Nino Amadore, giornalista scrittore antimafia

  

 

                                                   

Nino Amadore, 41 anni, messinese, vive a Palermo e lavora per il Dorso Sud de «Il Sole-24 Ore».                              

     

 

Edito da Laterza, in libreria

I SOVVERSIVI

 

La normalità è rivoluzionaria. “I sovversivi” è il nuovo libro di Nino Amadore, edito da Laterza.

 

Con il Festival della Fiducia abbiamo voluto dare un contributo per lo sviluppo di un nuovo modello sociale sostenibile e vicino alle persone. Storie, protagonisti, persone normali che ogni giorno alzano il PIL della dignità nel nostro Paese, insieme per una provocazione politica e per un’alleanza strategica verso il welfare della responsabilità sociale. Nino Amadore, giornalista esperto e militante appassionato di un altro modello di Mezzogiorno pubblica il suo nuovo libro, noi lo presenteremo presto in diverse città italiane e lo abbiamo letto in anteprima e ci è piaciuto molto. 

 


Alessandro de Lisi

 

Pedagogia della resistenza civile in un Mezzogiorno stremato. Il nuovo libro di Nino Amadore

“I sovversivi. In terra di mafia la normalità è rivoluzione”Intervistiamo a Palermo Nino Amadore: una delle firme prestigiose  de “Il Sole 24 Ore”. Autore de “La zona grigia. Professionisti al servizio della mafia” (La Zisa, 2007), per Einaudi ha pubblicato, con Serena Uccello, “L’isola civile. Le aziende siciliane contro la mafia” (2009) e successivamente “La Calabria sottosopra” (Rubettino 2010), mettendo a fuoco le complessità di una questione meridionale ancor prima che calabrese. Ci parla di un sistema compromesso che rischia di sfuggirci di ma

 

Una governance col freno a mano tirato. Una classe di professionisti a volte collusa, miope, dai piedi d’argilla, che non riesce a fronteggiare l’ordinaria amministrazione, figuriamoci l’emergenza ‘ndrangheta, Csa nostra. Amadore condivide con noi la sua esperienza umana e giornalistica, raccontandoci della sua passione di cronista e studente di Scienze Politiche, delle lotte alle elezioni d’Ateneo a Messina, così come di quella volta che intervistò Salvuccio Riina, il figlio di Totò che difendeva il padre e parlava male dei giornalisti. Sostenitore dell’impegno civile dei tanti attori sociali che sui territori si spendono per dare dignità e voce a storie sommerse di ingiustizia quotidiana, Amadore invita a sognare, affinché nessuno voglia imbeccarci sul fatto che il parassitismo mafioso, la rendita sporca del malaffare, la logica bieca dei raggiri, sia scambiata per la vita vera. Bisogna avere fiducia e ripartire da ciò che di buono c’è. “Reggio Calabria è bellissima – ci dice – a guardarla ci si chiede come sia possibile che non riesca a liberarsi dai suoi mali. Bisogna contrastare il malaffare sul piano finanziario e contribuire a creare un’economia nuova, sostenibile, anche con l’aiuto delle banche. La Calabria deve ripartire dai suoi tramonti – incalza il giornalista – dalla sua identità, dal suo tessuto buono, dal turismo, facendo rete e mettendo insieme le forze sane, anche con progetti rivoluzionari d’impresa sociale>>.

Lui, profondo conoscitore della criminalità organizzata, oltre che di economia e politica, contribuisce a creare un’etica della bellezza ed una pedagogia della resistenza civile, attraverso la conoscenza, la cronaca, la denuncia, e lo fa anche grazie alla sua testimonianza, al suo nuovo libro. Difatti il prossimo 3 ottobre arriverà nelle librerie I sovversivi. In terra di mafia la normalità è rivoluzione.

Come inizia il libro?

<<Con la storia di Valeria Grasso, un’imprenditrice di Palermo, testimone di giustizia. Lavorava nel campo del fitness gestendo due palestre, che ricadevano proprio nel territorio controllato dalla famiglia di San Lorenzo, prima dalla famiglia Madonia e poi da quella dei Lo Piccolo. Ben presto gli angeli custodi si trasformarono in estortori, e da qui l’inizio del calvario umano e processuale. I testimoni hanno fatto una scelta e quella non prevede un ritorno. Oggi Valeria combatte per dare un minimo di serenità ai suoi figli. Questo è il prologo che da avvio a tutte le altre storie>>.

Il libro come si sviluppa? Ci sono argomenti ricorrenti?

<<Ci sono dei macrotemi: imprese, professionisti ed ordini, chiesa, scuola, librerie.  Sulla scuola penso che  questa dovrebbe avere un esercito di professori motivati. Si pensi alla Scuola Giovanni Falcone allo Zen, ragazzi senza cibo, libri, energia. A che serve fare antimafia, soprattutto quella autoreferenziale, da spilletta, se poi questa scuola è così?! Sempre parlando di cultura, le librerie va detto che diventano luoghi di incontro e ritrovo per tutti coloro che non si rassegnano. Perché in terra di mafia anche un libro, perfino un libro, può diventare simbolo di ribellione alla subalternità e alla rassegnazione>>.

Dedica delle pagine alla Chiesa, cosa mette a fuoco?

<<Scrivo delle feste patronali, delle presenze di potere, del controllo del territorio anche con l’espediente delle processioni e del Santo e storie positive come quella avvenuta nella chiesa del Santissimo Crocifisso di Siculiana, ad Agrigento: era già  tutto pronto per i funerali di Giuseppe Lo Mascolo, ultrasettantenne deceduto due giorni prima a causa di un ictus. Il parroco don Leopoldo Argento però fermò la funzione: niente esequie per Lo Mascolo, ma soltanto una preghiera e la benedizione della salma. Il motivo? Lo Mascolo era considerato il nuovo boss mafioso di Siculiana. La storica scelta fu di monsignor Francesco Montenegro, Arcivescovo di Agrigento e presidente della commissione episcopale della Cei, che vietando le esequie religiose per un boss mafioso ha di fatto creato un importante precedente>>.

Richiama alla responsabilità gli ordini professionali?

<<Invito alla riflessione. Emblematico il caso dell’avvocato milanese Paolo Sciumé, coinvolto in un’inchiesta per riciclaggio. Gli ordini professionali possono fare molto, ma se ne fregano. La sfida a fare chiarezza viene esclusa, ma la coscienza ha un peso nella vita di ognuno di noi. >>.

La magistratura è nell’occhio del ciclone negli ultimi tempi, lei in che veste la rappresenta ne I Sovversivi?

<<Mi colpì tempo fa la macchina del fango addosso a Fabio Regolo, giudice della sezione fallimentare del Tribunale di Vibo Valentia. Roberto Lucisano, presidente dello stesso Tribunale, ne evidenziò in un comunicato lo straordinario spirito di sacrificio e totale dedizione al lavoro. Assolto pienamente dal Consiglio superiore della magistratura  ma calunniato. Qualcuno fece trapelare la notizia di incarichi affidati dal magistrato allo stesso fratello. Regolo è finito nel tritacarne di un sistema professionistico marcio. Pochi sanno che proprio il settore fallimentare genera uno dei mercati più ricchi, quello delle vendite e non solo>>.

Che messaggio vuole lanciare con I Sovversivi?

<<Le organizzazioni sono presenti dappertutto. Voglio raccontare in controluce, attraverso le storie di persone che si battono per una vita normale, le difficoltà che si incontrano. Ci troviamo di fronte ad un paradigma di regole infrante, ad una destrutturazione di norme che si interpretano e si rompono, non avendo così più un senso. Bisogna combattere una cultura deviata, quella secondo cui non vale la pena di battersi per qualcosa>>.

 

 

 
       
        

psf.Calabria sottosopra

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