco qualificate e numerose sono meno controllabili, più fragili e potenzialmente più a rischio di fenomeni corruttivi e di infiltrazione mafiosa». A proposito del ricorso massiccio all’affidamento diretto, scriveva Libera, «rischia di porre in capo a dirigenti e responsabili delle stazioni appaltanti la scelta di come verificare la congruità sul mercato, favorendo peraltro relazioni con mondi criminali, mafiosi e con contesti e operatori locali in un’Italia degli 8 mila comuni di cui la maggior parte sotto i 5 mila abitanti. Occorre intervenire per favorire comparazione e ricerche di mercato, rotazioni e strumenti che evitino di ridurre imparzialità e trasparenza nella gestione di risorse pubbliche».  Ad avviso di Libera e degli operatori che ne hanno controfirmato l’appello, ci sono rischi anche nell’allargare l’appalto integrato, che già in passato – come ricordava Raffaele Cantone quand’era presidente Anac – aveva dato prove di effetti negativi sui costi e sulla qualità delle opere e dei servizi. Secondo Libera: «Senza alcuna delimitazione» si può finire per «consegnare la progettazione e realizzazione di opere a imprese, riducendo il ruolo della stazione appaltante a ente pagatore, con rischi di incremento di costi e possibili infiltrazioni mafiose».

E quanto all’esigenza «condivisibile» di semplificare i documenti di gara e l’istruttoria, la stessa: «Non può generare una condizione tale per cui si perde di fatto il controllo delle attività in subappalto, con riflessi pericolosi per quanto attiene potenziali infiltrazioni mafiose». Su questo aspetto però le mani erano legate dalle norme europee, anche se notoriamente è quello dei subappalti, specie se al massimo ribasso, uno dei notori fattori di rischio di infiltrazione mafiosa.

ANAC: “SEMPLIFICAZIONE NON A SCAPITO DI TRASPARENZA”

Il problema, hanno spiegato in questi giorni esperti come il presidente dell’Anac Giuseppe Busia, è soprattutto l’aver elevato le soglie di assegnazione senza gara anche per appalti non da poco, per esempio al di sopra del milione di euro: «Semplificazione e rapidità sono valori importanti», spiegava Busia nei giorni scorsi, «ma non possono andare a discapito di principi altrettanto importanti come trasparenza, controllabilità e libera concorrenza, che nel nuovo Codice non hanno trovato tutta l’attenzione necessaria, specie in una fase del Paese in cui stanno affluendo ingenti risorse europee».  FAMIGLIA CRISTIANA


CONFINDUSTRIA: Codice Appalti, Bonomi “Grossi rischi, non incide su problemi”

“Rinunciamo ai progetti inutili e ci concentriamo su ciò che si può realizzare e che serve”, ha detto il presidente di Confindustria “Ci sono dei grossi rischi. Da un lato molti enti possono decidere di assegnare i con- tratti solo alle grandi imprese per non esporsi a contestazioni, ma così si finisce per penalizzare le piccole e medie.
Dall`altro si aprono le porte alle decisioni discrezionali dei partiti e di chi premia gli amici degli amici. Un codice fatto così non incide sui problemi di produttività e trasparenza”. E’ il commento, i del presidente di Confindustria Carlo Bonomi al nuovi codice degli appalti, in un’intervsta al Corriere della Sera. Sul Pnrr “siamo a un bivio” afferma Bonomi. “O andiamo avanti rendicontando qualsiasi cosa e buttando via i soldi; oppure rinunciamo ai progetti inutili e ci concentriamo su ciò che si può realizzare e che serve. Si può immaginare un sistema tipo Industria 5.0, basato su crediti d`imposta, nel quale la stazione appaltante finale è l`industria privata. Quella che investe. Sarebbe una politica industriale con la persona al centro, dal green, al digitale, al lavoro, alla formazione. È il modello applicato da Joe Biden con l`Inflation Reduction Act”. QdS 31.3.2023

 

 

 

LA PROVINCIA 30.3.2023