Savona – «Le imprese della nostra provincia ad oggi sono estranee dal fenomeno delle infiltrazioni mafiose». Lo ha detto ieri durante un convegno organizzato dal circolo degli Inquieti il direttore dell’unione Industriali Luciano Pasquale, che dal suo osservatorio privilegiato (è anche presidente della Camera di Commercio e della banca Carisa) si può considerare il savonese più addentro al mondo economico e dell’impresa.
Parole rassicuranti che però cozzano con quelle opposte di Stefano Padovano, criminologo e responsabile dell’Osservatorio per la sicurezza della Regione Liguria, che, interpellato ieri dal Secolo XIX per un parere, ha detto cose nient’affatto rassicuranti: «Anche nel savonese abbiamo assistito a tentativi, più o meno occulti, di infiltrazioni mafiose nel tessuto imprenditoriale. Non direi quindi che la situazione si può considerare tranquilla. Purtroppo – prosegue – le mafie stanno tentando di inserirsi nel tessuto “sano” della Liguria proprio per la bassa soglia di guardia che scaturisce da un atteggiamento di assoluta sicurezza tra gli industriali sul loro sistema. Quello delle criminalità organizzate è un mondo occulto dove l’attenzione non è mai sufficiente proprio perché non sono i segni eclatanti, come in Meridione, a far suonare i campanelli d’allarme, ma movimenti economici su cui è doveroso vigilare».
Prima di tutto, però, converrebbe capirsi sul “momento”. Sì, perché durante la conferenza di ieri all’Unione Industriali il direttore Pasquale ha appunto rassicurato i presenti sulla situazione savonese gettando acqua sul fuoco del pericolo mafia. «Esiste un codice etico dell’unione Industriale che prevede l’immediata espulsione per quelle aziende che pagano il pizzo – ha detto Pasquale – ma le imprese della nostra provincia ad oggi sono estranee da questo pericolo».
Acqua sul fuoco, appunto, che il responsabile dell’Osservatorio per la sicurezza ligure però rispedisce al mittente. «Si dice che la soglia di attenzione sia alta? – dice Padovano. – Non proprio. Porto un esempio molto semplice: di recente ho svolto un’indagine in un Comune della Riviera savonese legata ai passaggi di licenza dei locali di ristorazione. Ho posto diversi quesiti alla Polizia municipale che era impegnatissima nel far rispettare i vincoli territoriali, cioè che un’insegna non sporgesse oltre il limite stabilito, ma mai aveva monitorato i passaggi di licenza».
Un grave errore secondo Padovano, poiché proprio qui si può individuare un tentativo o una già effettiva infiltrazione. «Nei passaggi delle titolarità piuttosto rapide – dice il criminologo – si può nascondere un tentativo di riciclaggio di denaro sporco, frutto di proventi illeciti». Che ben si inseriscono in un mercato in crisi dove le chiusure si susseguono.
Il meccanismo è doppio: o si apre un esercizio commerciale con fondi neri o si rilevano realtà già esistenti trasformandole in sponda strumentale allo spaccio droga. In questo caso il fatturato interessa poco e il negozio resta semivuoto tutto il giorno, per mesi e mesi.
Non solo il commercio, ma la cantieristica e le imprese edili sono settori strategici per le infiltrazioni. «Le imprese savonesi – continua Padovano –non sono vittime del pizzo o dell’estorsione, ma è importante sorvegliare sul controllo degli appalti. Pensiamo alla costruzione della piattaforma Maersk: per evitare pesanti rischi è importante istituire una cordata di controllo oltre a un contatto diretto con i comitati di ordine pubblico della Prefettura. Una prima preoccupazione del sindaco sarà di certo stata questa, al fine di monitorare appalti, subappalti, manodopera. Ricordiamoci che la criminalità organizzata non si inserisce nei settori alti, ad esempio, nella logistica, ma nella bassa professionalità».
Serve, inoltre, una forte responsabilità da parte dei politici. «Desta preoccupazione – dice ancora – che di recente un amministratore pubblico del territorio savonese abbia inviato una lettera di solidarietà a un imprenditore inquisito, in attesa di processo. Che messaggio trasmettiamo ai cittadini?». No agli allarmismi, secondo Padovano, ma che nulla venga dato per scontato. E se il direttore degli Industriali parla di azioni di prevenzione da potenziare e di una necessità di semplificazione delle normative che favoriscono la criminalità, Padovano risponde: «Nei settori dove girano i soldi – conclude il criminologo – le mafie si avvicinano e l’economia ligure presta il fianco»
Secolo XIX 7.10.2012