21 luglio 1992 Milano ricorda Borsellino e il Senato accademico Università di Palermo minaccia dimissioni di massa se governo non cambia registro

A Milano si svolge in mattinata una manifestazione contro la mafia per ricordare Paolo Borsellino e  gli agenti della scorta uccisi con lui. La manifestazione é organizzata dai sindacati Cisl, Cgil e Uil e vede la partecipazione di ventimila persone. In piazza San Marco prende la parola Orlando Minerva, segretario del Sindacato unitario di polizia: “Gli agenti di scorta. non sono carne da macello. Basta con le scorte fasulle a politici che le vogliono come status symbol: a Milano non esiste neppure una macchina blindata ed invito il capo della polizia Parisi ad assumersi le sue responsabilita’ e qualora sia necessario ad andarsene. Abbiamo piu’ volte fatto proposte e cercato un dialogo senza mai ottenere risultati o risposte. Non vogliamo essere martiri ma fare il nostro dovere. Domani, in segno di lutto tutti gli agenti addetti alle scorte porteranno il lutto”. [128]


Con un’ iniziativa senza precedenti il Senato accademico dell’Universita’ degli Studi di Palermo minaccia le dimissioni in massa se governo e Parlamento, cosi’ come le altre istituzioni dello Stato, non cambiano registro sul fronte antimafia. I presidi delle 11 facolta’ di Palermo, con il rettore Ignazio Melisenda Giambertoni in testa, hanno deciso di non tacere piu’ dopo quanto accaduto il 23 maggio a Capaci e domenica 19 luglio in via Mariano D’Amelio. Per due giorni si riuniscono e hanno discusso a Palazzo Steri, sede del rettorato. Alla fine approvano in mattinata un documento in cui, sostanzialmente, chiedono le dimissioni di chi, occupando posti di responsabilita’ , non ha fatto nulla per evitare che due magistrati come Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nonche’ gli uomini delle loro scorte fossero uccisi da Cosa nostra. E a proposito della strage di via D’ Amelio il Senato accademico “ritiene questo ennesimo eccidio un segnale tragico della volonta’ del sistema di potere politico-mafioso di riappropriarsi del protagonismo affaristico e clientelare della “nuova mafia”, attraverso una sfida, che pretende di essere definitiva, allo Stato repubblicano, ai suoi principi e ai suoi servitori… Di fronte a tanta affermazione di volonta’ omicida il Senato accademico dell’Universita’ di Palermo giudica ancora troppo debole e deludente l’ azione dello Stato, attendista nell’ atteggiamento del Parlamento fermo all’esame del decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri sull’onda dell’assassinio di Falcone, di sua moglie e della loro scorta, nonche’ omissiva nell’azione di governo, ondeggiante tra i rigorismi retorici dei ministri di turno e i lassismi incomprensibili, quando talora non conniventi, degli apparati periferici dello Stato”. Il senato accademico ritiene “indifferibile una immediata assunzione di responsabilita’ a tutti i livelli e per ciascuna delle competenze in qualche modo coinvolte, anche fino alle dimissioni o destituzioni dei vertici preposti all’ordine pubblico e all’ amministrazione della giustizia, compresi i ministri interessati. É questo un segnale forte e chiaro di inversione di tendenza nel confronto, ormai di tipo bellico, con la mafia, che solo puo’ restituire prestigio e dignita’ allo Stato e infondere alle giovani generazioni la rinnovata speranza nella capacita’ delle istituzioni di assicurare loro un vivere civile conforme ai valori di liberta’ e democrazia… Il senato accademico ritiene l’assunzione di responsabilita’ un elemento discriminante per il futuro sviluppo delle relazioni politico-culturali all’interno del sistema rappresentativo della societa’ civile palermitana. In mancanza il senato accademico ritiene di non potersi consentire ulteriormente la continuazione di una convivenza, ormai insopportabile, con gli attuali vertici politico-istituzionali preposti all’ordine pubblico e all’amministrazione della giustizia, fino a giungere alla rinuncia del proprio mandato… Governo e Parlamento devono definire urgentemente un quadro coerente di misure che incidano effettivamente sugli stati patrimoniali e finanziari delle organizzazioni mafiose e dei loro partner politico-affaristici, nonche’ sull’intreccio, ormai chiaro e strettissimo, tra sistema economico e sistema di potere mafioso, tra sistema politico-amministrativo di gestione del denaro e della cosa pubblica e creazione del consenso mafioso-clientelare”[129]m