PIENA FIDUCIA IN GABRIELE PACI E DIFFIDA A VINCENZO CALCARA

 

 

Giuseppe Ciminnisi (Familiari Vittime di mafia): Solidarietà al Magistrato Gabriele Paci e alla famiglia Borsellino“  A nome mio e dei familiari di vittime innocenti di mafia che rappresento, esprimo sdegno per le accuse mosse dall’ex pentito Vincenzo Calcara al pm Gabriele Paci, attualmente impegnato a Caltanissetta nel processo che vede imputato il latitante Matteo Messina Denaro per le stragi del ’92. Accuse strumentali che Calcara ha utilizzato per scopi a noi poco chiari, rispetto le quali anche la famiglia del Giudice  Paolo Borsellino ha preso le distanze diffidando l’ex – e assai discusso – pentito, dal fare qualunque riferimento alla vedova e ai figli del giudice Borsellino a sostegno di qualunque sua iniziativa” Così dichiara Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei familiari di vittime innocenti di mafia dell’associazione ‘I cittadini contro le mafie e la corruzione’. Ciminnisi, nell’esprimere la totale fiducia nei confronti dei Magistrati di Caltanissetta e in particolare nell’operato del Procuratore aggiunto Dottor Gabriele Paci che aveva definito Calcara ‘uno di quelli che inquinavano i pozzi’, dopo aver letto l’odierno post dell’ex pentito, ricorda che solo grazie alla recente attività della Procura di Caltanissetta si è arrivati a delle verità che si spera possano far piena luce su uno dei più clamorosi depistaggi avvenuti nel corso della storia della Repubblica. “E’ grave – prosegue Ciminnisi – che ancora oggi, dopo quanto emerso nel corso dell’udienza di ieri a Caltanissetta, Calcara insista nelle sue infamanti accuse nei confronti di un Magistrato serio, capace e volenteroso, ignorando artatamente che anche i familiari del Giudice Borsellino hanno debitamente preso le distanze da ogni sua attività e/o dichiarazione, in particolare dopo che il difensore della famiglia Borsellino, l’Avvocato Fabio Trizzino, nel corso dell’udienza ha tacciato come assolutamente inattendibili le dichiarazioni dell’ex pentito. Ci preoccupano e addolorano le affermazioni di Calcara, che, come dichiarato in aula dal legale dei Borsellino, sembrano veramente un modo ulteriore per sovvertire ancora una volta la realtà di una tragedia immane che non si è ancora conclusa dopo 28 anni perché qualcuno non ha fatto il proprio dovere. In nome dell’Associazione e dei familiari delle vittime innocenti di mafia che rappresento, nell’esprimere solidarietà e vicinanza al Dottore Paci e alla famiglia Borsellino, sento il dovere di esortare quanti fanno realmente attività di contrasto alla mafia a voler far sentire la propria voce affinchè un Magistrato impegnato in un processo come quello in corso che vede imputato Matteo Messina Denaro, non rimanga isolato ed esposto ad attacchi vili e inqualificabili da parte di un soggetto le cui finalità non ci sono chiare”. LA VALLE DEI TEMPLI 17.9.2020


La famiglia Borsellino diffida ex pentito, “fiducia in Paci”

La famiglia di Paolo Borsellino si scaglia contro l’ex pentito Vincenzo Calcara, autore di tre missive contro il pm Gabriele Paci, impegnato nella requisitoria al processo sul boss Matteo Messina Denaro. “Diffidiamo il signor Calcara dall’utilizzare strumentalmente qualunque riferimento alla vedova e ai figli del giudice Borsellino a sostegno di qualunque sua iniziativa e ribadiamo – dice l’avvocato Fabio Trizzino, legale dei familiari del giudice – la totale fiducia nei confronti della Procura di Caltanissetta e in particolare del dottor Gabriele Paci di cui in questi anni ha avuto modo di constatare una totale abnegazione e correttezza nella difficile ricostruzione e ricerca della verità sulla Strage che ha condotto alla morte del nostro congiunto, dottor Paolo Borsellino”. Nel carteggio, tra l’altro, l’ex pentito ricorda di aver iniziato la sua collaborazione con il magistrato Paolo Borsellino, affermando di essersi rifiutato di eseguire un attentato contro il giudice, ordinato da don Ciccio Messina Denaro, padre di Matteo. Paci aveva definito Calcara “uno di quelli che inquinavano i pozzi”. AGI 16.9.2020

 

Con riferimento all’articolo del Riformista qui riportato, mi tocca precisare che l’altra Procura cui intendevo riferirmi, era quella diretta da Tinebra.
Il richiamo, inoltre, all’osservanza del codice e al processo come luogo dove si accertano fatti attraverso le prove, rimanda ad una circostanza che molti purtroppo dimenticano o non conoscono.
Invero, del capitolo della c.d. Trattativa Stato Mafia si è occupata in principio l’attuale Procura di Caltanissetta, proprio per l”attitudine a intravedere, in astratto, nella condotta dei protagonisti ipotesi delittuose configurabili come concorso in strage.
L’applicazione rigorosa delle norme del codice di rito nella ricerca dei riscontri, ha condotto La attuale procura di Caltanissetta a concludere per l’irrilevanza penale delle condotte analizzate. Giudizio che, dopo un’ analisi attentissima delle carte, noi condividiamo.
Ci tenevo a precisare, giacché il Riformista – quotidiano che apprezzo moltissimo- propone un’ interpretazione del mio pensiero che incolpevomente sconta la possibilità di un fraintendimento della mia dichiarazione in aula al processo Messina Denaro, accompagnata forse da una foga eccessiva, la quale giammai giova alla linearità dell’esposizione.   FABIO TRIZZINO

 

L’avvocato dei Borsellino contro la Procura di Palermo: ha allontanato la verità  Nei giorni scorsi un ex pentito ha gettato fango sul Pm di Caltanissetta Gabriele Paci. La cosa ha avuto una ricaduta sul processo contro Messina Denaro in corso proprio a Caltanissetta, e che si occupa delle stragi del ‘92. In aula ha preso la parola l’avvocato Trizzino, che è l’avvocato dei figli di Borsellino, e ha rilasciato una dichiarazione molto significativa. Ha detto: «Esprimo totale fiducia nel lavoro di questa Procura. Ripeto: di questa Procura, di questa Procura (e ha calcato la voce tra volte sulla parola “questa”, ndr), che dal 2008 sta faticosamente cercando di mettere insieme i pezzi di una verità che è stata fondamentalmente allontanata dall’operato dell’altra Procura». Poi ha aggiunto: «In particolare esprimiamo fiducia nei confronti del dottor Gabriele Paci, il quale lavora col codice in mano non facendo sociologia o storia». Non è difficilissimo interpretare queste frasi. Trizzino non ha fatto nomi ma chi conosce la storia capisce. L’altra Procura a cui si riferisce l’avvocato dei Borsellino, e cioè la Procura che ha allontanato la verità, a occhio e croce è la Procura di Palermo. E anche il riferimento alla differenza tra il dottor Paci che usa i codici diversamente da altri magistrati che fanno invece «sociologia o storia», è in modo assai evidente molto polemico. Quali sono i nomi degli altri magistrati ai quali si riferisce Trizzino? Provate a indovinare. Trizzino ha pronunciato queste frasi alzando la voce e mostrando anche una certa emozione e una certa rabbia. Ha fatto anche riferimento esplicito al depistaggio operato attraverso il falso pentito Scarantino che per anni ha seppellito la verità sull’omicidio Borsellino. Naturalmente la dichiarazione dell’avvocato dei figli di Paolo Borsellino ha valore, tecnicamente, solo all’interno del processo di Caltanissetta. Però le parole che ha usato erano molto chiare e molto pesanti. E dimostrano una sfiducia evidente verso la Procura di Palermo e – sempre a occhio e croce – verso il processo Stato-Mafia tutto costruito non certo sui codici ma su ipotesi di tipo sociologico o storico. IL RIFORMISTA 20 Settembre 2020


Nel corso dell’udienza di oggi, mercoledì 16 settembre 2020, tenutasi a Caltanissetta per il processo a Matteo Messina Denaro, accusato per le stragi del ’92, l’avvocato Fabio Trizzino, difensore dei familiari di Borsellino, nel corso del suo intervento ha stigmatizzato la figura dell’ex pentito in merito alla lettera dallo stesso inviata alla Corte d’Assise di Caltanissetta, facendo mettere a verbale che lui personalmente e le persone che rappresenta prendono le distanze da qualunque riferimento che il Calcara fa a membri della famiglia Borsellino, cogliendo l’occasione per diffidarlo dal continuare su questa strada perché la famiglia Borsellino in questi anni ha potuto soltanto constatare personalmente la serietà e lo sforzo immane di pubblici ministeri e procuratori che si sono avvicendati in questi anni, ribadendo la totale fiducia in particolare proprio al Dottore Paci e nell’operato della Procura della Repubblica di Caltanissetta, precisando che solo grazie a loro si è arrivati a  questo punto di conoscenza della verità.  L’avvocato Trizzino – il quale ha parlato a nome dei famigliari del giudice Paolo Borsellino, Lucia, Fiammetta e Manfredi, ma anche della defunta  Signora Agnese – ha evidenziato  come la Procura di Caltanissetta stia faticosamente cercando dimettere insieme i pezzi di una verità che è stata fondamentalmente allontanata dall’operato dell’altra Procura della Repubblica. Questi attacchi strumentali alla Procura di Caltanissetta e soprattutto al dottor Gabriele Paci – ha affermato in udienza l’avvocato dei Borsellino – sembrano veramente un modo ulteriore per sovvertire ancora una volta la realtà di questa tragedia immane, una lunga tragedia che non si è ancora conclusa dopo 28 anni perché qualcuno non ha fatto il proprio dovere. Da LA VALLE DEI TEMPLI 16.9.2020


Tre missive scritte da un ex pentito contro i pm Gabriele Paci saranno trasmesse per competenza al Tribunale di Catania. Lo ha disposto la corte d’Assise di Caltanissetta nel processo in corso contro il latitante Matteo Messina Denaro, accusato di essere il mandante delle Stragi di Capaci e via d’Amelio. Il carteggio, composto da due lettere ed un esposto scritti dall’ex collaboratore di giustizia Vincenzo Calcara, è stato ricevuto dalla Corte presieduta dal giudice Roberta Serio, che ne ha dato notizia in apertura d’udienza senza acquisirlo agli atti del fascicolo.  Il contenuto delle tre missive si riferisce alla requisitoria condotta dal procuratore aggiunto Paci, nel corso della quale definì l’ex pentito “uno di quelli che inquinava i pozzi’, riferendosi ad alcune omissioni riscontrate nei suoi verbali. “Le dichiarazioni del Calcara, in questo processo, sono già state valutate nel corso della requisitoria”, ha detto il pm che, dopo aver preso visione delle tre lettere, ha chiesto la trasmissione degli atti al Tribunale di Catania, competente per i fatti che riguardano i magistrati in servizio nel distretto di Caltanissetta. Nel carteggio, tra l’altro, l’ex pentito ricorda di aver iniziato la sua collaborazione con il magistrato Paolo Borsellino, confessando di essersi rifiutato di eseguire un attentato contro il giudice, ordinato da don Ciccio Messina Denaro.   AGI 16.9.2020


 


VINCENZO CALCARA – HO DENUNCIATO AL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA il Proc. Aggiunto Dott. Gabriele Paci chiedendo che venga attivato un Procedimento Disciplinare nei suoi confronti riguardo le pesanti offese che il Pm Paci ha rivolto alla mia persona nel corso della sua requisitoria durante il Processo che si sta svolgendo a Caltanissetta che vede imputato Matteo Messina Denaro come mandante per la strage di Via D’ Amelio . Il Dott. Paci si e’ reso protagonista di un comportamento scorretto , che ha altresi’ inciso negativamente sulla fiducia e sulla considerazione di cui deve godere un Magistrato , cosi’ compromettendo il prestigio dell’ ordine Giudiziario , in quanto il compito di un magistrato e’ quello di esercitare le proprie funzioni con imparzialita’ , correttezza , diligenza laboriosita’ , riserbo , equilibrio e rispettando la dignita’ della persona nell’ esercizio delle sue funzioni , ed anche fuori dall’ esercizio delle proprie funzioni e non deve tenere comportamenti che compromettano il prestigio e il decoro sia del magistrato stesso , sia dell ‘ Istituzione Giudiziaria .

Il P.M Gabriele Paci mi ha definito testualmente un Collaboratore di Giustizia eterodiretto . Ricordo a me stesso che il termine eterodiretto si riferisce a chi lascia che le proprie azioni vengano guidate dagli altri , essendo privo di autonomia decisionale .
TENGO A SPECIFICARE CHE TUTTO CIO’ CHE HO DICHIARATO SIN DALL’ INIZIO DELLA MIA COLLABORAZIONE CON LA GIUSTIZIA , L’ HO SEMPRE DICHIARATO SPONTANEAMENTE CON PROVE E RISCONTRI E PER COGNIZIONE DIRETTA , SENZA CHE NESSUNO MI GUIDASSE , POICHE’ , SE COSI’ NON FOSSE STATO , LE UNICHE PERSONE CHE AVREBBERO POTUTO GESTIRE LA MIA COLLABORAZIONE ERANO I MAGISTRATI CON CUI HO COLLABORATO , OVVERO IL DOTT. PAOLO BORSELLINO E I SUOI FIDATISSIMI SOSTITUTI PROCURATORI, IL DOTT. FRANCESCO LO VOI E IL DOTT. GIOACCHINO NATOLI .
PER CODESTI MOTIVI CHE IO SIA UN COLLABORATORE DI GIUSTIZIA ETERODIRETTO E’ TOTALMENTE ASSURDO !!!
Inoltre il P.M Paci mi definisce un inquinatore di pozzi . Cio’ per avere io affermato in passato che Mariano Agate , in ”cosa nostra” , era il capo della provincia di Trapani .
E’ VERAMENTE INCOMPRENSIBILE IL COMPORTAMENTO ASSUNTO DAL DOTT. PACI , IN QUANTO NON SONO L’ UNICO COLLABORATORE DI GIUSTIZIA CHE INDICA AGATE MARIANO COME CAPO DELLA PROVINCIA DI TRAPANI , VIENE INDICATO ANCHE DA ALTRI COLLABORATORI DI GIUSTIZIA TRA I QUALI BUSCETTA CALDERONE , DI CARLO , LEONARDO MESSINA , CANCEMI , GIUFFRE’,ONORATO , DI MATTEO , LA BARBERA, DRAGO E MARCHESE . ANCHE QUESTI COLLABORATORI DI GIUSTIZIA SONO INQUINATORI DI POZZI ?
EBBENE , SULLA BASE DI QUALI RISCONTRI IL MAGISTRATO PACI HA FATTO TALE AFFERMAZIONE , PER DI PIU’ SENZA MAI CHIAMARMI A DEPORRE IN DETTO PROCESSO ?  PERCHE’ TUTTO QUESTO INTERESSE DA PARTE DEL PM PACI A SCREDITARE E DIFFAMARE LA MIA PERSONA ?
Nientemeno , non va sottaciuto che il Dott. Gabriele Paci , soltanto il giorno prima della sua requisitoria si trovava a testimoniare presso il Tribunale di Marsala , in favore dell’ ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino , definendolo a piu’ riprese una brava persona . Antonio Vaccarino in detto Processo e’ stato condannato a sei anni di reclusione per rivelazione di segreto d’ ufficio con l’ aggravante di favoreggiamento a ” cosa nostra” , nonostante il Dott. Paci avrebbe cercato di scagionarlo .
Il P.M Paci non poteva non sapere che Antonio Vaccarino , come e’ noto , tramite le mie dichiarazioni , e’ stato condannato in via definitiva dalla Suprema Corte di
Cassazione a sei anni di reclusione per traffico internazionale di droga insieme a tanti altri uomini di ” cosa nostra” , IL PM PACI NON POTEVA NON SAPERLO , in particolare per il fatto che nello stesso processo , in cui Paci ha testimoniato ,
i PM della DDA di Palermo , Dott.Padova e Dott.ssa Dessi’ , hanno chiesto di produrre tutta la documentazione da me fornita sul vissuto storico di Antonio Vaccarino , documentazione che e’ stata acquisita .
Come ho gia scritto nel post precedente , il Dott. Paci mi accusa del fatto che io non abbia mai parlato di Matteo Messina Denaro , ma solo del padre Francesco .
Questo non e’ vero , in quanto ne parlai prima al Dott. Borsellino e sono anni che parlo di Matteo Messina Denaro a diversi Magistrati e se fossi stato chiamato a deporre nel Processo che si sta svolgendo a Caltanissetta , avrei parlato della posizione di Matteo Messina Denaro all’ interno di ” cosa nostra” .
IL PM GABRIELE PACI , INOLTRE , BASA LA SUA REQUISITORIA SU ALCUNI COLLABORATORI DI GIUSTIZIA COME BRUSCA , SINACORI,
GERACI E SIINO I QUALI , IN MEZZO ALLE LORO DICHIARAZIONI OGGETTIVAMENTE ATTENDIBILI CERCANO DI UNIRE ALTRE LORO DICHIARAZIONI INATTENDIBILI , SENZA PARLARE DI QUELLE ENTITA’ COLLEGATE A COSA NOSTRA !!!
Se solo il PM Paci mi avesse chiamato a deporre , avrebbe potuto constatare che le mie dichiarazioni avrebbero demolito in toto le false dichiarazioni di questi Collaboratori di Giustizia … MA COSI’ NON E’ STATO … Il Pm. Paci , purtroppo si e’ solo limitato a diffamarmi pesantemente senza nemmeno ascoltarmi !!!   12.9.2020

Carissime Amiche , Carissimi Amici ,  Il Dott . Paolo Borsellino mi ha insegnato che bisogna avere il coraggio di dire sempre la Verita’ senza paura e di lottare per essa affinche ‘ ci possa essere Giustizia !!! Questo e ‘ un punto focale che ho cercato cercato di trasmettere alle mie figlie , poiche’ da quando ho iniziato la mia Collaborazione con la Giustizia ho fatto di questo insegnamento un punto cardine nella mia vita !!! 
Ebbene , inizio con l ‘ informarVi che ieri , durante il Processo che si e ‘ tenuto a Caltanissetta a carico di Matteo Messina Denaro, accusato per essere il mandante della strage di Via d ‘ Amelio, il Presidente Roberta Serio ha dato notizia , in apertura d ‘ udienza , dell’ esposto che ho fatto contro il P.M Gabriele Paci e di tutte le mie dichiarazioni che ho mandato alla Corte , tutte provate e riscontrate dalla Procura di Palermo e non solo !!! 
Nonostante il Presidente abbia pregato di prendere attentamente visione di queste mie dichiarazioni e di valutarle nel corso dell’ udienza , il PM Gabriele Paci non ha voluto minimamente analizzare le mie dichiarazioni , si e ‘rifiutato , evidentemente per il fatto che ho inviato al Consiglio Superiore della Magistratura un esposto contro di lui ,di cui e’ venuto a conoscenza ,nel quale ho sottolineato gli errori commessi dal Dott. Paci contro la mia persona !!!
Nonostante il Dott. Paci non abbia voluto considerare le mie dichiarazioni , Il Presidente Roberta Serio ha preso visione completa dell’ esposto contro il P.m Paci e ha deciso di inviarlo , insieme a tutte le mie dichiarazioni , al Tribunale di Catania , nella sezione competente al comportamento dei Magistrati e si aprira’ un Processo per valutare la condotta del P.m Paci . Di questo come gia’ sapete, se ne stanno gia ‘ occupando il Consiglio Superiore della Magistratura , il Ministro della Giustizia , il Procuratore Generale della Corte di Cassazione e il Consiglio Giudiziario della Corte d ‘ Appello di Caltanissetta .
Detto questo , in attesa di ulteriori sviluppi che riguardano il mio esposto contro il PM Paci , dei quali Vi terro’ aggiornati, continuero ‘ sempre a combattere per la Verita’ e la Giustizia senza mai tirarmi indietro e senza paura , poiche ‘ come mi ha insegnato il Giudice Paolo Borsellino , chi ha paura muore ogni giorno , chi non ha paura muore solo una volta !!! 
Non temo gli attacchi mediatici , non ho mai avuto paura di dire la Verita’ e , nonostante possa aver infastidito diverse persone , ho ritenuto inevitabile , come persona offesa , di fare un esposto contro il P.M Gabriele Paci poiche’ si e’ riservato di fare contro la mia persona accuse molto pesanti e infondate definendomi un Collaboratore di Giustizia eterodiretto e inquinatore di pozzi , affermazioni delle quali ora e ‘chiamato a risponderne a prescindere dal fatto che sia un Magistrato !!!!  17.9.2020

Abbiamo notato che nel sunto del calcara manca qualcosa che riguarda proprio questa udienza. Ecco alcuni punti che non vengono riportati dal signor calcara nel suo post.

1) Il processo non è solo per la strage di via D’ Amelio ma stragi 92/93.

2) La presidente aveva informato le parti, compreso pm, sui plichi pervenuti ( che sono in cancelleria) e tutte le parti hanno, all’ unanimità, espresso di non ritenere utili le dichiarazioni del calcara perché considerato dalle stesse parti interpellate inattendibile.

3) La presidente ha lasciato gli atti a disposizione delle parti ma non potranno essere utilizzati nel processo perché non sono entrati nel fascicolo del dibattimento.

4) Il pm Paci ha detto di conoscere perfettamente ogni dichiarazione del Calcara ed è stato lui stesso a chiedere alla presidente Serio di trasmettere gli atti che lo riguardano a Catania perché sicuro del suo operato.

5)L’ avvocato Trizzino, legale di Lucia, Manfredi e Fiammetta Borsellino, dopo aver espresso totale fiducia nell’operato del dr Paci e della procura, ha diffidato pubblicamente il Calcara in udienza( mettendolo a verbale) dal pronunciare il nome della famiglia Borsellino, diffidandolo dal prendere iniziative a nome dei Borsellino e ha specificato di non averlo mai citato come teste perché lo ritengono di una inattendibili assoluta.

Questi alcuni dei punti che il calcara, probabilmente per distrazione, non ha riportato nel suo post.  Pagina FB FRATERNO SOSTEGNO AD AGNESE BORSELLINO

 

Gli ingiusti attacchi del signor Calcara al dottor Gabriele PaciAbbiamo letto vari articoli che riportano l’ attacco di tale signor Calcara ( ex collaboratore) verso il dr Gabriele Paci, attualmente procuratore aggiunto a Caltanissetta, impegnato in vari processi molto delicati tra cui quello contro Matteo Messina Denaro come mandante delle stragi 92/93. Questa amministrazione conosce bene la professionalità e l’ impegno del dr Paci nei processi in cui lo stesso è stato pubblico ministero e prima ancora nelle indagini che hanno portato i processi. Molti di voi sapranno che ci occupiamo di ricerca storica. Ebbene in questo ambito sono decine e decine gli atti a firma di Paci che abbiamo potuto leggere in questi anni. Verbali di collaboratori, requisitorie, richieste di ordinanze di custodia cautelare, sentenze definitive in cui Paci fu pm in primo grado. Vogliamo ricordare una su tutte la sentenza Omega( qualcuno lo chiamò maxi processo alle cosche del trapanese) che disegnò perfettamente le mappe della mafia di quella zona partendo dai fatti degli anni 70. Fu il primo processo in quella provincia che coinvolse decine e decine di mafiosi, si dipanarono le vicende di decine di omicidi fino allora rimasti insoluti. Vennero dimostrati i rapporti strettissimi tra i corleonesi e le famiglie del trapanese, l’esistenza di rapporti privilegiati tra Agate Mariano e Riina. In sostanza una sentenza che ha segnato la storia giudiziaria. Altro processo in cui il dr Paci fu nell’ufficio del pm è il Borsellino quater. Quello che ha portato alla luce” il più grande depistaggio della storia italiana”e da cui, indirettamente, nasce il processo contro Mario Bo+ altri che dovrà far luce proprio sugli accadimenti che portarono uno come Scarantino a essere considerato ” un collaboratore affidabile” tanto da far condannare anche molti innocenti.. E Gabriele Paci oggi è impegnato in due processi importanti.. importantissimi:quello contro MMD e il su menzionato Mario Bo+ altri. Quindi un grande Magistrato, preparato, professionale, colto e con un altissimo senso del dovere. E mai ci saremmo aspettati che un ex collaboratore, considerato inattendibile in moltissime sentenze, avrebbe scritto un esposto contro il dr Paci. Ci siamo chiesti il perché calcara lo accusi di averlo diffamato, di non averlo voluto sentire al processo etc etc. Ebbene, ci meraviglia il fatto che lo stesso ex collaborante non abbia” attaccato” altri che, al pari di Paci, avrebbero potuto sentirlo, ad esempio qualche parte civile.. E invece lui attacca il dr Paci come fosse l’unico preposto a citare un teste. Incredibile! Nella requisitoria al processo contro MMD il PM ha ben spiegato i motivi per il suo ufficio è arrivato a determinate considerazioni sul calcara e chi conosce la storia giudiziaria dell’ex collaboratore non può fare a meno di concordare sulle considerazioni del pm. Considerazioni che sono state fatte proprie anche dal legale dei figli del giudice Borsellino, Avvocato Trizzino, che ha ben spiegato le sue riflessioni sul soggetto e sui plichi che ha inviato al tribunale affermando totale solidarietà, stima e fiducia nei confronti del PM. Noi come amministrazione del gruppo di Agnese Borsellino ci uniamo alle parole dell’avvocato Trizzino e ribadiamo la nostra più grande solidarietà al dr Gabriele Paci, una persona onesta e per bene.  L’Amministrazione  Pagina FB Fraterno Sostegno ad Agnese Borsellino


Processo Matteo Messina Denaro: l’ex pentito Calcara contro il pm Paci

Rispetto alla credibilità del teste…


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Via d’Amelio, così Messina Denaro fu libero di colpire  La procura generale di Catania ipotizza un altro depistaggio. Dopo Scarantino, focus su un altro “falso” pentito, Vincenzo Calcara, che avrebbe sviato le indagini verso un ex sindaco, poi assolto dal 416 bis, per lasciare mani libere al boss già allora latitante Forse un giorno, molto lontano, si dovrà riscrivere da capo la storia delle stragi di Capaci e di Via D’Amelio, ma anche di come agirono taluni pentiti, rispetto sia alla conduzione delle indagini sia alla possibilità di arrivare ai latitanti. Uno per tutti: Matteo Messina Denaro. Attualmente sotto processo a Caltanissetta quale possibile mandante (non l’unico) delle stragi. Dopo la vicenda del falso pentito Scarantino, per ipotesi della procura generale di Catania, sta emergendo un altro probabile depistaggio ad opera di un altro pentito, tale Vincenzo Calcara. Addirittura più grave, secondo Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale Familiari vittime innocenti di mafia dell’associazione “I Cittadini contro le mafie e la corruzione”. Cosa sta emergendo? Il colpo di scena è arrivato giovedì scorso a Catania per la revisione del processo che portò l’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, ad essere condannato per traffico di droga, a seguito delle accuse formulate a suo carico dall’ex pentito Calcara. Quest’ultimo, spiega Ciminnisi in un comunicato, «aveva accusato l’ex sindaco di essere a capo della famiglia mafiosa di Castelvetrano e di aver chiesto all’ex pentito di prepararsi a uccidere il giudice Paolo Borsellino utilizzando un fucile di precisione. Fatti per i quali Vaccarino venne arrestato nel 1992 a seguito della cosiddetta ‘ Operazione Palma’ e successivamente assolto». Per capire meglio i fatti, bisogna rispolverare le accuse fatte da Calcara. «Fu Francesco Messina Denaro, defunto padre di Matteo, a darmi l’incarico di uccidere, nel 1991, l’allora procuratore di Marsala Paolo Borsellino. Un incarico del quale io, inizialmente, ero orgoglioso. Ero una testa calda, allora, latitante da un anno e mezzo, ma quando Vaccarino mi disse che poi sarei dovuto fuggire in Australia e su un biglietto mi scrisse a chi dovevo rivolgermi laggiù, mi è scattato qualcosa dentro…», così ha raccontato il pentito, le cui dichiarazioni, nel maggio del ’ 92, condussero all’arresto dell’ex sindaco Vaccarino. Dopo essere stato arrestato nell’operazione “Palma”, Vaccarino fu condannato dal Tribunale di Marsala a 16 anni di carcere per associazione mafiosa e droga. Ma in appello, nel 1997, gli hanno riformato la prima sentenza, ristabilendo la pena in sei anni e sei mesi di reclusione e 21 milioni di lire, assolvendolo dal reato di mafia. Vaccarino, sempre proclamatosi innocente, ha scontato una parte della sua pena nel carcere di Pianosa dove ha dichiarato di subire torture e sevizie. Oggi chiede la revisione della condanna, assistito dagli avvocati Baldassare Lauria, Giovanna Angelo e Laura Ancona. La richiesta di revisione si fonda su una serie di prove che, per i legali, dimostrerebbero come l’unico pentito accusatore, Calcara, abbia reso dichiarazioni false, per accreditarsi quale collaboratore. Nel corso dell’udienza di giovedì, la Procura generale, oltre a chiedere l’annullamento di quella sentenza ritenendo Calcara assolutamente inattendibile – così come sostenuto da altri magistrati in diverse sedi – avrebbe fatto riferimento a un vero e proprio depistaggio messo in atto dal pentito. «Un’affermazione – denuncia Ciminnisi – che prospetta inquietanti scenari in merito alle ragioni che nell’autunno del 1991 portarono Calcara a collaborare con la giustizia. Infatti, mentre Calcara in quel periodo muoveva accuse nei confronti di soggetti rivelatisi poi estranei alla consorteria mafiosa, l’attuale boss latitante Matteo Messina Denaro, a Castelvetrano incontrava i vertici di “Cosa nostra” per organizzare le stragi del 1992, nel corso delle quali vennero uccisi Falcone e Borsellino». Se dovessero essere confermate le accuse della Procura generale di depistaggio, la storia sarebbe davvero da riscrivere e si prospetterebbero scenari inquietanti. «Ci troveremmo – spiega Ciminnisi – dinanzi a un fatto ben più grave di quello di Scarantino e delle sue dichiarazioni su Via D’Amelio». Perché? «Mentre le false dichiarazioni di Scarantino servirono a indirizzare le indagini in direzione diversa rispetto ai veri responsabili dell’attentato, quelle di Calcara – se dimostrato quanto sostenuto dalla Procura – distogliendo l’attenzione da Matteo Messina Denaro, permettendogli di agire indisturbato, sarebbero state funzionali al compimento della strage».  Il Dubbio 2 Luglio 2019


VINCENZO CALCARA –  ECCO LE PROVE CHE POSSONO PORTARE ALLA VERITA’ SULLA MORTE DEL DOTT. PAOLO BORSELLINO , E CHE DIMOSTRANO LA FALSITA’ DI ALCUNI COLLABORATORI DI GIUSTIZIA !!!   La morte del dott. Paolo Borsellino non e’ stata decisa solo da ”cosa nostra” (presieduta da Toto’ Riina , Provenzano ed altri ), ma anche da altre entita’ collegate a ”cosa nostra” che sono piu’ pericolose di ”cosa nostra stessa e sono : L’ENTITA’ di COSA NOSTRA, l’ENTITA’ della NDRANGHETA, l’ENTITA’ dei PEZZI DEVIATI DELLE ISTITUZIONI, l’ENTITA’ DEI PEZZI DEVIATI DELLA MASSONERIA e l’ENTITA’ DEI PEZZI DEVIATI DEL VATICANO !!!

Di queste entita’ ne parlo ampiamente nei miei memoriali ” I MEMORIALI DI VINCENZO CALCARA ” che sono pubblicati sul sito di Salvatore Borsellino www.19luglio1992.com e sul sito www.antimafiaduemila.com
Sono stato definito un Collaboratore di Giustizia eterodiretto e un inquinatore di pozzi.
Ma sulla base di quali riscontri ?
Il P.M Gabriele Paci mi definisce un inquinatore di pozzi , poiche’ ho affermato che Mariano Agate era il capo provincia di Trapani .
Paci , nella sua requisitoria (non dimentichiamoci che il P.M Paci , il giorno prima della sua requisitoria si trovava a testimoniare in favore di Antonio Vaccarino , definendolo una brava persona) , si riferisce solo alla mia persona dimenticandosi che non sono stato solo io a indicare Agate Mariano come capo della provincia di Trapani , ma lo hanno indicato importanti Collaboratori di Giustizia :
1) I COLLABORATORI DI GIUSTIZIA BUSCETTA E CALDERONE nelle loro dichiarazioni individuano Agate Mariano come uomo di riferimento nello scacchiere trapanese.
2) COLLABORATORE DI GIUSTIZIA DI CARLO :
All’ udienza del 30/01/2020 , il Collaboratore di Giustizia di Carlo conferma che dal 1985 il capo provincia e’ Agate Mariano poiche , oltre ad averglielo confermato i suoi fratelli appartenenti alla famiglia di Altofonte , lo viene a sapere anche dal Caruana , compare di anello di Francesco Messina Denaro , che si trovava a Londra insieme a lui .
3) COLLABORATORE DI GIUSTIZIA LEONARDO MESSINA:
Leonardo Messina apparteneva alla famiglia di San Cataldo e aveva stretti contatti con uomini di “cosa nostra” . Nel verbale del 1996 il Dott. Tescaroli interroga Leonardo Messina e gli chiede chi e- il capo provincia di Trapani . Messina risponde che il capo provincia e- Agate Mariano e riferisce di averlo saputo dal Furnari che fa parte della famiglia di Castelvetrano .
4) COLLABORATORE DI GIUSTIZIA CANCEMI SALVATORE :
Cancemi e- stato uno degli esecutori della strage di Capaci ed era uno appartenente al direttorio della commissione regionale , insieme a Riina , Gangi e Biondino, i quali , nel giugno del 1992 , hanno deciso l’ accellerazione dell’ attentato per uccidere Borsellino .
Nel Verbale del 12 maggio 2020 , Cancemi conferma che Agate Mariano era capo provinciale e di averlo saputo da Riina , da Ganci e da Biondino Salvatore , quest- ultimo autista di Riina .
5) COLLABORATORE DI GIUSTIZIA GIUFFRE’ :
Giuffre’ faceva parte della commissione di Palermo. Era l’ uomo piu’ fidato di Provenzano .
Nel verbale del 12 marzo 2004 reso a Catania , Giuffre’ conferma di sapere con certezza che Agate Mariano e- capo provincia poiche ‘ gli e’ stato riferito da Provenzano . Lo sa tutta la commissione di Palermo.
6) COLLABORATORE DI GIUSTIZIA ONORATO :
Onorato conferma che il capo provincia e ‘Agate Mariano poiche’ lo ha saputo da Biondino Salvatore (autista di Riina)
7) COLLABORATORE DI GIUSTIZIA DI MATTEO :
Di Matteo specifica che alle riunioni che si verificano a casa sua nel periodo precedente le stragi era sempre presente Agate Mariano .
8)COLLABORATORE DI GIUSTIZIA LA BARBERA :
La Barbera faceva l ‘ autista a Bagarella (cognato di Riina )e aveva stretti contatti con Brusca )
La Barbera e ‘certo che Agate Mariano e’ capo provincia e afferma che il Sinacori lo sostituira’ nel 1996.
9) COLLABORATORE DI GIUSTIZIA DRAGO :
Drago era il killer di Brancaccio ed era l’amico del cuore di Matteo Messina Denaro . Nella sentenza Borsellino ter , Drago conferma che Agate Mariano e’ capo provincia .
10) COLLABORATORE DI GIUSTIZIA MARCHESE
Marchese conferma che Agate Mariano e- capo provincia di Trapani .
Ci sono anche le intercettazioni di Riina nel carcere , nelle quali Riina dice a Lo Russo “ se ci fosse il padre , perche’ suo padre buonanima u ‘ zu Ciccio di Castelvetrano , capo mandamento di Castelvetrano ..” . In queste parole Riina conferma che Francesco Messina Denaro non e- capo provincia , ma capo mandamento .
Inoltre , la Corte di Appello di Catania , che decide di unificare il Processo Borsellino Ter e Capaci , nelle pagine. 206 e 452 viene confermato che Agate Mariano e’ il capo provincia . A pag. 456 viene specificato : ” con il beneplacito di Agate Mariano , a capo della provincia di Trapani .” . La Cassazione , poi , dice che tutte le fonti indicano Mariano Agate come capo provincia .

Considerando che non sono solo io ad indicare Mariano Agate come capo della provincia di Trapani , anche tutti i Collaboratori di Giustizia sopracitati e che sono stati escussi nel Processo che si sta celebrando a Caltanissetta che vede imputato Matteo Messina Denaro come mandante della strage di Via d’ Amelio ,che indicano Agate come capo provincia sono inquinatori di pozzi e pentiti eterodiretti ?
Il P.m Paci , durante la sua requisitoria , si dimentica di tutti questi Collaboratori di Giustizia e fa cenno solo a Leonardo Messina , ma definisce solo me come Collaboratore di Giustizia eterodiretto e inquinatore di pozzi . Perche’ tutto questo interesse da parte del Dott. Paci a screditare e diffamare la mia persona ?
Come ho gia’ accennato , il P.M Paci in data 2 luglio 2020 , viene chiamato in difesa del Vaccarino e del colonnello Zappala e ha dichiarato che il Vaccarino e’ una brava persona aggiungendo che Calcara e’ un pentito eterodiretto le cui dichiarazioni hanno portato poi alla condanna di Vaccarino per traffico internazionale di droga. Specifico che Vaccarino e’ stato condannato con le mie dichiarazioni provate e riscontrate e con le dichiarazioni del Collaboratore di Giustizia Ciulla Salvatore, quest’ ultimo, come me , ancora non e’ stato chiamato dalla Procura di Caltanissetta , ovvero dal PM Paci , per essere ascoltato . In questo processo in cui era imputato Vaccarino si e’ fatto riferimento alla mia persona , tanto e’ vero che la Procura di Palermo ha chiesto che fosse acquisita la documentazione da me fornita relativa al vissuto storico del Vaccarino , atti che durante il dibattimento i P.M della D.D.A di Palermo Padova e Dessi’ hanno chiesto di produrre e che sono stati acquisiti .
L’ accusa ha fatto riferimento a tutto cio’ che ho sempre dichiarato sul Vaccarino , definendo quest’ ultimo un doppiogiochista affiliato a ” cosa nostra” , a Francesco Messina Denaro e al figlio Matteo .
Nonostante i testimoni chiamati in difesa del Vaccarino , tra i quali e’ stato ascoltato il Dott. Gabriele Paci , il Generale Mario Mori e il Colonnello Giuseppe De Donno , quest’ ultimi due condannati nel Processo per la trattativa Stato – mafia , l’ esito del Processo di 1° grado e’ stata una condanna per Antonio Vaccarino a sei anni di reclusione per concorso in rivelazione di segreto d’ ufficio con l’ aggravante di favoreggiamento personale alla mafia e dei suoi del suo coimputato , il Colonnello Zappala, condannato a quattro anni di reclusione .
Di tutto questo il Dott. Paci nella sua requisitoria non ne parla !!!
Durante la sua requisitoria , il P.M Gabriele Paci da pieno credito a Collaboratori di Giustizia che , anche durante il Processo che vede imputato Matteo Messina Denaro, fanno dichiarazioni prive di senso, che spesso sono senza riscontri , in quanto si basano su deduzioni personali di questi Collaboratori di Giustizia .
Uno di questi e’ il Collaboratore di Giustizia Vincenzo Sinacori .
Durante il Processo, il Collaboratore di Giustizia Vincenzo Sinacori , afferma che Matteo Messina Denaro gli aveva detto che io ero stato costruito e istruito a dovere dal Dott. Paolo Borsellino e che non facevo parte di” cosa nostra “,circostanza confermata anche da un altro Collaboratore di Giustizia , Geraci.
Tutto cio e’ totalmente falso e mi chiedo come questi Collaboratori di giustizia possano affermare simili assurdita ‘ !!!
Per quanto riguarda queste affermazioni , durante la requisitoria , il P. M Dott. Gabriele Paci ha dichiarato che il pensiero ignorante dei mafiosi che un Giudice possa suggerire delle falsita ‘da far dire poi dal Collaboratore di Giustizia e ‘totalmente falso , ma nello stesso tempo, Matteo Messina Denaro , in base a quanto detto da Sinacori , avrebbe detto che io ero un pazzo e che non facevo parte di ” cosa nostra ”.
Dove sono le prove che Matteo Messina Denaro abbia detto a Sinacori che io non facevo parte di ” cosa nostra ” ?
Supponiamo che quanto dica il Sinacori sia reale , l’ unica motivazione per la quale Matteo Messina Denaro possa aver affermato una cosa del genere puo’ ricondursi alla sua perdita di prestigio per il fatto che il padre possa essersi fidato di una persona che successivamente divenne poi Collaboratore di Giustizia . Questo non significa pero’ che io non facessi parte di ”cosa nostra” . Quanto detto dal Collaboratore di Giustizia Sinacori , pero’ , non viene smentito dal Dott. Paci .
Perche’ Il Dott. Paci non crede che io sia stato costruito e istruito dal Dott..Borsellino ma , al contempo , avrebbe presupposto che io sia un Collaboratore di Giustizia eterodiretto , credendo quindi in cio’ che Matteo Messina Denaro avrebbe detto sulla mia persona ? Il termine eterodiretto , nel vocabolario della lingua italiana si riferisce a chi lascia che le proprie azioni vengano guidate dagli altri , essendo privo di autonomia decisionale .Tengo a specificare che tutto cio ‘ che ho dichiarato sin dall ‘ inizio della mia Collaborazione con la Giustizia , l’ ho sempre dichiarato spontaneamente con prove e riscontri e per cognizione diretta , senza che nessuno mi guidasse , poiche’ , se cosi ‘non fosse stato , le uniche persone che avrebbero potuto gestire la mia collaborazione erano i Magistrati con cui ho collaborato , ovvero il Dott. Paolo Borsellino e i suoi fidatissimi .Sostituti Procuratori Francesco Lo Voi e Gioacchino Natoli .
Per questo motivo , quindi che io sia un pentito eterodiretto e’ una deduzione totalmente assurda !!!
In data 3-04-2019 durante il Processo che vede imputato Matteo Messina Denaro per la strage di Via D’ Amelio , in seguito alle domande del Procuratore Aggiunto Dott. Paci rivolte al Collaboratore di Giustizia Vincenzo Sinacori , teste chiamato dalla difesa del Vaccarino per la richiesta di revisione della condanna a 6 anni e sei mesi di reclusione per traffico internazionale di droga , e’ emerso che il Sinacori ha dichiarato cose non vere e questo lo dimostrero’ con prove e riscontri .
Innanzitutto , alla domanda del Dott Paci , rivolta al Sinacori , se ha memoria riguardo all’ omicidio dell’ ex sindaco di Castelvetrano Vito Lipari ,nel quale tengo a precisare che, come ho dichiarato in Corte di Assise d’ Appello di Palermo , il mio ruolo era quello di copertura , insieme ad altri uomini d’ onore ai killers Nitto Santapaola , Francesco Mangion e Mariano Agate e per quanto riguarda il ruolo di Antonio Vaccarino in questo omicidio e’ stato quello di affidarmi di far parte del gruppo di appoggio , il Sinacori risponde che ha partecipato a quell’ omicidio ed e’ stato condannato insieme ad altri perché si e’ autoaccusato e che le indagini per questo omicidio avevano accusato altre persone e chi le ha accusate e’ stato un certo Calcara facendo i nomi di Nitto Santapaola , Francesco Mangion, Mariano Agate …
Queste persone per il Sinacori non c’ entravano niente con questo omicidio e l’ unico che sapeva di questo omicidio , secondo il Sinacori , era Agate Mariano , persona che io ho accusato insieme a Nitto Santapaola e Francesco Mangion . A me non risulta che processualmente ci siano stati dei Collaboratore di Giustizia che hanno confermato la partecipazione del Sinacori all’ omicidio Lipari .
Riguardo queste affermazioni , e’ totalmente falso quando il Sinacori dichiara l’ estraneita’ all’ omicidio Lipari di Nitto Santapaola , Francesco Mangion e Mariano agate , poiché la colpevolezza di ques’ ultimi oltre a me , viene confermata pienamente dal Collaboratore di Giustizia Maurizio Avola , – -esecutore di circa 80 omicidi e ritenuto attendibilissimo da tutte le procure , il quale specifica che a parlargli dell’ omicidio Lipari e’ stato Francesco Mangion , e , su domanda del P.M Paci se Nitto Santapaola , Francesco Mangion e Mariano Agate sono colpevoli dell’ omicidio Vito Lipari , Avola , al contrario di Sinacori , risponde di Si !!!
Alla domanda del Dott. Paci se ci sono stati dei tentativi di ” cosa nostra ” di condizionare l’ andamento del processo Vito Lipari , Il Sinacori risponde di non saperlo . Su questa risposta del Sinacori viene una domanda spontanea , Come mai , visti i rapporti stretti tra il Sinacori e Matteo Messina Denaro , il Sinacori non e’ a conoscenza dell’ aggiustamento dei processi da parte di Matteo Messina Denaro a favore del suo capo Mariano Agate e di Nitto Santapaola e Francesco Mangion , come afferma il Collaboratore di Giustizia Maurizio Avola ? Maurizio Avola conferma che Matteo Messina Denaro si interesso’ ad aggiustare l’ andamento del processo Vito Lipari in favore di Nitto Santapaola , Francesco Mangion e Mariano Agate , facendo di proposito una trasferta a Catania .
Anche di questo , il P.M. Dott. Paci , nella sua lunga requisitoria non ne parla e non contesta niente al Sinacori .
. Sempre nel processo Lipari , ho dichiarato anche il ruolo che ha avuto Giuseppe Clemente , uomo d’ onore della famiglia di Castelvetrano . Giuseppe Clemente viene citato dal Sinacori come uomo d’ onore .
Inoltre , alla domanda del P.M Paci se all’ interno di ” cosa nostra” si era parlato di Calcara , il Sinacori risponde che nessuno faceva molto caso a questo Calcara perché si sapeva che era una cosa inutile , che non faceva parte di ” cosa nostra” e quando con Matteo Messina Denaro si parlava di Calcara , Matteo gli diceva che Calcara non sapeva niente e non poteva fare danni .
Sinacori , inoltre afferma che ha avuto ottimi rapporti con Matteo Messina Denaro prima e dopo la sua affiliazione a ”cosa nostra” facendo insieme a lui tanti omicidi, senza pero’ ricordarsi il giorno esatto di quando e’ diventato uomo d’ onore che , per un uomo di ” cosa nostra” e’ come una data di nascita . Io , Vincenzo Calcara , non posso mai dimenticare che la data della mia affiliazione a ” cosa nostra” e’ il 4 ottobre 1979 .
Alla domanda del Dott. Paci, rivolta al Sinacori , se con le Dichiarazioni del Collaboratore di Giustizia Vincenzo Calcara sono stati arrestati o condannati uomini di ” cosa nostra” , il Sinacori risponde di no, in quanto Calcara non aceva parte di ” cosa nostra” e non poteva fare danni a uomini d’ onore ma , cosa molto strana , si ricorda solo di Antonio Vaccarino che era innocente . Smentisco questa affermazione del Sinacori elencando tutti i nomi di uomini di ” cosa nostra” che sono stati arrestati e condannati in via definitiva per 416 bis – e , tanti di questi per traffico internazionale di droga insieme al Vaccarino .
CIULLA SALVATORE , collaboratore di Giustizia , condannato a 4 anni e mesi sei di reclusione
SPEZIA NUNZIO , condannato alla pena di anni 10 di reclusione , conosciuto dal Sinacori come capo della famiglia mafiosa di Campobello di Mazzara . Ho parlato di SPEZIA NUNZIO , indicandolo come uomo d’ onore prima di Sinacori .
FURNARI SAVERIO , condannato alla pena di 13 anni di reclusione
FURNARI VINCENZO , condannato alla pena di anni 13 di reclusione
GRECO DOMENICO , condannato alla pena di anni 6 e mesi sei di reclusione
CIRROTTA GIOVANNI , condannato alla pena di anni 14 di reclusione
ERRANTE PARRINO PAOLO , condannato alla pena di anni 13 di reclusione
GUZZO ANTONINO , condannato alla pena di anni 8 e mesi sei di reclusione
INDELICATO ROSARIO , condannato alla pena di anni 12 di reclusione
INZERILLO TOMMASO , condannato alla pena di anni 10 di reclusione
LUPPINO FRANCESCO , condannato alla pena di anni 6 di reclusione
MARCIANTE GREGORIO , condannato alla pena di anni 8 e mesi sei di reclusione
MESSINA ANTONIO , condannato alla pena di anni 17 di reclusione
NIELI GIROLAMO , condannato alla pena di anni 13 e mesi sei di reclusione
SANTANGELO VINCENZO , condannato alla pena di anni 14 di reclusione
VULTAGGIO GIUSEPPE , condannato alla pena di anni 6 di reclusione
MESSINA DENARO FRANCESCO ,padre di Matteo Messina Denaro , condannato alla pena di anni 15 di reclusione . Ho parlato di FRANCESCO MESSINA DENARO prima del Sinacori .
Dopo tutti questi arresti che sono stati fatti dal Dott. Paolo Borsellino , il quale mi riteneva attendibilissimo , in seguito alle mie dichiarazioni , come puo’ il Collaboratore di Giustizia Vincenzo Sinacori affermare che io non facevo parte di ” cosa nostra e che non potevo fare danni ?
Tornando alle dichiarazioni del Sinacori , non solo non porta le prove su quanto avrebbe dichiarato Matteo Messina Denaro sulla mia persona , ma in molte dichiarazioni e’ palese la non veridicita’ delle sue dichiarazioni .
Sinacori , in una delle sue dichiarazioni rese al Processo che si sta svolgendo a Caltanissetta che vede imputato Matteo Messina Denaro , fa riferimento ad una riunione che il P.M Paci ha voluto datare ad ottobre 1991 , in cui , secondo il Sinacori , erano presenti i fratelli Graviano , Riina , Agate Mariano e Matteo Messina Denaro .
Di questa riunione , ne parla solo Sinacori , il quale riferisce di esserci andato perche’ glielo ha detto Agate Mariano.
Questa riunione pero’ non ha nessun riscontro , in quanto non la ricordano nemmeno i Collaboratori di Giustizia Tranchina e Geraci .
Tranchina era l’ autista dei fratelli Graviano , mentre Geraci era l’ autista di Matteo Messina Denaro. Entrambi i Collaboratori si sono sempre ricordati di tutti i posti , ma di questa riunione non ne hanno memoria . Anche di questo fatto il PM Paci non chiede un’ approfondimento .
Inoltre Sinacori , indica Francesco Messina Denaro come capo provincia di Trapani . In base a questo , all’ udienza del 3 aprile del 2019 a Caltanissetta , viene chiesto a Sinacori quand’ e’ che viene sostituito Francesco Messina Denaro dal ruolo di capo provincia e a pag . 38 -39 il Sinacori dichiara che Matteo Messina Denaro sostituisce il padre negli anni’80 , periodo in cui c’e’ stata una guerra che secondo il Sinacori ha condotto Matteo Messina Denaro perche’ il padre stava un pochino male . Il Sinacori si riferisce alla faida di Partanna iniziata nel 1987 , la faida tra gli Accardo e gli Ingoglia . Quindi , secondo il Sinacori , Matteo Messina Denaro a soli vent’ anni e’ diventato capo provincia . Nella faida di Partanna, muoiono Ingoglia Filippo e Pietro e Petralia Vincenzo . Come capo della faida di Partanna viene condannato Francesco Messina Denaro perche’ e’ l’ esecutore materiale e non Matteo Messina Denaro che e’ stato assolto fino in Cassazione . E’ chiara dunque la falsita’ delle dichiarazioni del Sinacori per quanto riguarda la faida di Partanna. Inoltre , il 20 febbraio 1989 si verifica un’ altro omicidio e, sia Sinacori , sia Brusca indicano colpevole Matteo Messina Denaro , ma viene condannato Francesco Messina Denaro e non Matteo Messina Denaro . Anche qui sono evidenti le bugie di Sinacori e Brusca ma il P. M Paci non fa nessuna contestazione e non ne parla nella sua requisitoria .
Un’ altro Collaboratore di Giustizia sulle cui dichiarazioni il PM Paci basa la sua requisitoria , e’ il Collaboratore di Giustizia Giovanni Brusca .
Nel Processo per l’ omicidio di Calogero Santangelo ucciso a Palermo nel 1981
, il Collaboratore di Giustizia Giovanni Brusca , che ha sempre affermato che io non facessi parte di ” cosa nostra” e che Matteo Messina Denaro gli diceva che non facevo parte di ” cosa nostra” e che ero un fradiciume , e’ stato uno degli esecutori di questo omicidio .
Giovanni Brusca aveva dato all’ A.G un movente del tutto falso . Aveva dichiarato che Francesco Messina Denaro ha chiesto il favore di uccidere il Santangelo , in quanto quest’ ultimo portava nella brutta strada il figlio Matteo facendolo incontrare con delle donne . Il Brusca non ha detto altro !!!
Il vero movente per cui e’ stato ucciso Calogero Santangelo l’ ho portato io dinnanzi alla Corte D’ Assise di Palermo che vedeva imputato oltre a Brusca ed altri anche Toto’ Riina come mandante, quest’ ultimo condannato all’ ergastolo per questo omicidio .
Innanzitutto Francesco Messina Denaro non ha ritenuto opportuno riferire il vero movente al Brusca , in quanto perdeva di prestigio , poiche ‘ il Santangelo era il figlioccio di battesimo di Francesco Messina Denaro e il suo fiore all’ occhiello . Il motivo per cui e’ stato ucciso il Santangelo e’ stato quello che il Santangelo ha rubato una partita di droga insieme ad Epifanio Tumbarello , quest’ ultimo ucciso in secondo tempo dall’ uomo d’ onore Luppino Francesco , uomo d’ onore della famiglia di Campobello di Mazzara .
Nella sentenza per l’ omicidio di Calogero Santangelo della Corte di Assise di Palermo , Sezione quarta , P. M. dott.ssa Lia Sava , Sentenza N. 11-2003 R.G.C. Assise N.11165-02 R.G.N.R N.1457-02 R.G. GIP , emessa il 26- 09-2006 , e’ stato creduto il movente da me fornito e non quello di Brusca . Vedasi pagine 539-540-541-542-543-544- Il Dott. Paci , nella sua requisitoria non cita questa sentenza .
Su questo, molto tempo dopo dalle mie dichiarazioni , a pagina 534 il Collaboratore di Giustizia Brusca afferma che Francesco Messina Denaro , ” capo del mandamento di Castelvetrano ” rivolse a Salvatore Riina la richiesta di uccidere il Santangelo stigmatizzando pesantemente la mancanza di ” rispetto ” ed i comportamenti da ” ladro ” tenuti dal Santangelo . VEDASI FURTO DI DROGA COMMESSO DAL SANTANGELO , FATTO DA ME DICHIARATO AL DOTT. BORSELLINO .
Su cio’ che afferma il Brusca , riguardo al fatto che io non appartenevo a ” cosa nostra” lo smentisco categoricamente anche per un altro fatto che ritengo molto piu’ importante , cioe’ il notaio Albano , quest’ ultimo chiamato in causa da Brusca per quanto riguarda il vassoio d’ argento che il notaio , su incarico di Andreotti , ha regalato per il matrimonio ad una delle figlie dei cugini Salvo , uomini d’ onore di Salemi . Vedasi processo Andreotti .
Non ho mai capito il perché il Brusca , che all’ interno di ” cosa nostra ” era un uomo di grande spessore , non ha mai parlato o non ha mai saputo della potenza del notaio Albano all’ interno di ” cosa nostra” .
Io , Vincenzo Calcara , porto una prova micidiale che sono stato il primo a fare il nome del notaio Albano per fatti molto piu’ importanti di quelli dichiarati da Brusca .
Nella sentenza di primo grado del Tribunale di Roma , Presidente Mario Almerighi , emessa in data 5-06-2003 – successivamente alla sentenza di Caltanissetta che non mi ha ritenuto attendibile – e’ stato confermato con le mie dichiarazioni un trasporto di dieci miliardi di vecchie lire nel 1981 , al quale hanno partecipato Francesco Messina Denaro , Antonio Vaccarino, Stefano Cannata , Vincenzo Furnari , il Maresciallo dei Carabinieri Giorgio Donato e altri – reato prescritto per quest’ ultimi e tanti altri uomini d’ onore .
Questi soldi sono stati consegnati a casa del Notaio Albano , quest’ ultimo , quel giorno , li ha consegnati nelle mani del vescovo Marcinkus per riciclarli nella banca del Vaticano . Questi soldi appartenevano alla famiglia mafiosa di Castelvetrano .
Al contrario di Brusca , ho portato le prove su chi era in realta’ il notaio Albano , prove riscontrate . Prima di Brusca , sono stato io a fare il nome del notaio Albano , sconosciuto dalla Magistratura e
sono stato il primo a dichiarare alla Magistratura che il notaio Albano era un membro dei Cavalieri del Santo Sepolcro insieme a Marcinkus , che era di casa dentro il Vaticano , che era nato a Borgetto , provincia di Palermo , che aveva una moglie straniera e una figlia adottiva . In piu’ ho portato gli inquirenti presso l’ abitazione del notaio Albano .
Il Brusca non ha mai parlato di cio’ che io , prima di lui , avevo detto .
Oltre ad aver citato la sentenza di primo grado , cito anche la sentenza di secondo grado nella quale sono stato assolto , cosi’ come nella sentenza di primo grado , dal reato di calunnia per non aver commesso il fatto :
Corte D’ Appello di Roma R.g.1628-04 N. 115-05 , composta dai seguenti magistrati : Dott. Enzo Costanzo , Presidente , Dott. Eugenio Bettiol , consigliere, Dott. Raffaele De Luga Comandini , Consigliere . .
Nelle motivazioni di questa sentenza vengono citati quei pentiti che mi smentiscono : Ferro Giuseppe , Sinacori Vincenzo , Patti Vincenzo e Brusca Giovanni che non sono stati creduti ne’ tenuti in considerazione .
Sempre per quanto riguarda il Collaboratore di Giustizia Giovanni Brusca, a pagina 5-6 Il Giudice Dott.ssa Vincenzina Massa , Tribunale di Palermo , sez . Del Giudice per le indagini preliminari , letti gli atti del procedimento penale N.1323-98 R.G.N.R 5430-98 RGGIP, ha riscontrato che ” Sin dal primo approccio emergeva chiaramente che il Brusca ha progettato un sofisticato piano di depistaggio finalizzato a salvare da conseguenze di tipo giudiziario alcune persone e soprattutto a destabilizzare alcuni processi . Il Brusca voleva inserire nelle sue dichiarazioni elementi di contrasto con quelle di altri attendibili Collaboratori di Giustizia , allo scopo di metterne in dubbio la credibilita’ complessiva . ” A pagina 4 , il Brusca cita un uomo di ” cosa nostra” , Carlo Greco. Io sono stato il primo a indicare Carlo Greco come uomo di ” cosa nostra ”e coinvolto nel traffico di droga .
Inoltre , a pagina 535-537 il Brusca cita il nome di Pino Clemente indicandolo come ” uomo d’ onore” di Castelvetrano . Prima di Brusca , all’ inizio della mia collaborazione , quando ho parlato dell’ omicidio Lipari al Giudice Borsellino e ai suoi Sostituti , sono stato io il primo a dichiarare l’ appartenenza a ” cosa nostra ” di Giuseppe Clemente , il quale contribui’ all’ omicidio di Vito Lipari .
Infine a pagina 380 viene evidenziato che il Brusca Giovanni venne condannato per calunnia nei confronti del proprio fratello Enzo Salvatore Brusca per il sofisticato piano di depistaggio da lui attuato . Anche su questo il P.m Paci nella sua requisitoria non fa cenno e non fa nessuna contestazione a Brusca.
Inoltre , per quanto riguarda l’ omicidio di Milazzo Vincenzo , le dichiarazioni di Brusca rese dal 1996 al 1999 sono diverse dalle dichiarazioni rese il 09 /01/2018 .
Nel verbale del 30/01/1999 a pagina 160 Brusca dichiara di non ricordare se , nel 1992 , durante la decisione per uccidere Milazzo era presente Francesco Messina Denaro o se invece era presente solo Matteo o se invece erano presenti entrambi . All’ udienza del 09 /01/2019 , a Caltanissetta , Brusca invece dichiara di non sapere se era presente Francesco Messina Denaro ma di sicuro era presente Matteo Messina Denaro.
E’ palese come il Brusca abbia cambiato versione riguardo la decisione per uccidere Milazzo Vincenzo .
Inoltre, in riferimento alla riunione del dicembre 1991 in cui Riina decide di fare la guerra allo Stato in cui si devono colpire Falcone , Borsellino , Lima , Ando , Grasso ecc , il primo a parlare di questa riunione fu il Collaboratore di Giustizia Giuffre’ , il quale , oltre ad indicare il luogo , dichiara che a quella riunione , oltre a Riina , parteciparono anche Brusca e Cancemi .
Sia Brusca , sia Cancemi , fino al 2004 non parlano di questa riunione , dicono di non ricordarsela . Iniziano a ricordarsela a partire dal 2004 .
Pero’ , sia Brusca , sia Cancemi indicano un luogo diverso da quello indicato da Giuffre’ . Inoltre , Brusca dice di non sapere se era presente Giuffre alla riunione perche’ Brusca alle riunioni aveva l’ abitudine di limarsi le unghie , mentre Cancemi non si ricorda se c’era Giuffre’ .
Anche qui e’ evidente quanta confusione e inesattezze ci siano nelle dichiarazioni di Brusca .
Anche su questo il Dott. Paci non fa nessuna contestazione a Brusca e non ne parla nella sua requisitoria .
Un’ altro Collaboratore di Giustizia a cui fa riferimento il P.M Paci durante la sua requisitoria e’ Francesco Geraci .
Di Geraci ricordo un episodio di quando eravamo ragazzi . Io e uno dei miei fratelli abbiamo picchiato sia lui che suo fratello . Abitavamo a Castelvetrano nella stessa via , Via XX settembre .
Geraci ha dichiarato di essersi fatto un sacco di risate insieme ad altri mafiosi quando venivano rassicurati da Matteo Messina Denaro per quanto riguarda Calcara , il quale ammetteva di esserne il suggeritore e manovratore .
Smentisco categoricamente quanto dichiarato da Geraci , poiche’ in ventisette anni di Collaborazione con la Giustizia non e’ mai emerso che io fossi suggerito e manovrato da Matteo Messina Denaro !!! Questo e’ totalmente falso, assurdo e inventato o da Geraci o da Matteo Messina Denaro nel caso in cui glielo avrebbe riferito !!!
Sempre per quanto riguarda Geraci , il Collaboratore di Giustizia Bono Pietro dichiara che quando si trovava in carcere con Geraci , quest’ ultimo gli dice che Francesco Messina Denaro sta male da dieci – quindici anni e lo stesso Geraci riferisce di averlo saputo dal figlio Matteo Messina Denaro , il quale si era messo a piangere .
Pero’ nessun Collaboratore di Giustizia conferma questa lunga malattia di Francesco Messina Denaro .
Addirittura , il Collaboratore di Giustizia Ferro , il 5 aprile 2019 , al processo di Caltanissetta a pagina 72 ,fa riferimento ad una riunione del settembre del 1991 in cui si decideva la morte di Calvaruso , dichiara che oltre a lui , il cui incarico di partecipare alla riunione gli venne data dal mafioso Milazzo per sostituirlo , era presente Francesco Messina Denaro ed era li seduto senza bisogno di essere sostituito , infatti , dichiara Ferro , Matteo Messina Denaro e’ fuori perche’ non e’ autorizzato a sedersi a quella tavola .
Inoltre, riguardo l’ omicidio di Lombardo Gaspare , uomo d’ onore
di Campobello di Mazara , avvenuto il 28 luglio del 1991 , la Corte d’ Assise di Trapani , sentenza Omega , pagina 2019 dice che la morte di Lombardo venne decisa da Francesco Messina Denaro poiche’ ne aveva il potere essendo capo mandamento e godeva di potere e prestigio da avere la possibilita’ di adottare autonomamente una decisione di tal genere .
Un dato importante lo si puo’ riscontrare anche nell’ autopsia , poiche’ risulta che Francesco Messina Denaro e’ morto di infarto e non aveva altre malattie . L’ autopsia e’ riportata nell’ ordinanza di custodia cautelare a pagina 107 e fa riferimento ad una disfunzione cardiaca e non viene riscontra nessuna malattia .
E’ evidente che le dichiarazioni del Collaboratore di Giustizia Geraci non hanno nessun riscontro . Anche di questo il P.M Paci non ne parla nella sua requisitoria . Il P.M Paci , sempre nella sua requisitoria , fa anche riferimento al Collaboratore di Giustizia Angelo Siino .
Per quanto riguarda il Collaboratore di Giustizia Angelo Siino , quest’ ultimo il 22 -12 -1998 venne ascoltato dal Sostituto Procuratore della Repubblica DDA di Palermo Dott. Biagio Insacco , a pagina 1-2 ha dichiarato ” Conosco il Vaccarino da una quindicina d’ anni essendo entrambi massoni . Mi fu presentato da un uomo politico di Menfi come fratello massone ” PER QUEL CHE IO SO , FACCIO PRESENTE CHE FRATELLI MASSONI SI RIMANE PER TUTTA LA VITA , COMPRESI I FRATELLI MASSONI ” IN SONNO ” , PER CUI NON MI E’ DIFFICILE CAPIRE CHE IL SIINO ABBIA INTERESSE NEL PROTEGGERE IL VACCARINO ESSENDO ENTRAMBI MASSONI !!!
Inoltre , Siino ha affermato ” Ebbi occasione , nel 1987 , di sentire parlare a Castelvetrano del Vaccarino . Messina Denaro Francesco e suo figlio Matteo mi dissero che erano in grado di far fare al Vaccarino qualsiasi cosa ” .
QUESTA E’ UN’ ULTERIORE CONFERMA DEI RAPPORTI CHE VI ERANO TRA IL VACCARINO , FRANCESCO MESSINA DENARO E IL FIGLIO MATTEO ,
Siino inoltre dichiara che Il Furnari diceva altresi’ , che il Maresciallo dei Carabinieri Canale , a suo parere sostenuto dal Procuratore Borsellino , aveva manovrato il Calcara , facendo in modo che lo stesso dicesse un sacco di fesserie . E gli veniva anche detto dal Furnari , dal Battista e dall’ Avv. Messina che le accuse a loro mosse dal Calcara erano tutte frutto di tragedie del Canale che aiutava gli ” amici ” e per mezzo di Calcara coinvolgeva giudiziariamente gli innocenti ” .
FACCIO PRESENTE CHE CON PROVE SCHIACCIANTI IL FURNARI E L’ AVV. ANTONIO MESSINA SONO STATI RITENUTI UOMINI D’ ONORE E CONDANNATI PER 416 BIS . VEDASI SENTENZA DELLA CORTE DI CASSAZIONE , PROCESSO ALAGNA PIU’ 30 .
Infine, Il Collaboratore di Giustizia Siino dichiara che gli e’ stato riferito che Calcara e’ uno strumento del Maresciallo Canale . Voglio precisare che dietro il Canale vi era sempre la ” manuzza” del Dott. Borsellino ”.
ANZITUTTO TENGO A PRECISARE CHE IL SIINO CONFERMA , DOPO DI ME , L’ APPARTENENZA A ” COSA NOSTRA ” DI SAVERIO FURNARI E ANTONIO MESSINA.
E’ ASSURDO , COME FALSAMENTE QUEST’ ULTIMI AFFERMANO, CHE IO SIA STATO MANOVRATO DAL MARESCIALLO CANALE E DAL DOTT. BORSELLINO !!!
COME EMERGE FINO IN DATA ODIERNA , GLI INCONTRI TRA ME E IL MARESCIALLO CANALE SONO STATI TRE . IL PRIMO INCONTRO DURANTE IL PRIMO INTERROGATORIO CON LA DOTT.SSA TOSI , IL SECONDO QUANDO SONO STATO INTERROGATO DAL GIUDICE PAOLO BORSELLINO E IL TERZO QUANDO SONO STATO TRASFERITO DAL CARCERE DI MARSALA AL CARCERE DI TERMINI IMERESE . DOPODICHE’ NON HO MAI PIU’ VISTO IL MARESCIALLO CANALE , SONO ENTRATO NEL PROGRAMMA DI PROTEZIONE E I MIEI CONTATTI ERANO ESCLUSIVAMENTE CON IL DOTT. BORSELLINO , IL DOTT. NATOLI , IL DOTT. LO VOI , IL DOTT. PENNISI –
SONO VENUTO A CONOSCENZA , TRAMITE GIORNALI , CHE IL MARESCIALLO CANALE E’ STATO INDAGATO E PROCESSATO MI SEMBRA PER ESSERE STATO ACCUSATO DI ESSERE COLLUSO CON LA MAFIA IN QUANTO E’ STATO CHIAMATO IN CAUSA DA ALCUNI PENTITI . PER QUEL CHE MI RISULTA . , IL MARESCIALLO CANALE E’ STATO ASSOLTO DA QUESTA ACCUSA PER NON AVER COMMESSO IL FATTO , IN VIA DEFINITIVA . NEI PROCESSI CHE SI SONO SVOLTI A CARICO DEL MARESCIALLO CANALE , IO NON SONO STATO MAI CHIAMATO A TESTIMONIARE , PER IL FATTO CHE NON C’ERA ALCUN INDIZIO E NESSUNA PROVA CHE IL MARESCIALLO CANALE ABBIA POTUTO MANOVRARMI , POICHE’ TUTTO QUELLO CHE HO DICHIARATO SIN DALL’ INIZIO DELLA MIA COLLABORAZIONE SONO TUTTI FATTI CHE HO VISSUTO IN PRIMA PERSONA E CHE HO SPONTANEAMENTE DICHIARATO !!! .
Il PM Gabriele Paci , purtroppo afferma che io non abbia mai parlato di Matteo Messina Denaro .
Perche’ , nonostante il PM Paci parli di me nella sua requisitoria dicendo che io non ho mai fatto il nome di Matteo Messina Denaro, non sono mai stato chiamato a testimoniare nel processo per la strage di Via d ‘Amelio ?
Se fossi stato chiamato a testimoniare avrei risposto a tutte le contestazioni , in particolare per quanto riguarda Matteo Messina Denaro .
Sono anni che parlo di Matteo Messina Denaro a diversi magistrati e mando email al Dott. Paci per essere ascoltato e , in merito ,ho sempre ritenuto importante sottolineare
che nel 1991 Francesco Messina Denaro mi ha dato l’ incarico di uccidere il Dott. Borsellino a casa dell’ ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino e, in quella occasione era anche presente Matteo Messina Denaro , con il quale erano 11 anni che non ci vedavamo e ricordo che l’ ultima volta che l’ ho visto e’ stato nel 1980 , poco tempo prima che Francesco Messina Denaro e Antonio Vaccarino mi mandassero a lavorare all’ Aeroporto di Linate- Milano con l’incarico di far entrare morfina base e droga dalla Turchia . Vedasi processo alagna piu’ 30 .
In quel periodo Matteo Messina Denaro aveva neanche 18 anni . Da quel momento non ho più visto Matteo Messina Denaro in quanto dal 1982 al 1990 ero in carcere.
Quando nell’autunno del 1991 ho visto che a casa del Vaccarino c’era anche Matteo Messina Denaro , quest’ ultimo mi e’ venuto incontro abbracciandomi , baciandomi e riferendomi che era a conoscenza del mio arrivo ed era anche a conoscenza del piano organizzato per quanto riguarda il Dott. Borsellino .
In quella occasione Matteo Messina Denaro mi ha detto ” Non ho mai dimenticato quando da ragazzino ho litigato e tu mi hai difeso e mi ricordo che avevi preso due pugni al naso e ti scorreva il sangue e quando mi hai accompagnato a casa mia , mio padre ti ha curato e ti ha fatto un regalino e mio padre mi ha detto che da quel momento in poi mi dovevo fidare di Vincenzo che ha dimostrato di volermi bene ”
Tengo inoltre a precisare che quando sono entrato a far parte di ” cosa nostra ” , il 4 ottobre 1979 , Matteo Messina Denaro aveva 17 anni e io ero alle strette dipendenze esclusivamente del padre Francesco , di Antonio Vaccarino e di Michele Lucchese .
Quando nell’ autunno del 1991 – ero latitante- ho incontrato Matteo Messina Denaro , gia’ adulto in quanto aveva 29 anni , non sapevo il suo ruolo all’ interno della famiglia mafiosa di Castelvetrano , ma in quella occasione il suo ruolo era anche di partecipare per uccidere il Dott. Paolo Borsellino e ho capito che tra lui e il padre c’era una perfetta simbiosi, come se erano la stessa persona .Contrariamente a quanto dichiarato da alcuni Collaboratori di Giustizia durante il Processo che si sta celebrando a Caltanissetta che vede imputato Matteo Messina Denaro , posso affermare per cognizione diretta che quando Francesco Messina Denaro mi diede l’ incarico di uccidere il Dott. Paolo Borsellino Francesco Messina Denaro era a tutti gli effetti il capo assoluto della famiglia mafiosa di Castelvetrano e del mandamento e non lo era il figlio Matteo. Tanto e ” vero che la cupola ha dato a Francesco Messina Denaro l- incarico di organizzare un piano per uccidere il Giudice Borsellino e , nello stesso di mettere a disposizione un valido soldato riservato della famiglia affinche ” partecipasse all” omicidio .Tengo a specificare che in quella occasione Francesco Messina Denaro era in piena forma e in ottima salute. Se dopo la mia Collaborazione, iniziata subito dopo il mio arresto avvenuto il 5 novembre1991, Matteo Messina Denaro ha preso il posto del padre o che Matteo sia uno dei mandanti , questo io non lo so e sono sicuro che la Corte di Assise di Caltanissetta sapra ” giudicare la posizione di Matteo Messina Denaro , che per me e” e rimane sempre un carnefice che ha sparso tantissimo sangue .
Quando ho iniziato la mia collaborazione con il Dott. Borsellino, oltre ad essere stato il primo ad avvertirlo che era stato organizzato un piano per ucciderlo quando era Procuratore a Marsala . le mie dichiarazioni erano centrate su Francesco Messina Denaro , Vaccarino e tanti altri uomini d’ onore .
Siccome con Matteo Messina Denaro non avevo fatto nessun reato , il Dott. Borsellino non aveva elementi sufficienti da parte mia per farlo arrestare ma voleva comunque occuparsi di Matteo in un secondo tempo , infatti ricordo bene che poco tempo prima di morire , il Dott. Paolo Borsellino mi aveva detto che oltre alle altre cose di cui dovevo parlargli , avrei dovuto chiarire la posizione di Matteo Messina Denaro . Anche di questo il Dott. Paci nella sua requisitoria non ne parla !!!
Una prova schiacciante , una prova ineluttabile , che conferma che io dicevo la verita’ e che ho fatto di tutto per salvare la vita del Giudice Paolo Borsellino e che il Pm Dott. Paci non cita minimamente e’ la copia dell Informativa scritta dal Generale dei Carabinieri Antonio Viesti il 20 giugno 1992 ,nella quale dichiara che il Dott. Borsellino era in serio pericolo di vita per gli arresti che aveva fatto nel trapanese un mese prima , precisamente nel mese di maggio .
Gli arresti a cui si riferisce il Generale Viesti , sono gli stessi arresti che il Dott . Paolo Borsellino , il Dott. Francesco Lo Voi e il Dott. Gioacchino Natoli avevano fatto fare tramite le mie dichiarazioni . Vennero arrestati , oltre ad Antonio Vaccarino , tantissimi uomini di ” cosa nostra” sconosciuti all’ A.G .
Cito un arresto in particolare , Francesco Luppino , uomo d’ onore della famiglia di Campobello di Mazzara , arrestato ultimamente dalla D.D.A di Palermo per favoreggiamento a Matteo Messina Denaro tramite ”pizzini”.
Sempre riguardo il piano per uccidere il Dott. Paolo Borsellino , non l’ ho riferito solo all’ inizio della mia collaborazione risalente al mese di dicembre del 1991 , ma l’ ho riferito anche nel mese maggio-giugno del 1992 , pochissimo tempo prima dalla strage , in Corte D’ Assise D’ Appello di Palermo , Presidente Barreca , dove si svolgeva il processo per l’ omicidio del sindaco di Castelvetrano Vito Lipari , nel quale erano imputati Nitto Santapaola , Francesco Mangion ed altri .
Dopo la morte del Dott. Paolo Borsellino si sono svolti tanti processi riguardo la strage di Via d’ Amelio , ma io non sono mai stato chiamato a testimoniare , anche se ho sempre insistito per essere ascoltato !!!
Da tantissimi anni riferisco che Brusca , Geraci , Sinacori , Siino e altri sono dei falsi pentiti . Nonostante lo abbia sempre dichiarato sia a Magistrati , sia mediaticamente sulla mia pagina e sul mio profilo faacebook, come mai questi Collaboratori di Giustizia non mi hanno mai denunciato ? Sicuramente hanno il timore che le mie verita’ e le prove che porterei demoliscano in toto le loro false dichiarazioni che cercano di unire ad altre loro dichiarazioni attendibili.
Ho sempre insistito per avere un confronto diretto con tutti questi Collaboratori di Giustizia che cercano di smentirmi senza alcuna prova e alcun riscontro , dalle dichiarazioni dei quali il P.M Paci si e ‘ basato costruendo le fondamenta di una lunga requisitoria al Processo che attualmente si sta svolgendo a Caltanissetta e che vede Matteo Messina Denaro imputato per essere il mandante della strage di Via d’ Amelio .
Ho sempre chiesto e continuero’ a chiedere di essere ascoltato e di essere messo a Confronto con i Collaboratori di Giustizia fin ora citati, poiche’ non posso permettere che anche una sola dichiarazione infondata da parte di alcuni Collaboratori di Giustizia possa minimamente inquinare o fuorviare la strada che porta alla vera Verita’ sulla morte del Dott. Paolo Borsellino .
Come ho gia detto , sono stato il primo ad avvertire il Dott. Borsellino che era stato organizzato un piano per ucciderlo quando era Procuratore a Marsala .
Gia solo per questo motivo sarei dovuto essere ascoltato nel processo che si sta celebrando a Caltanissetta , ma il Dott . Paci questo non lo ritiene importante , negandomi cosi’ il diritto di poter contribuire , tramite le mie dichiarazioni a ricostruire la Verita’ per quanto riguarda la strage di Via d’ Amelio .
Per il PM Paci io ero un collaboratore che ha inquinato l’ acqua nel pozzo , per chiarire i vertici della mafia trapanese , e che con le mie dichiarazioni ho spostato l’ attenzione degli inquirenti dai Messina Denaro su Mariano Agate senza che io abbia mai fatto , secondo il PM Paci , il nome di Matteo Messina Denaro e che io davo solo false notizie .
In base a quanto affermato dal PM Paci , ho ritenuto doveroso rispondere a tutte queste contestazioni e sono fiducioso che questi miei chiarimenti ricchi di riscontri possano essere utili alla Corte al processo in corso e spero possano far riflettere il P.M Gabriele Paci su quanto da lui stesso dichiarato sulla mia persona .9.8.2020


Nel Processo che si sta svolgendo a Caltanissetta per la Strage di Via d Amelio , il Collaboratore di Giustizia Vincenzo Sinacori , afferma che Matteo Messina Denaro gli aveva detto che io ero stato costruito e istruito a dovere dal Dott. Paolo Borsellino e che non facevo parte di” cosa nostra “,circostanza confermata anche da un altro Collaboratore di Giustizia , Geraci.

Tutto cio e totalmente falso e mi chiedo come questi Collaboratori di giustizia possano affermare simili assurdita ‘ !!!
Per quanto riguarda queste affermazioni , durante la requisitoria , il P. M Dott. Gabriele Paci ha dichiarato che il pensiero ignorante dei mafiosi che un Giudice possa suggerire delle falsita ‘da far dire poi dal Collaboratore di Giustizia e totalmente falso , ma nello stesso tempo il Dott. Paci avrebbe presupposto che io sia un Collaboratore di Giustizia eterodiretto .Il termine eterodiretto , nel vocabolario della lingua italiana si riferisce a chi lascia che le proprie azioni vengano guidate dagli altri , essendo privo di autonomia decisionale .
Tengo a specificare che tutto cio ‘ che ho dichiarato sin dall ‘ inizio della mia Collaborazione con la Giustizia , l’ ho sempre dichiarato spontaneamente con prove e riscontri e per cognizione diretta , senza che nessuno mi guidasse , poiche’ , se cosi ‘non fosse stato , le uniche persone che avrebbero potuto gestire la mia collaborazione erano i Magistrati con cui ho collaborato , ovvero il Dott. Paolo Borsellino e i suoi fidatissimi .Sostituti Procuratori Francesco Lo Voi e Gioacchino Natoli .
Per questo motivo , quindi che io sia un pentito eterodiretto e’ una deduzione totalmente assurda !!!
Il Dott. Paci , sempre nella sua requisitoria , afferma che erroneamente il Collaboratore di Giustizia Leonardo Messina e Vincenzo Calcara hanno indicato Agate Mariano come capo della Provincia di Trapani .
Preciso che io e Leonardo Messina non ci siamo mai conosciuti ne incontrati .
Leonardo Messina e- stato ascoltato nel Processo di Caltanissetta per la strage di Via d- Amelio .
Io non sono stato chiamato a testimoniare !!! Ma continuero’ fino alla fine a chiedere di essere ascoltato per chiarire ogni equivoco e chiedero ‘ soprattutto di poter fare dei confronti diretti con i Collaboratori Brusca , Geraci e Sinacori , quest’- ultimo e’ – stato smentito dal Collaboratore di Giustizia Maurizio Avola per quanto riguarda l- omicidio dell- ex Sindaco di Castelvetrano Vito Lipari , al quale ho partecipato con il ruolo di copertura ai killers .
Si continua anche ad affermare che io non abbia mai parlato di Matteo Messina Denaro . Perche- , nonostante si parli di me , non sono mai stato chiamato a testimoniare nel processo per la strage di Via d- Amelio ?
Se fossi stato chiamato a testimoniare avrei risposto a tutte le contestazioni , in particolare per quanto riguarda Matteo Messina Denaro .
Sono anni che parlo di Matteo Messina Denaro a diversi magistrati e , in merito ,ho sempre ritenuto importante sottolineare che nel 1991 Francesco Messina Denaro mi ha dato l’ incarico di uccidere il Dott. Borsellino a casa dell’ ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino e, in quella occasione era anche presente Matteo Messina Denaro , con il quale erano 11 anni che non ci vedavamo e ricordo che l’ ultima volta che l’ ho visto e’ stato nel 1980 , poco tempo prima che Francesco Messina Denaro e Antonio Vaccarino mi mandassero a lavorare all’ Aeroporto di Linate- Milano con l’incarico di far entrare morfina base e droga dalla Turchia .
In quel periodo Matteo Messina Denaro aveva neanche 18 anni .
Quando nel 1991 ho visto che a casa del Vaccarino c’era anche Matteo Messina Denaro , quest’ ultimo mi e’ venuto incontro abbracciandomi , baciandomi e riferendomi che era a conoscenza del mio arrivo ed era anche a conoscenza del piano organizzato per quanto riguarda il Dott. Borsellino .
In quella occasione Matteo Messina Denaro mi ha detto ” Non ho mai dimenticato quando da ragazzino ho litigato e tu mi hai difeso e mi ricordo che avevi preso due pugni al naso e ti scorreva il sangue e quando mi hai accompagnato a casa mia , mio padre ti ha curato e ti ha fatto un regalino e mio padre mi ha detto che da quel momento in poi mi dovevo fidare di Vincenzo che ha dimostrato di volermi bene ”
Tengo inoltre a precisare che quando sono entrato a far parte di ” cosa nostra ” , il 4 ottobre 1979 , Matteo Messina Denaro aveva 17 anni e io ero alle strette dipendenze esclusivamente del padre Francesco , di Antonio Vaccarino e di Michele Lucchese .
Quando nell’ autunno del 1991 – ero latitante- ho incontrato Matteo Messina Denaro , gia’ adulto in quanto aveva 29 anni , non sapevo il suo ruolo all’ interno della famiglia mafiosa di Castelvetrano , ma in quella occasione il suo ruolo era anche di partecipare per uccidere il Dott. Paolo Borsellino e ho capito che tra lui e il padre c’era una perfetta simbiosi, come se erano la stessa persona .
Quindi non avevo nessun dubbio che Matteo Messina Denaro stesse organizzando la strage insieme al padre .
Quando ho iniziato la mia collaborazione con il Dott. Borsellino, le mie dichiarazioni erano centrate su Francesco Messina Denaro , Vaccarino e tanti altri uomini d’ onore .
Siccome con Matteo Messina Denaro non avevo fatto nessun reato , il Dott. Borsellino non aveva elementi sufficienti da parte mia per farlo arrestare ma voleva comunque occuparsi di Matteo in un secondo tempo , infatti ricordo bene che poco tempo prima di morire , il Dott. Paolo Borsellino mi aveva detto che oltre alle altre cose di cui dovevo parlargli , avrei dovuto chiarire la posizione di Matteo Messina Denaro .
Dopo la morte del Dott. Paolo Borsellino si sono svolti tanti processi riguardo la strage di Via d’ Amelio , ma io non sono mai stato chiamato a testimoniare , anche se ho sempre insistito per essere ascoltato !!! 12.7.2020


RICHIESTA DI AUDIZIONE firmata da me e dal mio Avvocato che ho inviato al Presidente della Corte d’ Assise di Caltanissetta e alla Procura di Caltanissetta , dove si sta svolgendo il processo per la strage di Via D’ Amelio che vede imputato Matteo Messina Denaro .
Nel processo che si sta tenendo a Caltanissetta, vengono ascoltati alcuni pentiti che in mezzo a Verita’ , purtroppo aggiungono anche delle menzogne !!! Purtroppo questi pentiti , oltre a depistare nel processo , al contrario di altri pentiti che non mi hanno mai smentito , affermano che io non sia un pentito attendibile , che sono un fradiciume e che Matteo Messina Denaro gli abbia detto che io non facevo parte di ” cosa nostra” e che non potevo fare danni . Per questo motivo ritengo molto importante avere un confronto e smentire questi pentiti , in particolare Giovanni Brusca e Vincenzo Sinacori .
Sarebbe inconcepibile il fatto che non mi venga data la possibilita’ di avere un confronto con questi pentiti che hanno fatto il mio nome , poiché se non venissi messo a confronto e le menzogne di questi pentiti nei miei confronti venissero credute, verrebbe meno agli occhi di tutti la professionalita’ di Paolo Borsellino , del Procuratore Francesco Lo Voi e del Dott. Gioacchino Natoli , bracci destri di Paolo Borsellino . Oltre a quest’ ultimi , verrebbe meno anche la professionalita’ di altre decine di Magistrati ,Presidenti di Tribunale e di Corte d’ Assise e per finire di tantissimi Magistrati della Suprema Corte di Cassazione , compresi i Presidenti, che mi hanno sempre ritenuto attendibile !!! Mi meraviglio molto che tutti questi Illustri Magistrati non sono stati mai chiamati a deporre a Caltanissetta !!! Inoltre , se le menzogne di questi pentiti nei miei miei confronti venissero credute, non avrebbe valore ne’ senso nemmeno l’ informativa scritta dal Generale dei Carabinieri Antonio Viesti , nella quale affermava che Paolo Borsellino era in serio pericolo di vita per gli arresti che aveva fatto nel trapanese , arresti che sono stati fatti tramite le dichiarazioni che ho fatto al Dott. Paolo Borsellino. Sapete benissimo che Paolo Borsellino ha creduto in me , sapete perfettamente che ho fatto di tutto per salvargli la vita , mettendolo subito a conoscenza che era stato organizzato un piano per ucciderlo e siete anche a conoscenza di quel straordinario rapporto umano che si era creato tra me e Paolo Borsellino e , in seguito , con tutta la famiglia Borsellino !!! Non potro’ mai dimenticare le parole che il Dott. Paolo Borsellino mi disse durante il mio travaglio interiore : ” Vincenzo , chi ha paura muore ogni giorno , chi non ha paura muore una sola volta” ed ” E’ bello morire per cio’ che si crede” . Queste frasi che Paolo Borsellino mi ha detto sono diventate un’ icona .
Inoltre , se non venissi ascoltato e non mi venisse data la possibilita’ di smentire questi pentiti , si dovrebbero rifare tutti i processi in cui , tramite le mie dichiarazioni che ho fatto a Paolo Borsellino e, in seguito , ad altri magistrati , sono stati condannati tantissimi uomini di ” cosa nostra ” , compreso l’ ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino , Francesco Messina Denaro – il padre di Matteo- , che e’ stato condannato in primo grado a quindici anni di reclusione per 416 bis e traffico internazionale di droga quando era ancora vivo e latitante e tanti altri uomini d’ onore di grande spessore , tra i quali Saverio Furnari , Vincenzo Santangelo e Francesco Luppino , quest’ ultimo arrestato ultimamente con l’ accusa di favoreggiamento a Matteo Messina Denaro tramite ” pizzini”. Tengo a sottolineare che tutti questi uomini di ” cosa nostra ” erano sconosciuti e sono stato io il primo a citare i loro nomi portando prove schiaccianti . Solo dopo di me quegli stessi pentiti che adesso affermano che io non facessi parte di ” cosa nostra ” , hanno confermato la colpevolezza di questi uomini d’ onore sopracitati , escludendo solo il Vaccarino !!! Sempre questi pentiti , solo dopo di me , hanno confermato il piano che Francesco Messina Denaro , su incarico di Toto’ Riina , aveva organizzato per uccidere il Dott. Paolo Borsellino quando era Procuratore a Marsala . Vi ho elencato numerosissime motivazioni e ce ne sono ancora altre , come ad esempio il traffico di cocaina e armi tra la Sicilia e la Calabria – Processo Aspromonte nel quale sono stato ritenuto attendibile fino in Cassazione e l’ omicidio di Calogero Santangelo che , al contrario del movente che aveva dato Giovanni Brusca , e’ stato creduto fino in Cassazione il movente che solo io conoscevo e ho dato e , per concludere nel processo di revisione svoltosi presso la Corte d’ Assise di Catanzaro le mie dichiarazioni sono state determinanti per far assolve tre ragazzi innocenti che sono stati condannati e torturati ingiustamente per la strage di Alcamo Marina , per cui ritengo sia necessario che io venga chiamato a deporre a Caltanissetta !!! Confido di essere chiamato a deporre a Caltanissetta , in modo che la Corte possa valutare e chiarire definitivamente se io ho detto la Verita’ o se sono un soggetto portato al mendacio !!! Al contrario del falso pentito Scarantino e di altri falsi pentiti , io , in ventisette anni di Collaborazione con la Giustizia non sono stato mai condannato per calunnia ma sono stato assolto per ben quattro volte da questa infame accusa !!! 31.5.2020

 Fonte: profilo FB Vincenzo Calcara


Processo a Matteo Messina Denaro – Procuratore Paci a Vincenzo Calcara: Forse sarebbe il momento di dire la verità  19 giugno 2020 |  Nel corso dell’udienza del “Processo a Matteo Messina Denaro accusato di essere uno dei mandanti degli attentati di Capaci e Via D’Amelio”, tenutasi a Caltanissetta venerdì 12 giugno, il Procuratore aggiunto Gabriele Paci, dopo aver ricostruito i rapporti tra “cosa nostra” palermitana e quella trapanese, con particolare riferimento a quelli tra Riina e altri mafiosi di primo piano dell’ala corleonese e i boss storici della provincia trapanese e i Messina Denaro, ha fornito uno spaccato raggelante della realtà castelvetranese, ricordando uomini come l’ex questore Germanà, e altri appartenenti alle forze dell’ordine, che furono tra i primi a individuare nei Messina Denaro elementi di spicco della consorteria mafiosa, furono esposti al rischio di essere uccisi o attaccati al fine di impedirne le indagini, mentre appartenenti all’organizzazione criminale risultavano essere in possesso di regolare porto d’armi. Il Procuratore ha ricostruito quanto emerso nel corso dei numerosi processi sulle stragi, ricordando come diversi collaboratori di giustizia con le loro propalazioni nel corso di tutti questi anni avrebbero dato un notevole contributo alle indagini. Secondo Paci, la causa di così tanti processi fu dovuta a chi allontanò gli inquirenti dalla verità. La si deve all’errore marchiano di aver ritenuto Mariano Agate a capo della mafia della provincia di Trapani, focalizzando quindi l’attenzione su di lui che, nella qualità di capo della provincia, e quindi componente della commissione regionale di “cosa nostra”, fu chiamato a rispondere per Capaci e per la cupola del Borsellino, riportandone condanne. “Al tempo l’attenzione si focalizza su Agate Mariano. Si focalizza su di lui perché viene indicato erroneamente come capo della provincia di Trapani, in particolare da Leonardo Messina e Vincenzo Calcara – afferma il Procuratore Paci – Ma è un errore marchiano, la fragilità di questa impostazione è emersa nel corso del processo, ma era emersa anche nel Capaci”. Secondo i giudici fu un errore al quale si rimediò in corso d’opera, perché alla fine effettivamente erano sorti dei contrasti e non era affatto sicuro che fosse lui, anzi probabilmente non lo era, il capo di “cosa nostra” trapanese,  però diede comunque un contributo sostanziale rafforzando la volontà di compiere la strage di Capaci. Nel corso dell’udienza il Procuratore Paci ha citato l’ex pentito Vincenzo Calcara che da tempo aveva chiesto di essere escusso nel corso di questo procedimento penale. Lex pentito che aveva indicato in Mariano Agate il capo provinciale di “cosa nostra” a Trapani, anziché indicarlo in Francesco Messina Denaro, del quale si definiva “uomo d’onore riservato”, Calcara aveva anche più volte scritto alla Corte d’Assise di Caltanissetta, sollecitando una sua escussione nel corso del processo chiedendo di essere sentito perché aveva indicazioni da dare su Matteo Messina Denaro. Calcara non è stato sentito. Perché? Il motivo lo spiega il Procuratore: “Perché Calcara è il signore che tace per anni il nome di Matteo Messina Denaro. È un collaboratore che nasce 91 come collaboratore come collaboratore di Borsellino. Spiega, dà tante indicazioni, ma non fa mai il nome di Matteo Messina Denaro al tempo in cui Matteo Messina Denaro uccideva e poi faceva le stragi. Sarebbe stato utile, se egli fosse effettivamente a conoscenza delle  gesta di Matteo Messina Denaro, sarebbe stato molto utile se ne avesse parlato nel 92 anziché  dire che il capo di “cosa nostra” era, neanche il padre Francesco , ma Agate Mariano.” A tal proposito, chi scrive, ricorda come durante telefonate intercorse con Vincenzo Calcara, ebbe a chiedere per quale motivo non disse subito che a “capo di cosa nostra” nella provincia di Trapani c’era Francesco Messina Denaro e per quale altra ragione non volle mai fare il nome di Matteo Messina Denaro, che pure ben conosceva essendo quasi coetanei e abitando nello stesso quartiere e avendo narrato dei loro rapporti fin da ragazzi nel libro dal titolo “Dai memoriali di Vincenzo Calcara – Le cinque entità rivelate a Paolo Borsellino”, scritto dalla giornalista Simona Mazza, che raccolse le testimonianze dell’ex pentito (analoghe testimonianze, sono pubblicate sul sito 19luglio1992). Alle domande in merito al ruolo di Francesco Messina Denaro e del perché non parlò di suo figlio Matteo, l’ex pentito affermò che Francesco Messina Denaro non poteva essere a capo di “cosa nostra” in quanto latitante (Riina, Provenzano e altri, non lo erano?) mentre di Matteo avrebbe spiegato successivamente perché non ne aveva parlato. I quasi trent’anni trascorsi dagli inizi della sua collaborazione, evidentemente, non permettevano ancora a Calcara di parlare di colui che se solo lo avesse indicato in quel lontano 1991, forse avrebbe impedito l’uccisione del Giudice Borsellino“Forse sarebbe il momento di dire la verità, lui e tanti altri – continua il Procuratore riferendosi a Calcara – proprio su questi punti oscuri che ancora impediscono di fare luce sulle ambiguità, sui misteri che ancora permangono nonostante i tanti processi celebrati nella ricostruzione di queste vicende”Paci sottolinea che Calcara dovrebbe  chiarire per quale motivo, a quel tempo, lui, anziché parlare di Matteo Messina Denaro, cioè nasce l’astro nascente, indicò in Mariano Agate il capo provinciale di “cosa nostra”. Agate Mariano, che certamente non era un uomo  secondo a nessuno per l’esperienza, è un  uomo che  è stato  imputato e condannato nel primo  maxi; è uno che dagli anni settanta fa traffico internazionale di stupefacenti ad altissimo livello. Cioè, qui  non parliamo di Agate Mariano come fosse un uomo  di secondo ordine, Agate Mariano è un uomo di  primo ordine, di prima grandezza nel panorama mafioso, ma non aveva la qualifica di  capo, di rappresentante della Provincia di Trapani. Qualifica che apparteneva a Messina Denaro  Francesco,  che cede in successione, con l’avallo di Totò Riina,  al figlio”. Già, perché Calcara indicò in Agate Mariano il capo di “cosa nostra” della provincia di Trapani e non Francesco Messina Denaro? Perché non fece il nome di Matteo, che durante quel periodo organizzava le stragi? “Perché – continua il Procuratore – il signor Calcara  abbia voluto indirizzarci verso qualcosa che non era  storicamente preciso e perché non abbia voluto riferire del signor  Matteo Messina Denaro quando era il momento di riferire,  questo forse potrebbe essere la spiegazione di tante vicende e anche un punto d’ interesse per le future indagini”. Sì, forse partendo proprio da Calcara si potrebbe iniziare a far chiarezza su molti aspetti oscuri delle stragi e su possibili connivenze tra appartenenti alle istituzioni e uomini di “cosa nostra”, tra intrecci politico-affaristici-mafiosi e quel qualcosa che oggi ancora stentiamo a credere e a nominare. Quel che più addolora chi scrive, sotto il profilo umano, è stata l’ignobile capacità del falso pentito Vincenzo Calcara di non aver fatto nulla per salvare la vita del compianto Giudice Borsellino rivelando chi realmente era a capo della consorteria mafiosa della provincia di Trapani, e aver ingannato i famigliari del Giudice, anch’essi traditi, come tradito da un amico fu Paolo Borsellino. Ingannati anche gli investigatori, i magistrati e i giornalisti, con la stessa facilità contenuta nelle sue parole, raccontate da un suo compagno di cella: “Per prender per fessi i Giudici e i Carabinieri, basta solo un po’ di fantasia”   Gian J. Morici La valle dei Templi


Vincenzo Calcara difende Matteo Messina Denaro e attacca il pm Gabriele Paci  Con un post su diversi dei profili Facebook dell’ex pentito Vincenzo Calcara, si è consumato il più vile attacco a un magistrato impegnato in un processo che vede imputato Matteo Messina Denaro. Si tratta del Procuratore aggiunto di Caltanissetta, Dott. Gabriele Paci, che è pm nel processo che vede imputato il latitante Matteo Messina Denaro per le stragi del ’92. Calcara, nel suo lungo sproloquio muove accuse al pm in merito all’escussione dei testi citati dalla procura, non risparmiando al magistrato pesanti illazioni relative a una testimonianza resa dallo stesso nel corso di un altro processo. “Durante la sua requisitoria – scrive Calcara – il P.M Gabriele Paci dà pieno credito a Collaboratori di Giustizia che, anche durante il Processo che vede imputato Matteo Messina Denaro, fanno dichiarazioni prive di senso, che spesso sono senza riscontri, in quanto si basano su deduzioni personali di questi Collaboratori di Giustizia.” In particolare, obiettivo dell’ex pentito, pare essere quello di screditare i collaboratori di giustizia che nel corso del processo hanno fornito testimonianze utili a dimostrare come le stragi nelle quali morirono i giudici Falcone e Borsellino furono organizzate nel 1991 a Castelvetrano, dove Matteo Messina Denaro incontrò i vertici di ‘cosa nostra’ per pianificare gli attentati. Calcara si sofferma sulla figura di Vincenzo Sinacori, collaboratore ritenuto attendibile, che sul ruolo di Francesco Messina Denaro e del figlio Matteo all’interno di ‘cosa nostra’ in quegli anni, ha dato un importante contributo alla giustizia, permettendo di ricostruire quale fosse la struttura dell’organizzazione nel territorio e di fare luce su gravi fatti di sangue. Se è pur vero che Sinacori, così come tanti altri collaboratori di giustizia hanno da sempre sostenuto che Vincenzo Calcara non facesse parte di ‘cosa nostra’, mettendone in discussione l’attendibilità, è altrettanto vero che in passato l’ex pentito non aveva mai attaccato con tanta veemenza quei magistrati che avevano raccolto le testimonianze di questi collaboratori e che avevano giudicato Calcara inattendibile. Non lo fece quando il giudice Alessandra Camassa disse che di Matteo Messina Denaro non ne aveva mai parlato. E neppure quando il pm Massimo Russo dichiarò che “Calcara è stato ritenuto da altri collaboratori di giustizia assolutamente non credibile, e preliminarmente non appartenente alla organizzazione mafiosa”, avendolo inoltre rinviato a giudizio per auto calunnia “per essersi accusato di far parte di cosa nostra”. Perché dunque tanta acrimonia nei riguardi del Dott. Gabriele Paci che lo ha definito un collaboratore di giustizia eterodiretto e un inquinatore di pozzi? “Il P.M Gabriele Paci mi definisce un inquinatore di pozzi, poichè ho affermato che Mariano Agate era il capo provincia di Trapani […] Si riferisce solo alla mia persona dimenticandosi che non sono stato solo io a indicare Agate Mariano come capo della provincia di Trapani, ma lo hanno indicato importanti Collaboratori di Giustizia”- scrive Calcara, aggiungendo in un successivo passaggio “Perchè tutto questo interesse da parte del Dott. Paci a screditare e diffamare la mia persona?” Calcara, indicò in Mariano Agate il capo di ‘cosa nostra’ trapanese, quando invece tale ruolo da anni era stato assunto da Francesco Messina Denaro, che già ai tempi della collaborazione dell’ex pentito con la giustizia veniva rappresentato in molte riunioni con i vertici anche regionali dell’organizzazione mafiosa dal figlio Matteo. Ma non è solo Vincenzo Sinacori che Calcara prova a screditare, la sua azione si spinge ben oltre, mettendo in discussione i tanti testi escussi nel corso del processo a Caltanissetta. “Da tantissimi anni riferisco che Brusca, Geraci, Sinacori, Siino e altri sono dei falsi pentiti . Nonostante lo abbia sempre dichiarato sia a Magistrati, sia mediaticamente sulla mia pagina e sul mio profilo faacebook, come mai questi Collaboratori di Giustizia non mi hanno mai denunciato? Sicuramente hanno il timore che le mie verità e le prove che porterei demoliscano in toto le loro false dichiarazioni che cercano di unire ad altre loro dichiarazioni attendibili. Ho sempre insistito  per avere un confronto diretto con tutti questi Collaboratori di Giustizia che cercano di smentirmi senza alcuna prova e alcun riscontro,  dalle dichiarazioni dei quali  il P.M Paci si è basato costruendo le fondamenta di una lunga requisitoria al Processo che attualmente si sta svolgendo a Caltanissetta e che vede Matteo Messina Denaro imputato per essere il mandante della strage di Via d’Amelio.” E qui sembra venir fuori il vero punctum dolens. Matteo Messina Denaro, così come sostiene la difesa del boss latitante, non deve essere condannato per quelle stragi, poiché all’epoca dei fatti non era lui, ma il padre, il capo della consorteria mafiosa. 

Una difesa del boss latitante che diventa ancora più chiara nei successivi passaggi del post:  Sinacori, in una delle sue dichiarazioni rese al Processo che si sta svolgendo a Caltanissetta che vede imputato Matteo Messina Denaro, fa riferimento ad una riunione che il P.M Paci ha voluto datare ad ottobre 1991, in cui, secondo il Sinacori, erano presenti i fratelli Graviano, Riina, Agate Mariano e Matteo Messina Denaro. Di questa riunione,  ne parla solo Sinacori , il quale riferisce di esserci andato perchè glielo ha detto Agate Mariano. Questa riunione però non ha nessun riscontro, in quanto non la ricordano nemmeno i Collaboratori di Giustizia Tranchina e Geraci. Tranchina era l’autista dei fratelli Graviano, mentre Geraci era l’ autista di Matteo Messina Denaro. Entrambi i Collaboratori si sono sempre ricordati di tutti i posti, ma di questa riunione non ne hanno memoria . Anche di questo fatto il PM Paci non chiede un approfondimento […] Inoltre, in riferimento alla riunione del dicembre 1991 in cui Riina decide di fare la guerra allo Stato in cui si devono colpire Falcone, Borsellino, Lima, Ando, Grasso ecc, il primo a  parlare di questa riunione fu il Collaboratore di Giustizia Giuffrè, il quale, oltre ad indicare il luogo, dichiara che a quella riunione, oltre a Riina, parteciparono anche Brusca e Cancemi. Sia Brusca, sia Cancemi, fino al 2004 non parlano di questa riunione, dicono di non ricordarsela. Iniziano a ricordarsela a partire dal 2004. Però, sia Brusca, sia Cancemi indicano un luogo diverso da quello indicato da Giuffrè. Inoltre, Brusca dice di non sapere se era presente Giuffrè alla riunione perche’ Brusca alle riunioni aveva l’abitudine di limarsi le unghie, mentre Cancemi non si ricorda se c’era Giuffrè. Anche qui è evidente quanta confusione e inesattezze ci siano nelle dichiarazioni di Brusca. Anche su questo – rimarca Calcara – il Dott. Paci non fa nessuna contestazione a Brusca e non ne parla nella sua requisitoria […] Il Collaboratore di Giustizia Bono Pietro dichiara che quando si trovava in carcere con Geraci, quest’ ultimo gli dice che Francesco Messina Denaro sta male da dieci – quindici anni e lo stesso Geraci riferisce di averlo saputo dal figlio Matteo Messina Denaro, il quale si era messo a piangere. Però nessun Collaboratore di Giustizia conferma questa lunga malattia di Francesco Messina Denaro […] Un dato importante lo si può riscontrare anche nell’autopsia, poichè risulta che Francesco Messina Denaro è morto di infarto e non aveva altre malattie. L’ autopsia è riportata nell’ ordinanza di custodia cautelare a pagina 107 e fa riferimento ad una disfunzione cardiaca e non viene riscontra nessuna malattia . È evidente che le  dichiarazioni del Collaboratore di Giustizia Geraci non hanno nessun riscontro. Anche di questo – conclude Calcara – il P.M Paci non ne parla nella sua requisitoria.”   LA VALLE DEI TEMPLI  

Fin qui l’ex pentito Vincenzo Calcara. Questa invece la strategia difensiva dei legali del boss latitante:  “Alla fase preparatoria degli attentati di Capaci e via D’Amelio a Palermo c’era il padre Francesco e non Matteo Messina Denaro. Anche perché il padre è morto nel 1998 a seguito di un infarto. E quindi questo smentisce la tesi accusatoria secondo cui il padre si sarebbe ritirato in quanto soffriva di una grave malattia. Matteo Messina Denaro non era presente alle riunioni e quindi non diede il suo assenso per le stragi. Essendo vivo il padre, lui non aveva titolo né per parteciparvi e neanche per esprimere un eventuale consenso”. È quanto hanno affermato gli avvocati Giovanni Pace e Salvatore Baglio, difensori di Matteo Messina Denaro, nella loro arringa difensiva nel processo che si celebra a Caltanissetta che vede il boss di Castelvetrano (Tp) accusato come mandante di entrambe le stragi. Il pm Gabriele Paci ha chiesto l’ergastolo. ANSA 10.8.2020


Ancora protetto? Il piccolo “mistero” dell’ex pentito Vincenzo Calcara  Ad onor del vero, quando si cita Vincenzo Calcara dovremmo scrivere di “misteri” e non di “mistero”, ma oggi è di un “mistero” che parleremo in particolare. Non quello di Calcara onnipresente ma assente dalle aule giudiziarie quando parte in causa, tanto da dichiararne l’irreperibilità, e neppure di omicidi confessati (riportati in sentenza per i quali non sappiamo se abbia mai subito procedimenti penali) e nemmeno del trasporto del tritolo destinato al Giudice Paolo Borsellino (dichiarato nei suoi memoriali e per il quale non sappiamo se sia stato neppure indagato) Accertato il fatto che Calcara non è scomparso, gode di ottima salute ed è presente sui social (tanto da dedicarmi un post) il “mistero” di oggi riguarda la sua storia di collaboratore di giustizia soggetto a “programma di protezione”. Stamattina, presso il Tribunale di Palermo, si è tenuta un’udienza scaturita da una querela per calunnia promossa dall’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino – presente in aula – a carico di Calcara. Nonostante le rassicurazioni dell’ex pentito – via Facebook – in merito alla sua non irreperibiltà, anche oggi era assente. Così come in due precedenti udienze di altri processi. Neppure l’avvocato Antonio Terminelli del foro di Palermo, nominato difensore d’ufficio, è riuscito a rintracciarlo. Ma il “mistero”, è quello che è venuto fuori quando il giudice, la Dottoressa Rosini, ha chiesto al pubblico ministero se Calcara fosse ancora soggetto a programma di protezione. Come non meravigliarsi nel momento in cui il pubblico ministero non sapeva cosa rispondere? Eppure, da anni è risaputo che Vincenzo Calcara è uscito spontaneamente (come da sua dichiarazione) dal programma di protezione. Da anni, persino la stampa (es “L’Espresso”) ha riportato notizie stante le quali l’ex pentito oltre venti anni fa era  uscito dal programma di protezione. Ancor più preciso quanto scritto nella sentenza del processo per l’omicidio del giornalista Mauro Rostagno, che in merito a Calcara riporta testualmente: “Va detto subito che l’esame dibattimentale non ha offerto elementi che consentano di superare il giudizio assai poco lusinghiero che sulla credibilità conto di questo collaboratore di giustizia, ormai da tempo uscito dal programma di protezione – per sua scelta, ha detto – al quale era stato sottoposto dal ’92 al ’98, fu espresso dai giudici della Corte d’Assise di Caltanissetta dinanzi a cui si celebrò in primo grado il (secondo) processo per l’omicidio di Giangiacomo Ciaccio Montalto”. A giudicare dalla risposta del pm, alla quale la Dottoressa Rosini ha chiesto di voler verificare la posizione dell’ex pentito, pare che la Procura di Palermo sia tra le poche che sconoscano il fatto che Calcara non è più sottoposto a programma di protezione da oltre due decenni. Strano, visto che proprio i magistrati di quella procura hanno seguito fin dall’inizio della sua collaborazione le vicende dell’ex pentito. Tranne che ad alimentare dubbi o trarre in inganno i magistrati, non sia il fatto che Calcara in atti prodotti all’Autorità Giudiziaria continui a indicare come luogo di domicilio: “Località nota al Ministero dell’Interno – Servizio Centrale di Protezione Roma – e comunque presso il Ministero dell’Interno”. Atti controfirmati anche dal suo legale di fiducia – prima che nelle ultime udienze gli venisse nominato un avvocato d’ufficio – il quale sembra consapevole del fatto che il suo assistito sarebbe uscito da tempo dal programma di protezione, tanto da darne indicazione nell’atto stesso Legittimo dunque chiedersi se l’ex pentito è ancora soggetto o meno a programma di protezione e se l’indicazione di domicilio presso il “Servizio Centrale di Protezione Roma” sia lecita e legittima? Un piccolo mistero tra i tanti misteri di Calcara. Sarà compito della Procura accertare lo stato attuale dell’ex pentito, ma se la stessa dovesse riscontrare difficoltà in merito al luogo dove trovarlo, ci sentiremmo di poterne suggerirne uno – seppur virtuale – dove pare si trovi con facilità e a suo perfetto agio: Facebook! Gian J. Morici 18.12.2029 la Valle dei Templi


Ecco chi è l’ex pentito di mafia Vincenzo Calcara  Negli anni ’90 diventò collaboratore di giustizia, raccontando al giudice Borsellino di essere stato incaricato dal boss castelvetranese Francesco Messina Denaro di ucciderlo con un fucile di precisione. Nel 2020 finisce in carcere per aver estorto 150 euro ad un ristoratore, ricattandolo col video di un topo che si era intrufolato nel dehor del locale (ne abbiamo parlato qui). Dal mirino del fucile di precisione all’occhio elettronico dello smartphone. Un’evoluzione. Ma chi è Vincenzo Calcara?  Classe 1956. Ha sempre sostenuto di essere un uomo d’onore riservato al soldo dell’ormai defunto capomafia, padre dell’eterno latitante Matteo. Ma alla quasi totalità dei pentiti accreditati, la sua appartenenza a Cosa Nostra non risulta. E certo, era “riservato”… Non lo sapeva nessuno, tranne che pochi fedelissimi. Talmente riservato che forse non lo sapeva nemmeno Francesco Messina Denaro.  Negli anni ’80 viene condannato a 14 anni per omicidio (ma non un omicidio di mafia). Viene arrestato dopo la sua fuga in Germania, dove sconta 5 anni nel carcere di Freiburg. Da lì scrive una lettera al suo avvocato in cui parla di una sua idea per farsi trasferire in Italia, facendo finta di sapere delle cose riguardo all’omicidio del sindaco Vito Lipari: “E quando sarei in Italia dico che non ho niente da dire – scrive – e facendo presente che è stata una mia messinscena in quanto non volevo stare in carcere in Germania. Al massimo penso che mi potranno condannare per calunnia!”  Le cose poi vanno diversamente. E la messinscena, tra varie ritrattazioni, va avanti accusando come mandante dell’omicidio Lipari l’ex sindaco Antonio Vaccarino. Accusa dalla quale quest’ultimo verrà assolto. Delle varie incongruenze delle dichiarazioni di Calcara, ce n’è una particolarmente significativa: tra gli uomini che avrebbero preso parte all’omicidio, ci sarebbe stato anche un certo Salvatore Ingoglia, detto Pietro. Che però era stato ucciso prima che avvenisse l’omicidio Lipari.  Nell’aprile del 1992, riferisce ai magistrati della DDA di Palermo uno scambio di droga e armi tra Cosa Nostra e la ‘ndrangheta, avvenuto dopo l’estate del 1991. Calcara, Francesco Messina Denaro, Antonio Vaccarino ed altri, si sarebbero recati a San Luca in Calabria, per scambiare 160 kg di cocaina con 50 fucili kalashnikov. Dopo anni di udienze, viene fuori che tra gli ‘ndranghetisti presenti allo scambio, secondo Calcara, ci sarebbe stato anche Francesco Nirta, tetraplegico dal 1980 ma che il pentito (miracolo) avrebbe visto camminare tranquillamente. Riferisce persino di una statua monumentale nel centro della piazza di San Luca. Statua che non poteva trovarsi lì, dal momento che era stata spostata altrove già dal 1986, molto tempo prima quindi della sua unica permanenza in quel luogo. Poi c’è l’omicidio del giudice Gian Giacomo Ciaccio Montalto.  Nel corso del relativo processo, secondo la Corte d’assise, nessuno dei collaboratori di giustizia che hanno testimoniato, conosceva Calcara come “uomo d’onore”. Né, tantomeno, Calcara aveva dimostrato di conoscere bene la struttura e l’organigramma di Cosa Nostra. Le ragioni del mendacio del Calcara – scriverà al riguardo la Corte d’assise di Caltanissetta nel 1998 – non sembrano riconducibili a spirito di vendetta nei confronti delle persone chiamate in causa, bensì dall’intento di conseguire dei vantaggi economici e dei benefici giuridico-amministrativi maggiori di quelli che avrebbe ottenuto limitando la sua collaborazione al settore della propria diretta esperienza criminale, senz’altro più modesta di quella di un associato a Cosa Nostra” Partecipa come testimone anche al processo per l’omicidio di Mauro Rostagno.  E siccome tutti sapevano che il giornalista, nelle sue trasmissioni, si occupava del rapporto tra mafia e massoneria, ecco che secondo Calcara i responsabili dell’omicidio sarebbero non solo agli affiliati di mafia, ma anche persone legate alla massoneria e alle istituzioni deviate. Persone della cui identità però non riesce a fornire nessuna informazione. Come l’avrebbe saputo? Francesco Luppino, detenuto nello stesso carcere insieme a lui, gli avrebbe confessato che “la botta si stava preparando ed era questione di poco tempo”. E anche qui, c’entrerebbe qualcosa Vaccarino.  Calcara racconta infatti che l’ex sindaco gli avrebbe detto che “li fratuzzi nostri” si sarebbero occupati del caso. In un primo interrogatorio, quando gli chiedono cosa volesse dire, risponde prontamente che il riferimento è ai collaboratori della famiglia mafiosa di Castelvetrano. Ma quando lo interrogano una seconda volta, le sue certezze cambiano: si tratta dei “fratelli massoni”. Dichiarazioni che i giudici non escludono possano provenire da fonti mediatiche e “Quanto alla conferma – si legge ancora tra le carte – che gli sarebbe venuta da Tonino Vaccarino circa la paternità del delitto, a suo dire ascrivibile alla famiglia mafiosa di Castelvetrano con la collaborazione delle cosche di Trapani e di Mazara, pesa ovviamente sulla credibilità di questa testimonianza de relato il fatto che il Vaccarino, accusato da Calcara di essere uomo d’onore della famiglia di Castelvetrano, è stato assolto da tale accusa”. Negli anni, l’ex pentito non si è mai rassegnato alla sua condizione di “ex”. Ha sempre chiesto di voler essere sentito nuovamente dagli inquirenti. Anche perché nel suo repertorio ci sarebbero i più grandi segreti d’Italia. Dall’attentato a Giovanni Paolo II, alla scomparsa di Emanuela Orlandi. Perfino una sparatoria in uno spiazzo, teatro (il termine è forse il più appropriato) di un sequestro plurimo, alla presenza di Giulio AndreottiUna storia da “alta tensione”, raccontata anche in una video intervista rilasciata un po’ di tempo fa alla giornalista Enza Galluccio. Insomma, la storia è (sarebbe) questa: Quattro uomini d’onore, due di Francesco Messina Denaro e due di Provenzano, devono sequestrare tre uomini dell’alta finanza ed un generale del Sud America, con l’ordine di farli entrare in due macchine al cui interno c’erano quattro uomini dei servizi segreti deviati. E sono questi ultimi che poche ore prima consegnano ai sequestratori le pistole per eseguire il ratto (nel senso di “rapimento”, da non confondere con la storia recente del ristorante genovese). Ognuno si sceglie il suo uomo, Calcara si occuperà del generale. Provenzano dà l’ok ed il sequestro ha inizio. Ma qualcosa va storto. E qualcuno (non si capisce bene chi) comincia a sparare. Uno dei due fidatissimi di Francesco Messina Denaro (l’uomo d’onore ufficiale, non lui che era “riservato”) fa per rispondere al fuoco, ma gli si inceppa la pistola. A quel punto urla al Calcara di sparargli lui. Nella video intervista, il suo racconto continua così “Lascio il buon generale, che è stato bravissimo, e come un felino… un salto, con la pistola che avevo, gli dò due colpi me li ricordo sicuro, forse tre, tum tum in testa… E’ cascato come un sacco. Non ha sofferto però. L’unico uomo che ho ucciso non ha sofferto. E’ stato un ordine, dovevo farlo, mi avrebbero tagliato a pezzi. Casca per terra… ha una pistola di piccolo calibro, una 6 e 35. Io cosa faccio? Perché poi sono io l’autore in quel momento di… Mi abbasso, prendo quella pistola, lì c’è Francesco Messina Denaro che era vicino ad Andreotti, al cardinale, a Michele Lucchese… Eh, sparava nella direzione dove c’era il mio capo… Poteva ammazzare il mio capo! Quello era disperato,  ha fatto un errore madornale ovviamente. Allora, prendo la pistola, io appartenendo… un uomo  della famiglia di Castelvetrano, il mio capo assoluto Francesco Messina Denaro, prendo la pistola dalle mani del morto e gliela consegno a Francesco Messina Denaro. Lui mi fa una bella carezza, bravo Vincenzo”.  Ed in tutto questo, Andreotti?  “Andreotti si rivolge al cardinale – continua Calcara – e gli dice: ‘ma non fai l’estrema unzione a questo cadavere?’. Il cardinale lo guarda e dice: ‘andiamo che si è fatto tardi’”.  Se fosse un film, l’inquadratura dall’alto allargherebbe lentamente il campo. Musica in crescendo. Titoli di coda. Egidio Morici TP24 31.1.2020

Da pag FB Calcara – Carissime Amiche , Carissimi Amici , questa intervista. di appena cinque minuti che ho rilasciato a Fanpage ha già raggiunto UN Milione di visualizzazioni e oltre200.000 mila visualizzazioni su you tube . Cio’ che ascolterete lo ritengo una specie di ” TESTAMENTO” ! Dedico ad ognuno di Voi tutte le mie parole di questa intervista , compresi il mio stato d ‘ animo , la mia rabbia e la mia sete di Verita’ e Giustizia che anche Voi ,insieme a me ,avete sempre cercato !!! Invito umilmente Voi , Amici miei , a mettere un ” mi piace” ,a00 scrivere anche un semplice un ”commento ”o , se volete , anche condividere questo post in modo da incrementare le notifiche.  Sotto il mio primo commento , allego la sentenza di assoluzione per calunnia nella quale e’ stato provato un trasporto di dieci miliardi di vecchie lire che io ho trasportato vestito da carabiniere insieme all’ ex maresciallo dei Carabinieri Giorgio Donato , a Francesco Messina Denaro – papa’ di Matteo – , ad Antonio Vaccarino e altri uomini di ”cosa nostra” . Questi dieci miliardi di vecchie lire li abbiamo consegnati al vescovo MARCINKUS presso l ‘ abitazione a Roma del notaio Albano , quest’ ultimo era un fiore all’ occhiello di ” cosa nostra ” ,allo stesso tempo era membro dei CAVALIERI DEL SANTO SEPOLCRO insieme ad ANDREOTTI E MARCINKUS e , su incarico di ANDREOTTI , ha regalato un vassoio d’ argento al matrimonio di una delle figlie dei cugini SALVO , uomini d’ onore della famiglia mafiosa di SALEMI -Trapani- . Il nome del notaio Albano viene confermato , dopo di me , dal collaboratore di Giustizia Giovanni Brusca nel processo a carico di Andreotti svoltosi a Palermo .  All’ udienza del 3 aprile 2019 (dal punto 2:13:14 della registrazione dell ‘ udienza) il pentito Sinacori Vincenzo è stato ascoltato al processo per la strage di Borsellino e in quella occasione ha dichiarato al P. M Dott. Pace che Vaccarino è innocente mentre io sono una cosa inutile e un fradiciume e, sempre su domanda del P. M, non si ricordava che sono stati arrestati e condannati con le mie dichiarazioni tantissimi uomini di cosa nostra della famiglia mafiosa di Castelvetrano. Ciò che afferma il Sinacori a mio parere è assurdo considerando le numerosissime sentenze definitive nelle quali e’ provata la mia attendibilita’ :

1) Sezione della Corte d’ Assise di Palermo nell’ ambito del processo Sant’ Angelo .

2) Sentenza nr 30/92 , emessa il 16 luglio 1992 dalla Corte D’ Assise d’ Appello di Palermo , nell’ ambito del procedimento nr 53/89 , depositata il 15 gennaio 1993 

3) Sentenza nr 102/95 emessa il 26 maggio 1995 dal Tribunale di Marsala sezione penale nell’ ambito del procedimento nr 116/93 r.g 

4) Sentenza nr 1547/97 emessa il 16 aprile 1997 dalla Corte D’ Appello di Palermo 

5) Sentenza nr 2181/98 emessa il 4 dicembre 1998 dalla Corte Suprema di Cassazione sezione quinta penale , con cui , fra gli altri , e’ stato rigettato il ricorso dell’ ex sindaco di Castelvetrano Antonino Vaccarino avverso la sentenza nr 1547/97 della Corte d’ Appello di Palermo 

6) Sentenza 14324/03 emessa dalla nona sezione del Tribunale penale di Roma , depositata il 03 settembre 2003 , nell’ ambito del procedimento nr 14324/2003 R.G.N.R , nr 242/99 R.G 

7) Sentenza nr 115/ 05 , emessa dalla Corte d’ Appello di Roma , sezione terza penale che ha confermato la sentenza nr 14324/03 del Tribunale penale di Roma , nella quale sono stato assolto per calunnia.

8) Sentenza nr 1163/2003 emessa il 17 giugno 2004 dal GUP del Tribunale di Marsala , Dott. Scarpa cui e’ stato dichiarato il non luogo a procedere nei confronti di Calcara Vincenzo con la formula piena , in relazione al reato i calunnia scaturita da una querela sporta dall’ ex sindaco Vaccarino . 

9 ) Sentenza nr 503/2008 emessa nel procedimento nr 209/2005 r. g dal Tribunale di Marsala 

10 ) Sentenza nr 3612/2011 emessa il 26 ottobre 2011 dalla Corte D’ Appello di Palermo . 

Per quanto il Sinacori dice sul Vaccarino, quest’ultimo non è assolutamente una persona innocente, visto che venne condannato in via definitiva per traffico internazionale di droga . La colpevolezza del Vaccarino riguardo la condanna in via definitiva per traffico internazionale di droga, è stata confermata ancora una volta dalla richiesta di revisione sporta dal Vaccarino che è stata respinta dalla Corte di Cassazione ed è stato condannato alle spese processuali. (Corte di Cassazione penale sent. sez.6 num 7374 anno 2015. Presidente : Paoloni Giacomo

Relatore : De Amicis Gaetano . Data udienza : 20/01/2015) .

Questa richiesta di revisione è stata fatta dal Vaccarino in base alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Sinacori e Brusca, i quali in passato hanno affermato che io non facevo parte di cosa nostra e che il Vaccarino era una vittima innocente ma la Suprema Corte di Cassazione non ha tenuto in considerazione queste accuse infondate contro di me ma si è basata sulle decine di sentenze che confermano la mia attendibilita ‘. Ovviamente non c’è alcun dubbio che io andrò a deporre a Caltanissetta per demolire questo pseudo pentito che travisa tante Verità importanti. Organizzero ‘ un incontro di legalità con gli studenti delle scuole superiori di Castelvetrano e questa volta non sarà il Vaccarino a impedirmelo come ha fatto nel 2010 distribuendo volantini per screditarmi, riuscendo a non far venire gli studenti ad ascoltarmi!. Per quanto riguarda il piano per uccidere Paolo Borsellino sono stato io il primo a parlarne , riferendo mesi prima della strage che c’era un piano organizzato da Francesco Messina Denaro per uccidere Paolo Borsellino . Questo piano è stato confermato anche dal Collaboratore di Giustizia Giuffre’ . Il pericolo che correva Paolo Borsellino è stato confermato dal generale dei Carabinieri Antonio Viesti dall’ informativa da lui scritta il 20 giugno 1992 , numero 31/8 di prot. “R” indirizzata al Ministero degli Interni, al Ministero di Grazia e Giustizia , al Capo della Polizia , all’ Alto Commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa , al Segretario Generale del C.E.S.I.S., al Direttore del SISDE , al Comandante Generale della Guardia di Finanza e al Direttore della DIA , nella quale spiegava esplicitamente che il pericolo in cui incorreva Paolo Borsellino era dovuto agli arresti fatti nel trapanese nel maggio del 1992 , arresti che sono stati fatti tramite le mie dichiarazioni . Oltre al Vaccarino , sono stati arrestati Vincenzo Santangelo , Francesco Luppino ( quest’ ultimo arrestato ultimamente per i contatti tramite pizzini con Matteo Messina Denaro ). In questi arresti , definita Operazione Palma, Luppino , Santangelo , Francesco Messina Denaro e tanti altri uomini d’onore sono stati condannati ,oltre che per traffico internazionale di droga , per 416 bis . Vaccarino fu condannato solo per traffico internazionale di droga e venne assolto in formula dubitativa grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Sinacori , quest’ultimo, non si sa il perché , ha sempre difeso a spadatratta il Vaccarino . Vi abbraccio tutti con immutato affetto !!!  19.4.2029


Parla il pentito Calcara: “Francesco Messina Denaro mi aveva incaricato di uccidere Borsellino”  “Fu Francesco Messina Denaro, defunto padre di Matteo, a darmi l’incarico di uccidere, nel 1991, l’allora procuratore di Marsala Paolo Borsellino. Un incarico del quale io, inizialmente, ero orgoglioso. Ero una testa calda, allora, ero latitante da un anno e mezzo, ma quando Antonio Vaccarino mi disse che poi sarei dovuto fuggire in Australia e su un biglietto mi scrisse a chi dovevo rivolgermi laggiù, mi è scattato qualcosa dentro…”. A raccontarlo è il pentito Vincenzo Calcara, le cui dichiarazioni, nel maggio del 1992, condussero all’arresto dell’ex sindaco Dc di Castelvetrano Antonio Vaccarino. Quest’ultimo è stato nuovamente arrestato martedì scorso insieme al tenente colonnello dei carabinieri Marco Zappalà, in servizio alla Dia, e dell’appuntato Giuseppe Barcellona. I reati contestati ai due militari sono rivelazione di notizie riservate e accesso abusivo a sistema informatico; Vaccarino è accusato di favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra. Calcara, anche lui di Castelvetrano come il boss latitante Matteo Messina Denaro, spiega perchè decise di non eseguire quell’ordine di morte: “Mi sono detto: questi si vogliono liberare di me. Poi, per fortuna, mi hanno arrestato e ho incontrato Borsellino, al quale ho raccontato tutto. Lui mi fece uscire dal carcere, dove sarei stato ucciso per avere disobbedito agli ordini del capomafia, e mi salvò la vita. Ci siamo salvati a vicenda”. Dopo essere stato arrestato nell’operazione “Palma”, Vaccarino fu condannato dal Tribunale di Marsala a 18 anni di carcere per associazione mafiosa e traffico di droga. Ma in appello, gli furono inflitti soltanto sei anni per traffico di droga. “Su quel biglietto che mi consegnò – spiega Calcara – dove erano scritti i nomi delle persone a cui in Australia mi sarei dovuto rivolgere dopo avere ucciso il procuratore di Marsala, Paolo Borsellino fece effettuare delle perizie che dimostrarono che quella era proprio la calligrafia di Vaccarino”. 18/04/2019 BLOG SICILIA

 a cura di Claudio Ramaccini  Direttore Centro Studi Sociali contro la mafia – Progetto San Francesco