A lezione di coesione sociale, Ambrosoli e Lane con Fiba Cisl e Progetto San Francesco

 

 David Lane e Umberto Ambrosoli

 

David Lane e Umberto Ambrosoli

 
Primo fresco d’autunno, accenno a settembre del cambio di stagione. Corso di Porta Vittoria a Milano. Al mattino. Un gruppo di persone assai vario si trova davanti la facciata principale del Palazzo di Giustizia, proprio sotto la gigantografia che raffigura Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel ventesimo anniversario delle stragi politico mafiose del 1992. Vi è scritto di fianco le loro figure un elenco ormai noto, uomini e donne assassinati con i giudici. Il gruppo sulle scale è un esempio, una spontanea selezione di dirigenti sindacali, della Fiba Cisl, che ha attraversato per l’intera settimana un calendario ricco di testimonianze, studio e riflessione propositiva. Campo Scuola del sindacato dei lavoratori delle banche e delle assicurazioni, con loro anche sindacalisti del settore delle poste e delle costruzioni, dal 10 al 14 settembre, tra Cermenate, Como, Lugano e quindi a Milano. Città da bere, intruglio urbano politico finanziario, culla delle innovazioni nazionali, dei movimenti operai e sindacali, del cristianesimo sociale, del lusso e della periferia, ai margini Stalingrado, un tempo, e al centro Montecarlo, anche adesso. Grandi opere, metropolitane care come se fatte in platino e ambra russa, grattacieli pieni e grattacieli vuoti, capannoni d’affittare e casucce strette come una cabina telefonica al costo mensile di un castello, abbaini sul furore dell’immaginario borghese e bohemienne. Vertenze, aree dismesse, bustarelle, vacanze tropicali per sceicchi, anche se nati a Lecco, torri faro, carri ponte, binari morti che messo tutto insieme fanno di Milano lo specchio celebre di un Paese in trasformazione, o forse in via di digestione. Una digestione pesante se in alcuni casi in mezzo al pane e al lavoro si è infilata la mafia, la ‘ndrangheta e la maledetta corruzione.
La Fiba Cisl si è in messa in testa, a partire dal suo segretario generale Giuseppe Gallo che “la speculazione finanziaria dei mercati è un aspetto di un disagio culturale molto più complesso, dove la criminalità ha bisogno di una sempre maggiore fragilità economica per prosperare. Ecco perché la formazione è strategica per i sindacalisti e per il sostegno ai lavoratori di un settore come quello del credito estremamente esposto al contagio”. Quindi tre gradi di declinazione sindacale di un processo di sensibilizzazione e di strategie territoriali contro il malaffare:
1 Oltre duecento assemblee dopo l’orario di lavoro con Mario Capocci, durante le quali spiegare bene le mosse quotidiane per il sostegno alla legge antiriciclaggio e per salvare il collo dei lavoratori magari ricattati dal budget senza troppi scrupoli;
2 Ogni anno, dal prossimo un intero decennio, a Firenze alla Fortezza da Basso per discutere e indicare un altro modello bancario e un altro modello sociale, la “Terra Futura” insomma;
3 La costituzione di qualcosa di più operativo di un dipartimento nazionale di economia sociale, un’associazione dedicata alla passione civile e alla produzione di nuove regole per il contratto sociale e del settore. Per Milano, per questa giornata di settembre, Andrea Zoanni e la segreteria della Lombardia hanno avuto in mente sin dal principio un sequel ad alto impatto politico, volendo accanto ai sindacalisti alcuni testimoni diretti dell’impegno quotidiano per la legalità. Eros Tavernar e Marino Perotta hanno dato fondo alle rubriche telefoniche personali, trovando un’aula storica per l’appuntamento con Umberto Ambrosoli e David Lane: la Fondazione Umanitaria, dietro al palazzone del tribunale. Maurizio Locatelli aprendo la lezione sociale, con un occhio all’orologio e l’altro a contare e ricontare i presenti per non dimenticare nessuno, ha ricordato il valore della formazione partecipata, strumento sussidiario contro l’amnesia civica collettiva. “Non esistono ambiti in cui non sia presente e permanente la scelta tra fare e non fare l’interesse, anche indirettamente, delle mafie. Ogni giorno, rispondendo alla domanda “cosa posso fare io per cambiare le regole del gioco per vincere la mafia?” si ripropone ovunque la scelta etica ed economica a favore della legalità oppure del suo opposto. Anche nel sindacato tale occasione di scelta di campo è presente ogni giorno, e gli esempi non mancano” così Umberto Ambrosoli, avvocato penalista, raffinato intellettuale moderno, figlio di Giorgio Ambrosoli assassinato nel 1979 perché intransigente commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona. “Per difendere il lavoro serve difendere il bene comune e non inseguire il Prefetto per far restituire il certificato antimafia ad un’impresa indagata, perché quei lavoratori non saranno mai davvero liberi e protetti. Serve, ad esempio, semplificare i propri obiettivi quotidiani, preservandoli dalla corruzione del potere e ripetendone il senso collettivo e il valore comune in ogni occasione possibile”, a far eco ad Ambrosoli arriva David Lane, corrispondente d’alta gamma per The Economist, la bibbia conservatrice e liberal dei settimanali europei, con una battuta “La mafia ha tutto l’interesse a scoraggiare ogni forma di aggregazione propositiva, contrariando associazioni e sindacati, perché la mafia è moderna e nella democrazia vede una tradizione ad essa contraria poiché storicamente radicata”. Anni di esperienza sul campo, David Lane è consapevole che la finanza e la corruzione politica sono entrambi terreni di appetiti criminali e sa bene anche che il danno alla fine ricade sempre sul lavoratore: “In Inghilterra uomini come Berlusconi, Dell’Utri e Andreotti non sarebbero ammessi in politica o a ricoprire incarichi pubblichi, non per l’eventuale reato penale o relativa sentenza del tribunale, ma per la profonda corruzione culturale di non rispondere ai dubbi su certe zone grigie da loro create nell’azione politica e quindi pubblica. Questo sistema di fuga dalla responsabilità inevitabilmente sottrae la verità e quindi non aiuta a rispettare il contratto morale ed economico con i cittadini. Ecco che la mafia è un’opportunità esemplare per accorciare la corsa verso il potere e verso il soldo, vale per i politici e vale per gli imprenditori omertosi”. Giacinto Palladino non perde la battuta, da segretario nazionale della Fiba ha sottolineato nel dialogo con Ambrosoli e Lane che “Ecco perché siamo intervenuti nella consultazione dell’Antitrust in merito al Rating della Legalità voluto da Antonello Montante e Ivan Lo Bello Vice Presidenti siciliani di Confindustria nazionale n.d.a), richiamando la centralità dei lavoratori e della contrattazione in un processo che non può restare una visione autoreferenziale”. Pranzo per tutti all’Antica Focacceria San Francesco, cento passi dietro il duomo, con un menù di micro porzioni rigorosamente palermitano: caponatina, arancinette, panelle e cazzille, pasta con le sarde, setteveli al pistacchio, acqua frizzante a garganella e per chi scrive un tabulè di verdure perché soffre di stomaco lento.
La parte pomeridiana è una scoperta, tutti riuniti nella sede della Cisl lombarda con Giuseppe Gallo, Battista Villa – segretario generale della Filca Cisl lombarda – , Stefano Bottino, direttore dell’Associazione Banche Italiane, Daniele Botti, vicedirettore di Confindustria Lombardia, David Lane e Gigi Petteni, segretario generale della Cisl lombarda. Proprio quest’ultimo ha voluto ricordare quanto e come la Cisl sia promotrice, partner e alleata di tutti quei soggetti sociali impegnati per la legalità, tanto da suggerire un nuovo dispositivo unitario contro l’analfabetismo sul tema: “Servono urgentemente nuove azioni comuni, pertanto chiedo ai dirigenti sindacali di sostenere con me le nuove centocinquanta ore per la legalità nei luoghi di lavoro, dando a tutti i lavoratori la possibilità di conoscere e usare gli strumenti del diritto e della contrattazione contro la criminalità”. Ultimo scatto di Claudio: un gentiluomo inglese, giornalista economico, che con grazia british ricorda che la corruzione è il primo impedimento per gli investitori stranieri a danno dell’Italia. Lane, zainetto in spalla lascia Milano, tutti rientrano nelle loro quotidiane esistenze, e quel che resta, oltre la bella giornata, è un altro pezzo di consapevole partecipazione a quel benedetto pool sociale antimafia voluto da Nino Caponnetto. Insieme e più coraggiosi verso l’inverno del nostro scontento.

 David Maria Fontanella

Speciale Campo Scuola Fiba Cisl