LA TESTIMONIANZA DI AGNESE BORSELLINO AL PROCESSO PER LA STRAGE DI VIA D’AMELIO

 


“Paolo mi disse che non sarebbe stata la mafia ad ucciderlo, della quale non aveva paura, ma sarebbero stati i suoi colleghi ed altri a permettere che ciò potesse accadere
.”
Agnese Borsellino. Estratto dal verbale di assunzione di informazioni” del 18 agosto 2009


AUDIO 

DEPOSIZIONE 23.3.1995  – Testo  


 

 


Verbale di sommarie informazioni della signora AGNESE PIRAINO BORSELLINO davanti al Procuratore della Repubblica Sergio Lari e dell’Aggiunto Domenico Gozzi

 

 

PROCURA DELLA REPUBBLICA presso il Tribunale di Caltanissetta Direzione Distrettuale Antimafia Verbale di sommarie informazioni di persona informata sui fatti Il giorno 27 gennaio 2010, in Palermo, Via Cilea, avanti il Procuratore della Repubblica di Caltanissetta dott. Sergio Lari ed il Procuratore Aggiunto dott. Domenico Gozzo, è comparsa: Agnese Piraino Borsellino, nata a Misilmeri 7 febbraio 1942, residente in Palermo, Via Cilea 97 Avvertita dell’obbligo di riferire ciò che sa intorno ai fatti sui quali viene sentita, dichiara:

A.d.r.: Confermo che il 28 giugno 1992 mio marito, il dott. Paolo Borsellino, si è incontrato sia con la dott.ssa FERRARO che con il ministro ANDÒ tornando da un convegno di Magistratura Indipendente che si era tenuto a Giovinazzo in Puglia.
Il Ministro ANDÒ arrivò dopo il discorso tra Paolo e la dott.ssa FERRARO, e, se ben ricordo, i due non si incontrarono. Ricordo che eravamo insieme a mio marito in occasione di quel viaggio, e che al convegno e per tutto il viaggio siamo stati “superscortati”.
Si trattò di una protezione molto stretta, che non era mai stata apprestata in questi termini per la sicurezza di Paolo. Non ricordo se vi era un appuntamento tra Paolo e la dott.ssa FERRARO. Ricordo che eravamo nella sala V.I.P. dell’aroporto di Fiumicino.
Ricordo ancora che l’aereo per Palermo partì con un’ora di ritardo proprio per la presenza di mio marito e gli accertamenti per la sua sicurezza che si resero necessari. In ogni caso, mio marito non mi fece partecipare all’incontro con la dott.ssa FERRARO.
Anche successivamente, non mi riferì nulla, salvo quanto detto dal Ministro ANDÒ, che – per quello che mi venne riferito da mio marito – disse che era giunta notizia da fonte confidenziale che dovevano fare una strage per ucciderlo, e che ciò sarebbe avvenuto a mezzo di esplosivo.
Mi disse che era stata inviata una nota alla Procura di Palermo al riguardo, e che ANDO’, di fronte alla sorpresa di mio marito, gli chiese: “Come mai non sa niente? “. In pratica, la nota che riguardava la sicurezza di mio marito era arrivata sul tavolo del Procuratore GIAMMANCO, ma Paolo non lo sapeva. Paolo mi disse, poi, che l’indomani incontrò GIAMMANCO nel suo ufficio, e gli chiese conto di questo fatto. GIAMMANCO si giustificò dicendo che aveva mandato la lettera alla magistratura competente, e cioè alla Procura di Caltanissetta.
Mi ricordo che Paolo perse le staffe, tanto da farsi male ad una delle mani, che – mi disse – battè violentemente sul tavolo del Procuratore.
A d.r. Mio marito, dopo l’incontro alla sala V.I.P, non mi disse nulla che riguardava CIANCIMINO. Ricordo, invece, che mio marito mi disse testualmente che “c’era un colloquio tra la mafia e parti infedeli dello stato”.
Ciò mi disse intorno alla metà di giugno del 1992.
In quello stesso periodo mi disse che aveva visto la “mafia in diretta”, parlandomi anche in quel caso di contiguità tra la mafia e pezzi di apparati dello Stato italiano. In quello stesso periodo chiudeva sempre le serrande della stanza da letto di questa casa, temendo di essere visto da Castello Utveggio. Mi diceva:” ci possono vedere a casa”.
A d.r. Paolo mi disse dell’incontro con MORI a Roma presso il R.O.S. In quella occasione so che dopo doveva andare insieme ai carabinieri che incontrò a battezzare il bambino di un giovane magistrato da lui conosciuto, il dott. CAVALIERO. Devo specificare a questo punto che mio marito non mi diceva tutto perché non voleva mettermi in pericolo. Confermo che mi disse che il gen. SUBRANNI era “punciuto”. Mi ricordo che quando me lo disse era sbalordito, ma aggiungo che me lo disse con tono assolutamente certo. Non mi disse chi glielo aveva detto. Mi disse, comunque, che quando glielo avevano detto era stato tanto male da aver avuto conati di vomito.
Per lui, infatti, l’Arma dei Carabinieri era intoccabile.
Spontaneamente aggiunge: Mi è stato detto che CIANCIMINO il 19 luglio era a Roma, e che sturò una bottiglia di champagne per la morte di mio marito. In conseguenza di ciò fu cacciato dall’albergo in cui si trovava. A d.r. In effetti mio marito mi disse che si era recato al ministero perchè era stato chiamato mentre interrogava MUTOLO. Per questo motivo – mi disse – non potè verbalizzare la seconda parte dell’interrogatorio.
A d.r. Riguardo all’incontro presso la sala V.I.P. non ricordo se la dott.ssa FERRARO e mio marito si spostarono fuori per fare telefonate, tra cui una telefonata al Procuratore GIAMMANCO. Ricordo invece, così come mi evidenziate, che intervenni durante l’incontro, manifestando il desiderio che mio marito curasse maggiormente la propria sicurezza perché temevo che i miei figli potessero restare orfani.
A.d.r.: Non ho altro da aggiungere nè da modificare.

 


AGNESE BORSELLINO

Corte d’assise di Caltanissetta Audizione di Agnese Piraino Leto Borsellino Udienza del 23.3.1995

  • P.M. dott.ssa PALMA: – Vuole ricostruire gli ultimi movimenti di suo marito nella giornata del 19 luglio del ’92? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si e’ alzato molto presto la mattina, lui era molto mattiniero, e… ha ricevuto una strana telefonata alle 7.00 del mattino. Il Procuratore l’aveva chiamato perche’ la notte non aveva potuto dormire pensando che la mattina doveva dare la delega per interessarsi lui dei processi di mafia riguardante Palermo. La telefonata l’ha turbato moltissimo, non ne era proprio entusiasta. Il Procuratore ha detto: “Cosi’ la partita e’ chiusa”; lui ha ripetuto: “La partita e’ aperta”. E ha cominciato a passeggiare su e giu’ per il corridoio della …
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Per chiarire alla Corte il significato di questa telefonata, ci vuole spiegare che significa mafia di Palermo? Il dottore Borsellino era procuratore aggiunto da febbraio. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Ecco, mio marito e’… da febbraio si trovava a Palermo, era stato trasferito a Palermo… era venuto in citta’ ma era convinto di non essere bene accetto e il Procuratore non era entusiasta della sua presenza presso la Procura. Lui ne era consapevole pero’ pensava: “mi scavo la mia nicchia e vi lavorero’ anche in mezzo a mille difficoltà’” e quando si e’ istituita la PNA il Procuratore ha dato la delega a lui per i processi di mafia di Trapani e di Agrigento, pero’ assolutamente non voleva che si occupasse della mafia di Palermo. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Quindi suo marito lavorava sulla mafia di Agrigento e di Trapani. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’. Pero’ mi diceva: “Ho la situazione esatta di quello che accade a Palermo tramite i processi che io faccio, che istruisco, e di Trapani e di Agrigento. Pero’ sono delegittimato” perche’ il Procuratore non aveva dato questa delega a lui per trattare i processi di Palermo. La domenica mattina, alle sette, lui non era mai solito telefonare a quell’ora, non c’erano rapporti… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Era capitato altre volte che…? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No, no, mai. Ha telefonato dicendo cosi’ e … bene. Avevamo in programma di andare a Villagrazia a fare una passeggiata e l’ho visto turbatissimo, ma non ha cambiato i suoi programmi; io sono andata avanti con un suo cugino e lui mi ha seguita in un secondo momento, alle 10.00 e’ arrivato a Villagrazia. Ha fatto la sua solita passeggiatina a mare, siamo stati a pranzo e durante la mattinata io non sono stata con lui, mi sono rivista a pranzo da amici nostri vicino casa ed ha ricevuto una telefonata di Manganelli che gli diceva che doveva partire per la Germania ed ha uscito fuori l’agenda rossa, dove lui annotava tutti i suoi spostamenti, tutti i suoi incontri, etc. e poi, subito dopo pranzo, e’ andato a riposare, anche se, vi diro’, quando io ho chiuso la casa, ho visto che c’erano tante cicche nel portacenere accanto al letto, comunque penso che avra’ riposato, anche se un po’ agitatamente perche’… e poi e’ andato subito via alle quattro e io poi l’ho (seguito), sono andata a Palermo subito dopo perche’ lui aveva fretta perche’ doveva andare dalla mamma e poi dovevano andare a messa e poi doveva ritornare a casa perche’ doveva lavorare. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Allora, per ricostruire la giornata del 19: suo marito, dopo avere ricevuto quella telefonata, le risulta che si sia messo in qualche modo in contatto con la mamma per spiegarle il da farsi della giornata? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Mio marito il sabato precedente aveva detto alla sua mamma che, poiche’ il medico era stato nell’impossibilita’ di visitarla, la visita si sarebbe rimandata al pomeriggio della domenica. Io non so se mio marito abbia telefonato alla mamma la mattina, pero’ so per certo che  mia suocera ha telefonato alla figlia dicendo: “Paolo di pomeriggio verra’ a tale ora a prendermi per portarmi dal medico”. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Questa telefonata che sua suocera ha fatto alla figlia, intanto vuole dirci il nome della figlia? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Adele (?) 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Da dove l’ha fatta? Dove stava? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  La mamma? 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Si’. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Da casa sua. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – E casa sua dov’era? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  In via D’Amelio. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – In via D’Amelio 19, dove poi c’e’ stato l’attentato? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, si’, precisamente. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – E’ certo quindi che la signora Lepanto ha effettuato una telefonata alla figlia nella giornata della domenica? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, precisamente. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Questa circostanza quando si e’ verificata? Nella mattinata o nel pomeriggio? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Nella mattinata.
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ma i rapporti fra suo marito e la mamma che rapporti erano? Era un figlio affettuoso o era una persona che si disinteressava della madre? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Mio marito aveva un’adorazione per la mamma e per le sorelle, per tutta la famiglia, fra l’altro c’erano rapporti quasi paternalistici, di protezione e mio marito pensava a tutto per quella famiglia, poi in modo particolare per la mamma. Qualsiasi ristrettezza, qualsiasi impedimento l’avrebbe superato sempre quando la mamma aveva bisogno di qualche cosa. Perche’… oltre per un fatto affettivo, aveva questo dovere di proteggerla, di assisterla e … infatti credo che il punto piu’ vulnerabile era proprio questo dove abitava la mamma.
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Perche’ ci dice cosi’? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Perche’ i suoi spostamenti erano limitatissimi e sempre gli stessi: il Palazzo di Giustizia e la chiesa di fronte casa nostra e la mamma, dove lui andava sia per vederla sia per prestare quell’assistenza che era necessaria allorquando lei non stava bene, etc. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – La mamma stava sempre in via D’Amelio o abitava anche da qualche altra sorella? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Da parecchi mesi stava in via D’Amelio, prima stava da un’altra figlia. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – L’altra figlia e’ Adele, di cui lei ha parlato? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Adele, si’. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Il dottore Borsellino andava quindi a trovare la mamma sia in via D’Amelio sia nell’altra…? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Nell’altra abitazione. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Nell’altro immobile dove abitava la sorella? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, certamente. E tutte le domeniche andava dalla mamma a trovarla, sempre. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Quando lei parla di tutte le domeniche si riferisce, se lo ricorda chiaramente o se era un fatto abitudinario, alla domenica mattina o alla domenica pomeriggio o sia la mattina che il pomeriggio? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Generalmente lui, dopo che usciva dalla messa, andava dalla mamma. Quella mattina non era andato… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – E quindi di mattina? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Di mattina. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Andava a messa la mattina? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  La mattina e poi subito dopo andava a trovare la mamma. Quella mattina non era andato perche’ c’era stato il sabato precedente, doveva ritornare la domenica pomeriggio per farla visitare. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Quando la signora Lepanto stava poco bene il figlio accorreva per farla visitare? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Sempre, sempre. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Cio’ poteva verificarsi anche nei giorni feriali? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Durante la settimana era piu’ difficile perche’ mio marito spesso era fuori, era partito e dunque generalmente il sabato e la domenica, quando ritornava in famiglia, si dedicava anche alla sua mamma. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Abbiamo parlato delle abitudini del dottore Borsellino e ne abbiamo indicate tre: il Palazzo di Giustizia, la sua abitazione, la mamma e poi la messa. Vuole spiegare alla Corte quale chiesa frequentava suo marito e come andava in questa chiesa; dov’era ubicata la chiesa e come si recava in chiesa? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Mio marito attraversava la strada ed entrava dentro la chiesa perche’ la chiesa si trova di fronte casa nostra. Faceva dunque due passi ed entrava subito in chiesa. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Questi due passi li faceva in una zona rimozione, cioe’ era una zona libera o c’erano delle macchine posteggiate? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No, no, niente, nessuna macchina posteggiata e questa e’ una zona rimozione che abbiamo avuto da parecchio tempo, da parecchi anni. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Quindi attraversava questa zona rimozione, questo tratto di strada dov’era stata istituita la zona rimozione, ed entrava in chiesa? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’.
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Con i ragazzi della scorta? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, con i ragazzi della scorta… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Che effettuavano la bonifica o no prima che lui andasse? Lo precedevano, lo seguivano, controllavano? Sempre che lei ne abbia ricordo, perche’ puo’ anche darsi… lei lo accompagnava in chiesa? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Non sempre, non sempre. Negli ultimi giorni vedevo che lo accompagnavano; andava con la macchina blindata negli ultimi giorni; le domeniche precedenti l’eccidio di Capaci invece attraversava la strada ed andava anche da solo. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Sempre con riferimento a queste abitudini di suo marito, abbiamo allora: il Palazzo di Giustizia, la chiesa, l’abitazione, l’abitazione della mamma. L’abitazione della mamma con preferenza di via D’Amelio? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Certo, con preferenza via D’Amelio perche’ mia suocera stava piu’ in via D’Amelio che nell’altra strada dove si trova l’altra sorella… l’altra mia cognata.
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Il dottore Borsellino era a Palermo da pochi mesi? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, da sei mesi. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Durante questi sei mesi che tipo di misure di protezione erano state approntate nei suoi confronti? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Io posso dire quello che ho visto. Prima che morisse Giovanni Falcone non c’era posto fisso sotto casa, aveva la sua macchina blindata e spesso la guidava da solo lui, non aveva neanche la tutela, dopo che e’ morto Giovanni Falcone, dopo due settimane, hanno messo il posto fisso sotto casa e poi, sempre, quando aveva bisogno, chiamava gli uomini della scorta, sono quattro, non aveva neanche la tutela e con una macchina non blindata lo seguivano. Che mi risulta, piu’ di tanto non c’e’ stato. Debbo dire ancora che l’unica cosa che mi e’ stata riferita, e credo che sia sotto  gli occhi di tutti, e’ dieci giorni prima che mio marito morisse, il capo della Polizia e’ arrivato a Palermo, ha fatto un giro in Procura e si e’ accorto che alle spalle di mio marito c’era un vetro normale e allora lui si e’ lamentato come mai nessuno si fosse accorto che c’era questo vetro, enorme ma un vetro normale, e allora subito ha fatto mettere il vetro blindato nella stanza di mio marito, c’era la scrivania con la poltrona che dava le spalle a questo vetro, dunque era anche quello un punto vulnerabile. E poi, che io sappia, gli addetti ai lavori, il Comitato di sicurezza non lo so che cosa abbiano deciso, questo sara’ scritto nei verbali, sotto i miei occhi non ho visto niente di particolare, insomma non si sono prese delle precauzioni e dei provvedimenti che potessero ostacolare il preannunziato progetto criminale. A me non risulta nient’altro, ecco. Soltanto ricordo che mio marito era piu’ sicuro o si sentiva piu’ sicuro quando era fuori la citta’ di Palermo che quando si trovava in citta’. Era molto preoccupato per la sua incolumita’ e la nostra. Ed era anche disposto a sottoporsi a qualsiasi sacrificio pur di salvarsi, pur di salvare gli uomini della sua scorta, pur di salvare la nostra famiglia. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Perche’, c’era stato qualche altro episodio per il quale si era provveduto in maniera diversa sulla sicurezza di suo marito? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Ecco, vorrei adesso ricordarmi: noi dieci anni fa siamo stati in pericolo e, non so, mi raccontano che c’era stata un’intercettazione telefonica, etc., ed avevano percepito che eravamo in pericolo di vita e nel giro di ventiquattr’ore, sono stati veramente eccezionali, ci hanno presi e ci hanno portati via all’Asinara, e cio’ ha consentito di potere vivere con mio marito per altri otto anni. Oggi non posso dire che si siano presi dei provvedimenti (drastici) e tempestivi perche’ altrimenti non mi troverei in quest’aula di giustizia. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Quell’occasione quando si e’ verificata? In concomitanza con quale attivita’ istruttoria che stava svolgendo suo marito? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Il maxiprocesso, il primo maxiprocesso. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – E in particolare cosa stava redigendo suo marito? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Mio marito stava scrivendo assieme a Giovanni Falcone la sentenza del primo maxiprocesso. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Cioe’ la richiesta di rinvio a giudizio, l’ordinanza di rinvio a giudizio? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’. Ci sono state delle minacce e subito ci hanno protetti e ci hanno mandato via; pero’ adesso mio marito, in questi sei mesi che era a Palermo aveva ricevuto tante minacce, forse la piu’ brutta quella che poi diro che gli e’ stata nascosta dal Procuratore. Poi ne parleremo. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Si’. Ma questa preoccupazione di suo marito… 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Pero’ era sotto gli occhi di tutti che il secondo birillo che doveva crollare era mio marito. Era una sensazione diffusa, anche ai non addetti ai lavori, io mi ricordo che la domenica anche persone sconosciute a me o semplici conoscenti ci venivano a fare quasi le condoglianze prima ancora che mio marito morisse.
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Questo dopo la dopo la strage di Capaci? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Dopo la scomparsa di Giovanni Falcone. Portavano santine, acqua benedetta, facevano scongiuri perche’ cio’ non accadesse. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ma suo marito dopo la strage di Capaci si sentiva maggiormente esposto e le aveva esternato questa preoccupazione?
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, era preoccupatissimo, era preoccupatissimo e mi diceva: “Sino a quando ci sara’ Giovanni vivo mi fara’ da scudo”. Giovanni e’ morto ed era si’, molto, molto preoccupato. Mi diceva: “Faccio una corsa contro il tempo, devo lavorare, devo lavorare tantissimo e se mi fanno arrivare… Io ho capito tutto della morte di Giovanni”. Pero’ il suo cruccio era quello che non l’avevano mai interrogato sulla morte… sulla strage di Capaci. E diceva sempre: “Diro’ tutto
  • quello che so nel posto competente”, cioe’ a Caltanissetta, pero’ son passati tre mesi dopo la morte di Giovanni ma nessuno mai…
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Cinquanta giorni. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Cinquanta giorni, ma nessuno mai l’ha chiamato, mai ascoltato da nessuno e credo che ne fosse legittimato. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Aveva rapporti con la Procura di Caltanissetta in ogni caso? Anche rapporti informali. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Aveva rapporti con i suoi colleghi, ma non lo so, ecco, se intensi o meno, non saprei. Aveva esternato tante volte il desiderio di farsi ascoltare ma nessuno mai l’aveva chiamato ed era un cruccio il suo.
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Poi su questo torneremo anche perche’ ci sono, tra l’altro, nel tabulato di suo marito, delle telefonate proprio effettuate alla Procura di Caltanissetta che dimostrano che esistevano dei rapporti fra le due Procure.   Lei ha detto che la preoccupazione di suo marito dopo la morte di Falcone era sicuramente aumentata, notevolmente aumentata. Questo livello di preoccupazione pochi giorni prima che suo marito fosse ucciso le e’ sembrato ancor piu’ aumentato? Cioe’ le e’ sembrato suo marito diverso, ancora piu’ preoccupato…? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Certo, era… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Lei gli viveva accanto quindi avra’ notato… 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Era preoccupato, era preoccupato si’, senz’altro. Si sentiva solo. Sara’ perche’ non si sentiva protetto e… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Io parlo proprio dell’ultima settimana… 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Nell’ultima settimana, si’. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Se le e’ sembrato piu’ preoccupato e se questa preoccupazione l’ha manifestata con qualche comportamento? Cioe’ con lei per esempio ha parlato? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No. Facevo tante domande e lui non mi rispondeva e io dicevo: “Ma perche’ non mi rispondi?”, “Non vi voglio esporre” mi ripeteva; e poi: “Non ho tempo da perdere, debbo lavorare, debbo lavorare”. Era turbato, si’, tantissimo, pero’…
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Questo atteggiamento, questo comportamento era solito del dottore Borsellino o prima, invece, le raccontava quello che lui faceva o quantomeno le dava dei flash su quelle che erano le indagini? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  (Fatterelli) di carattere umano piu’ che altro, poi riguardanti i processi che… e tutto quanto, insomma, sapranno tantissimo i sostituti, il Procuratore che hanno lavorato con lui. Mi parlava poco del suo lavoro. Mi ha raccontato una cosa che l’ha turbato moltissimo, e forse e’ stata l’unica volta che ha litigato con il Procuratore. Quando siamo stati a Bari e siamo ritornati da Bari, abbiamo sostato nella stanzetta Vip dell’aereoporto di Punta Raisi, ci ha avvicinati il ministro Ando’, c’era con noi anche la dottoressa Liliana Ferraro; ad un certo momento mi allontanano da mio marito perche’ il ministro Ando’ doveva parlare con lui e resto a parlare con la dottoressa Liliana Ferraro, dovevamo prendere l’ultimo aereo, il ministro Ando’ dice a mio marito: “So che e’ arrivata una lettera bruttissima di minacce contro di lei, di morte, oltre che un rapporto del ROS dei Carabinieri. E c’e’ anche una minaccia per me. Pero’ per lei che cosa hanno fatto? Ci sono state delle indagini, che cosa avete fatto?”, allora mio marito si stravolge perche’… mio marito questo me l’ha raccontato perche’ non hanno voluto che io assistessi a questa conversazione, ma ero a due passi da lui, l’ho visto completamente stravolto. (Dice): “Guardi, il Procuratore… questa lettera e’ arrivata a lui, ma il Procuratore non mi ha assolutamente informato di questa lettera dove si diceva che mi stavano… che mi stanno uccidendo e cose varie”. E la mattina del lunedi’ mio marito va dal Procuratore e si ribella da morire, indignatissimo perche’ una cosa che cosi’personalmente lo riguardava, di una certa gravita’, era stato tenuto completamente al buio di tutto. Lui ha farfugliato qualche cosa, non so come si e’ difeso, ma mio marito mi racconta,perche’ e’ ritornato a casa con la voce un po’ rauca perche’ forse aveva anche urlato e mi ha raccontato questo che io sto dicendo…
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ma ha avuto modo di guardarla questa informativa? Ha avuto modo poi di esaminarla? Esisteva questa informativa? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, si’, si’.
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ne avete parlato poi? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No, non abbiamo detto niente; io ho chiesto come si e’ difeso il Procuratore e lui mi ha detto, ha farfugliato qualche cosa. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Quindi esisteva questa informativa che preannunciava un attentato in danno del dottore Borsellino? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, si’, precisamente. 
  • PRES.: – Puo’ collocare nel tempo questo incontro all’aeroporto di Punta Raisi? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, e’ stato… il 29… l’ultima settimana di giungo, il 29 giugno. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Presidente, credo che sia un errore; e’ stato a Fiumicino, credo di avere capito. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  A Fiumicino, si’, si’. 
  • PRES.: – Aeroporto di Fiumicino, comunque la data e’ quella che lei ha indicato. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, si’. L’ultima domenica di giugno.
  • P.M. dott.ssa PALMA: – 29 giugno non era domenica; comunque, l’ultima domenica di giugno.  Un ragazzo della scorta ci ha riferito che il dott. Borsellino il lunedi’ 13 luglio, nel pomeriggio, nel corso di un dialogo provocato dal ragazzo, perche’ l’aveva visto particolarmente turbato, ha ricevuto questa risposta: “Sono turbato, sono preoccupato per voi, perche’ so che e’ arrivato il tritolo per me e non voglio coinvolgervi”. Questa frase dell’arrivo del tritolo per lui le dice qualcosa? Ne avete parlato? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No, no.
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Qualcuno le ha riferito di qualcosa con riferimento ad esplosivo: “E’ gia’ arrivato”, “E’ da utilizzare per la strage di via D’Amelio”? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Era una voce che circolava in giro, ma io non posso…
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Non ve ne ha parlato? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No, no, non me ne ha parlato. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ne’ ai suoi figli ne’ a lei? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No, no, non ne ha parlato. Si sapeva in giro una cosa del genere, che era arrivato il tritolo per lui; l’avevo sentito dire e l’avevano scritto pure sui giornali, pero’ non potevo averne una certezza io, ecco; non so se ne aveva certezza mio marito o gli addetti ai lavori… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – La situazione psicologica di suo marito lo portava, nonostante la preoccupazione, a parlare con collaboratori fidati? Ne aveva suo marito collaboratori fidati? Lei e’ a conoscenza di episodi raccontati dal dott. Borsellino a queste persone? Se esistevano. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Mio marito intanto non si fidava assolutamente del suo capo; ne aveva rispetto in quanto era il Procuratore della Repubblica, ma non lo stimava, non aveva fiducia in lui, ma il suo referente era, perche’ era il suo capo e dunque doveva riferire tutto, come andava l’evoluzione del processo, etc.
  • P.M. dott.ssa PALMA: – E’ evidente quindi che tutto quanto faceva parte del lavoro di suo marito veniva riferito per dovere di ufficio, perche’ il nostro e’ un ufficio gerarchico, al suo procuratore? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, precisamente.
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Al di la’ di questo, il dott. Borsellino aveva dei collaboratori fidati ai quali confidava l’esito delle indagini, quello che andava facendo? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  I suoi sostituti che lavoravano insieme a lui. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ed in particolare chi? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Ma non lo so, ecco, non… non so con precisione. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Aveva un rapporto particolare con qualcuno? Con ufficiali di P.G.? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Non lo so. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Lei questo l’ha dichiarato nella… un rapporto di confidenza e, diciamo, anche di collaborazione di piena fiducia con qualcuno dell’Arma o della Polizia? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si fidava del maresciallo Canale; si fidava di qualche magistrato, tipo Antonio Ingroia, della Procura della D.N.A., e poi non nascondeva niente, lavoravano in equipe e dunque quello che lui sapeva dovevano saperlo gli altri. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Sempre con riferimento, appunto, alla sua attivita’ lavorativa, suo marito era solito utilizzare il computer? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Utilizzare qualche quaderno, qualche agenda sulla quale annotava… 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, questa famosa… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – … degli episodi particolari? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No. Aveva, appunto, questa famosa agenda rossa… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Lei poco fa ha parlato di una famosa agenda rossa, vorremmo capire perche’ le attribuisce questo aggettivo. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Dico famosa perche’ era un’agenda che lui non lasciava mai, portava sempre con se’ e segnava tutto: incontri, impegni di lavoro; pero’ quest’agenda non si trova. Era con (lui)… io l’ho vista, perche’ a pranzo l’aveva nelle mani ed aveva segnato nell’agenda i prossimi appuntamenti che avrebbe dovuto avere nella settimana successiva, pero’… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Non e’ stata piu’ trovata? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Non e’ stata piu’ trovata. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Lei e’ certa che il dott. Borsellino quando e’ andato via da Villagrazia avesse portato con se’ quest’agenda? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, perche’ lui metteva le sue cose nella borsa e non la lasciava mai, la portava sempre con se’, tanto che io, scherzosamente, dicevo: “Guarda, mi sembri Giovanni Falcone”, che ovunque andava portava con se’ la borsa con le sue cosine, e lui da un po’ di tempo faceva la stessa cosa, camminava sempre con questa borsetta dietro, dove portava questa famosa agenda rossa che era l’agenda che gli avevano regalato i Carabinieri. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Era un’agenda dell’Arma dei Carabinieri? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Dell’Arma dei Carabinieri, si’. Non la lasciava mai, era sempre con se’.
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ma la borsa le e’ stata restituita? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – E’ stata trovata integra la borsa? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, accartocciata, pero’ era integro tutto cio’ che era dentro la borsa; un po’ affumicato pero’ c’era di tutto, o meglio, quelle poche cose che lui aveva: l’agenda con i suoi numeri telefonici, le sigarette; e’ l’agenda rossa che non ho visto. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – In questa agenda rossa annotava quindi tutti i suoi spostamenti, spostamenti quelli gia’ previsti o anche quelli imprevisti che potevano capitare, cosi’, giornalmente? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Tutto segnava; tutto. Tutto quello che lui aveva fatto, che avrebbe dovuto fare… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ma esisteva un’altra agenda dove il dott. Borsellino annotava anche i suoi spostamenti? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Questa, sempre quest’agenda rossa.
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Non ne teneva nessuna nella sua abitazione? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No, no, niente, no, no, non aveva nulla, solo questa. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Il dott. Borsellino che tipo di metodo di lavoro insegnava ai suoi uditori, ai suoi magistrati? Cioe’ come si muoveva? Come riteneva che fosse giusto fare il magistrato? In che modo? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Soprattutto nel campo del suo lavoro, io mi ricordo che diceva ai suoi colleghi: “Non bisogna essere depositari di verita’, non bisogna fare lo sgambetto perche’ altrimenti si muore”, ed allora bisogna… ed allora vorrei fare un’osservazione a proposito di cio’: mio marito diceva sempre che la mafia non uccide soltanto per vendetta; allora, premesso che la strage di via D’Amelio sia stata fatta anche per vendetta, perche’ malgrado lui fosse stato sempre rispettoso nell’amministrare le regole della Giustizia, dunque rigoroso nel somministrare Giustizia, rispettoso, voglio dire, verso tutti gli uomini, anche verso coloro che avevano ucciso, io mi chiedo se la strage di via D’Amelio e’ stata anche un’azione preventiva, per evitare cioe’ di colpire sia uomini di Cosa Nostra sia uomini insospettabili delle Istituzioni che ne assicuravano contiguita’ ed immunita’. Dunque potrebbe essere sia vendetta, anche se ricordando le parole che diceva mio marito ed avendo visto, ed e’ sotto gli occhi di tutti, che lui aveva il massimo rispetto verso tutti gli uomini ed ha rispettato sempre in maniera scrupolosa la Legge, pero’ puo’ darsi anche, questo e’ un pensiero che faccio io, che il tutto sia stato organizzato come azione preventiva. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Il dott. Borsellino diceva che bisogna lavorare muovendosi sempre con le regole che ci da’ il Codice? E’ cosi’? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, benissimo, si’. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ed in quest’ottica gestiva anche i collaboratori di giustizia? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Lei sa, se ne e’ a conoscenza, se la collaborazione di questi soggetti fosse spesso o a volte subordinata alla possibilita’ di parlare unicamente con il dott. Borsellino? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Anche. Ho sentito dire che qualcuno aveva molta fiducia in lui; mio marito sapeva diffondere attorno a se’ tanto amore e tanta bonta’, e siccome non considerava queste persone delle belve, lui pensava che alla fin fine nel cuore di tutti gli uomini c’e’ sempre qualcosa di buono che puo’ emergere da un minuto all’altro, dunque li considerava degli uomini come era uomo lui. Aveva una carica, dunque, di umanita’ e di cristianita’ eccezionale, particolare, e dunque io penso che erano ben disposti a parlare con lui intanto perche’ offriva a loro questa immensa carica di umanita’ e poi, non lo so, avevano tanta fiducia verso di lui; infatti voglio ricordare un episodio: mentre eravamo sempre a Bari, arriva una telefonata di un magistrato, adesso non dico il nome perche’ non sono sicura se e’ quello che ricordo io, il quale aveva saputo, non era comunque un magistrato di Palermo, che Mutolo gradiva parlare con mio marito. Aveva deciso di collaborare, pero’ aveva deciso di collaborare e gradiva collaborare con mio marito. Paolo era contentissimo, pero’ ha detto pure: “Io non posso andarlo a trovare; mi deve dare autorizzazione il mio capo, ed allora ascoltero’ lui e saro’ felicissimo di andarlo a trovare”. Ebbene, quando l’ha saputo,il Procuratore non e’ stato assolutamente entusiasta della scelta di Mutolo, ed allora ha detto: “Ma non e’ il pentito che deve scegliere il magistrato; sono io che devo dire chi deve andare ad ascoltarlo”. Strano, perche’ doveva essere contento il capo che nasceva un nuovo prestigioso collaboratore della giustizia che manifestava fiducia verso uno dei suoi magistrati, invece si e’ manifestato addirittura infastidito il suo capo, ed allora poi, in un secondo momento ha detto a mio marito… o meglio, ha detto ai suoi magistrati: “Affianchiamo il giudice Borsellino a voi”, e cosi’ sono partiti in tre, in due, non so, in quattro, non saprei con precisione, per andare a sentire Mutolo. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ma questa collaborazione di Mutolo con suo marito e’ durata molti giorni o poco tempo? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Non sono precisa e dunque non posso dire… saranno piu’ precisi i magistrati che lo hanno sempre accompagnato, perche’ non e’ andato mai da solo e dunque sia il
  • Procuratore che gestiva il tutto ed i magistrati che lo accompagnavano, potranno essere piu’ precisi e piu’ informati. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Con riferimento alla collaborazione di Mutolo, le risulta che il Mutolo abbia fatto delle confidenze a suo marito e che poi queste confidenze dovessero essere verbalizzate, cioe’ non ci fu il tempo di verbalizzarle? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No, che io sappia no, no. Mio marito aveva chiuso l’interrogatorio; lui voleva continuare ancora a parlare, mi raccontano, perche’ non me l’ha detto neanche mio marito, ed allora mio marito ha detto: “Lunedi’, quando ritorneremo, ne riparleremo”, abbiamo chiuso il verbale e basta. Pero’ non so piu’ di tanto perche’ non mi e’ stato raccontato niente. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ricorda quando suo marito ha presentato il libro di Arlacchi nel maggio del ’92? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ricorda se ci fu qualche episodio particolare e come suo marito, se ci fu quest’episodio, interpreto’ l’episodio stesso? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Non si e’ sentito nemmeno gratificato, ecco…
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Il libro di Arlacchi fu presentato a Palermo o in altra sede? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  A Roma. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Chi era presente alla presentazione del libro? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Il ministro Scotti.
  • P.M. dott.ssa PALMA: – E fu in quell’occasione, lo ricordo perche’ e’ un fatto notorio, che il ministro Scotti lo indico’ come il prossimo Procuratore nazionale antimafia. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’. E mi e’ sembrato scorretto perche’ mio marito non era stato informato prima di questa volonta’ del Governo di mandarlo a tutti i costi li’, anche perche’ intanto non si erano riaperti i termini per mettere a concorso, ecco, la Superprocura e dunque non si erano riaperti i termini per le domande, etc. Dunque e’ stato scorretto anche da questo punto di vista perche’… poi perche’ non era stato informato prima di questa volonta’ di mandarlo alla Superprocura; aveva scritto una lettera l’indomani al ministro, dicendo che assolutamente non gradiva questa proposta che era stata fatta e nei termini in cui era stata fatta, anche il luogo e tutto in una maniera cosi’ plateale; oltretutto di certo non c’era proprio niente, e poteva rendere pubblica questa lettera che mio marito aveva indirizzato a lui; lettera che non e’ stata mai pubblicata. Comunque e’ ritornato a casa che era turbatissimo; malgrado io sono estranea a tutto, non sono addetta ai lavori, mi ero turbata anch’io quando ho sentito alla televisione che avevano detto, dandolo per certo, che mio marito andava alla Superprocura. Non ci siamo inorgogliti, assolutamente niente; credo che era il momento e la sede sbagliata per additarlo… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Quindi e’ una forma di sovraesposizione, se ancora se ne fosse stato bisogno. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Senza dubbio, ecco. E’ stato capito cosi’ da chiunque, in modo particolare da noi, ecco, una sovraesposizione. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Perche’? Ecco, vorrei agganciarmi a quest’altra cosa che riguarda proprio il patrimonio che ognuno di noi ha sulla capacita’ di suo marito. Procuratore nazionale antimafia significa persona che conosce profondamente l’ambiente mafioso. Suo marito, e questo lo facciamo conoscere, ma gia’ tutti lo sappiamo, era a conoscenza della mafia, della composizione della mafia, degli uomini della mafia, del modo di ragionare della mafia da diversi anni? Se ne occupava gia’ da diversi anni? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Da sempre. Aveva una memoria anomala; era un contenitore di tante notizie e di tante… come vorrei dire? dunque, io sono convinta che e’ andata via una memoria storica con mio marito, perche’ riteneva nella sua mente vari collegamenti, parentele, nomi. Spesso noi non ci ricordiamo neanche quali sono stati i nostri antenati, come si sono chiamati, etc, ma lui era un  dono di natura comunque; aveva questa memoria che gli permetteva di ricordare tutti i parenti, tutti gli amici delle varie famiglie, etc, e questo lo sapevano tutti. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Memoria storica. Capacita’ di lavoro? Lavorava poco? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Lavorava tantissimo; aveva capacita’ disumane direi quasi. Credeva moltissimo nel lavoro che lui faceva, anche se in mezzo a mille difficolta’, a mille impedimenti. Infatti, una cosa che voglio ancora ricordare, le minacce si’, le aveva avute ancora, anche quando era a Marsala, pero’ ci rideva su; non li prendeva mai in nessuna considerazione. Le minacce che aveva avuto a Palermo invece si’, lo avevano tanto ma tanto preoccupato, sia prima che dopo la morte di Giovanni; fondamentalmente era un uomo solo. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Capacita’ di lavoro unita a capacita’ di andare avanti a qualunque costo? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, non l’avrebbe mai fermato nulla. Si’, capacita’ di andare avanti in qualsiasi direzione. 
  • AVV. CRESCIMANNO: – Suo marito era venuto, era tornato a Palermo, in Procura, appunto sei mesi prima dalla Procura di Marsala; a Marsala aveva avuto tutta una serie di giovani collaboratori che praticamente si erano formati in magistratura nelle mani di suo marito. Ricorda se in particolare fra questi giovani ce ne fosse qualcuno presente allora a Marsala o gia’ trasferito da Marsala, con il quale suo marito intrattenesse rapporti di confidenza, rapporti di dialogo, rapporti di comunicazione? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, ricordo un amico carissimo, il giudice Diego Cavaliero. 
  • AVV. CRESCIMANNO: – Che tipo di rapporto intercorreva fra suo marito ed il dottore Cavaliero? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Di amicizia, quasi da padre a figlio; ottima collaborazione nel campo del loro lavoro, ma gia’ era stato trasferito quando mio marito e’ venuto a Palermo; comunque si fidava ciecamente di lui… 
  • AVV. CRESCIMANNO: – Suo marito del dottore Cavaliero? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, mio marito del dottore Cavaliero, proprio ciecamente. 
  • AVV. CRESCIMANNO: – Sa se dopo il trasferimento del dott. Cavaliero da Marsala, se non ricordo male, a Salerno, per quanto io ne sappia… 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, si’. 
  • AVV. CRESCIMANNO: – … ed ancor dopo, con il rientro a Palermo di suo marito, questi rapporti si fossero allentati o fossero rimasti rapporti di comunicazione o di dialogo? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, il dialogo e’ continuato, non a livello professionale evidentemente, pero’ e’ continuato il dialogo, si’. 
  • AVV. CRESCIMANNO: – Nell’ultimo periodo, dopo la morte di Giovanni Falcone, suo marito mantenne con il dott. Cavaliero contatti, immagino telefonici…? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, immagino… si’, si sentivano senza dubbio, ma non so il contenuto delle loro conversazioni. 
  • AVV. CRESCIMANNO: – Quindi puo’ confermarci che in atto il dott. Cavaliero presta servizio presso la Procura di Salerno? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Di Salerno, si’. 
  • AVV.SSA DI MAURO: – Sarebbe in grado di ricostruire i movimenti di sabato sera di suo marito? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Guardi, mio marito… si e’ ripetuto tante volte: e’ andato in casa di mia suocera sabato pomeriggio. Poi e’ ritornato a casa; poi e’ andato a trovare un amico all’hotel Excelsior, era fuori programma, perche’ aveva ricevuto, non so, una telefonata di un amico suo che si trovava all’Excelsior, lo voleva incontrare un collega e cosi’ e’ stata un’uscita fuori programma; e’ andato un minuto all’Excelsior, e’ ritornato a casa e basta, insomma. La mattina e’ stato in ufficio, come al solito, fino alle due, e niente piu’ di tanto. 
  • AVV.SSA DI MAURO: – Questa telefonata che ha ricevuto l’ha ricevuta nel pomeriggio da questo amico? Per andare all’Excelsior. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Guardi, nel pomeriggio mio marito era in casa di sua madre; poi e’ ritornato a casa mia e un minuto prima di scendere, mi raccontano, perche’ io non ero a casa, ha ricevuto questa telefonata… ma e’ una cosa cosi’, casuale, perche’ il collega doveva partire prima, non si doveva fermare in citta’, si era fermato quella sera per caso perche’ la nave, che doveva portarlo non so dove, partiva la domenica e allora e’ stata un’uscita fuori programma, cosi’… 
  • AVV.SSA DI MAURO: – E’ sicura che fosse l’Excelsior o fosse l’Astoria? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No, no, no. All’Excelsior era alloggiato questo collega che doveva andar via e si trovava con la moglie; aveva rimandato all’ultimo momento all’indomani il viaggio in Sardegna, non saprei dove, e allora aveva un istante libero e… voleva forse venire a casa, allora mio marito ha detto: “Esco un istante e ti vengo a trovare”. 
  • AVV.SSA DI MAURO: – Quindi non sapeva se avesse un appuntamento poi all’Astoria?  
  • TESTE PIRAINO A.: –  All’Astoria? No, no, assolutamente niente, no, no. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Non era all’Excelsior, era all’Astoria. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Non era all’Excelsior, era all’Astoria, ma insomma non… io fra l’altro non c’ero, ecco, a casa, dunque… 
  • AVV.SSA DI MAURO: – A che ora e’ tornata a casa? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Non lo so, comunque presto, perche’ io sono ritornata alle otto e qualche cosa e mio marito era a casa. 
  • AVV.SSA DI MAURO: – Sa se suo marito per fissare i suoi appuntamenti, per i suoi spostamenti utilizzasse il telefono di casa oltre che il suo cellulare o il telefono dell’ufficio? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  A casa ci stava cosi’ poco. Non lo so, non lo so, non… Negli ultimi tempi specialmente viaggiava, utilizzava il telefonino… Certo, qualche volta anche il telefono di casa, ma insomma, c’e’ stato cosi’ poco, soprattutto negli ultimi giorni. 
  • PRES.: – Il vostro telefono di casa, che lei ne sappia, ha mai avuto disturbi telefonici di qualsiasi genere? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Sempre. 
  • PRES.: – No, per disturbi telefonici mi riferisco ad abbassamenti di tono o altri fatti di questo genere? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’… non lo so, l’unica cosa che ricordo e’ che si guastava in continuazione. Si guastava sempre il telefono di casa, soprattutto a fine settimana; sabato e la domenica spesso era guasto il telefono, o per le feste, cosi’; poi non ricordo nient’altro. 
  • PRES.: – Puo’ ricostruirci, nella misura in cui lei e’ in grado di ricordarlo, la settimana prima rispetto al 19 luglio, cioe’ la domenica precedente, i giorni precedenti o susseguenti alla domenica se suo marito fosse a Palermo o fuori? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Dunque, per quel che mi ricordo, intanto… degli spostamenti vuole sapere? 
  • PRES.: – No, se fosse stato in sede a Palermo o se fosse stato fuori per delle attivita’ d’ufficio. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Certo, fuori e’ stato, si’, e’ partito spesso; e’ partito spesso, e’ ritornato intanto il venerdi’ pomeriggio da Roma, che e’ l’antivigilia della sua morte; poi era stato a Roma… forse all’inizio della settimana, e poi la settimana precedente era stato in Germania. Poi… si’, partiva spesso negli ultimi tempi, per motivi di lavoro evidentemente, ma non… non saprei dire di piu’ di tanto. Ricordo che mi diceva sempre: “E’ una corsa contro il tempo che io faccio. Sto vedendo la mafia in diretta, devo lavorare tanto, devo lavorare tantissimo”; lo vedevo molto turbato, ma non so dire nient’altro.  Molto sapranno i suoi colleghi, ripeto, anche perche’ quando lui partiva non era mai solo, era sempre accompagnato dai suoi colleghi, e dunque tantissimo sapranno loro. 
  • PRES.: – Rispetto alla partenza per cui poi arrivo’ il venerdi’, sa quanti giorni prima era partito e dov’era stato?
  • TESTE PIRAINO A.: –  A Roma. L’ultimo viaggio e’ stato fatto a Roma, si’. 
  • PRES.: – Quand’era partito? Lo sa? E’ in grado di ricordarlo? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Dunque, non ricordo se il giovedi’ o il mercoledi’. 
  • PRES.: – Quindi era stato uno o due giorni fuori. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, si’.
  • PRES.: – Mentre la settimana precedente mi pare che lei ha detto che era stato in Germania. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’. 
  • PRES.: – Sa quanti giorni si era soffermato fuori? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Tre giorni… non ricordo con precisione, insomma, no, no, non ricordo con precisione. Poi, veda, io penso che ci sara’ scritto un ordine di servizio, qualche cosa, ecco, si’, magari… chi lo accompagnava, le varie scorte sapranno molto di piu’ di me perche’ penso che sara’ stato seguito da qualcuno; fuori ci sara’ scritto dov’e’ andato, con chi si e’ incontrato, non lo so, ma sono proprio coloro che lo hanno accompagnato che sapranno tantissimo. Io purtroppo non so niente da questo punto di vista; so soltanto quello che era sotto i miei occhi; vedevo mio marito turbato ancora di piu’ quando ha saputo che gli era stata nascosta quella famosa lettera, ecco. 
  • PRES.: – E noi qui siamo all’ultima domenica di giugno? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’. 
  • PRES.: – Sa per caso, se e’ in grado di ricordarlo, certamente non e’ che vogliamo fare uno sforzo alla sua memoria, la domenica del 5 luglio, perche’ a luglio c’erano tre domeniche: 5, 12 e 19, sa per caso la domenica del 5 luglio se era stato fuori o se era rimasto a Palermo? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Potrei… non lo so… non lo so, non lo ricordo completamente; ricordo che spesso, negli ultimi tempi, partiva, pero’ non ricordo assolutamente. So della domenica precedente alla domenica in cui siamo stati assieme a Villagrazia, l’ultima della sua vita, che era stato a Salerno, appunto, a battezzare il bambino del giudice Diego Cavaliero, ma veniva da Roma perche’ aveva lavorato li’ o dalla Germania. Non lo so. E poi e’ arrivato la domenica sera. Tutto qua. Quella domenica era stato a Salerno a battezzare il bambino del suo collega.
  • PRES.: – Sa se era solito telefonare alla mamma spesso?
  • TESTE PIRAINO A.: –  Sempre. Sempre, in continuazione dicendo sempre dove si trovava, che stava arrivando… ed io me ne lamentavo, ho detto: “Non ti danno nessuna sicurezza i telefoni, non devi dire per telefono dove vai, che cosa fai”, etc. Comunque alla mamma telefonava sempre e la mamma spesso telefonava a lui, anche se lui si trovava fuori, la mamma lo chiamava. Si sentivano tante volte nel corso della giornata, perche’ oltre a volerla bene mio marito aveva questa protezione direi quasi paterna verso di lei e dunque si sentivano spesso, anche perche’ la mamma spesso aveva bisogno di sentire anche un istante la voce del figlio. Un rapporto meraviglioso. 
  • PRES.: – Non aveva una sua casa la mamma del dott. Borsellino? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No, no. Non ha una sua casa… 
  • PRES.: – Quindi stava dalle figlie? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Dalle figlie, si’, ma per lunghi periodi; non saltellava un po’ qua un po’ la; stava lunghi periodi in casa di una figlia, lunghissimi periodi in casa di un’altra.
  • PRES.: – Ecco, lunghissimi periodi in casa di un’altra: puo’ indicare se c’erano dei periodi piu’ lunghi che stesse con Rita o con Adele?
  • TESTE PIRAINO A.: –  Da Rita era stata… tutto l’inverno aveva passato e poi era iniziata anche l’estate; generalmente faceva: in inverno stava da Rita ed in estate da Adele, pero’ quell’anno si era fermata anche nel periodo estivo da Rita oltre che il periodo invernale. Andava pure da Adele, perche’… 
  • PRES.: – Si’, ma le visite di suo marito in quel periodo… 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Piu’ frequenti erano in casa di Rita, perche’ li’ stava la mamma, pero’ andava pure in casa della sorella; certo, non con la frequenza con la quale andava nella casa di Rita. 
  • PRES.: – Quindi in quel periodo piu’ frequentemente suo marito si era recato in via D’Amelio? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Sempre in via D’Amelio, perche’ li’ c’era la mamma, e qualche volta, quando soprattutto aveva bisogno la sorella grande, andava a trovare la sorella grande, ma non aveva un giorno stabilito, un’ora stabilita; quando poteva… o meglio, quando la sorella aveva bisogno, allora lui deviava, passava un istante ed andava. 
  • PRES.: – In ordine al giorno 18, al sabato pomeriggio, il dott. Borsellino e’ andato a trovare la madre. Sa dirci se su impulso della madre o se fu una visita spontanea alla madre? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si trovava a casa nostra un cugino suo che aveva manifestato il desiderio di andare con lui dalla mamma, ma lui doveva andare comunque dalla sua mamma, perche’ sua mamma non stava bene e doveva addirittura portare il medico in casa della mamma. Al medico si era rotta la macchina ed allora questa visita non si pote’ piu’ fare ed allora ha detto: “La rimandiamo a domenica pomeriggio”.  PRES.: – Sa quando seppe che la mamma stava male? Se aveva avuto delle comunicazioni circa il malanno, il malore della mamma?
  • TESTE PIRAINO A.: –  Il malore della mamma? Mah, sara’ stato il sabato che si sono sentiti ed il venerdi’. Il venerdi’ sera si sono sentiti perche’ fino al venerdi’ alle sei mio marito era a Roma, no? dunque si sono sentiti con la mamma il venerdi’ sera; si sono sentiti il sabato mattino… 
  • PRES.: – Si sono sentiti telefonicamente? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Sabato pomeriggio… Telefonicamente, si’. 
  • PRES.: – Sia il venerdi’ sera che il sabato mattino? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, si’. 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Proprio con riferimento alle domande che le faceva poco fa il Presidente circa la ricostruzione, nei limiti del possibile, degli spostamenti e degli impegni di suo marito nelle ultime settimane, a lei risulta che comunque Paolo appuntasse su qualche agenda questi suoi spostamenti e gli impegni, le visite che faceva? Tenga conto che a noi e’ stata consegnata una parte di un’agenda del dott. Borsellino,fotocopiata, che contiene le annotazioni relative pero’ soltanto all’ultima settimana o comunque ad un lasso di tempo relativamente breve. Le volevo chiedere se lei e’ in possesso di tutto il documento originale che potrebbe eventualmente mettere a disposizione della Corte, esibendolo per consentire una ricostruzione piu’ ampia, ovviamente nei limiti della possibilita’ di certificazione che puo’ dare questo documento che viene direttamente da suo marito. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Io non posseggo niente; c’ho un’altra agenda, ecco, dove c’e’ scritto qualcosa: le sue spesucce, cio’ che lui aveva gia’ fatto, ecco; posso darle… 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Non annotava, per esempio, le visite alla mamma o le visite alla sorella in questa agenda? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, si’, anche.
  • P.M. dott. PETRALIA: – E lei ce l’ha con se’ quest’agenda?
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, ce l’ho con me, si’. 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Allora magari facciamo riserva in esito alla deposizione di chiedere alla signora di produrla, di esibirla ed eventualmente le chiediamo di acquisirne delle fotocopie. 
  • PRES.: – Cioe’ in esito alla deposizione…
  • P.M. dott. PETRALIA: – Al compimento… per non interrompere adesso la deposizione. Per intenderci, quest’agenda e’ uno degli effetti personali di suo marito che le sono stati riconsegnati. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’.
  • P.M. dott. PETRALIA: – Pero’ sino ad ora, poco fa quando e’ stata sentita dalla mia collega, lei ha parlato di un’agenda che non e’ stata riconsegnata. E quella era la… 
  • TESTE PIRAINO A.: –  L’agenda rossa che manca, si’, si’.
  • P.M. dott. PETRALIA: – Questa che copertina aveva? Di che colore? Quella di cui lei e’ in possesso. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Quella piccolina la teneva a casa e non se la portava mai con se’; portava con se’ l’agenda rossa e l’agenda dove c’erano i numeri telefonici, che avete visto voi, che e’ stata restituita; e poi quest’agendina piccola che stava a casa dove lui annotava le sue spesucce, i suoi piccoli movimenti, quante volte era partito… ecco, queste cose qua, e basta. 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Quindi quest’agenda non era con suo marito al momento dell’attentato. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No, no. 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Era a casa; non e’ uno degli oggetti che le sono stati restituiti. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Era a casa, si’, si’. Mi e’ stato restituito tutto; non ho visto soltanto l’agenda rossa. 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Per quanto riguarda quest’agenda di casa lei ricorda fino a che data era compilata? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Be’, ce l’ho con me, dunque adesso vediamo un po’; non lo so, ce l’ho in borsa. 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Comunque lo possiamo verificare. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si puo’ verificare, si’.
  • P.M. dott. PETRALIA: – Lei e’ disposta eventualmente a metterla a disposizione della Corte? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, si possono fare delle fotocopie, magari, ecco, perche’ sono delle reliquie per me, ecco, ed allora vorrei riportarmela a casa. 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Io volevo approfondire qualcuno degli argomenti che sono emersi poco fa nelle sue risposte. Lei ha detto che Paolo Borsellino era un magistrato che comunque lavorava e tirava avanti ed era determinato a giungere ai risultati che si prefiggeva pur muovendosi tra mille difficolta’ ed impedimenti. Le volevo chiedere di rendere piu’ esplicita questa seconda parte della frase. Quali erano queste difficolta’ e questi impedimenti? Se lei ne e’ a conoscenza. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Io non sono a conoscenza di fatti specifici, soltanto che quando intuivo qualche cosa, mio marito mi diceva sempre: “Io non posso litigare con il capo perche’ perdo tempo e passiamo la vita a far polemiche”. Poi, e’ sotto gli occhi di tutti, quando, dopo la morte di mio marito mi pare, ci sono stati un gruppo di magistrati che sono andati a protestare ed hanno detto: “O se ne va lei o ce ne andiamo noi”; un motivo ci sara’ stato, insomma, perche’… 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Quindi quando lei parla di queste difficolta’ ed impedimenti, erano comunque fatti inerenti proprio alla vita interna dell’ufficio? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Certo, certo. Mio marito si sentiva solo… 
  • P.M. dott. PETRALIA: – In particolare ai rapporti con qualcuno? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si sentiva solo, poi… mi dicono, non so sino a che punto sara’ vero e documentabile, che prima ancora che mio marito facesse la domanda per venire a Palermo, non c’era un entusiasmo da parte del capo, non era affatto contento che mio marito ritornasse a Palermo; strano anche questo. 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Questo glielo riferiva espressamente anche suo marito? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, lo avevo capito, mi era stato anche riferito… Possibilmente mi dicono pure che avra’ messo pure qualche ostacolo, pero’, insomma, non ho certezze e dunque non… senza certezze non posso dire nulla. Comunque molta ma molta ostilita’. Mio marito lavorava da solo, e dunque era l’obiettivo da eliminare evidentemente. Si accollava tutte le responsabilita’ lui, e insomma… 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Proprio all’inizio della sua deposizione ha detto che il fatto che non gli fosse stato consentito formalmente, ufficialmente di occuparsi del fenomeno mafiosi di Palermo, lo faceva sentire delegittimato. La volevo pregare di spiegare meglio questo concetto; cioe’ in che modo Paolo Borsellino era delegittimato e se questa delegittimazione era anche fonte, a suo modo di vedere, di una maggiore esposizione? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Non credo che si preoccupasse il capo di non sovraesporlo e non… ecco, questo e’ sotto gli occhi di tutti. Credo proprio che non si sia mai interessato della sua incolumita’ e dunque non credo proprio che… gli evitava di lavorare sui processi di mafia di Palermo per non sovraesporlo; assolutamente no. 
  • P.M. dott. PETRALIA: – E quindi, se vogliamo dare proprio un contenuto esplicito, perche’ e’ giusto che lo si dia anche nella sede in cui ci troviamo: alle ragioni che a lei risultano, per esserle state riferite da suo marito o comunque per averle avvertite in quei giorni, quali erano le ragioni per cui c’era questa ostilita’ ad assegnare a Paolo Borsellino i processi riguardanti la mafia di Palermo? Paolo gliel’ha mai detto questo? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Guardi, io non sono addetta ai lavori e dunque saranno piu’ chiari… perche’ io non posso qui, in un’aula di giustizia, parlare per intuito, per sensazione, perche’ sarebbe troppo riduttivo… dunque e’ giusto che si chieda ai magistrati che lavoravano a fianco a lui, perche’ loro sanno tutto, ecco. Io non so nulla, perche’ proprio per non mettermi in pericolo, proprio per non turbarmi maggiormente, mio marito non mi diceva niente; anche se io facevo qualche osservazione negativa, mio marito mi diceva: “Non voglio sapere niente, io devo continuare a lavorare, anche se c’e’ qualcosa che non va; anche se mi fanno degli ostacoli, ma io devo continuare a lavorare”. Ma quali siano questi ostacoli non lo so; posso raccontare il fatto di Mutolo che lo sanno tutti e che non voleva assolutame… mi ricordo che strombazzavano alla televisione che mio marito stava per partire o stava partendo… mentre mio marito si trovava a pranzo con me a casa, facendo capire che era gia’ all’aeroporto che stava prendendo l’aereo per andare in America, sempre accompagnato dai suoi angeli custodi, sia qualcuno che lo seguiva della Polizia, sia… angeli custodi, ai magistrati io mi riferisco, doveva andare in America a sentire Buscetta. “Sta partendo, sta partendo”, non e’ mai partito, non l’hanno fatto mai partire per andare ad ascoltare Buscetta. Pero’ anche per motivi di sicurezza, ironicamente parlando, due, tre volte, ogni giorno la televisione diceva: “Il giudice Borsellino sta partendo alle ore…” etc, parte per andare in America, niente vero, anche se lo fosse stato, insomma… non era prudente, sempre per la sua incolumita’. 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Ha detto che pero’ ricevette questa telefonata proprio alle sette di mattina di domenica 19 luglio… 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, della domenica 19 luglio. 
  • P.M. dott. PETRALIA: – … con cui gli veniva preannunciato che gli sarebbero stati assegnati i processi di Palermo. Lei ha avuto modo poi di vedere, dopo i fatti del 19 luglio, dei fascicoli su cui c’era materialmente un’assegnazione a Paolo Borsellino? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Non ho visto niente; niente completamente perche’ mio marito teneva tutto in ufficio; a casa non aveva nulla, non stava a casa, e dunque a casa non ha lasciato ne’ processi ne’… niente; i suoi libri e basta ed i suoi effetti personali … 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Non le e’ stato riferito neppure da qualcuno dei collaboratori o dei colleghi il modo in cui era stata effettuata questa assegnazione? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  La domenica? 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Si’. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  La mattina?
  • P.M. dott. PETRALIA: – Si’, questo l’ha potuto constatare lei stessa. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Al pomeriggio mio marito non c’era piu’, era gia’ finito.
  • P.M. dott. PETRALIA: – Pero’ successivamente lei ha appreso da qualcuno in che modo, non posso dirle ovviamente di piu’ perche’ le suggerirei la risposta, se lei lo sa, in che modo questa assegnazione era stata effettuata? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Mah, verbalmente la domenica mattina, ma non credo che la domenica… non lo so se lui e’ andato… la domenica, dato che la notte non aveva potuto dormire, la domenica di mattina era andato in ufficio a scrivere qualcosa e a lasciare qualcosa di scritto; non lo so, insomma,
  • tutto e’ possibile e tutto non e’ possibile; so soltanto che il pomeriggio mio marito non c’era piu’. Lui poi non era solito telefonare alle sette del mattino; non c’erano questi rapporti e … assolutamente niente.
  • P.M. dott. PETRALIA: – A proposito di Mutolo, lei aveva avuto notizia o comunque ne ha avuto notizia da altri, non necessariamente quindi da suo marito, e quindi in seguito,evidentemente, di alcune dichiarazioni di Mutolo di particolare interesse che avevano non dico turbato ma comunque che rappresentavano delle acquisizioni di una certa importanza e di cui era stato destinatario quindi suo marito che aveva ricevuto in prima battuta queste dichiarazioni? Dichiarazioni di Mutolo intendo dire riferentisi a personaggi,come cito’ lei stessa nella sua deposizione di poco fa, non propriamente mafiosi, ma personaggi delle Istituzioni. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Guardi, l’unica cosa che so e’ questa, anche perche’ me l’hanno riferita altri: oltre che mio marito era turbato perche’ quando cambiava la qualita’ dell’imputato, lui che era un uomo molto semplice e molto onesto, mai e poi mai avrebbe potuto immaginare che un collega fosse in contiguita’ con “Cosa Nostra”, etc. Mutolo gli aveva detto che avrebbe dovuto parlare di Signorino, pero’ mio marito ha detto pure: “Se ne parla la prossima settimana perche’ e’ tardi e dobbiamo… abbiamo chiuso gia’ il verbale, dunque se ne riparlera’ lunedi’”. 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Solo di Signorino? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’. Mio marito non mi ha fatto altri nomi, solo lui. 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Questo pero’ gliel’ha fatto direttamente suo marito? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Mio marito, si’. 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Volevo chiederle ancora una cosa per quanto riguarda le misure di protezione adottate e soprattutto l’atmosfera che regnava in relazione ai problemi di sicurezza nelle ultime settimane. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Adesso voglio ricordare qualcosa: quando mio marito e’ venuto a Palermo non aveva nessun posto fisso; questo posto fisso, come si chiama, e’ stato messo due settimane dopo la morte di Giovanni. Lui si giudava la sua macchina, da solo, non aveva neanche la tutela all’inizio; poi, dopo gli hanno messo una macchina, dopo la morte di Giovanni, una macchina con quattro uomini. Premetto che a mio marito a questo tipo di protezione non credeva e diceva sempre: “Quando decideranno di uccidermi i primi a morire saranno questi uomini”, ed infatti quando poteva, cercava di scappare di nascosto; non li voleva, perche’ non credeva a questo tipo di protezione e all’efficienza di questo tipo di protezione. Ancor piu’ mi ricordo che diceva sempre: “Io non chiedo niente; ognuno deve fare il suo dovere”; nel suo campo: “Non sono io che mi devo tutelare la vita, che mi devo proteggere, ma sono gli altri che ci devono pensare”. Non posso dire nient’altro perche’ di particolare, in quei sei mesi nonche’ in quegli ultimi due mesi non ho visto nulla; puo’ darsi che ci sara’ stato qualcosa di particolare, ma io non ho visto nulla sotto i miei occhi; qualcosa di diverso rispetto al passato non c’era. 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Era proprio questo quello che le volevo domandare… 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Ecco, io non so che cosa abbiano discusso nei vari comitati di sicurezza, che credo che si saranno riuniti, pero’ non so quali argomenti abbiano toccato riguardante mio marito e quali provvedimenti abbiano preso perche’ non li conosco, non sono stati sotto i miei occhi. 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Comunque a lei non risulta che suo marito avesse espressamente formulato delle osservazioni o delle richieste in relazione ai profili di protezione? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No, no, mio marito non ha mai chiesto nulla, assolutamente niente; soltanto che vedevo, per esempio, che era protetta la casa nostra davanti, di dietro no, e poi… niente… dove stava la madre era un punto vulnerabile; il percorso era sempre lo stesso per andare al Palazzo di Giustizia, per andare a Punta Raisi a prendere l’aereo. Insomma, questa era la vita che faceva mio marito, niente piu’ di tanto. Ho visto che quando mio marito era fuori, c’erano cani anti… che fiutavano le… antiesplosivo, elicotteri, televisione a circuito chiuso, bonifiche… 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Questo intende dire quando non era a Palermo. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Quando era fuori, si’. 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Cioe’ in sedi diverse da Palermo succedeva tutto questo?
  • TESTE PIRAINO A.: –  In sede diverse da Palermo, sia quando andava all’estero; c’erano delle protezioni. Questo quello che ho visto io, perche’ non so poi a Roma che tipo di protezione avesse, ma comunque era sempre tranquillo quando lui stava fuori, sia che si trovava a Roma, sia che si trovava altrove, anche se non aveva tutta questa platealita’, ecco; 100 mila elicotteri, 100 mila agenti, etc. Lui si sentiva sicuro fuori da Palermo; in citta’ no. 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Per quanto riguarda l’agenda se possiamo chiederne l’esibizione alla Corte e poi l’acquisizione. 
  • PRES.: – La richiesta e’ di acquisizione… di previa estrazione di… 
  • P.M. dott. PETRALIA: – Fotocopie. Intanto l’esibizione, poi l’estrazione di fotocopia, acquisendo quindi le copie. E’ questa l’agenda? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, e’ questa. 
  • PRES.: – E’ questa l’agenda cui ha fatto riferimento e che era nella sua abitazione, vero? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, si’.  I difensori di parte civile ed i difensori degli imputati non si oppongono all’acquisizione dell’agenda. 
  • PRES.: – In merito a queste ultime notizie che ci ha fornito, le riferi’ suo marito di particolari, anche se non plateali, forme di protezioni che gli erano state assicurate nel suo viaggio in Germania, dove era stato pochi giorni prima? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, la massima protezione ha avuto in Germania. Si’, si’. 
  • PRES.: – Non le riferi’ dei particolari, vero? Su questo tipo di protezione. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No, niente. Che so io, e’ entrato in un negozio ed hanno fatto uscire tutti quanti, hanno prima osservato il negozio per vedere un po’, hanno fatto la bonifica e poi l’hanno fatto entrare, che doveva comprare una collanina d’oro da regalare al bambino di Diego Cavaliero che doveva battezzare; e’ stata una cosina che ha comprato in Germania. 
  • PRES.: – Anche relativamente al soggiorno alberghiero le riferi’ come era stato protetto? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, si sentiva proprio addirittura in una morsa. Si’, protetto al massimo, insomma. 
  • PRES.: – Cioe’ le risulta che gli era pure difficile scendere a fare colazione senza prima avere avvertito le Forze dell’ordine che erano preposte alla sua tutela? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’, si’. 
  • PRES.: – Nella borsa che le e’ stata restituita, o perlomeno dove c’erano questi oggetti personali, c’erano altri oggetti personali che possono essere utili a questa Corte? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No, niente; le sigarette… niente, le sigarette, il costumino; queste cose e basta. 
  • PRES.: – Effetti personali che non possono essere utili alla Corte. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Niente.
  • PRES.: – Ha parlato di fogli di agenda che sono rimasti integri della famosa agenda rossa che le sono stati restituiti? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No, no. Niente, no, no. 
  • PRES.: – Puo’ indicarci, se e’ in grado di dirlo, qualcuno dei colleghi con cui il dottore Borsellino ebbe a lavorare nell’ultimo periodo a stretto contatto e che quindi in astratto possono, ove necessario, riferirci circostanze utili alla nostra indagine? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  (Aliquo’), Anatoli, Antonio Ingroia, Teresi, Principato, Scarpinato, ce ne sono tanti, e soprattutto quelli che son partiti con lui… in questi sei mesi che lui e’ stato a Palermo, ecco. 
  • PRES.: – L’impegno di Paolo Borsellino, lei ha detto, era totalizzante verso la societa’, la collettivita’, anche verso la famiglia; anche verso l’intera Magistratura le risulta che avesse degli impegni e che esprimesse un’attivita’? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’. Lui faceva vita anche associativa, non so come si dice, era in Magistratura (indipendente). Ecco, non so… non… 
  • PRES.: – Quindi si interessava anche, oltre che del suo lavoro, nell’amministrare giustizia, oltre che della sua famiglia, anche dei problemi dei giudici? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Certo, si’, si’. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Poco fa il collega le ha chiesto se lei sia stata portata a conoscenza di incontri, appuntamenti, di fatti ed avvenimenti verificatisi nella settimana immediatamente precedente alla strage; lei ha parlato di conoscenze, che le ha rappresentato il problema di Mutulo, la omessa verbalizzazione di Signorino di cui il dottore Borsellino peraltro non sapeva nulla, salvo il nome, lunedi’ sarebbero tornati, etc. Qualcuno dei collaboratori di suo marito le ha riferito di qualche incontro o di qualche cosa che avrebbe fatto il dottore Borsellino nei giorni in cui era a Roma? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Lei non ha mai ricevuto questa notizia da nessuno? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No, no, assolutamente niente. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Forse ne ha parlato con altri colleghi, con i colleghi di suo marito? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Forse ne ha parlato con altri, ma con me non ha detto nulla, completamente. 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Non gliene ha parlato. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No, no.  L’udienza viene sospesa per pochi minuti.  **–Ripresa l’udienza, il Presidente da’ atto che il P.M. ha provveduto a fare fotocopiare l’agenda, di cui in precedenza si e’ parlato, del dottore Borsellino, nella parti in cui risultano annotazioni e comunque sino alla data del 30 luglio, nonche’ la rubrica telefonica posta in calce all’agenda medesima.  Il Presidente da’ atto che le fotocopie che sono state eseguite corrispondono al contenuto dell’agenda medesima.  La Corte ammette tale produzione, ritenendone l’utilita’ ai fini processuali.  L’agenda in originale viene riconsegnata alla teste. 
  • PRES.: – Avrei qualche domanda da porle, a seguito della visione di questa agenda: ho riscontrato nelle giornate di domenica delle indicazioni sia orarie che giornaliere; per esempio, nella domenica del 19 aprile e’ indicato successivamente alle ore 9.00: Rita; mamma. Puo’ spiegarci a cosa corrisponde questa indicazione che il dott. Borsellino inseriva nella sua agenda? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  La domenica, prima di andare a messa, o subito dopo, se ne andava a trovare la sua mamma, che si trovava proprio in via D’Amelio. 
  • PRES.: -Presso la sorella Rita?
  • TESTE PIRAINO A.: –  Sempre presso la sorella Rita, si’. 
  • PRES.: – Quindi laddove, se lei ne e’ a conoscenza, nell’agenda noi troveremo delle indicazioni: Rita, mamma o Adele, mamma, come in taluni casi accade, cio’ significa che il dott. Borsellino era stato a trovare… 
  • TESTE PIRAINO A.: –  La mamma presso la sorella, si’. 
  • PRES.: – Per esempio, alla data del 5 luglio e’ indicato: ore 8.00 circa, messa, e poi: ore 10.00, Rita, mamma. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Sempre via D’Amelio, ecco, fa visita alla mamma. 
  • PRES.: – Quindi significa che alle 8.00 o pressoche’ a quell’orario e’ andato a messa; successivamente sia andato a trovare la mamma in via D’Amelio. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Precisamente. 
  • PRES.: – Cosi’ come, sempre in quella stessa data, troviamo: Villagrazia, vorra’ dire che successivamente si e’ recato a Villagrazia? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’. Precisamente, si’. Per due – tre domeniche successive siamo stati la’. 
  • PRES.: – Laddove, se ne e’ a conoscenza, erano indicati dei nomi tra parentesi, sa riferire perche’ aveva posto queste parentesi? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si, per esempio? 
  • PRES.: – Domenica 22 giugno c’e’ tra parentesi il cognome Lo Torto. O anche talune volte… 
  • P.M. dott.ssa PALMA: – Ci deve essere l’indicazione dell’ora, Presidente, accanto al (nome). 
  • PRES.: – Si’, ore 19.00, Lo Torto. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Si’. O perche’ amico nostro, che poi’ e’ un parente, e’ venuto a casa nostra o perche’ noi siamo andati da lui. Ma negli ultimi mesi non andavamo in nessun posto; erano loro che venivano la domenica a casa nostra. Si’, sono delle visite che noi ricevevamo a casa.
  • PRES.: – Per esempio, alla data del 18 luglio, io le prendo a casa, troviamo: alle ore 20.00 Rita, tra parentesi. Cosa puo’ significa… 
  • TESTE PIRAINO A.: –  18 luglio o giugno? 
  • PRES.: – 18 giugno.
  • TESTE PIRAINO A.: –  Non saprei. A che ora? 
  • PRES.: – Alle ore 20.00 della sera. Si riferisce sempre a visite oppure, eventualmente, anche a telefonate? Sa se annotava pure le telefonate? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  No, forse le telefonate no. Forse doveva andare da sua sorella e non e’ andato piu’, allora ha messo tra parentesi. Ecco, io interpreto cosi’. 
  • PRES.: – Vediamo se possiamo risalire. Il 13 di giugno c’e’ un’indicazione: ore 17.00, Falcone, e poi accanto, tra parentesi, Cossiga. E’ in grado di darci una spiegazione? 
  • TESTE PIRAINO A.: –  Che giorno? 
  • PRES.: – 13 di giugno. 
  • TESTE PIRAINO A.: –  E si’. Perche’ si doveva incontrare con il Presidente Cossiga. Forse era incerto, non sapeva se si sarebbe incontrato o meno e allora l’ha messo tra parentesi.

 


 

 

E Borsellino disse alla moglie: non sarà la mafia a uccidermi I sospetti del magistrato su «colleghi e altri»

Il giorno prima di morire Paolo Borsellino confidò alla moglie inquietanti convinzioni sulla propria fine, che considerava imminente: «Era perfettamente consapevole che il suo destino era segnato, tanto da avermi riferito in più circostanze che il suo tempo stava per scadere». Coltivava sensazioni fosche, condivise in uno degli ultimi colloqui con la donna della sua vita: «Ricordo perfettamente che il sabato 18 luglio 1992 andai a fare una passeggiata con mio marito sul lungomare di Carini, senza essere seguiti dalla scorta. Paolo mi disse che non sarebbe stata la mafia a ucciderlo, della quale non aveva paura, ma sarebbero stati i suoi colleghi e altri a permettere che ciò potesse accadere. In quel momento era allo stesso tempo sconfortato, ma certo di quello che mi stava dicendo». A nemmeno ventiquattr’ore da questi cupi presentimenti, alle 16.58 di domenica 19 luglio, dopo una nuova gita nella casa di Carini il giudice saltò in aria insieme a cinque agenti di scorta in via Mariano D’Amelio, davanti all’abitazione palermitana di sua madre.

Le dichiarazioni di Agnese Borsellino sono contenute in due verbali d’interrogatorio davanti ai pubblici ministeri di Caltanissetta titolari della nuova inchiesta sulla strage di via D’Amelio, nell’agosto 2009 e nel gennaio 2010, trasmessi alla Procura di Palermo che indaga sulla presunta trattativa fra lo Stato e Cosa Nostra. La testimonianza della signora Borsellino consegna altri frammenti di verità su sospetti e turbamenti del magistrato assassinato quasi vent’anni fa. Dalla fretta di acquisire elementi sulla strage di Capaci in cui era morto il suo amico Giovanni Falcone, nella consapevolezza che presto sarebbe a toccato anche lui – «prova ne sia che, pochi giorni prima di essere ucciso, si confessò e fece la comunione», dice la moglie – ai dubbi sui contatti fra rappresentanti delle istituzioni e della mafia.
Alla domanda se il marito le abbia mai detto di aver saputo «di una trattativa tra appartenenti al Ros dei carabinieri e Vito Ciancimino o altri soggetti appartenenti a Cosa Nostra o a servizi segreti “deviati”», la signora Borsellino risponde: «Non ho mai ricevuto tale tipo di confidenza da Paolo, che mai mi riferì di trattative in atto tra Cosa Nostra e appartenenti al Ros e ai servizi “deviati”. Non posso tuttavia escludere che egli fosse venuto a conoscenza di una vicenda del genere e non me l’avesse riferita, in quanto era in genere una persona estremamente riservata».

Ciò nonostante, in un altro colloquio riferì alla moglie l’improvviso indizio su una presunta connivenza con Cosa Nostra dell’allora comandante del Ros, che conosceva da tempo: «Notai Paolo sconvolto, e nell’occasione mi disse testualmente “ho visto la mafia in diretta, perché mi hanno detto che il generale Subranni era punciutu (cioè affiliato a Cosa Nostra, ndr )…”. Mi ricordo che quando me lo disse era sbalordito, ma aggiungo che me lo disse con tono assolutamente certo. Non mi disse chi glielo aveva detto. Mi disse, comunque, che quando glielo avevano detto era stato tanto male da aver avuto conati di vomito. Per lui, infatti, l’Arma dei Carabinieri era intoccabile».
Poi ci furono la frase sul timore di essere ucciso con la complicità o la colpevole indifferenza di altri soggetti, addirittura di «colleghi», e la rivelazione di un ulteriore sospetto: «Ricordo che mio marito mi disse testualmente che “c’era un colloquio tra la mafia e parti infedeli dello Stato”. Me lo disse intorno alla metà di giugno del 1992. In quello stesso periodo mi disse che aveva visto la “mafia in diretta”, parlandomi anche in quel caso di contiguità tra la mafia e pezzi di apparati dello Stato italiano. In quello stesso periodo chiudeva sempre le serrande della stanza da letto di questa casa (l’abitazione palermitana dei Borsellino, ndr ) temendo di essere visto da Castello Utveggio». Mi diceva “ci possono vedere a casa”». Il castello è sul Monte Pellegrino, sede di un centro studi ritenuto una copertura del servizio segreto civile su cui si sono appuntate molte indagini. Ma gli ultimi accertamenti svolti dai pm di Caltanissetta portano a escludere collegamenti tra quella località e la strage di via D’Amelio.

Che Borsellino fosse a conoscenza dei contatti del capitano Giuseppe De Donno e del colonnello Mario Mori (all’epoca ufficiali del Ros, oggi indagati nell’inchiesta sulla trattativa) con l’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino è un dato acquisito dopo le dichiarazioni dell’ex direttore generale del ministero della Giustizia Liliana Ferraro, che ne parlò allo stesso Borsellino alla fine di giugno del ’92. Il colloquio avvenne in una saletta dell’aeroporto di Fiumicino. C’era anche la moglie del magistrato, che ai pubblici ministeri ha dichiarato: «Mio marito non mi fece partecipare all’incontro con la dottoressa Ferraro. Anche successivamente, non mi riferì nulla, salvo quanto detto dal ministro Andò (titolare della Difesa, presente anche lui a Fiumicino, ndr ) che, per quello che mi venne riferito da mio marito, disse che era giunta notizia da fonte confidenziale che dovevano fare una strage per ucciderlo, e che ciò sarebbe avvenuto a mezzo di esplosivo. Mi disse che era stata inviata una nota alla Procura di Palermo al riguardo, e che Andò, di fronte alla sorpresa di mio marito, gli chiese: “Come mai non sa niente?”. In pratica, la nota che riguardava la sicurezza di mio marito era arrivata sul tavolo del procuratore Giammanco, ma Paolo non lo sapeva. Paolo mi disse, poi, che l’indomani incontrò Giammanco nel suo ufficio, e gli chiese conto di questo fatto. Giammanco si giustificò dicendo che aveva mandato la lettera alla magistratura competente, e cioè alla Procura di Caltanissetta. Mi ricordo che Paolo perse le staffe, tanto da farsi male a una delle mani che, mi disse, batté violentemente sul tavolo del procuratore».

Agnese Borsellino aggiunge che dopo la riunione di Fiumicino «mio marito non mi disse nulla che riguardava Ciancimino». I dissapori tra il magistrato antimafia, allora procuratore aggiunto a Palermo, e il capo dell’ufficio Pietro Giammanco si riferivano anche alla gestione di nuovi pentiti, come Gaspare Mutolo. Ecco perché, a proposito dei timori confessati durante l’ultima passeggiata sul lungomare, la signora Agnese spiega: «Non mi fece alcun nome, malgrado io gli avessi chiesto ulteriori spiegazioni; ciò anche per non rendermi depositaria di confidenze che avrebbero potuto mettere a repentaglio la mia incolumità… Comunque non posso negare che quando Paolo si riferì ai colleghi non potei fare a meno di pensare ai contrasti che egli aveva in quel momento con l’allora procuratore Giammanco».

11 novembre 2011   Corriere della Sera

 

 

i ricordi di AGNESE BORSELLINO