

Salvatore Borsellino attacca Maria Falcone, lo scontro tra i fratelli dei giudici vittime della mafia: cosa è successo
Il fratello del giudice ucciso in via D’Amelio non cita mai Maria Falcone, ma fa riferimento alle dichiarazioni che la sorella del giudice ucciso a Capaci ha reso nei giorni scorsi
Salvatore Borsellino attacca Maria Falcone. Lo scontro tra i fratelli dei due celebri giudici vittime della mafia, in vista del 23 maggio, data in cui nel 1992 venne ucciso Giovanni Falcone.
«C’è qualcuno che di recente ha affermato che bisogna ignorare quello che dice il fratello di Paolo Borsellino, con il quale però afferma di non avere mai litigato. E quest’anno dice di volere un 23 maggio all’insegna del silenzio. È una strana coincidenza che quest’anno si inviti la gente a tacere e ad andare all’inaugurazione di un museo, il Museo del Presente, dedicato a Falcone e Borsellino, quando ancora le ombre che vedono il passato di questi uomini e i veri motivi delle stragi, non sono mai emersi».
È la denuncia di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo Borsellino, dopo le dichiarazioni di Maria Falcone che quest’anno invita al «raccoglimento» per il 23 maggio. Il fratello del giudice ucciso in via D’Amelio non cita mai Maria Falcone, ma fa riferimento alle dichiarazioni che la sorella del giudice ucciso a Capaci ha reso nei giorni scorsi.
La risposta di Maria Falcone
«Leggo con amarezza le parole di Salvatore Borsellino. Forse non ha compreso fino in fondo il senso del mio appello. In occasione del 23 maggio – una giornata che ogni anno deve unire memoria e impegno – ho voluto semplicemente invitare tutti a vivere questo momento con raccoglimento e rispetto, ricordando il sacrificio di Giovanni, di Francesca e degli uomini della scorta con la solennità che merita.
Nessuno ha chiesto il silenzio per nascondere verità scomode, né tantomeno per spegnere voci legittime».
«Ho chiesto il silenzio per ascoltare, per riflettere, per restituire dignità a un ricordo che troppo spesso rischia di essere sovrastato da polemiche o strumentalizzazioni- dice – Il Museo del Presente, che apriremo in questi giorni, è un luogo di memoria viva, dedicato proprio a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino».
«È un progetto che nasce per parlare ai giovani, per custodire e trasmettere la loro eredità morale. Non è uno strumento per tacere, ma per far parlare la storia, i documenti, le idee e il coraggio. Chi ha dubbi, ha il diritto e il dovere di cercare risposte. Ma chi ricorda ha anche il dovere di farlo con onore, e mai con astio- dice Maria Falcone – L’eredità di Giovanni e Paolo non appartiene a nessuno in particolare, ma a tutta l’Italia che crede nella giustizia. E questo ci obbliga tutti – me per prima – a scegliere le parole e i gesti con la responsabilità che il loro esempio ci impone». LEGGO 19.5.2025
Familiari vittime stragi: ‘Non chiedeteci silenzio, dateci delle risposte’
Comunicato del Coordinamento nazionale di Associazioni e familiari di vittime di stragi e attentati
Palermo 20 maggio 2025 – Il 23 maggio p.v., in occasione dell’anniversario della strage di Capaci, giovani, studenti e studentesse della città di Palermo, organizzeranno una importante mobilitazione.
“Non chiedeteci il silenzio, il 23 Maggio faremo rumore”, questo il titolo della manifestazione.
Come Coordinamento nazionale di Associazioni e familiari di vittime di stragi e attentati abbiamo deciso di aderire a questa manifestazione.
“Non chiedeteci silenzio”, perché non taceremo sulle verità emerse nei processi e silenziate dai media, riguardanti le complicità politico-istituzionali dietro le stragi – dicono questi giovani studenti e studentesse.
Faremo rumore, perché la nostra idea di contrasto alla mafia, o, per meglio dire, al sistema di potere politico-affaristico-mafioso, come lo definiva Pio La Torre, è in contrapposizione con quella di questo Governo. La mafia non può essere ridotta a piccola criminalità organizzata, ignorando, invece, i collegamenti che questa instaura stabilmente con il potere. Denunciamo con forza le riforme in atto che minano la lotta alle organizzazioni mafiose e ai crimini dei colletti bianchi: intercettazioni, abuso d’ufficio, traffico di influenze.
Faremo rumore – continuano nel loro comunicato gli studenti – contro il tentativo posto in essere dalla maggioranza di governo di riscrivere la storia di stragi ed omicidi eccellenti, minimizzando, o peggio negando, le connivenze di esponenti delle istituzioni e di appartenenti all’eversione nera, nei gravi episodi che hanno insanguinato l’Italia.”
Il Coordinamento nazionale di Associazioni e familiari di vittime di stragi e attentati sostiene il “rumore” che i giovani studenti e studentesse oggi, qui a Palermo, stanno facendo con grande senso civico.
Ma, mentre loro pretendono che non gli venga chiesto il silenzio, come Coordinamento nazionale vi chiediamo: “Dateci delle risposte”.
Dateci delle risposte in merito ai tanti misteri che riguardano stragi, attentati, depistaggi, connivenze, lasciati fino a ora irrisolti e tentando di allontanarli dalla verità.
Dateci delle risposte di democrazia e rispetto della Costituzione respingendo tutti quei decreti e proposte di legge, come il decreto sicurezza e il suo articolo 31, che tentano di garantire l’impunità di strutture il cui operato in passato è stato troppo frequentemente associato a attività di depistaggi che hanno allontanato, se non addirittura impedito, l’emergere della verità e delle responsabilità sulle vicende di mafia, di terrorismo e delle stragi che hanno insanguinato il nostro paese.
Dateci delle risposte bloccando quel disegno di legge che vorrebbe allontanare dalla Commissione antimafia componenti quali gli ex-magistrati Scarpinato e De Raho, la cui competenza ed esperienza potrebbe invece offrire un significativo contributo per la reale ricostruzione di fatti e vicende che si continua a voler fare brancolare nel buio.
Dateci delle risposte ma soprattutto, vogliate avvertire almeno il dovere morale di dare queste risposte proprio a questi ragazzi che sentono oggi forte l’obbligo di sostenere una battaglia, di sollevare un urlo di dolore e protesta perché possano essere finalmente ricollocati correttamente nella storia fatti appartenenti a un periodo che, quando si sono verificati, non li vedeva nemmeno nati e di cui oggi sentono la responsabilità di essere coraggiosi paladini nella ricostruzione della verità.
Non vogliamo credere che questi giovani, guardando con speranza al loro futuro, possano essere considerati dei neo Don Chisciotte che combattono contro mulini a vento o si scontrino contro muri di gomma.
Dateci delle risposte senza nascondervi dietro scomposti e penosi tentativi di far passare per reali e attendibili, fantasiose ricostruzioni giudiziarie costruite con evidente malafede e funzionali solo a screditare l’operato di certa magistratura la cui ricostruzione dei fatti è stata basata non su congetture, ma su prove ormai storicamente incontrovertibili, per quanto scomode per alcuni.
Ne va della credibilità dello Stato, della democrazia, dei diritti sanciti dalla Costituzione, per il cui rispetto questi giovani, che oggi simbolicamente vogliamo accompagnare in questo corteo, hanno deciso di non tacere ma anzi sollevare contro la mafia un civico assordante rumore