– Di Giovanni Paparcuri – Scrivo perché voglio fare conoscere alla gente come lo Stato tiene in considerazione un sopravvissuto ad una strage mafiosa (almeno nel mio caso). Mi trovo a sfogarmi in rete, perché non ho avuto, non ho e non avrò – purtroppo – mai delle risposte che soddisfino i miei tanti interrogativi.un sopravvissuto ad una strage mafiosa (almeno nel mio caso). Mi trovo a sfogarmi in rete, perché non ho avuto, non ho e non avrò – purtroppo – mai delle risposte che soddisfino i miei tanti interrogativi. Mi sfogo in questo libro-racconto, perché in un certo qual modo mi aiuta a contrastare i tristi ricordi che mi accompagnano da 24 anni, e magari mi illudo che “finendo” il racconto, in un colpo, possano, questi ricordi, anch’essi sparire. A scanso di equivoci voglio sottolineare che la mia non è una rivendicazione economica, sindacale o qualcosa del genere, né è indirizzato contro qualcuno in particolare. Ripeto, è solo uno sfogo ai tanti bocconi amari che ho dovuto ingoiare dopo quel tragico giorno. Perché dopo 24 anni? Perché francamente mi sono stancato! Mi viene difficile continuare a sopportare e fare finta che tutto vada per il verso giusto. Così come mi riesce difficile dare una risposta razionale al comportamento, offensivo per la mia dignità , per la mia morale e per la mia intelligenza di uomo onesto, tenuto da tante persone, troppe persone istituzionalmente preposte, le quali hanno sempre finto solo meraviglia per la situazione, ma soprattutto l’interesse di risolverla non è stato mai posto in essere, escogitando di anno in anno nuovi escamotage tanto inutili quanto dannosi, lasciando le cose così come sono. Premetto anche che scriverò di getto e senza ordine cronologico, cercando di fare meno errori possibili, comunque non sono uno scrittore, né un giornalista. Sono consapevole che è effimero, ma l’idea di scrivere per ordinare e condividere con qualcuno i miei ricordi, le mie delusioni e le mie emozioni mi dà sollievo. Scrivo per riuscire a capire il perché di assurdi comportamenti da parte delle Istituzioni, comportamenti che hanno del paradossale e dell’incredibile. Scrivo perché mi aspettavo una risposta da alcuni politici ai quali ho chiesto di darmi delle plausibili spiegazioni (sic!) Scrivo perché spero che affidando il mio racconto alla rete qualcuno possa soddisfare le mie richieste. Scrivo per me stesso. Sono trascorsi 24 anni, circa un quarto di secolo, e a distanza di tutti questi anni, di recente, lo Stato, quello stesso Stato per cui ho rischiato la vita, mi tratta ancora una volta malamente. Credetemi non è facile affermare ciò, ma continuando a leggermi spero che mi darete ragione e spero anche che qualcuno mi dia una spiegazione e/o mi La chiazza di sangue che si nota in basso a sinistra della foto, mi appartiene, è il sangue che mi zampillava dalla testa, dalla mano destra e da altre parti del corpo. Per scrivere queste righe ho scelto questo giorno volutamente, oggi è il 23/05/2007, il 15° anniversario della strage Falcone. Il Giudice Falcone ho avuto modo e l’onore di conoscerlo abbastanza bene, frequentandolo per circa 10 anni, così come Borsellino, Caponnetto e tutti gli altri Giudici che hanno composto il mitico pool antimafia. Con loro ho trascorso, forse, i giorni più belli della mia vita, sono stati momenti molto faticosi, ma belli, sia dal punto di vista umano che professionale, soltanto loro sono riusciti a farmi superare i momenti di sconforto, specialmente Falcone, che usava dirmi: “‘u Signuri ciù paga” (il Signore glielo paga) Già ! Purtroppo sia Falcone che Borsellino sono stati anch’essi uccisi con la stessa metodologia terroristica. Per fortuna il Consigliere Caponnetto è venuto a mancare per cause naturali. Da loro ho ricevuto un preziosissimo regalo: hanno partecipato al mio matrimonio.