Ma cosa stiamo facendo? Domanda drammatica e trasversale usata dalle persone responsabili. Quesito ma anche posizione attiva rispetto la Storia Grande, del secolo scorso, nelle storie piccole di ogni giorno e ancora più radicale di questi tempi. La crisi attuale sta trasformando la società, spostando il conflitto economico dai sistemi produttivi – primo fra tutti l’industria delle costruzioni e a seguire il sistema del credito per la produzione territoriale – al sistema delle comunità civili e culturali. Quindi le proposte “dal basso” di fiducia reciproca, tutte verso la necessità di ulteriori patti civici e sociali, sembrano indicare una nuova risposta alla principale domanda, “ma cosa stiamo facendo?”. Responsabilità sociale, contrattazione del welfare innovativo, sostenibilità energetica, cura per il territorio e l’alimentazione, recupero delle reti energetiche, a partire da quelle idrogeologiche, credito etico e territoriale, sistema di sussidiarietà con al centro la persona, sostenibilità economica della pubblica amministrazione, educazione popolare alla legalità, possono essere alcune delle prime voci del menù anticrisi. Certo potrebbe essere ancora lungo l’elenco delle azioni e degli strumenti sociali qui appena citati, poiché la complessità delle comunità contemporanee non puo avere né una sintesi eccessiva e nemmeno timori o prudenze. Tutto è urgente, soprattutto se a fare le spese più salate e drammatiche sono famiglie e lavoratori. Intanto, nel margine in ombra della crisi le mafie lavorano instancabili, raggiungendo i bisogni della povera gente e trasformandoli in ricatti. Proprio per evitare tale cocktail letale, crisi sommata agli interessi criminali, occorre aggredire la zona grigia in cui professionisti e imprenditori senza scrupoli, amministratori delinquenti e lavoratori disperati possono aumentare a dismisura il consenso sociale dei clan. Noi siamo determinati nonviolenti, quindi “aggredire” significa mettere insieme in pace e consapevolezza tutti i protagonisti sociali più volenterosi od almeno provarci. Questo è il Festival della Fiducia, il tentativo di non lasciare indietro la sfida di costruire un mondo migliore, a partire da questo meraviglioso angolo d’Italia, il Lago di Como, guardando al Paese e amando senza tentennamenti l’Europa. Alessandro de Lisi – Direttore Centro Studi Sociali contro le mafie – Progetto San Francesco
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Guardare con fiducia oltre la crisi non è uno slogan fideistico o banalmente emotivo, è invece l’atteggiamento con cui nel corso di questi durissimi anni molti hanno affrontato la realtà, leggendola in tutti i suoi aspetti, mossi dal desiderio di agire, di non farsi sopraffare dalla disperazione o dalla rassegnazione. In una parola mossi dalla coscienza che l’umano è positivo.Crisi è letteralmente trasformazione: epperò i mutamenti non devono far paura, giacché essi sono invece la strada per migliorare. Di contro la conservazione, l’abbarbicarsi al noto per rifiutare quel che ci sta davanti è l’atteggiamento di chi è già pronto a soccombere.Per questo Gerardo Larghi Segretario Generale Aggiunto Cisl dei Laghi – Como
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