Di Lionello Mancini
di Lionello Mancini
Sapete quante sono le aziende produttrici di calcestruzzo garantite dalle white list? Tre. Due le troviamo a Milano (Expo 2015) e una all’Aquila (ricostruzione). Poi ce ne sono altre 18 in attesa di ammissione per la ricostruzione post-terremoto dell’Emilia. Naturalmente questi numeri dicono soltanto della scarsa attrazione esercitata dalle white list, non certo del numero dei produttori perbene attivi nel Paese.
Però, se il calcestruzzo è considerato come un canale primario di inquinamento (fiscale, legale, mafioso) in edilizia, cifre così grame restano un problema.
Sono tanti gli aspetti connessi alla produzione del calcestruzzo (impianti e macchinari, ricette di preparazione, apporto di cemento, provenienza degli inerti) e alla sua fornitura (trasporto, messa in opera, campionatura, analisi di laboratorio). Quello che possiamo fare qui è segnalare come anche su questo anello così debole della filiera, qualcosa si stia muovendo.
Prendiamo l’Osservatorio sul calcestruzzo e calcestruzzo armato (www.osservatorioca.it) nato il 21 luglio dello scorso anno con lo scopo di far luce sulle «zone d’ombra significative esistenti nella filiera che va dalla normazione alla progettazione, all’impiego, originate dalla mancanza di adeguate forme di controllo e di un regime sanzionatorio efficace». Queste parole, che azzerano ogni possibile diversivo sul tema, sono state pronunciate dal past presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, Francesco Karrer, alla presentazione del nuovo organismo.
Nel consiglio direttivo dell’Osservatorio siedono i rappresentanti di quattro ministeri (Interno, Lavoro, Sviluppo e Infrastrutture), della Direzione nazionale antimafia, del Consiglio superiore lavori pubblici, e poi Vigili del fuoco, Capitanerie di porto, Guardia di finanza. Dunque il monitoraggio «sull’applicazione normativa, le dinamiche del mercato, la regolarità legislativa, i rischi di inquinamento criminale» non poteva restare a lungo un esercizio di scuola. Tanto che, dopo i primi controlli, l’Osservatorio ha adottato due semplici decisioni. Primo: saranno pubblicate le risultanze del monitoraggio, come le irregolarità riscontrate negli impianti, le modalità opache di certificazione, quando non la falsificazione dei certificati di laboratorio (tutti elementi già riscontrati); secondo: di certe scoperte saranno investiti direttamente organi investigativi e procure della Repubblica. Nell’ultima riunione dell’organismo (giugno 2012), allargato a 34 sigle associative e sindacali del settore, è stato tratto un primo bilancio e pianificata una «campagna di sorveglianza sull’operato dei laboratori di prove sui materiali di costruzione e di prove geotecniche», da condurre attraverso «visite ispettive senza preavviso, su un campione casuale distribuito sul territorio nazionale e per i diversi settori di attività».
E le novità sul calcestruzzo osservato speciale non sono finite. Ne accenniamo due, su cui torneremo. Diversi attori (imprese, sindacati, tecnici pubblici) stanno lavorando a nuovi software per rendere trasparente e non manipolabile la filiera produttiva e il fatto che diverse segnalazioni all’Osservatorio provengono da Atecap, l’associazione di categoria delle aziende di settore
Sole 24 Ore – 17.12.2012
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