di Lionello Mancini
La Simet è una società di trasporto persone nata negli anni 40 del secolo scorso, in provincia di Cosenza. Oggi è una società per azioni con due soci privati, fattura una ventina di milioni e conta circa 200 dipendenti; oltre a Rossano, ha sedi anche a Roma e Verona, agenzie di viaggi, un hotel; i suoi pullman, con rotte di varia gittata, trasportano (anche all’estero) circa 300mila persone l’anno.
La Simet, che non cancella né dimentica le sue radici calabresi, è stata la prima impresa ad avanzare domanda per ottenere il rating di legalità. Che le è stato assegnato a punteggio pieno – tre stellette -, prima azienda in Italia a ottenere questo risultato, anche se le file dei compagni di strada si stanno popolando giorno dopo giorno. Per la stretta cronaca, l’Antitrust ha dato il via libera alle domande il 2 gennaio; il 9 gennaio Simet spa ha inoltrato la sua, il 17 aprile le verifiche si erano già chiuse e le stellette assegnate con il massimo dei voti.
Senza scadere nell’agiografia, è utile fornire qualche elemento sulla scelta della società cosentina. Nel 2011 la Simet ha applicato la legge 231, dotandosi perciò dell’Organismo di vigilanza (Odv), presieduto da Vincenzo Renzo e composto da Giovanbattista Lefosse e Paolo Rende. È quest’ultimo – un commercialista di soli 26 anni (forse anche questo significa qualcosa) – che spiega al Sole come son andate le cose: «L’idea di richiedere il rating è maturata proprio nell’Odv, è stata subito accolta dai soci, in continuità con la logica, certo non improvvisata, che guarda al futuro e tende ad aggiungere valore all’azienda attraverso la formazione, le certificazioni, le verifiche indipendenti di processi e governance aziendali».
Iscritta all’Anav, associazione di Confindustria dell’autotrasporto viaggiatori, Simet è attiva anche a questo livello «ed è stato importante – aggiunge Rende – il confronto negli organismi di rappresentanza».
Premessa del rating restano comunque «un’amministrazione in ordine, uno sguardo sempre attento alla programmazione, un buon rapporto con il terrritorio», tutti elementi grazie ai quali i passi finali non sono «particolarmente gravosi e consistono nel raccogliere i documenti da trasmettere all’Authority.
D’altra parte «per Simet la qualificazione dei partner commerciali non è una novità introdotta in funzione del rating, ma una prassi consolidata». Così come è rodata la modalità di relazione con gli stakeholders, compresi istituzioni e sindacati, che hanno ben accolto e approvato l’ulteriore passo in avanti dell’azienda.
Quanto al ritardo burocratico nella definizione del “premio” annesso al rating, la società calabrese non drammatizza: «Non ci facevamo grandi illusioni, né ci aspettavamo ponti d’oro verso un credito più amichevole. Va anche detto che noi lavoriamo già con diverse banche, che ci conoscono, ci apprezzano e per le quali il rating è solo una garanzia in più. Non credo possa esistere un’azienda sconosciuta alle banche che ottenga il rating e chieda su quell’unica base di modificare il merito del credito».
Parole sensate, razionali, che fanno giustizia di sofismi, paletti e distinguo che il sistema pone tra sé e i suoi migliori clienti. Quelli, appunto, da premire.
Sole 24 Ore 26.8.2013