Il 15 ottobre 2011 hanno presentato a Palermo il Manifesto per la legalità e contro la mafia.
di Lionello Mancini
Sono partiti in mille come altri impavidi 152 anni fa. Il 15 ottobre 2011 hanno presentato a Palermo il Manifesto per la legalità e contro la mafia. Oggi sono già 1.490 i professionisti che, armati di partita Iva o busta paga, senso civico e coraggio, hanno sottoscritto quel Manifesto (www.professionistiliberi.org) che impegna, tra l’altro, a «respingere e denunciare qualsiasi forma di pressione o imposizione mafiosa tesa a condizionare l’attività e autonomia professionale»; a «denunciare ogni intimidazione o imposizione mafiosa di cui si venga a conoscenza»; «a prestare la massima collaborazione per la prevenzione dell’uso del sistema finanziario a scopo di riciclaggio», fino a «spingere i committenti, qualora fossero taglieggiati, a denunciare gli estorsori».
Diciamolo: non è poco, in questi tempi in cui una modesta legge anticorruzione passa solo a colpi di fiducia; in cui le inchieste svelano voti comprati e pezzi di politica ceduti alle mafie. Davvero non è poco “metterci la faccia” nella più classica e anglosassone modalità, dell’adesione volontaria a severi principi deontologici su un pubblico elenco dal quale si verrà pubblicamente cancellati se quei principi saranno violati. Niente evocazioni di reati, procure, attese di condanna in Cassazione: solo un normale, civile ritorno al funzionamento degli Albi.
Proprio tra i professionisti viene spesso rilevata dalle inchieste la tentazione di mettere al servizio della mafia competenze senza le quali i boss andrebbero poco lontano. Lo ripete senza troppi giri di parole lo stesso presidente dei ProfessionistiLiberi, l’architetto Emanuele Nicosia: «Non abbiamo la sindrome di Torquemada, non vogliamo fare gli sceriffi o i giustizialisti. Vogliamo tirare fuori la testa dalla sabbia e accendere i fari su quella zona grigia in cui troppo spesso si annidano le relazioni più malsane tra mondo della criminalità e mondo delle professioni».
Il linguaggio diretto che caratterizza la compagine (ancora molto palermitana, ma in netta fase di espansione) ha suscitato qualche protesta, come quella degli avvocati del capoluogo siciliano, sulla quale tuttavia è stato avviato un confronto e «un dialogo costruttivo», come spiega Nicosia. In particolare, è stata concordata la revisione di alcuni punti del manifesto dei Professionisti Liberi su cui l’Ordine degli avvocati aveva preso posizione, perché fonte di possibili interpretazioni in contrasto con il codice deontologico forense, ma anche per il rischio di creare liste e divisioni all’interno della categoria.
Non mancano, sul sito dei ProfessionistiLiberi anche critiche a singoli professionisti. Non attacchi sommari – si legge sul sito – ma la sola denuncia, con assoluta precisione, di casi di condannati in via definitiva, ancora iscritti agli Albi. E anche segnalazioni di buone pratiche, come nel caso dell’espulsione dall’Ordine degli ingegneri di un iscritto coinvolto in un giro di mazzette ai politici.
Ironici e leggeri nella comunicazione, molto seri negli obiettivi, i ProfessionistiLiberi hanno così inaugurato la loro stagione di svolta, ci si augura proficua come lo è stata quella avviata nel 2007 da Confindustria Sicilia.
Sole 24 Ore 22.10.2012