Gestione rifiuti: la lezione arriva da Pesaro

di Lionello Mancini

 

 

di Lionello Mancini

La legalità non è una bandiera da sventolare per trarne lustro né un peso che frena il business distraendo dalle questioni “vere”. L’ennesima conferma di questo assunto troppo spesso dimenticato dai “professionisti della legalità” viene dalle Marche, precisamente da un’iniziativa sui rifiuti assunta da Confindustria Pesaro Urbino. Un’associazione che conta circa 500 iscritti, 200 dei quali del manifatturiero; che agisce su un territorio ben tenuto anche se non esente dalle problematiche del periodo e dell’intero Paese: settori in crisi (vedi nautica), o in radicale trasformazione (distretto del mobile), vagoni di cassa integrazione. Quello dei rifiuti è un settore ad altissimo rischio per l’ambiente, i costi, la tentazione di gestioni azzardate e sbrigative quando non illegali, per le nuove normative in arrivo (per non dire in agguato) e le diseconomie che da tutto ciò originano.

Senza entrare in dettagli troppo tecnici (rimandiamo per questo all’articolo di Ilaria Vesentini sul Sole 24 Ore del 20 giugno 2013), ci limitiamo a indicare come un’associazione di categoria attenta e veloce, può indicare e gestire soluzioni che mettono in sicurezza il business sotto molti punti di vista, finendo anche per stimolare una sana concorrenza laddove pigramente procedeva un tran tran senza alternative, con i costi che lievitavano per pigrizia e disinformazione, rendite di posizione che ingessavano e difendevano orticelli in realtà ben contenibili con vantaggi proprio sui conti delle imprese.

Così, un semplice questionario qualitativo/quantitativo distribuito ai soci ha inquadrato il problema, un’analisi accurata delle risposte ha permesso di misurare il problema e individuare i punti di forza evidenziando le possibili economie di scala, un sistema di controllo sta aiutando gli imprenditori soci a ottimizzare gli scarti con la suddivisione e il possibile riuso, fino all’accordo con un interlocutore specializzato – Herambiente Spa – che pratica sconti personalizzati (5-7%) a seconda del volume del business.
A sua volta, Hera (sede operativa a Ravenna) ha già iniziato ad avvalersi di fornitori locali, previa loro qualificazione sulla base degli alti standard richiesti.
Tutto ciò significa affrontare un rompicapo prossimo venturo (il Sistri) e far spendere meno per trattare e smaltire i rifiuti: un’alternativa seria al farli buttare da qualche parte con il rischio di contravvenzioni o incriminazioni per danno ambientale. Così affiancando l’imprenditore determinato a non violare le regole su uno dei mille fronti che quotidianamente lo logorano.

Ora, anche la ventina di operatori di raccolta e smaltimento rifiuti da sempre arrivi nella provincia dovranno darsi una mossa, aggiornarsi per non essere estromessi dall’affare, magari mettersi in ordine (macchinari, dipendenti, mezzi) per far parte del nuovo sistema lanciato da Confindustria. Ma sono proprio questi effetti che si cercano – e si producono, se tutto va per il verso giusto – affrontando un problema prima che questo diventi sabbie mobili, senza perdere di vista legalità, mercato e concorrenza.
Occorre aggiungere che esistono aree del Paese in cui questo modello di trattamento dei rifiuti avrebbe salvato dalla peste interi territori e tolto alle mafie la possibilità della devastazione più brutale? No, non serve: lo sappiamo tutti.

Sole 24 Ore 16.12.2013

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