Emergenza profughi: le proposte PSF e CARITAS

 In foto Flavio Bogani (Mensa Solidale Sant’Eusebio), Benedetto Madonia (PSF), Roberto Bernasconi (Caritas Como),  Patrizia Maesani (Mensa Solidale  Sant’Eusebio

TG Rai Lombardia e altre news

 

L’emergenza che stiamo vivendo a Como deve essere affrontata attraverso una soluzione definitiva per non arrivare al collasso. La città di Como con i suoi cittadini, i volontari, le associazioni religiose e laiche, i sindacati, le donne e gli uomini delle forze di polizia, medici e paramedici, gli studenti, le Istituzioni e tutto il tessuto responsabile del territorio lariano si sono prodigati per una accoglienza decorosa e rispettosa della persona umana, per quanto possibile: ma fino a quando si riuscirà? La società civile non solo ha reagito con concreti gesti di solidarietà ma ha iniziato a prendere maggior coscienza del fenomeno dei richiedenti asilo ed ha percepito che esso è frutto, nelle forme e nei modi visti in questo mese di agosto, anche di una normativa anacronistica e divisiva. Sappiamo con certezza che questi profughi non vogliono assolutamente fermarsi in Italia ma emigrare verso la Svizzera, la Francia, la Germania o in qualche paese del Nord Europa, perché hanno genitori, fratelli, parenti e amici con cui vorrebbero condividere la lontananza dalla loro terra ricomponendo una vita affettiva in paesi che vivono in pace. Dopo mesi di viaggi, attraversando savane, deserti e mare, approdano per miracolo del buon Dio a Lampedusa, ad Agrigento, in Calabria o in una delle tante spiagge italiane, oppure ricevono soccorso in mare dalle navi della nostra Guardia Costiera e della Marina Militare. Vengono accolti, nutriti, curati e identificati. E’ in questo momento che inizia il dramma della richiesta di asilo politico, costretti a chiederlo in Italia anche se non vogliono rimanerci, ma questo non è possibile perché per il Trattato di Dublino la competenza è del primo Stato che li accoglie: lo straniero che decide di lasciare lo Stato e recarsi in un altro Stato dell’Unione Europea viene rimandato allo Stato che per primo lo ha identificato. Chiediamo che l’Italia come Stato dell’Unione venga considerata a tutti gli effetti Territorio Europeo e che il cittadino straniero approdato e identificato in Italia o in un altro Stato possa presentare istanza per il riconoscimento dello status di rifugiato politico in un paese dell’Unione Europea di sua scelta, motivando tale preferenza. Il Trattato di Dublino non è un totem intoccabile e la storia recente ce lo insegna. Il  24 agosto 2015  la Germania ha deciso di sospendere il Trattato in relazione all’accoglienza dei profughi siriani esaminando direttamente le istanze di asilo politico. Chiediamo pertanto la modifica al Trattato di Dublino o in subordine la sospensione dello stesso per 5 anni, al fine di consentire di sperimentare questa diversa procedura d’asilo. L’Europa così minata dagli ultimi eventi potrebbe riconoscersi più unita, perché senza un obiettivo ed un’azione comune si continuerà solo a vivere di emergenza.

           

In foto Benedetto Madonia Presidente Progetto San Francesco e Roberto Bernasconi, Direttore Caritas Como

 

Cos’é il TRATTATO di DUBLINO