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Per l’80% il peggiore nemico è l’eccessivo carico fiscale sull’impresa e sul lavoro. In vetta anche la malapolitica
PALERMO – Gli imprenditori siciliani e quelli del Sud temono più le tasse, la burocrazia e la malapolitica della mafia. È questo uno dei risultati a cui approda la ricerca, «Mezzogiorno, Imprese e Sviluppo: la crisi come occasione di cambiamento» realizzata da Ipsos per la Cna, che viene presentata a Palermo stamattina. Quello che emerge è che la crisi, come c’era da aspettarsi, ha aggravato le difficoltà quotidiane delle aziende, e che il 59% degli imprenditori pensa che il peggio debba ancora arrivare. Per l’80% il peggiore nemico è l’eccessivo carico fiscale sull’impresa e sul lavoro; il 74% addita lentezze e macchinosità della pubblica amministrazione, soprattutto se comparata con quella del Nord Italia; il 62% l’inefficienza della politica locale.
RITARDI NEI PAGAMENTI – E poi ci sono i ritardi nei pagamenti da parte dei debitori privati e pubblici (57%) e la stretta creditizia e rifiuto dei finanziamenti da parte delle banche (54%). In questo contesto la criminalità resta certamente un problema, ma non è ai primi posti fra le questioni da affrontare: le difficoltà sono più nella gestione fisiologica dell’impresa che nelle situazioni patologiche.
COESIONE – Non sono più sufficienti estro, fantasia, inventiva, determinazione come ingredienti per risolvere i problemi e farcela da soli, è necessaria invece una visione più ampia e lungimirante che passa attraverso una programmazione e una pianificazione di medio-lungo periodo. Quello che emerge è anche una forte esigenza di coesione tra imprese. Il 70% degli imprenditori è consapevole che la coesione tra aziende – oggi quasi assente – sarà fondamentale per la futura crescita. Inoltre il Sud necessita di programmazione e rilancio, specie di settori quali il turismo. E c’e’ necessita’ anche di una politica locale più incisiva, lungimirante e coerente.