L’avanguardia che crede nella reputazione

Di Lionello Mancini

 

La prima richiesta di ammissione al rating di legalità arriva dalla Calabria. Il che aumenta il valore di questa attenzione aperta, senza timori, ai nuovi strumenti che premiano l’orgoglio della normalità. La domanda è stata inviata appena una settimana dopo la pubblicazione del formulario sul sito dell’Autorità: altro segno di un atteggiamento proattivo, non attendista.

Il formulario è molto semplice, 12 cartelle in tutto.

Nella prima parte raccoglie le autodichiarazioni sul possesso dei requisiti minimi necessari all’assegnazione della prima stelletta; le ultime tre cartelle – la sezione C – sono invece dedicate all’elenco dei plus che consentono a un’azienda di aumentare la qualità del rating fino al massimo delle tre stellette: rispetto dei contenuti del protocollo di legalità Confindustria-Viminale; tracciabilità per somme inferiori a quelle indicate dalla legge; auto-controlli (anche in outsourcing) di conformità ai dettami della legge 231; adozione di processi, obiettivi e forme di responsabilità sociale; iscrizione a una white list; adesione ai codici etici dell’associazione di categoria; denunce di reati commessi ai danni della società, dell’imprenditore, di suoi collaboratori o familiari. Una volta riempito, il formulario (www.agcm.it/rating-di-legalita/6323-formulario-rating-di-legalita.html) va restituito per via informatica e certificata alla direzione Rating, nata per gestire il nuovo prodotto.

Le richieste finora protocollate dall’Authority sono una decina, tre provengono da regioni del nord, le altre sono arrivate da realtà dislocate a sud di Roma (isole comprese). Le società sono ripartite più o meno a metà tra Spa e Srl, le loro dimensioni sono medio-piccole (il fatturato più alto non arriva a 15 milioni), i settori di attività vanno dal commercio, ai servizi, all’industria in senso stretto. Nota dolente: per la completa applicazione della legge 62/2012 mancano ancora i due decreti ministeriali di Economia e Sviluppo, che stabiliscono i “premi in palio” (accesso facilitato al credito, vantaggi nei finanziamenti pubblici) dando così senso compiuto all’intera operazione.

È però possibile proporre almeno tre riflessioni sul fenomeno che si sta delineando:

1) l’intrinseco valore reputazionale delle stellette, che certificano la correttezza di un’impresa, con una progressione legata agli obiettivi da questa raggiunti, supera di gran lunga l’attribuzione dei “premi in palio”;

2) il formulario elaborato dall’Antitrust rappresenta la più aggiornata summa delle migliori pratiche finora adottate dalle imprese in ordine sparso, nel tempo, in vari contesti, con buona volontà e molti sacrifici. E oggi, finalmente, con la possibilità di essere riconosciute e premiate;

3) le verifiche cui si sottopongono gli aspiranti al rating e alle white list, sta selezionando un gruppo d’avanguardia di aziende affidabili, il cui allargamento sarà direttamente proporzionale ai vantaggi e alla convenienza che Stato e mercato offriranno loro. Se lo sforzo attuale dovesse restare confinato alla fase dei costi e dell’impegno supplementare, non passerà molto tempo (quello del rinnovo della certificazione) prima di vedere il drappello assottigliarsi anziché trasformarsi nell’esercito auspicato.

 

Sole 24 Ore 4.2.2013

Editoriali precedenti