Arcivescovo Palermo: Chiesa sia libera da condizionamenti mafiosi

 

 

“La mafia è una forma di potere e si sforza sempre di avere altri alleati. La questione del rapporto tra mafia e Chiesa rimanda all’identità che le Chiese vogliono avere”: così l’arcivescovo di Palermo, don Corrado Lorefice intervenendo alla conferenza l’antimafia della Chiesa, promossa dal Centro Pio La Torre. Da come le Chiese “si relazionano con le mafie si vede che tipo di fede hanno in Gesù Cristo che predica l’abbassamento e non il potere. Più la Chiesa si rispecchia nella figura di Gesù, più può fare rifulgere lo stile di Gesù che non è quello del potere”.

Bisogna, ha continuato mons. Lorefice, “essere liberi dal condizionamento di ogni potere – a maggior ragione da quelli subdoli che vogliono limitare la libertà e ogni forma di espressione”. 25 marzo 2019
 
 
 
 

L’ordine di Lorefice: “No a mafiosi, massoni e condannati nelle confraternite religiose”

L’arcivescovo emana un decreto che impone il certificato dei carichi pendenti “in data non anteriore a tre mesi” e la decadenza anche in caso di arresto. Regole stringenti e tolleranza zero: “Necessari strumenti di accertamento della legalità per tutelare le realtà confraternali”

Mafiosi, massoni e condannati “non possono essere accolti quali membri delle confraternite religiose”. L’acrivescovo Corrado Lorefice firma un decreto che impone il certificato dei carichi pendenti “in data non anteriore a tre mesi” e la decadenza anche in caso di arresto “fino all’accertamento giudiziario della loro condizione”. Il testo del decreto, emanato lo scorso 25 gennaio, da oggi campeggia nella home page del sito dell’Arcidiocesi di Palermo. 

“In questo particolare contesto storico – si legge – la nostra Arcidiocesi sente il dovere di intervenire per evitare di criminalizzare indiscriminatamente tutti i membri delle confraternite e si affida ad alcuni strumenti di accertamento della legalità per esercitare il suo dovere di vigilanza e per tutelare dalle associazioni mafiose e criminali o dalle associazioni segrete, le realtà confraternali, cui è affidato il delicato compito di trasmettere non solo le autentiche tradizioni della nostra pietà popolare ma, ancor più, una testimonianza di vita coerente con il Vangelo di Cristo accolto e annunciato nella vivente tradizione della Chiesa”.
Senza giri di parole, Lorefice ammette che “anche nella nostra amata Chiesa palermitana ci sono imbarazzanti e inaccettabili tentativi di fare delle confraternite centri di una pratica fintamente religiosa per puro esibizionismo e folkrorismo, di esercizio di potere e, perfino, un alibi per persone di dubbia moralità sociale ed ecclesiale”. Comportamento, aggiunge il Presule, “intrinsecamente inconciliabile l’agire malavitoso, tanto più che i ranghi di società di stampo mafioso, e l’appartenenza ad una delle tante nostre Confraternite che perseguono i fini propri della Chiesa”.
Da qui la necessità di regole stringenti e tolleranza zero. Per guidare una confraternita o semplicemente farne parte bisogna produrre “il certificato generale e il certificato dei carichi pendenti del casellario giudiziale rilasciati in data non anteriore a tre mesi”. Bandito l’accesso a coloro “che si sono resi colpevoli di reati disonorevoli o che con il loro comportamento provocano scandalo; coloro che appartengono ad associazioni di stampo mafioso o ad associazioni più o meno segrete contrarie ai valori evangelici. L’iscrizione alle associazioni massoniche ‘rimane proibita’ dalla Chiesa”. Fuori dalle confraternite anche chi ha avuto “sentenza di condanna per delitti non colposi passata in giudicato”.
L’arcivescovo ricorda il famoso discorso contro la mafia di Giovanni Paolo II Ad Agrigento nel 1993 e la visita pastorale di Papa Francesco lo scorso 15 settembre, quando Bergoglio ha detto a chiare lettere che “non si può credere in Dio ed essere mafiosi”. Precisando tuttavia che “una fedina penale pulita non necessariamente è indice di vita pulita, si dà mandato ai parroci e/o agli assistenti spirituali delle confraternite di accompagnare sempre la richiesta di ammissione ad una confraternita con una lettera che dia sufficiente garanzie circa la retta intenzione del richiedente”. PALERMO TODAY  Febbraio 2019


Lorefice: “Fuori mafiosi condannati dalle Confraternite”

Fuori mafiosi, massoni e condannati dalle Confraternite. E’ quanto prevede un decreto firmato dal vescovo di Palermo, Corrado Lorefice, che porta la data del 25 gennaio ma reso noto solo oggi. Un decreto pubblicato integralmente nella sezione “Cancelleria” del sito dell’Arcidiocesi di Palermo, che occupa anche l’home page.

“La Chiesa di Palermo – si legge nella presentazione – apprezza e valorizza la realtà delle Confraternite e riconosce in esse una grande opportunità per alimentare la fede del popolo di Dio che si esprime nella pietà popolare, ‘frutto del Vangelo inculturato’, e pregna di una ‘sottesa forza attivamente evangelizzatrice’ (così come ribadito ultimamente da Papa Francesco nella sua recente Visita Pastorale a Palermo e già prima da San Giovanni Paolo II nell’Esortazione apostolica post-sinodale Christefideles laici). In questo particolare contesto storico la nostra Arcidiocesi – attraverso il Decreto dell’Arcivescovo sente il dovere di intervenire per evitare di criminalizzare indiscriminatamente tutti i membri delle Confraternite e si affida ad alcuni strumenti di accertamento della legalità per esercitare il suo dovere di vigilanza e per tutelare dalle associazioni mafiose e criminali o dalle associazioni segrete, le realtà confraternali, cui è affidato il delicato compito di trasmettere non solo le autentiche tradizioni della nostra pietà popolare ma, ancor più, una testimonianza di vita coerente con il Vangelo di Cristo accolto e annunciato nella vivente Tradizione della Chiesa”.

Secondo quanto prevede il Decreto “quanti nella nostra Arcidiocesi sono chiamati ad assumere responsabilità nelle Confraternite nella qualità di componenti del Consiglio Direttivo delle medesime o nella qualità di componenti del Consiglio del Centro Diocesano per le Confraternite – scrive l’Arcivescovo Lorefice –, hanno l’obbligo di produrre, quale documentazione necessaria, il Certificato generale e il Certificato dei Carichi Pendenti del Casellario Giudiziale rilasciati in data non anteriore a tre mesi, quale documentazione essenziale ad attestare il loro indubbio percorso di testimonianza dei valori evangelici nella vita civile”. Inoltre, “sempre a far data dal presente Decreto, quanti desiderano far parte di una Confraternita, oltre ai certificati già previsti dallo Statuto Diocesano e dagli Statuti delle singole Confraternite (Certificato di Battesimo e Cresima, di Matrimonio e Stato di Famiglia), dovranno esibire i certificati di cui al comma precedente”. 
“Consapevoli che una ‘fedina penale pulita’ non necessariamente è indice di ‘vita pulita’ – scrive il vescovo nel Decreto -, si dà mandato ai parroci e/o agli assistenti spirituali delle Confraternite di accompagnare sempre la richiesta di ammissione ad una Confraternita con una lettera che dia sufficienti garanzie circa la retta intenzione del richiedente e la serietà della sua vita, quale condizione essenziale e imprescindibile per l’ammissione nella Confraternita. Concluso il periodo di Noviziato, previsto per la formazione dei nuovi confrati, ai parroci e/o agli assistenti spirituali delle Confraternite è fatto obbligo di rilasciare un attestato di idoneità del candidato che intenda emettere la ‘professione’ di Confrate. Il resto, in foro interno, è affidato alla coscienza della persona che chiede l’ammissione alla Confraternita, tenuto presente quanto prescritto dallo Statuto Diocesano per le Confraternite”.
“Infine, con il presente Decreto – sottolinea il vescovo Lorefice – stabilisco che nello Statuto Diocesano per le Confraternite e negli Statuti delle Confraternite dell’Arcidiocesi di Palermo siano inserite le seguenti disposizioni: per le ammissioni, ‘Non possono essere accolti, quali membri della Confraternita, coloro che si sono resi colpevoli di reati disonorevoli o che con il loro comportamento provocano scandalo; coloro che appartengono ad associazioni di stampo mafioso o ad associazioni più o meno segrete contrarie ai valori evangelici – l’Iscrizione alle associazioni massoniche ‘rimane proibita’ dalla Chiesa (Congregazione per la dottrina della Fede, Dichiarazione circa le associazioni massoniche, 26 novembre 1983; cfr. Inconciliabilità tra fede cristiana e massoneria. Riflessioni ad un anno dalla Dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, in L’Osservatore Romano, 23 febbraio 1985); – coloro che hanno avuto sentenza di condanna per delitti non colposi passata in giudicato’; altresì, per la dimissione, ‘Decade automaticamente dal ruolo di confrate chi si rende colpevole dei reati che sono ostativi all’ammissione’. I confrati che siano interessati da provvedimenti cautelari restrittivi della libertà personale, decadono dalla loro condizione di confrate, fino all’accertamento giudiziario della loro condizione”. IL MATTINO DI SICILIA 25 marzo 2022

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PALERMO dicembre 2016 – Le coppole della legalità realizzate dagli studenti dell’ISIS  Paolo Carcano – Setificio di Como, in collaborazione con il Centro Studi Sociali contro le mafie Progetto San Francesco e Confindustria Palermo, sono state presentate questa sera a Palermo  nell’ambito della XII edizione del Premio Internazionale Beato Pino Puglisi facendone dono di un esemplare all’Arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice.

Con Benedetto Madonia e Claudio Ramaccini del Progetto San Francesco, erano  presenti a Palermo Juna Primerano e Francesca Bianchi del  Setificio  in rappresentanza delle classi 5M1D e 5G1 che sotto la guida dei docenti Durso, Donatacci, Proserpio hanno progettato e decorato una trentina di coppole.

L’idea di dipingere/disegnare le Coppole della Legalità nasce nell’ambito di un incontro tra i docenti referenti del CPL (referente del CPL prof C. Andaloro)  e il  Progetto San Francesco, è   il risultato di una delle tante sinergie positive tra il Territorio e il Centro Promozione Legalità di Como (CPL) rete di scuole  di cui il Carcano è scuola capofila. 


LOREFICE E LE FORZE ARMATE