DON CALÒ VIZZINI il sindaco

 

 



Calogero Vizzini, il boss sindaco  Capo della mafia siciliana Calogero Vizzini, Don Calò, operò soprattutto nel periodo dell’occupazione della Sicilia da parte delle truppe alleate, durante la seconda guerra mondiale. “Uomo d’onore” temuto e rispettato da tutti, fu imposto come sindaco di Villalba (provincia di Caltanisetta) dall’Amgot, il governo militare statunitense dei territori occupati, probabilmente per compensarlo dell’aiuto che la Mafia siciliana, e lui in particolare, diedero alla cacciata dei nazifascisti dall’isola.
Nel dopoguerra favorì il rilascio di molti boss mafiosi incarcerati, o al confino, contribuendo alla rinascita della nuova mafia. 
Caramelle da uno sconosciuto. A Palermo fondò la Fabbrica di confetti e dolciumi insieme a Lucky Luciano. La fabbrica, però fu immediatamente chiusa per un articolo comparso su un giornale in cui si sottolineava la possibilità che la società potesse nascondere traffici di eroina. 
Don Calò morì di vecchiaia a 77 anni, nel 1954, lasciando un patrimonio valutato alcuni miliardi, accumulati in meno di 10 anni.


Calogero Vizzini nacque a Villalba, in provincia di Caltanissetta da Beniamino e Salvatrice Scarlata. Il padre era un contadino mentre i suoi fratelli Giovanni e Salvatore diventarono entrambi preti[4]. Diversamente da loro, Calogero non completò le scuole elementari rimanendo un semi-analfabeta e si unì alla cosca del mafioso Francesco Paolo Varsallona, che esercitava il furto e il contrabbando di bestiame e imponeva il pagamento della “protezione” ai proprietari terrieri, che si servivano della banda di Varsallona come “intermediarii” per reprimere le rivendicazioni dei contadini[5].

Nel 1902 venne arrestato e imputato per una rapina, ma il processo terminò con una assoluzione per insufficienza di prove, così come l’anno successivo la stessa sorte toccò al processo che lo vide imputato per associazione a delinquere insieme a Varsallona[2][5]. Vizzini fu, dopo poco, condannato a 20 anni per truffa, corruzione e omicidio, ma scagionato grazie all’intervento di alcuni amici che gli offrirono solidi alibi[2]. Nel 1908 Vizzini acquistò una parte del locale feudo Belici, negoziando un accordo tra il proprietario, Ruggiero Thomas de Barbarin[6], e la locale cassa rurale, il cui presidente era uno suo zio[5]; inoltre Vizzini divenne uno dei principali azionisti della solfara Gessolungo, nei pressi di Caltanissetta[7].

Nel 1931, durante il regime fascista, fu inviato lontano dalla Sicilia, precisamente a Chianciano, dal prefetto Cesare Mori[8], perché si sospettava avesse legami strettissimi con la mafia e fece ritorno nella sua terra solo nel 1937. Durante il periodo di esilio riuscì comunque a gestire i propri affari a Villalba, consistenti soprattutto nella compravendita irregolare di bestiame.[2].

Dopo lo sbarco degli alleati, fu imposto come sindaco di Villalba dall’AMGOT, il governo militare statunitense dei territori occupati, che era alla ricerca di antifascisti da sostituire alle autorità locali fasciste[9]. Esistono teorie che affermano che Vizzini venne arruolato insieme al suo associato Giuseppe Genco Russo, boss di Mussomeli, per facilitare lo sbarco alleato in Sicilia (1943) ma oggi molti storici lo liquidano come un mito[10][11][12].

Nello stesso periodo Vizzini aderì al Movimento Indipendentista Siciliano e il 6 dicembre 1943 partecipò al primo convegno regionale clandestino dei separatisti a Catania[13]. Il 16 settembre 1944, mentre a Villalba si teneva un comizio (inizialmente permesso da Don Calò e dal sindaco, nipote del Boss) di Girolamo Li Causi, esponente del PCI, un attentato mafioso messo in atto dagli uomini di Vizzini con il lancio di alcune bombe provocò 14 feriti, tra cui lo stesso Li Causi.[14]. Nel 1945, per affrontare il duplice pericolo del banditismo e dell’agitazione dei contadini, la Principessa di Trabia, Giulia Lanza nata Florio, nominò Vizzini come gabellotto del feudo Micciché, dandogli subito l’incarico di riscuotere i canoni d’affitto del feudo, che ammontavano a 7 milioni di lire all’anno[15]. Vizzini inoltre partecipò anche al progetto dell’EVIS, assoldando la banda dei “Niscemesi“, guidata dal bandito Rosario Avila, che iniziò azioni di guerriglia compiendo imboscate contro le locali pattuglie dei Carabinieri[15][16]. Nel 1948 Vizzini abbandonò la causa separatista ed, in occasione delle imminenti elezioni politiche, partecipò insieme a Giuseppe Genco Russo al pranzo elettorale della Democrazia Cristiana tenutosi a Villa Igiea a Palermo, a cui era presente anche l’onorevole Calogero Volpe[17].

Nel 1949 Vizzini era uno degli intestatari di una fabbrica di confetti e dolciumi di Palermo creata dal mafioso americano Lucky Luciano, la quale riuscì ad esportare confetti in Germania, Francia, Irlanda, Canada, Messico e Stati Uniti; però l’11 aprile 1954 il quotidiano Avanti! pubblicò un articolo che denunciava che nei confetti prodotti nella fabbrica di Luciano e Vizzini «due o tre grammi di eroina potevano prendere il posto della mandorla»[18]. Quella notte stessa, la fabbrica venne chiusa e i macchinari smontati e portati via[18][19]  Vizzini è morto a 76 anni, nel 1954.


Curiosità

Note

  1. ^ Fiorella Falci, Sessant’anni fa moriva don Calò Vizzini capomafia “contemporaneo”; Il Fatto Nisseno p. 12-13 luglio 2014 Anno IV n. 31
  2. ^abcd GIU’ LE MANI, QUESTA È TUTTA ROBA DI DON CALO’ da La Repubblica del 17 agosto 1991
  3. ^ Interrogatorio del collaboratore di giustizia Antonino Calderone
  4. ^ Una correzione storica. Chi erano i familiari preti del boss Calogero Vizzini? | Castello Incantato [collegamento interrotto], su www.castelloincantato.it. URL consultato il 13 gennaio 2016.
  5. ^abc lacndb.com::Italian Mafia
  6. ^ Salvatore Lupo, Storia della mafia, dalle origini ai giorni nostri, Donzelli, 2004.
  7. ^ Memoriale trasmesso il 18 gennaio 1964 dalla federazione del PCI di Caltanissetta sulla mafia di Villalba e la mafia dei feudi – Documenti acquisiti dalla Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA (PDF).
  8. ^ La mafia e la crociata del prefetto Mori Corriere della Sera 12 maggio 2001
  9. ^ Puntata di La Storia siamo noi Archiviato il 26 luglio 2011 in Internet Archive.
  10. ^ La rinascita dopo la guerra
  11. ^ Sicilia: gli Usa, lo sbarco e Lucky Luciano | Articoli Arretrati Archiviato il 15 dicembre 2013 in Internet Archive.
  12. ^ Mafia in Enciclopedia Treccani
  13. ^ La genesi della mafia – Documenti della Commissione Parlamentare Antimafia VI LEGISLATURA (PDF).
  14. ^ Villalba e la «tentata strage» Pagina 35 di La Sicilia del 5 agosto 2007
  15. ^ab Il Viandante – Sicilia 1945
  16. ^ Arma dei Carabinieri – Home – L’Arma – Ieri – Pagine di Storia – Vista da – Fascicolo 20 Archiviato il 16 ottobre 2013 in Internet Archive.
  17. ^ Il Viandante – Sicilia 1947
  18. ^ab Capire La Mafia Archiviato il 10 febbraio 2012 in Internet Archive.
  19. ^ Luciano Organizes the Postwar Heroin Trade Archiviato il 23 giugno 2012 in Internet Archive.

a cura di Claudio Ramaccini  Direttore Centro Studi Sociali contro la mafia – Progetto San Francesco