Di Lionello Mancini
Di Lionello Mancini
Prima domanda: perché a quasi otto mesi dall’ok del Consiglio di Stato non è stato emanato il regolamento che dà piena attuazione al rating di legalità? Non c’è risposta. Seconda domanda: quando vedrà la luce questa indispensabile norma che fissa le regole premiali per le aziende più meritevoli, pulite e in ordine? Risposta: non si sa, specie alla luce delle ultime evoluzioni del quadro politico. È stato più fortunato Bob Dylan, nel lontano 1963, a captare nel vento le risposte che andava cercando; anche a tendere spasmodicamente l’orecchio, nel febbraio 2014, non spira certo un refolo d’aria che porti chiarezza sul bollino blu del rating, anche se da tempo ormai «è tutto pronto» e «il testo è già definitivo». Per meglio comprendere, conviene aiutarsi con una succinta cronologia.
14 novembre 2012. L’Autorità Antitrust approva il Regolamento per l’attribuzione del rating alle imprese che ne faranno richiesta (siamo a quota 102).
Febbraio 2013. Si avviano tavoli informali tra le parti interessate (Governo, Banca d’Italia, Abi, imprese) per fissare i “premi in palio” in termini di accesso al credito. In quella fase manca ancora la parte sui finanziamenti pubblici, come prevede la legge istitutiva del rating.
Inizio marzo 2013. Si lavora alla bozza di decreto interministeriale, senza tralasciare le osservazioni che informalmente arrivano dalle imprese le quali segnalano, in particolare, il rischio che sfumi la portata innovativa del progetto senza chiarezza sulle contropartite.
Metà marzo 2013. Abi e imprese negoziano soluzioni di compromesso sui criteri delle facilitazioni allo sportello, ormai non più opinabili e che vengono infine recepite nella bozza di decreto (che a quel punto contiene anche le previsioni sui finanziamenti pubblici).
29 aprile 2013. La bozza del regolamento viene inviata al Consiglio di Stato.
11 giugno 2013. Arriva il parere favorevole del Consiglio di Stato, con osservazioni.
Luglio 2013. Nuovi incontri al Tesoro per recepire nel testo le indicazioni del Consiglio di Stato. Emerge così il ritardo del Mise nell’adeguamento dei contenuti di sua competenza.
11 gennaio 2014. Il Mise comunica di aver concluso da tempo la sua parte di lavoro tecnico e così pure il Tesoro. Secondo Via XX Settembre il testo è fermo al Mise; anzi no, è a Palazzo Chigi in attesa della firma finale.
Come è facile constatare, l’alone di mistero continua ad avvolgere il caso del rating disperso, ormai una sorta di cold case dalla difficile soluzione intorno al quale, però, si stringe la cerchia dei possibili responsabili. Perché una cosa è ormai chiara: questo stranito girovagare di articoli, commi e paragrafi per corridoi e uffici legislativi, più che uno sfortunato accidente sembra l’esito di un’opera sottile e mai dichiarata di boicottaggio a opera di ambienti che non vogliono saperne di cambiare marcia nel contrasto all’illegalità. Di affiancare cioè alla repressione dei reprobi, la premialità per i virtuosi affidata a banche ed enti pubblici.
Sole 24 Ore – 17.2.2014