Presentato a Reggio Emilia, dalla Fondazione Antonino Caponnetto il rapporto sulle infiltrazioni della malavita organizzata
Presentato a Reggio Emilia, dalla Fondazione Antonino Caponnetto il rapporto sulle infiltrazioni della malavita organizzata
L’ennesimo allarme sulle infiltrazioni mafiose in Emilia Romagna arriva da Reggio Emilia dove è stato presentato uno studio della Fondazione Antonino Caponnetto e finanziato con il contributo della Regione e della Camera di Commercio reggiana dal quale risulta che se “l’Emilia-Romagna non è terra di mafia, la mafia c’è e rischia di colonizzare la regione”.
Lo studio evidenzia come, in base ai riscontri delle forze dell’ordine, in Emilia-Romagna siano presenti, oltre a quelli stranieri, 49 clan malavitosi di cui 26 della ‘ndrangheta, tre della sacra corona unita, sette legati alle organizzazioni criminali siciliane e 13 a quelle campane. Tutti impegnati in attività illecite, il cui fatturato si stima per difetto intorno ai 20 miliardi.
Il documento ripercorre tutti i fatti di cronaca ritenuti di stampo mafioso che nel triennio 2009-2012 hanno interessato le varie province emiliano romagnole, assegnando poi ad ogni territorio una “pagella” tarata sui parametri della “presenza economica mafiosa” e sul “rischio di colonizzazione”. Quest’ultimo criterio, spiega il presidente della Fondazione Salvatore Calleri “sta ad indicare che in prospettiva la situazione potrebbe evolversi in modo così negativo da determinare lo scioglimento dei Comuni per mafia”.
Per quanto riguarda i singoli territori, Ravenna e Ferrara sono meno esposte delle altre province. Tutte le altre province (Bologna, Forlì-Cesena, Modena, Parma, Reggio Emilia e Rimini) sono invece esposte (Piacenza, oggetto di uno studio a parte, non è compresa nel rapporto) e per tutte il responso è una “situazione grave ed assolutamente da non sottovalutare. La presenza mafiosa si conferma ai massimi livelli così come il rischio di colonizzazione”.
1.10.2012