Ranch confiscato alla mafia «Il Comune di Oltrona lo richiederà»

Parrocchie e associazioni insieme per ridare vita al bene confiscato al boss dell’Ndrangheta

 

Stanze sporche piene di oggetti buttati per aria, slot machine, rifiuti di vario tipo ad ogni angolo, un seminterrato dai pavimenti divelti dai colpi della polizia, una stalla piena di letame e siringhe, erba alta ed un campo dal terreno duro e sterile. Un luogo all’apparenza abbandonato, circondato da macerie. Così si presentava il maneggio di Oltrona San Mamette, appartenente all’ex boss mafioso Bartolomeo Iaconis, quando per la prima volta un gruppo di ragazzi ci ha messo piede il 10 aprile 2022.

Secondo recenti indagini condotte dalla magistratura il Bart Ranch era un luogo di attività della ‘Ndrangheta, dove avvenivano pestaggi e altre attività illecite, tra cui il gioco d’azzardo. Situato a pochi metri dalle abitazioni, il maneggio comprende un edificio principale precedentemente adibito a bar, un seminterrato, una stalla che una volta ospitava cavalli di razza e un laboratorio dedicato alla manutenzione di slot machine.

Nel 2020 Bartolomeo Iaconis viene accusato di essere il mandante dell’omicidio di Franco Mancuso, ucciso a Bulgorello nel 2008. Già precedentemente arrestato in seguito all’operazione “I fiori della notte di San Vito”, il boss mafioso viene nuovamente messo agli arresti nel 2022 per associazione mafiosa e reati fiscali durante l’operazione “Cavalli di Razza”. Si stima che i beni sequestrati a Iaconis abbiano un valore di 1,7 milioni di euro e comprendano 28 immobili, alcuni terreni boschivi intorno al ranch di Oltrona San Mamette, due conti correnti, 20 equini di razza e due società: l’Azienda Agricola Bart Ranch e Futura 2000 che si occupava di noleggio di macchinette del videopoker.

Nel 2021, seguendo l’iter previsto dalla legge, il Comune di Oltrona ha manifestato interesse per il bene all’Agenzia Nazionale per l’Amministrazione dei Beni Confiscati ottenendo la gestione provvisoria e decidendo, in attesa di un’assegnazione definitiva da parte delle autorità, di concederne l’utilizzo alla parrocchia di Rebbio e al Decanato di Appiano Gentile.

«Quando il tribunale di Milano ce l’ha presentato il ranch era più o meno fermo da tre anni; una parte era in ristrutturazione e una parte era stata demolita dalla Digos per cercare eventuali soldi nascosti, che poi ha trovato», racconta Angelo Rusconi, collaboratore dell’ODV Rebbio Solidale, associazione legata alla parrocchia di Rebbio.

Per iniziare ad occupare il posto sono state portate da subito delle pecore, che vengono attualmente accudite insieme ad altri animali. Con questo pretesto il bene viene frequentato quotidianamente dagli allevatori e da alcuni volontari. Ora l’obiettivo degli organizzatori è quello di “coltivare una nuova collettività”, rivendicando l’importanza del significato ideale di un territorio intorno al quale si creano dei circoli virtuosi, principale anticorpo alle mafie, invitando la comunità a riappropriandosi degli spazi.

Per fare ciò, la parrocchia di Rebbio, insieme al Decanato di Appiano Gentile e a tanti volontari, ha indetto delle giornate di lavoro aperte al pubblico. Lo scopo è quello di rendere gli spazi nuovamente agibili, restituirli alla cittadinanza e destinarli ad un utilizzo sociale.

«L’idea è che il ranch non diventi uno spazio privato, ma rimanga della comunità – afferma Elisa Visconti, referente della Caritas di Appiano Gentile -. Il luogo vuole essere aperto al pubblico, inclusivo e collaborativo, che chiami a coinvolgere diverse realtà del territorio: si vorrebbe mantenere una parte agricola, con animali e piante da frutto. La casa, invece, potrebbe essere adibita ad un appartamento per persone da ospitare, mentre il salone, che è attualmente riservato al deposito di attrezzi agricoli, potrebbe essere messo a disposizione dei gruppi, per uscite scout, attività dell’oratorio e altre realtà».

Passando sotto la tettoia dietro all’edificio principale e scendendo da una piccola scaletta malmessa si accede al seminterrato: un grande salone vuoto. Sulle pareti è stato appeso uno striscione “Che le cose siano così non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare”. Firmato, Giovanni Falcone.4.11.2022 IL  SETTIMANALE


Ranch confiscato alla mafia «Il Comune di Oltrona lo richiederà»
L’azienda agricola sequestrata a Bartolomeo Iaconis

Via libera alla richiesta di assegnazione provvisoria del maneggio confiscato a Bartolomeo Iaconis, boss dell’ndrangheta. L’assemblea pubblica di presentazione del progetto di valorizzazione sociale del comparto agricolo sequestrato in via Tavorella – ranch di circa 6mila metri quadrati con abitazione di 100 metri quadrati, campi e boschi per 12mila metri quadrati in cima alla collina del Ronco – ha dato mandato al sindaco, Aurelio Meletto, di formalizzare al Tribunale di Milano la manifestazione di interesse del 2 luglio.

L’assemblea si è aperta con un inquadramento, a cura di Paolo Morettigiornalista de La Provincia, della penetrazione e radicamento della criminalità organizzata nel Comasco, di cui Iaconis è stato un esponente di spicco. Già arrestato nel 1994 nell’ambito dell’operazione Fiori di San Vito, in quanto ritenuto il capo della locale di Fino Mornasco, condannato dalla Corte d’Assise di Como all’ergastolo come mandante dell’omicidio di Franco Mancuso ucciso nel 2008 in un bar di Bulgorello.

I partner del progetto

Partner del progetto le parrocchie di San Martino di Rebbio e Santo Stefano di Appiano Gentile

«Il nostro ruolo vuole essere di facilitatori e insieme ad altri, spero tantissimi, dare la nostra disponibilità almeno per una gestione iniziale del bene – ha affermato don Giusto Della Valle, parroco di Rebbio – Tre gli obiettivi del progetto. Custodire il bene, quindi una presenza di persone che abitino la casa colonica, da destinare a persone che non riescono a trovare un alloggio; lo spazio sotto (ex rimessa di slot machine) può diventare luogo di incontri, o laboratorio di espressione artistica. Avviare piccole attività di allevamento e di produzione agricola. Proporre ai giovani e non solo campi di lavoro con l’obiettivo di educare alla legalità».

Il progetto punta a rendere il bene confiscato una risorsa per ristabilire la legalità, e coltivarne la cultura, nei luoghi in cui è venuta meno. «Questa è una zona di prostituzione e droga – ha detto don Giusto – Ci va bene che i nostri giovani si rovinino perché trovano facile uso di stupefacenti, o vogliamo lottare contro chi sul male fa affari?» Un suo collaboratore, Angelo Rusconi, gli ha fatto eco: «L’obiettivo è la conservazione del bene e la riabilitazione, ma anche cercare di farne un laboratorio di cultura alla legalità. Sarebbe il primo in provincia di Como».

«Unione di forze e competenze»

Questo progetto è un’occasione. «Sono contento dell’opportunità che ci è data – ha sostenuto monsignor Erminio Villa, decano di Appiano Gentile – Non abbiamo in tasca la soluzione, ma non ci tiriamo indietro. Vedo una grande opportunità di un metodo di lavoro che unisce le forze e le competenze».

Rinfrancato il sindaco: «Sono incoraggiato dalla condivisione e dal supporto dei cittadini al progetto».

LA PROVINCIA 4.9.2021


L’ex azienda agricola con maneggio confiscata a Bartolomeo Jaconis

Il ranch del boss Bartolomeo Iaconis potrebbe presto tornare alla collettività. L’amministrazione comunale ha presentato al Tribunale di Milano una manifestazione di interesse per l’assegnazione provvisoria del vasto comparto agricolo (circa 6mila metri quadrati) in via Tavorella (in cima alla collina del Ronco) dove aveva sede l’azienda agricola dell’esponente di spicco del clan di ’ndrangheta Mazzaferro, posto sotto sequestro nel 2019.

Ranch con annessa abitazione di 100 metri quadrati, con attorno campi e boschi (12mila metri quadrati), confiscati a Iaconis, condannato dalla Corte d’Assise di Como all’ergastolo come mandante dell’omicidio di Franco Mancuso ucciso nel 2008 in un bar di Cadorago.

«Il nostro Comune vuole inserirsi nel processo di riappropriazione da parte dello Stato dei beni finiti nelle mani di organizzazioni criminali, rendendo gli immobili presenti sul territorio una risorsa per la popolazione con l’obiettivo di ristabilire la legalità e coltivarne la cultura, specialmente nei luoghi in cui è venuta a mancare – sostiene il sindaco Aurelio Meletto – Il modo migliore per farlo è rendere alla società quanto la mafia le ha sottratto». Progetto già abbozzato a grandi linee. «Il nostro Comune intende destinare tali beni ad attività con scopo sociale. LA PROVINCIA 8.8.2021