Rocco Santo Filippone: il mediatore “un passo sotto Dio” nella gerarchia mafiosa
Così il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo ha definito uno degli imputati del processo “Ndrangheta stragista”, un processo che per il pm ha stabilito senza dubbi la compartecipazione delle cosche al progetto criminale mafioso
“Un uomo un passo sotto Dio”. Così il procuratore aggiunto, Giuseppe Lombardo, durante la requisitoria odierna del processo “Ndrangheta stragista” in corso presso l’aula bunker che vede alla sbarra i presunti mandanti degli attentati ai Carabinieri che si sono registrati in Calabria negli anni novanta, ha definito Rocco Santo Filippone: l’imputato reggino in carcere a Bari.
Un uomo che, per la ricostruzione offerta dai collaboratori di giustizia Consolato Villani e Giuseppe Calabrò (che è nipote di Rocco Santo Filippone), coloro che poco meno che maggiorenni portarono a compimento contro gli appartenenti all’Arma, aveva un ruolo di vertice dentro la ‘ndrangheta reggina, “uomo di rispetto di altissimo livello” come lo ha definito il Procuratore aggiunto.
La svolta investigativa sotto questo aspetto arriva il 27 maggio del 2003, quando Consolato Villani
“inquadra finalmente la vera causale degli attentati carabinieri e abbandona la lettura minimizzante usata sino a quel momento, spiegando che quelli attentati non erano fatti estemporanei, che non c’era nessun carico di armi da proteggere”.
Nel racconto di Consolato Villani viene cristallizzata la figura di Rocco Santo Filippone “da una parte mediatore fra i Pesce ed i Bellocco e dall’altra curatore delle relazioni esterne con esponenti del mondo politico ed istituzionale, perché quello era il compito assegnato dai Piromalli”.
Per Giuseppe Lombardo, quindi, “Rocco Santo Filippone per fare il mediatore dei dissidi fra i Pesce e i Bellocco doveva essere un passo sotto Dio nella struttura della ‘ndrangheta visibile, per poter mediare scontro fra la famiglia di Nino Pesce “Testuni” (uno dei sette del vertice occulto delle mafie) e quella dei Bellocco”.
Per il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia il cerchio sulla colpevolezza degli imputati sta per chiudersi e sulla partecipazione della ‘ndrangheta alla stagione stragista “non ci sono dubbi”.
“Quello che stiamo celebrando – ha concluso Lombardo – deve essere definito un processo in cui si è formata una prova sovrabbondante, ci sono processi che vanno oltre l’ordinario e questo è un processo che va oltre l’ordinario. Io dubbi non ne ho, perché i soggetti che hanno dichiarato hanno vissuto in un contesto criminale unico ma distantissimi tra di loro nel tempo e nello spazio, per il loro ruolo materiale in un contesto tanto vasto che non consente contaminazioni di sorta”. Reggio today 7.7.2020