A Brescia con FIREWALL 25.9.2012

Programma e news

 ps

FARE MURO CONTRO LE INFILTRAZIONI MAFIOSE. MARTEDÌ 25 UN CONVEGNO ALLA CISL

Con la parola firewall – che letteralmente significa muro tagliafuoco – si definisce un sistema di protezione che mette al riparo i nostri computer dai virus informatici. Postali (Slp) e bancari (Fiba) della Cisl ha scelto il concetto di firewall per una serie di iniziative in Lombardia che intendono riflettere e far riflettere sulle infiltrazioni mafiose nell’economia della nostra regione.

“Firewall: responsabilità e conoscenza contro il virus delle mafie” è titolo del percorso messo a punto da Slp e Fiba Cisl, in collaborazione con il “Progetto San Francesco – Centro studi sociali contro le mafie“.

A Brescia, nell’Auditorium della Cisl in via Altipiano d’Asiago, martedì 25 settembre è in programma un convegno che partendo dalle misure legislative contro il riciclaggio di denaro frutto ai attività malavitose farà il punto sulla lotta all’infiltrazione mafiosa al Nord Italia. Un virus che si combatte con gli strumenti legislativi ma anche attraverso la creazione di strumenti sociali in grado di leggere e aggredire il fenomeno.

Relatori del convegno, che avrà inizio alle ore 17, saranno Mario Capocci, del Coordinamento quadri direttivi Fiba nazionale, e Alessandro De Lisi, direttore del Centro studi sociali contro le mafie – Progetto San Francesco.

www.cislbrescia.it

 

La mafia dentro casa. Brescia e il ricatto dei clan della malavita organizzata

 Dal convegno su “antiriciclaggio e lotta alla mafia” che si è tenuto ieri pomeriggio alla Cisl arriva un grido d’allarme sul livello di infiltrazione della criminalità organizzata nel nostro territorio, ma anche un appello perché Brescia reagisca con un “manifesto della responsabilità sociale”, un patto tra lavoratori e istituzioni per alzare la soglia di attenzione e reagire concretamente ad una minaccia sempre più diffusa. Del convegno riferisce questa mattina il quotidiano Bresciaoggi con un articolo particolarmente incisivo.

Garda, un imprenditore su tre ricattato dai clan

«Un imprenditore su tre nella zona del Garda è ricattato dai clan. La penetrazione della criminalità organizzata nella provincia di Brescia, in particolare sul Benaco, è a uno stadio molto avanzato». La gravissima denuncia viene da Alessandro De Lisi, direttore generale del Centro studi contro le mafie «Progetto San Francesco», ex ufficiale dei carabinieri, ieri al tavolo dei relatori in un incontro organizzato nella sede di via Altipiani d´Asiago dalle categorie dei postali e dei bancari della Cisl.

«Oggi – spiega De Lisi – obiettivo della criminalità è acquisire consenso sociale, crearsi un´immagine rispettabile per infilarsi in una zona in profondità. Lo fa prestando soldi a tassi normali agli imprenditori in difficoltà, soprattutto dei settori a basso profilo tecnologico e culturale. Questi diventano sottomessi e coprono con la loro persona conosciuta, col bel cognome e con l´accento locale gli interessi sporchi. Magari possono diventare assessori e dettare regole, ma in nome di chi li tiene per il collo».

Su questo stanno lavorando i carabinieri e la Guardia di finanza, contro questo lotta il progetto San Francesco e devono lottare i lavoratori, secondo il sindacato. In prima linea i bancari, i postali, gli edili, gli agroalimentari. «Dobbiamo lanciare un manifesto bresciano della responsabilità sociale. La coesione tra i lavoratori e tra le istituzioni deve innalzare il livello della lotta. Immediatamente vanno introdotte la patente a punti per le costruzioni, il rating della legalità e i fidi sociali nel credito», proclama De Lisi. «E al governo Monti – aggiunge – dobbiamo chiedere che il 35 per cento del capitale confiscato in un territorio gli sia restituito tramite un fondo per l´occupazione e per lo sviluppo delle imprese».

Con il progetto San Francesco, Slp e Fiba hanno lanciato a Brescia «Firewall», serie di iniziative regionali contro il virus delle infiltrazioni criminose. L´incontro di ieri era una tappa. Al tavolo con De Lisi c´era Mario Capocci del Coordinamento nazionale quadri direttivi Fiba, che ha incitato i lavoratori di banche e uffici postali a una grande attenzione, per motivi sia etici sia personali. Con la legge europea recepita, i dipendenti che non segnalano alla «funzione antiriciclaggio» (che ogni azienda deve avere) le anomalie e i comportamenti chiaramente sospetti, finiscono nei guai, con condanne oltre i tre anni e sanzioni da centinaia di migliaia di euro.

Gli esempi portati hanno afflitto la platea. Un bancario multato di 611mila euro per avere versato in contanti 11 milioni in 5 anni a un impresario, fidandosi della committenza regionale; uno licenziato per avere permesso a un professionista il giochino dei due conti, dello studio e della madre novantenne: su uno gli assegni, sull´altro i contanti.

«State attenti – ha avvertito l´oratore -, perché alla banca non interessa che siano colpiti coloro che comunque portano soldi; poi però, in caso di indagini, prenderà le distanze. Siete tra due fuochi, ma la legalità conviene sempre. Dovete osservare puntualmente la normativa, la tracciabilità è un vero colpo per chi vuole ripulire il denaro sporco». L´invito è stato quello di abbandonare «la sindrome della lupara»: «Il delinquente non è quello con la coppola e il fucile in spalla, oggi il vero problema non è impedire al mafioso di arrivare allo sportello, cosa che non gli interessa (ha altri canali), ma impedire la gestione in nero delle risorse, brodo primordiale per la vita di Cosa nostra».

MA. BI.

Bresciaoggi – mercoledì 26 settembre 2012