PAOLO BORSELLINO: dagli anni Ottanta nel mirino di Cosa Nostra

   

 

 

(…) dal fatto che alla decisione dell’omicidio Borsellino, il cui intento datava al 1980, dopo la strage di Capaci, un’indubbia accelerazione, tanto che il mandato di uccidere Calogero Mannino, conferito a Giovanni Brusca, venne sospeso per dare corso a questo delitto. Che il Riina, apparso a molti preso da frenesia, al riguardo aveva parlato “di impegni presi da fare subito “ che si era assunto in proprio la responsabilità, che anche gli atti di esecuzione aveva o risentito della fretta (furto all’ultimo minuto della 126). Fonte: Corte di Cassazione 17.1.2003

(…) Diversi tra i collaboranti escussi hanno confermato che il dott. BORSELLINO era da tempo nel mirino di Cosa Nostra. In particolare BRUSCA Giovanni ha dichiarato che la deliberazione originaria dell’omicidio risaliva agli anni Ottanta, come quella relativa al dott. FALCONE, per la riscontrata incorruttibilità del magistrato, intransigente ed impermeabile ad ogni condizionamento. Lo studio delle abitudini dell’allora Procuratore di Marsala al DI MAGGIO, al tempo reggente il mandamento di S. Giuseppe Jato, recatosi appositamente a Marina Longa.  Lo stesso SIINO Angelo ha confermato di avere constatato tale volontà in capo a diversi componenti di Cosa Nostra tra cui il LIPARI Pino, nonché di avere ricevuto una visita a Marina Longa – dove lui stesso dimorava talvolta intrattenendo normali rapporti di vicinato con lo stesso dott. BORSELLINO – da parte del DI MAGGIO, verosimilmente connessa al controllo dei movimenti del Magistrato.  SIINO ha aggiunto poi che la eliminazione in quegli anni non era avvenuta per l’opposizione dei marsalesi che avevano lasciato trapelare la notizia con conseguenti irrigidimenti delle misure di protezione.  Fonte: Corte d’Assise d’Appello Caltanissetta

BRUSCA Giovanni: figlio di Bernardo BRUSCA, capo mandamento di San Giuseppe Jato dal 1982-83 è una delle figure di maggior spicco tra coloro che hanno intrapreso la collaborazione con l’Autorità Giudiziaria. Ha mostrato il livello conoscitivo più elevato fornendo un contributo essenziale in relazione alla fase ideativa e deliberativa della strage. Ha assunto la guida del mandamento in qualità di reggente del padre, subentrando nel 1989 a DI MAGGIO Baldassarre.  La sua collaborazione iniziata in un primo tempo solo riservatamente, come precisato dal capo della squadra mobile di Palermo dott. Luigi Savina (esame del 22-4-99) subito dopo l’arresto del 20-5-1996 è stata originata anche dall’aver scoperto il progetto del RIINA di eliminarlo, unitamente a MADONIA Salvatore, figlio di Francesco, per avere i due gestito autonomamente nel trapanese un traffico di droga, senza la preventiva autorizzazione dei vertici. Tale elemento, del quale il BRUSCA era venuto a conoscenza per le rivelazioni del CANCEMI, aveva messo in crisi la fiducia da sempre avuta nei rapporti interni a Cosa Nostra ed in particolare nel vincolo di vecchia data tra il RIINA – che era stato suo padrino per l’affiliazione – ed il padre Bernardo.  Ai primordi di tale collaborazione, risalgono le confessioni dei delitti Chinnici, Russo, FALCONE e della strage della Circonvallazione, quando ancora non vi erano elementi a suo carico per quei delitti. In questa sede sono stati disposti, ex art. 603 cpp, il nuovo esame e il confronto con CANCEMI Salvatore allo scopo di risalire alla effettiva riunione della commissione provinciale nel corso della quale il progetto omicidiario nei confronti del dott. BORSELLINO programmato da lungo tempo aveva assunto i suoi contorni definitivi.   Fonte: Corte d’Assise d’Appello Caltanissetta

 

 

A cura  di Claudio Ramaccini Resp. Ufficio Stampa e Comunicazione Centro Studi Sociali contro le mafie – Progetto San Francesco