Il covo, la soffiata e la donna: Messina Denaro, nuove piste

 

 

TRAPANI – L’evoluzione investigativa sul dopo cattura del boss Matteo Messina Denaro, con il ritrovamento dell’auto, una Giulietta, in via San Giovanni, a un tiro di schioppo dalla casa di Giovanni Luppino, l’agricoltore arrestato lunedì a Palermo col latitante, e anche dalla casa dove ha abitato il capomafia prima di trasferirsi in quello che è diventato l’ultimo suo nascondiglio, la casa di via Cb 31, ha cambiato decisamente lo scenario.

Campobello, rifugio già da quattro anni

Il boss a Campobello di Mazara non è arrivato nel periodo recente, come sembrava potesse essere, ma nel piccolo paese belicino c’era già da almeno 4 anni. Sco e Squadra Mobile di Trapani che hanno trovato l’auto con la quale si spostava il capo di Cosa nostra trapanese hanno raccolto questa rilevante confidenza, subito riscontrata come positiva. A scoprire che in via San Giovanni 260 ha abitato Messina Denaro è stata la polizia, e questo dopo la soffiata fatta da chi aveva fatto il trasloco non sapendo che davanti aveva proprio il latitante.

La casa di via San Giovanni

La notizia che fa cambiare tutto è quella che in questa casa di via San Giovanni 260, Matteo Messina Denaro abitava almeno dal 2019. In questa casa di un centinaio di metri quadrati, Messina Denaro pare avere vissuto anche con una donna rimasta misteriosa. E non è da escludere che per camuffare le apparenze, lì può avere abitato con quel figlio segreto del quale si parla da qualche anno, da quando nel 2005 la polizia intercettò una conversazione di questo tenore tra Filippo Guttadauro, cognato del boss, marito di Rosalia Messina Denaro, e suo figlio Francesco. Una vicenda classificata come possibile “diceria”, ascoltata però dalla polizia anche in altre intercettazioni, che però adesso pare prendere maggiore valore.

Il quartier generale dei fedelissimi del boss

Campobello di Mazara dunque non era un rifugio occasionale, ma un punto strategico per Messina Denaro, circondato da una sorta di cerchio magico che lo ha protetto. In questi anni di ricerca del latitante parecchie volte le intercettazioni avevano portato proprio il gruppo di “cacciatori” della polizia a puntare l’attenzione su Campobello di Mazara. Dove a comandare era Franco Luppino, lo “zio Franco”, in questi anni arrestato un paio di volte prima dalla squadra mobile di Trapani, nel giugno 2009, e di recente dai carabinieri. Luppino si muoveva proprio come braccio destro del boss, e spesso luogo degli incontri della combriccola mafiosa era un bar vicino alla casa di via Cb 31, ufficialmente di proprietà di Andrea Bonafede, colui il quale ha fornito a Matteo Messina Denaro la propria carta d’identità e la tessera sanitaria.

Lente d’ingrandimento sulla città

In queste ore gli inquirenti si apprestano a rileggere informative che nel tempo hanno toccato soggetti di Campobello. Tutti ascoltati a parlare di Messina Denaro: oggi, alle evidenze emerse, ripercorrendo quelle tappe investigative, si scopre che il latitante non è rimasto così dis