E il CSM tace

16 novembre 2019 E IL CSM TACE Ma torniamo alle ultime del processo d’appello che si è appena concluso a Caltanissetta. A Vincenzo Scarantino è stata riconosciuta (e si tratta di una ulteriore prova del depistaggio) l’attenuante di essere stato “indotto a mentire”. Nella sentenza si parla di “suggeritori esterni”. “Soggetti i quali, a loro volta, avevano appreso informazioni da ulteriori fonti rimaste occulte”. Una fitta rete di complicità, collusioni, connection e via delinquendo. Commenta a caldo il legale di Scarantino, Antonio Balsamo: “Il dispositivo non ci coglie di sorpresa perché siamo consapevoli del fatto che sarebbe stata necessaria una gran dose di coraggio per assolvere Scarantino. Probabilmente i tempi non sono ancora maturi per dichiarare una simile verità. Prendiamo atto della sentenza e attendiamo le motivazioni per decidere sul da farsi”. Eccoci alle molto attese dichiarazioni del pg Lia Sava: “Ci sono ulteriori sviluppi delle indagini che possono portare ad un Borsellino quinquies”. E poi: “Secondo la procura generale lo sviluppo delle indagini sta via via delineando altre strade che, se ovviamente riscontrate, possono far individuare altri soggetti che hanno potuto contribuire alle stragi”. Oppure a depistare le indagini stesse, come fa capire: “I magistrati devono continuare a raccogliere prove certe di responsabilità penali che consentano di addivenire a sentenze definitive di condanna per tutti coloro, anche in ipotesi, esterni a Cosa nostra, che possono aver concorso, a qualunque titolo, e per qualsivoglia scopo, alla realizzazione della strage di via D’Amelio e che, successivamente ai tragici eventi, possono avere mosso i fili, in maniera da determinare il colossale depistaggio delle relative indagini”. Commenta uno dei legali della famiglia Borsellino, Fabio Trizzino, marito della figlia Lucia: “Questa è una pietra miliare perché si afferma che Scarantino è stato indotto a depistare le indagini”. Poi: “il depistaggio è come aver ucciso Paolo Borsellino una seconda volta, è più grave della strage medesima, perché che i mafiosi fossero nemici del giudice si sapeva, che un tradimento di questi tipo potesse venire da uomini delle istituzioni la famiglia certo non se lo aspettava”. Anche se, pochi giorni prima di essere ammazzato, Borsellino diceva alla moglie: “A tradirmi saranno degli amici”. Ribadisce l’avvocato Roberto Avellone, legale dell’unico agente sopravvissuto, Antonino Vullo: “E’ una ulteriore conferma che il depistaggio è stato perpetrato da uomini dello Stato, creando l’occultamento della verità”. Durissime, nei confronti del Consiglio Superiore della Magistratura, le parole della figlia, Fiammetta Borsellino: “Un silenzio indegno. Il Csm non si è saputo assumere la responsabilità di un procedimento, ma ha solo fatto da scaricabarile”. Ancora: “Lo abbiamo ben chiaro che c’è stato un depistaggio, ma è frustrante dover constatare che tutte le anomalie portate avanti dagli uomini delle istituzioni e funzionali al depistaggio oggi non sono ancora chiarite”. VOCE DELLE VOCI 16.11.19