Fortunati i Paesi in cui l’indagato se ne va da solo

 

Di Lionello Mancini

 

 

 

di Lionello Mancini

Berlino, febbraio 2013. Annette Schavan, 57 anni, dal 2005 ministro dell’Istruzione, si dimette dall’incarico perché accusata di aver copiato la tesi di dottorato. «Lascio per rispetto all’incarico istituzionale, ma farò ricorso contro l’università».

Londra, maggio 2010. Il Daily Telegraph, rivela che David Laws, primo segretario al Tesoro del governo Cameron, ha ottenuto per otto anni il rimborso per affittare alcune stanze di proprietà del suo compagno. Laws si scusa e promette di restituire le 47mila sterline, ma poi lascia: «Non so come potrei continuare nel mio lavoro sul bilancio e il controllo della spesa pubblica dopo queste rivelazioni».

Londra, gennaio 2008. Peter Hain, ministro del Lavoro, si dimette per la mancata dichiarazione di 103mila sterline in donazioni ricevute durante la campagna elettorale per diventare vicesegretario laburista nel 2007.

Atene, ottobre 2008. Teodoro Roussopoulos, portavoce del Governo greco, si dimette non appena s’insedia una commissione d’inchiesta sullo scandalo immobiliare che coinvolgerebbe monaci del Monte Athos ed esponenti della maggioranza. L’opposizione accusa Roussopoulos di essere «l’istigatore morale» dello scandalo; lui nega, ma lascia l’incarico per «non pesare sull’attività del Governo».

Lima, ottobre 2008. Il premier peruviano Jorge del Castillo si dimette per lo scandalo della concessione di aree di prospezione petrolifera alla norvegese Discover Petroleum. Il caso di corruzione aveva già portato alle dimissioni del ministro dell’Energia, Juan Valdivia, e del presidente di Petro-Peru, Cesar Gutierrez.

Stoccolma, ottobre 2006. Si dimette la responsabile della Cultura svedese, Cecilia Stego Chilo. La stampa aveva rivelato che Chilo non pagava da 16 anni il canone tv (200 euro l’anno) e retribuiva in nero la baby sitter. A distanza di tre giorni, per ragioni analoghe, lascia anche Maria Borelius, ministro del Commercio.

Parigi, febbraio 2005. Hervé Gaymard, ministro dell’Economia, finanze e dell’industria francese, si dimette. È emerso che lo Stato pagava 14mila euro al mese per farlo abitare gratuitamente in un appartamento di 600e  metri quadri agli Champs-Elysées.

Abbiamo volutamente escluso l’Italia dagli esempi – che potrebbero continuare, restando all’estero – anche se al lettore non sarà difficile cogliere qualche lieve differenza tra l’aria che si respira altrove e la nebbia in cui è immerso il nostro Paese. Anche se, sempre la settimana scorsa, da Milano è giunto un segnale prezioso e fortissimo proprio da un uomo politico: il consigliere regionale Umberto Ambrosoli – figlio di Giorgio, ucciso da un sicario mafioso nel 1979 – che ha silenziosamente lasciato l’aula in cui si rendeva omaggio ad Andreotti, che aveva pubblicamente insultato il padre con un «se l’era cercata”

Sole 24 Ore  13 maggio 2013

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