221 sono i comuni sciolti per mafia in tutta la penisola italiana, 53 sono calabresi.
21.10.2012 – Liberainformazione – L’ultimo in ordine di tempo è proprio il primo capoluogo di provincia dopo duecento enti comunali in tutta la penisola sciolti per infiltrazioni mafiose, ossia Reggio Calabria, preceduto di alcuni mesi da Platì, Bova Marina e Bagaladi in provincia e da Mileto in provincia di Vibo Valentia. E sono infatti la regione Calabria e la regione Sicilia, al seguito della Campania maglia nera, a guidare la triste classifica per numero di enti dichiarati infiltrati dal malaffare mafioso in cui vi sono anche la Basilicata, il Lazio, il Piemonte (fu Bardonecchia in provincia di Torino, il primo comune sciolto per mafia al Nord ma già nel 1995) e la new entry la Liguria già con il triste e recente primato di due enti sciolti nella stessa regione del Nord, ossia Bordighera, Ventimiglia, in provincia di Imperia.
Secondo la banca dati di Legautonomie Calabria, agli enti locali si aggiungono anche l’Azienda sanitaria locale di Locri e le Aziende sanitarie provinciali di Reggio Calabria e Vibo Valentia. Ma la Calabria non ha solo il primato del primo capoluogo di provincia sciolto ma anche quello del primo Comune sciolto, quale Taurianova, nella sua provincia e per altro sciolto due volte e adesso ancora sotto la lente di una nuova commissione di Accesso.
Altro primato è quello relativo al comune di Bovalino che, unitamente a quello di Limbadi nel vibonese, è stato sciolto per cattiva gestione quando ancora la legge sulle infiltrazioni non era in vigore ed i comuni si scioglievano solo per ipotesi di gestione incoerente con la Carta Costituzionale. Ciò avvenne a Bovalino nel 1961, ma clamoroso fu il caso di Limbadi dove a vincere le elezioni nel 1983 era stato il candidato latitante, il capobastone Francesco Mancuso . Si rivelò allora necessario l’intervento personale del capo dello Stato Sandro Pertini per risolvere la vicenda.
Storicamente è dunque Limbadi il primo comune sciolto per mafia e si trova in Calabria. Ai tempi di Bovalino, c’è da dire, che la parola mafia, seppur abbarbicata e radicata nel territorio calabrese, ancora non aveva cittadinanza negli atti parlamentari dunque si fece ricorso ai poteri di richiesta del prefetto al ministro dell’Interno per scioglierne l’amministrazione per cattiva gestione.
Una parentesi di commissariamento e di scioglimento, seppur per motivazioni diverse, non è inoltre nuova sulla riva calabrese dello Stretto. Erano i tempi del sindaco democristiano Agatino Licandro, dimessosi dopo due anni di mandato nel 1992 dopo il coinvolgimento suo (arrestato e poi assolto) della sua Giunta in un’inchiesta giudiziaria per abuso amministrativo. Seguì il sindaco Francesco Gangemi per sole tre settimane prima dello scioglimento e di un commissariamento di sette mesi prima dell’elezione di Giuseppe Reale anche lui nelle fila della Democrazia Cristiana, nel marzo del 1993. Avrebbe governato per alcuni mesi prima delle dimissioni e dell’elezione, tra le file dei Democratici di Sinistra, di Italo Falcomatà. Lo scioglimento abbattutosi adesso a Reggio Calabria ha, tuttavia, una connotazione diversa e mentre si attendono nuove sul fronte ricorso al Tar Lazio, anche da questo punto di vista la storia dei comuni sciolti in Calabria e nel reggino riserva informazioni degne di nota. Vi sono infatti i casi di vittoria del ricorso e, dunque, di annullamento nei comuni di Africo e Monasterace nel reggino, Amantea nel cosentino, Botricello nel catanzarese e Strongoli nel crotonese. Pendenti i ricorsi presentati dai comuni di Bagaladi (RC) e Mileto (VV).
*Africo, Amantea, Bagaladi; Borgia; Botricello; Bova Marina; Briatico; Calanna; Camini; Careri; Ciro’; Condofuti; Corigliano Calabro; Cosoleto; Delianuova; Fabrizia; Gioia Tauro; Guardavalle; Isca sullo Ionio; Isola di Capo Rizzuto; Lamezia Terme; Limbadi (prima della L.221); Marcedusa; Marina di Gioiosa Ionica; Melito Porto Salvo; Mileto; Molochio; Monasterace; Mongiana; Nardodipace; Nicotera; Parghelia; Plati’; Rizziconi; Roccaforte del Greco; Roghudi; Rosarno; Samo; San Ferdinando; Santo Stefano in Aspromonte; San Gregorio d’Ippona; San Luca; San Procopio, Sant’Andrea Apostolo dello Ionio (reintegrati); Sant’Ilario dello Jonio; Sant’Onofrio; Seminara; Sinopoli; Soriano Calabro; Stefanaconi; Strongoli; Tauranova.