Il Consiglio dei Ministri approva il nuovo CODICE degli APPALTI. Consensi e dissensi

 

 

Appalti pubblici: approvata la riforma del codice dei contratti

 

Di seguito alcune tra le principali innovazioni introdotte.

Digitalizzazione

Il vero e proprio “motore” per modernizzare tutto il sistema dei contratti pubblici e l’intero ciclo di vita dell’appalto è la digitalizzazione. Il decreto definisce un “ecosistema nazionale di approvvigionamento digitale” i cui pilastri si individuano nella Banca dati nazionale dei contratti pubblici, nel fascicolo virtuale dell’operatore economico, appena reso operativo dall’Autorità nazionale anti corruzione (ANAC), nelle piattaforme di approvvigionamento digitale, nell’utilizzo di procedure automatizzate nel ciclo di vita dei contratti pubblici.

Inoltre, il decreto:
– realizza una digitalizzazione integrale in materia di accesso agli atti, in linea con lo svolgimento in modalità digitale delle procedure di affidamento e di esecuzione dei contratti pubblici;

– riconosce espressamente a tutti i cittadini la possibilità di richiedere la documentazione di gara, nei limiti consentiti dall’ordinamento vigente, attraverso l’istituto dell’accesso civico generalizzato.

Programmazione di infrastrutture prioritarie

 

  • Il decreto prevede in fase di programmazione di infrastrutture prioritarie:
  • l’inserimento dell’elenco delle opere prioritarie direttamente nel Documento di economia e finanza (DEF), a valle di un confronto tra Regioni e Governo;
  • la riduzione dei termini per la progettazione;
  • l’istituzione da parte del Consiglio superiore dei lavori pubblici di un comitato speciale appositamente dedicato all’esame di tali progetti;
  • un meccanismo di superamento del dissenso qualificato nella conferenza di servizi mediante l’approvazione con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri;
    la valutazione in parallelo dell’interesse archeologico.

Appalto integrato

Il contratto potrà avere come oggetto la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei lavori sulla base di un progetto di fattibilità tecnico-economica approvato. Sono esclusi gli appalti per opere di manutenzione ordinaria.

Procedure sotto la soglia europea

Con il decreto sono adottate stabilmente le soglie previste per l’affidamento diretto e per le procedure negoziate nel cosiddetto decreto “semplificazioni COVID-19” (decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76). Sono previste eccezioni, con applicazione delle procedure ordinarie previste per il sopra-soglia, per l’affidamento dei contratti che presentino interesse transfrontaliero certo. Viene inoltre stabilito il principio di rotazione secondo cui, in caso di procedura negoziata, è vietato procedere direttamente all’assegnazione di un appalto nei confronti del contraente uscente. In tutti gli affidamenti di contratti sotto-soglia sono esclusi i termini dilatori, sia di natura procedimentale che processuale.

General contractor

Il decreto reintroduce la figura del “general contractor”. Con questi contratti, l’operatore economico “è tenuto a perseguire un risultato amministrativomediante le prestazioni professionali e specialistiche previste, in cambio di un corrispettivo determinato in relazione al risultato ottenuto e alla attività normalmente necessaria per ottenerlo”. È da sottolineare che l’attività anche di matrice pubblicistica da parte del contraente generale (per esempio quella di espropriazione delle aree) consente di riconoscere nell’istituto una delle principali manifestazioni applicative della collaborazione tra la pubblica amministrazione e gli operatori privati nello svolgimento di attività d’interesse generale.

Partenariato pubblico-privato

La semplificazione del quadro normativo rende più agevole la partecipazione degli investitori istituzionali alle gare per l’affidamento di progetti di partenariato pubblico-privato (PPP). Sono previste ulteriori garanzie a favore dei finanziatori dei contratti e si conferma il diritto di prelazione per il promotore.

Settori speciali

Prevista una maggiore flessibilità e una più marcata peculiarità per i cosiddetti “settori speciali”, in coerenza con la natura essenziale dei servizi pubblici gestiti dagli enti aggiudicatori (acqua, energia, trasporti, ecc.). Viene introdotto un elenco di “poteri di autorganizzazione” riconosciuti alle imprese pubbliche e ai privati titolari di diritti speciali o esclusivi.
Le stazioni appaltanti potranno determinare le dimensioni dell’oggetto dell’appalto e dei lotti in cui eventualmente suddividerlo, senza obbligo di motivazione aggravata.

Subappalto

Viene introdotto il cosiddetto subappalto a cascata, adeguandolo alla normativa e alla giurisprudenza europea attraverso la previsione di criteri di valutazione discrezionale da parte della stazione appaltante, da esercitarsi caso per caso.

Concessioni

Per i concessionari scelti senza gara, è stabilito l’obbligo di appaltare a terziuna parte compresa tra il 50 e il 60 per cento dei lavori, dei servizi e delle forniture. L’obbligo non vale per i settori speciali (ferrovie, aeroporti, gas, luce).

Revisione dei prezzi

È confermato l’obbligo di inserimento delle clausole di revisione prezzi al verificarsi di una variazione del costo superiore alla soglia del 5 per cento, con il riconoscimento in favore dell’impresa dell’80 per cento del maggior costo.

Esecuzione

Sul versante dell’esecuzione, è prevista la facoltà per l’appaltatore di richiedere, prima della conclusione del contratto, la sostituzione della cauzione o della garanzia fideiussoria con ritenute di garanzia sugli stati di avanzamento.
In caso di liquidazione giudiziale dell’operatore economico dopo l’aggiudicazione, non ci sarà automaticamente la decadenza ma il contratto potrà essere stipulato col curatore autorizzato all’esercizio dell’impresa, previa autorizzazione del giudice delegato.

Governance, contenzioso e giurisdizione

Allo scopo di fugare la cosiddetta “paura della firma”, è stabilito che, ai fini della responsabilità amministrativa, non costituisce “colpa grave” la violazione o l’omissione determinata dal riferimento a indirizzi giurisprudenziali prevalenti o a pareri delle autorità competenti.
Il decreto provvede a riordinare le competenze dell’ANAC, in attuazione del criterio contenuto nella legge delega, con un rafforzamento delle funzioni di vigilanza e sanzionatorie.
Il giudice può riconoscere anche delle azioni risarcitorie e di quelle di rivalsa proposte dalla stazione appaltante nei confronti dell’operatore economico che, con un comportamento illecito, ha concorso a determinare un esito della gara illegittimo. Si applica l’arbitrato anche alle controversie relative ai “contratti” in cui siano coinvolti tali operatori.

Entrata in vigore

Il Codice sarà applicato a tutti i nuovi procedimenti a partire dal 1° aprile 2023. Dal 1° luglio 2023 è prevista l’abrogazione del Codice precedente (decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50) e l’applicazione delle nuove norme anche a tutti i procedimenti già in corso.


Approvato in Cdm il nuovo codice appalti. Meloni: “Volano per la crescita”

“Questo nuovo codice dovrà tagliare sprechi e la burocrazia, viene incontro alle esigenze delle imprese e degli enti locali, permetterà di aprire cantieri in tempi più veloci e creerà più lavoro”, ha detto il Ministro Salvini in conferenza stampa

Più dell’80% degli appalti, se questo codice fosse in vigore, sarebbe più rapido, veloce, efficace e innovativo”, ha aggiunto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Salvini ha spiegato che la soglia sotto la quale i Comuni possono procedere per l’appalto in maniera diretta dunque è aumentata.

“Ringrazio il Consiglio di Stato” che “ha recepito” le nostre proposte, “rivendico la necessità della separazione dei poteri: in una cabina di regia si fanno scelte politiche”, l’autorità anti-corruzione “non fa parte” dell’organismo politico, ha poi aggiunto Salvini.
“Dobbiamo prevedere in Cdm un superamento del dissenso qualificato perché non voglio vivere in un Paese dove il singolo contenzioso a livello locale della singola micro associazione blocca opere pubbliche da centinaia di milioni di euro. Al Mit sono affidati 40 miliardi per il Pnrr, se andiamo avanti di Tar in Tar altro che 2026 per finire i cantieri, arriveremo al 2036.La politica ha il dovere di ascoltare e poi decidere il destino di una ferrovia, strada, autostrada o un ponte”, ha sottolineato Salvini. 
“Un cantiere sbloccato corrisponde a circa 17.000 posti di lavoro. È una giornata importante per le imprese, i comuni e per i lavoratori”, ha poi precisato Salvini. 
Il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha riferito che il lavoro sul Codice Appalti si è svolto “in assoluta concordanza di intenti” tra Consiglio di Stato e governo nella stesura del codice appalti, e poi ha aggiunto “tutti questi conflitti non li vedo” ma “saremo lieti di leggere” i rilevi dell’Anac “una volta che ci invieranno le loro considerazioni”.
Mantovano ha poi aggiunto che l’Anac “ha un ruolo all’interno del codice appalti coerente con la sua funzione, erano previste delle prerogative che poi sono state eliminate nel testo varato dal Cdm. Questa non è l’ultima parola”, durante l’iter parlamentare “tutti quelli che hanno titolo di formulare proposte migliorative” potranno farlo. 
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, non ha potuto prendere parte alla conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri perché sta partecipando dalle 15 nella cattedrale di Civitavecchia al funerale dell’amica Nicoletta Golisano, una delle donne uccise domenica scorsa da Claudio Campiti durante una riunione condominiale a Roma, nella zona della borgata Fidene.


 

Cosa c’è nel nuovo Codice degli Appalti e perché non piace all’Antimafia e all’Anticorruzione

«Più breve è l’iter burocratico e rapido l’appalto, più difficile è per il corrotto incontrare il corruttore». Così si è espresso il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini sul nuovo codice appalti approvato ieri dal consiglio dei Ministri e che ora attende il passaggio in Parlamento. Si tratta di una misura con la quale il governo punta a velocizzare le procedure di appalto. Ed è evidente nel primo dei dieci punti-guida del testo: «Le stazioni appaltanti e gli enti concedenti perseguono il risultato dell’affidamento del contratto e della sua esecuzione con la massima tempestività e il migliore rapporto possibile tra qualità e prezzo, nel rispetto dei principi di legalità, trasparenza e concorrenza». Si legge poi di un principio di fiducia, di accesso al mercato, di buona fede, e di tutela dell’affidamento, di solidarietà e di sussidiarietà orizzontale anche nei confronti del Terzo settore, di auto-organizzazione amministrativa.

Le novità

I piccoli comuni potranno affidare direttamente i lavori fino a 500 mila euro anche senza la qualifica di stazione appaltante. C’è poi una sostanziale liberalizzazione dell’appalto integrato, ovvero quegli appalti in viene affidata a un solo soggetto sia la progettazione che l’esecuzione di un’opera. Tranne per i lavori di manutenzione ordinaria. Un’altra modifica, spiega Il Sole24Ore, è la cancellazione del Piano generale trasporti e logistica, che viene sostituito da una lista di opere prioritarie. Criticata soprattutto per l’assenza di coordinamento tra le varie opere. Si aggiungono poi una maggiore digitalizzazione – invocata dall’Anac – delle procedure, e più flessibilità per i settori speciali, come acqua, energia, e trasporti. Torna nel codice appalti anche un meccanismo di revisione dei prezzi. Questa scatterà quando la variazione (sia verso l’alto che verso il basso) dei costi dell’opera supererà il 5% del prezzo totale dell’opera, e si applicherà sull’80% della variazione.

Le critiche dell’antimafia

Il nuovo codice ha fatto sollevare le sopracciglia alle associazioni antimafia. «La voglia di fare presto e di semplificare al massimo può essere una cattivissima consigliera» – ha dichiarato l’associazione Antimafia “Libera“, ripresa da La Stampa. «Rischia di alimentare gli appetiti di organizzazioni criminali, corrotti e corruttori, allarga le maglie ed allenta i controlli, anche depotenziando le funzioni dell’Autorità Anticorruzione. Una beffa natalizia», sentenzia. Le fa eco Fillea Cgil, che definisce il codice «una nefandezza» con la quale «assisteremo ad una frammentazione dei cicli produttivi, al massimo incentivo possibile al nanismo aziendale, alla nascita di imprese senza dipendenti» Fillea Cgil fa notare anche che «aumenteranno zone grigie, infortuni, sfruttamento e rischi di infiltrazione criminale». Senza esplicitare il riferimento al nuovo codice, il superprocuratore antimafia Giovanni Melillo ha ricordato che «serve una incessante serie di passi in avanti sul terreno della ricostruzione della autorevolezza ed insieme della trasparenza e della controllabilità delle complessive funzioni dello Stato».

…e quelle dell’Anticorruzione

Anche l’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac) è critica della misura. Soprattutto perché con il testo attuale si vede scippata di buona parte del proprio peso nel controllo sui conflitti di interesse. Ad esempio nel Rup, il responsabile unico del procedimento. Discorso simile anche per quanto riguarda le verifiche alle Soa, gli organismi che attestano il possesso, da parte delle imprese, dei requisiti economici e organizzativi per partecipare alle gare, spiega la Repubblica. C’è poi la soppressione dell’elenco delle società in house gestite dall’Anac. Che rende molto complicato capire se i servizi offerti da queste società potrebbero essere erogati in maniera più efficiente con gare aperte sul mercato.

 

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Codice degli appalti l’ira di Orlando (Pd): “Meglio l’esercizio provvisorio che far entrare la mafia”

Gli esponenti del Pd contro il codice degli appalti voluto dal governo Meloni che taglia i limiti al subappalto, strumento che limitava le infiltrazioni mafiose

 

Dopo pos, tetto al contante e tentativo di avvantaggiare no-vax e evasori un nuovo codice degli appalti che abbassa la lotta alla corruzione e introduce norme che potrebbero favorire le mafie, come la liberalizzazione dei subappalti.
“Dobbiamo combattere con grandissima forza la cancellazione del limite della possibilità di ricorrere al subappalto. Meglio l’esercizio provvisorio che far entrare la mafia nei nostri appalti“. Lo scrive Andrea Orlando, deputato del Pd ed ex ministro del lavoro.

«Liberalizzazione selvaggia dei subappalti a cascata. No al salario minimo. Ritorno dei voucher. Stop al reddito di cittadinanza per tutti gli occupabili, anche se non trovano lavori decenti. Indietro tutta: è questo il modello di sviluppo del governo Meloni». Lo scrive su twitter il senatore Antonio Misiani, responsabile Economia del Pd.

Ecco cosa è la destra. Liberalizzazione selvaggia dei subappalti. No al salario minimo. Lavoratori pagati con i voucher. Stop al reddito di cittadinanza per gli adulti in età lavorativa. Favori agli evasori, condoni a chi ha violato le leggi, tagli alla spesa reale della sanità. Non è l’Italia del merito: è l’Italia delle ingiustizie e dei privilegiati». Lo scrive su Twitter il deputato democratico Nicola Zingaretti

GLOBALIST

 


 

Codice degli appalti: pubblicata la versione definitiva del Consiglio di Stato

Codice degli appalti: rispettate le previsioni, il testo definitivo del consiglio di stato è stato reso disponibile prima delle vacanze.

 

 

I documenti:

Codice Appalti: iter per l’approvazione definitiva e l’entrata in vigore

Questi i passaggi obbligati:

  • parere della Conferenza Unificata (prima o dopo la prima approvazione del CdM, prevista venerdì 16 dicembre);
  • invio alle commissioni parlamentari per il parere (30-45 giorni);
  • seconda approvazione in CdM;
  • firma del Capo dello Stato e pubblicazione in Gazzetta Ufficiale;
  • tempo di ‘vacazione’ di 15 giorni prima dell’entrata in vigore.

Le linee direttrici del nuovo Codice degli Appalti

I 4 pilastri su cui si fonda il nuovo Codice degli appalti, che sarà esaminato dal Consiglio dei ministri venerdì 16 dicemrbe, sono:

  • semplificazione e accelerazione delle procedure;
  • digitalizzazione di tutti i passaggi burocratici;
  • tutela dei lavoratori e delle imprese.

L’obiettivo finale del testo, che ricordiamo è ancora soggetto a possibili modifiche, è “favorire una più ampia libertà di iniziativa e di auto-responsabilità delle stazioni appaltanti, valorizzandone autonomia e discrezionalità (amministrativa e tecnica) in un settore in cui spesso la presenza di una disciplina rigida e dettagliata ha creato incertezze, ritardi, inefficienze“.

Il lavoro del Consiglio di Stato e il nuovo Codice autosecutivo

Nella relazione si evidenzia che lo scorso 20 ottobre, nel pieno rispetto del termine che il Governo aveva assegnato, è stato consegnato uno “Schema preliminare di codice dei contratti”.
Dopo l’insediamento del nuovo Governo, sulla base di una nuova interlocuzione avvenuta con nota del 14 novembre del Presidente del Consiglio dei Ministri, la Commissione ha continuato a lavorare, in composizione più ristretta, con l’apporto soprattutto dei coordinatori, per affinare gli ultimi miglioramenti tecnici, curare il drafting, sciogliere alcune questioni giuridiche di particolare impatto, redigere un’accurata relazione illustrativa per ogni singolo articolo(che intende fornire anche le linee guida per l’applicazione delle nuove norme) e predisporre gli allegati che garantiranno l’autoesecutività del nuovo codice (cioè l’applicazione immediata da parte delle Stazioni appaltanti).

Lo “Schema definitivo di codice” che si sottopone al Governo ha un numero di articoli analogo a quelli del codice vigente, ma ne riduce di molto i commi, riduce di quasi un terzo le parole e i caratteri utilizzati e, con i suoi allegati, abbatte in modo rilevante il numero di norme e linee guida di attuazione.
Si è cercato – quindi . di scrivere un codice “che racconti la storia” delle procedure di gara, accompagnando amministrazioni e operatori economici, passo dopo passo, dalla fase iniziale della programmazione e progettazione sino all’aggiudicazione e all’esecuzione del contratto.

Le novità del testo ritoccato dal Consiglio di Stato

Rispetto alla bozza circolata ad ottobre, sono state confermate in linea di massima le novità già apportate su livelli di progettazione (due), BIM, Responsabile unico di progetto (RUP), appalto integrato ed equo compenso, ma ci sono tre documenti integrativi, ovverosia la relazione introduttiva, il testo a fronte con il d.lgs. 50/2016 attualmente in vigore e 35 nuovi allegati.
La relazione illustrativa, peraltro, è una sorta di ‘guida’ ai singoli articoli del Codice e per l’applicazione degli stessi: di fatto, si tratta di uno strumento attuativo perché spiega come si applicano le norme.
Tornando al ‘vecchio’ Codice del 2016, vengono cancellati 47 annessi alle direttive UE, 25 allegati al d.lgs. 50/2016 e 15 regolamenti che ad oggi sono vigenti.
Nel testo sono presenti novità su criteri ambientali minimi (CAM), clausole sociali e scorporo del costo del lavoro al minimo ribasso.
Per aiutare tutte le PA nella fase transitoria, inoltre, sarà attivato un apposito hel-desk dedicato (Palazzo Chigi) che risponderà ai dubbi degli operatori, fornendo al contempo FAQ e casi pratici.
Per quel che riguarda la revisione dei prezzi (art.60), nel nuovo testo c’è un riferimento diretto agli indici sintetici della variazione dei prezzi a cura dell’ISTAT.
Particolarmente rilevante è inoltre l’innalzamento, da 150 mila a 500 mila euro, della soglia sotto la quale i comuni possono affidare lavori anche senza la qualificazione della stazione appaltante.


Pnrr e rischio criminalità, scatta il Piano Nazionale Anticorruzione di Anac

Le dichiarazioni del ministro Zangrillo

Il Ministro della Pubblica Amministrazione Paolo Zangrillo, si è detto molto soddisfatto del lavoro svolto da Anac. “Il ruolo di Anac e i piani di prevenzione nella lotta alla corruzione sono fondamentali, anche in vista della piena realizzazione del Pnrr. Il Piano anti-corruzione 2022, insieme alle misure previste dal nostro ordinamento, come i piani triennali di prevenzione, saranno gli strumenti che noi dovremo necessariamente utilizzare per cercare di arrivare al traguardo del 2026 sul Piano nazionale di ripresa e resilienza “.
“In Italia – ha continuato il ministro – abbiamo migliorato di dieci posizioni il nostro ranking, ma rimane comunque una diffusa percezione che il fenomeno corruttivo sia ancora estremamente elevato. Lo certifica l’Eurobarometro 2022 che mostra come l’89% degli intervistati ritiene che la corruzione in Italia sia ancora diffusa rispetto a una media europea del 68 per cento. Il 32 per cento delle persone intervistate ritiene che il fenomeno corruttivo abbia degli effetti su loro stessi rispetto alla media Ue del 24 per cento”. “Nel quinquennio 2017-2021 – ha continuato il ministro – gli illeciti accertati contro la spesa pubblica valgono 34 miliardi di euro per un totale di 115 mila soggetti che sono stati denunciati. Quindi i costi diretti e indiretti della corruzione sono costi altissimi per la collettività non solo dal punto di vista economico ma anche sociale perché minano in modo drammatico la percezione dei cittadini e degli investitori, allargano il divario di fiducia e credibilità che i cittadini hanno verso lo Stato e le istituzioni e questo produce un grande ostacolo per lo sviluppo del Paese. Penso ai tribunali al collasso, alla perdita di investimenti stranieri, all’ambiente vituperato, alla realizzazione di opere pubbliche che diventano percorsi infiniti. Una indagine di Bankitalia fatta subito prima della pandemia, mette in evidenza che la durata media in Italia per realizzare un’opera del valore fino a 300 mila euro è di quattro anni e 10 mesi, quasi cinque anni, e passa dai cinque agli undici anni per le opere dal valore superiore ai 5 milioni di euro. E il dato rilevante è che il 40 per cento” per la realizzazione delle opere pubbliche “è dedicato ai passaggi burocratici. Allora se io penso alle sfide che abbiamo di fronte e la sfida più importante per lo sviluppo del nostro Paese si chiama Pnrr, certamente allora dobbiamo porci il problema di non rimanere ostaggio di questa incertezza burocratica, di queste complicazioni e complessità che derivano dai fenomeni corruttivi”.

Il Piano Nazionale Anticorruzione

Il Piano Nazionale Anticorruzione approvato da Anac, valido per il triennio 2023-2025, è finalizzato a rafforzare l’integrità pubblica e la programmazione di efficaci presidi di prevenzione della corruzione nelle pubbliche amministrazioni, puntando però nello stesso tempo a semplificare e velocizzazione le procedure amministrative.
Tra le novità previste, va segnalato un rafforzamento dell’antiriciclaggio, impegnando i responsabili della prevenzione della corruzione a comunicare ogni tipo di segnalazione sospetta in cui potessero incorrere all’interno della pubblica amministrazione, e delle stazioni appaltanti. E’ stato evidenziato nel Piano, infatti, il legame tra battaglia antiriciclaggio e lotta anticorruzione.

Altro aspetto significativo del nuovo Piano è la necessità di identificare il titolare effettivo delle società che concorrono ad appalti pubblici. Quindi, le stazioni appaltanti sono chiamate a controllare “chi sta dietro” a partecipazioni sospette in appalti e forniture pubbliche. “Da tempo Anac ha chiesto al Parlamento di introdurre l’obbligo della dichiarazione del titolare effettivo delle società che partecipano alle gare per gli appalti”, dichiara il Presidente dell’Anticorruzione Giuseppe Busia. “Va espressamente indicato l’utilizzo della Banca dati Anac come strumento per raccogliere e tenere aggiornato, a carico degli operatori economici, il dato sui titolari effettivi. In tal modo le Pubbliche amministrazioni possano conoscere chi effettivamente sta dietro le scatole cinesi che spesso coprono il vero titolare della società che vince l’appalto, evitando così corruzione e riciclaggio”. Per quanto riguarda la disciplina del pantouflage, le cosiddette “porte scorrevoli” per cui il titolare di un incarico pubblico passa senza soluzione di continuità al privato in favore del quale ha emanato provvedimenti, Anac ha deciso di predisporre delle apposite Linee Guida sulle quali si sta già lavorando, che aiutino le pubbliche amministrazioni ad applicare con più fermezza e definizione il divieto stabilito dalla legge. Un’importante novità del nuovo Piano è quella riguardante i Comuni più piccoli. Le amministrazioni con meno di 50 dipendenti non sono tenute a predisporre il piano anticorruzione ogni anno, ma ogni tre anni. Per tali Comuni vengono ridotti anche gli oneri di monitoraggio sull’attuazione delle misure del piano, concentrandosi solo dove il rischio è maggiore.
Per quanto riguarda la trasparenza dei contratti pubblici, Anac ha rivisto le modalità di pubblicazione. Non dovranno più avvenire sui siti delle amministrazioni in ordine temporale di emanazione degli atti, ma ordinando le pubblicazioni per appalto, in modo che l’utente e il cittadino possano conoscere l’evolversi di un contratto pubblico, con allegati tutti gli atti di riferimento.  ANAC 14.12.2022


Nuovo codice appalti: cosa prevede e perché non piace

Pioggia di critiche da Antimafia e Anticorruzione per il nuovo codice appalti approvato in Cdm e che dovrà passare dalle mani del Parlamento

L’iniziativa più importante da 55 giorni a questa parte, ovvero da quando il Governo guidato da Giorgia Meloni ha giurato. È stato considerato così dal ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Matteo Salvini il nuovo codice degli appalti, la misura che punta a velocizzare le procedure d’appalto. Ma nonostante la soddisfazione dell’esecutivo per l’approvazione in Consiglio dei ministri del provvedimento, che ora dovrà passare nelle mani del Parlamento, c’è chi non si accoda all’entusiasmo puntando anzi il dito contro la decisione presa dalle forze politiche.

Tra le novità più contestate del testo da sindacati e opposizioni, c’è quella dei cosiddetti “subappalti a cascata” previsti attraverso la previsione di criteri di valutazione discrezionale da parte della stazione appaltante, da esercitarsi caso per caso (qui avevamo parlato del piano del Governo Meloni sul codice degli appalti).

Le critiche dell’Antimafia

Tra i primi a sollevare le sopracciglia ci sono le associazioni antimafia che, secondo quanto riferito dalla Fillea Cgil è considerata quasi una “nefandezza con la quale assisteremo ad una frammentazione dei cicli produttivi, al massimo incentivo possibile al nanismo aziendale, alla nascita di imprese senza dipendenti”. Secondo l’associazione, infatti, aumenteranno zone grigie, infortuni, sfruttamento e rischi di infiltrazione criminale.

A fargli eco anche Libera, che tramite La Stampa ha sottolineato che nella voglia di fare presto i ministro hanno sentito una “cattiva consigliera” che rischierebbe di “alimentare gli appetiti di organizzazioni criminali, corrotti e corruttori”. Nello specifico, secondo l’associazione, si allargherebbero le maglie e si allenterebbe i controlli, anche depotenziando le funzioni dell’Autorità Anticorruzione, col provvedimento considerato “una beffa di Natale”.

Dito puntato dall’Anticorruzione

A puntare il dito c’è anche l’Anac, l’Autorità Nazionale Anticorruzione, che ha pesantemente criticato la misura. Infatti, secondo quanto emerge, il testo metterebbe da parte la figura dell’Autorità sia nel penso che nel controllo sui conflitti di interesse. L’esempio fatto è quello del Rup, il responsabile unico del procedimento, ma anche per quanto riguarda le verifiche alle Soa, gli organismi che attestano il possesso, da parte delle imprese, dei requisiti economici e organizzativi per partecipare alle gare.

Un’altra misura criticata è quella della soppressione dell’elenco delle società in house gestite dall’Anac, che rende molto complicato capire se i servizi offerti da queste società potrebbero essere erogati in maniera più efficiente con gare aperte sul mercato.

Insomma una serie di punti che nessuno gradisce dai piani alti (qui invece vi abbiamo parlato delle novità legate al Superbonus).

Le novità del nuovo codice appalti

Tra i principi cardine alla base del nuovo codice degli appalti il Governo elenca in sintesi quello del “risultato: massima tempestività e miglior rapporto tra qualità e prezzo”, legalità, concorrenza e trasparenza, oltre al “principio della fiducia” nella pubblica amministrazione e negli operatori economici.

Come vi abbiamo già spiegato, però, il vero motore di riforma del sistema degli appalti è la digitalizzazione attraverso il ricorso a strumenti quali una banca dati nazionale dei contratti pubblici, un fascicolo virtuale dell’operatore economico, piattaforme di approvvigionamento digitale, procedure automatizzate del ciclo di vita dei contratti pubblici e digitalizzazione integrale per l’accesso civico.

 

 



A cura di  Ramaccini Direttore Centro Studi Sociali contro le mafie – Progetto San Francesco