I beni di proprietà di imputati dell’operazione «Minotauro» serviranno a garantire la copertura delle spese processuali
La Guardia di Finanza ha sequestrato 108 immobili (41 abitazioni, 40 terreni e 27 autorimesse dislocati in Piemonte e in Calabria) di proprietà di 38 imputati dell’inchiesta «Minotauro» sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta in provincia di Torino. L’anno scorso l’operazione portò a 146 arresti, 169 le persone rinviate a giudizio. Il provvedimento di sequestro, su ordine del gip, è scattato per garantire la copertura delle spese del procedimento giudiziario, che si aprirà il 18 ottobre. Spese che dovrebbero ammontare a 3 milioni di euro: costo delle intercettazioni telefoniche e delle indagini tecniche effettuate per 4 anni dalla Dda, spese per la detenzione in carcere, oneri connessi alla gestione dei beni già sequestrati e spese processuali.
GLI IMMOBILI – Gli immobili si trovano nelle province di Torino, Vercelli, Reggio Calabria, Crotone e Vibo Valentia. I provvedimenti di sequestro conservativo sono stati emessi a poco più di un anno di distanza dal blitz che mise in luce le infiltrazioni della ‘ndrangheta nel nord ovest del paese. Tra i soggetti colpiti dai provvedimenti di sequestro spiccano i nomi di Paolo Cufari, indicato nelle carte processuali quale capo della «locale» di Natile di Careri (Reggio Calabria) a Torino e Rodolfo Scali, rappresentante e referente della «locale» di Mammola (Reggio Calabria) a Cuorgnè (Torino): al primo sono stati sequestrati un magazzino a Volpiano (Torino) e un terreno a Careri; al secondo, quattro terreni a Mammola. Sei appezzamenti di terreno compresi nel comune di Platì sono stati sottratti alla disponibilità di Pasquale Barbaro, considerato rappresentante e referente della «locale» di Platì a Volpiano mentre al capo della «locale» di Moncalieri (Torino), Rocco Raghiele, è stata sequestrata un’abitazione nello stesso Comune.
Corriere della Sera 20.9.2012