Chi scriveva i pizzini di Matteo Messina Denaro? Lui stesso!

 

di Gian J. Morici LA VALLE DEI TEMPLI 17.3.2023

 

Scoprire chi scrivesse all’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, quando questi agiva con il Sisde per arrivare alla cattura di Matteo Messina Denaro, è un fatto di non poco conto.

I pizzini inviati da Alessio, nickname dell’allora latitante, a Vaccarino, al quale aveva attribuito lo pseudonimo di Svetonio, si è sempre sostenuto fossero opera di un ghostwriter, o di un amanuense che scriveva sotto dettatura.

Questo ha permesso di favoleggiare sulla figura del fantomatico autore dei pizzini, a tal punto da far sì che il conduttore di Report, su Rai3, intervistasse un “signore” ripreso di spalle, che ha raccontato come Alessio fosse un Carabiniere suo amico che lavorava in banca, sotto copertura dei Servizi Segreti.

Un Carabiniere che nella veste di amanuense scriveva  i pizzini che tramite Vaccarino arrivavano poi al Sisde di Mori e De Donno.

Apriti cielo, il complottismo dilagante, foraggiato da un certo tipo di pseudo informazione, così come nelle intenzioni dei responsabili del programma televisivo, trovava humus fertile in quella pletora di telespettatori che, pollice verso, condannavano senza processo gli ufficiali del Sisde e Vaccarino, coinvolgendoli in un complotto che avrebbe depistato non si sa quali indagini, visto che proprio in fatto di indagini pare ci sia stata una certa carenza.

La vicenda di quella puntata – ripresa su questo giornale – ci racconta di un latitante (Matteo Messina Denaro) che nessuno riesce a catturare, e di Carabinieri e Servizi Segreti che – tramite Vaccarino-Svetonio, il quale fungeva da centrale di smistamento della corrispondenza dei Carabinieri-007 e il Sisde del Generale Mori – giocavano a scrivere “pizzini”.

Chi era l’uomo ripreso di spalle che faceva dichiarazioni così scottanti?

Ovviamente, il suo nome è – e forse rimarrà – sconosciuto.

La recente cattura di Rosalia Messina Denaro, ci ha permesso di venire a conoscenza di un “pizzino” scritto dal latitante alla sorella.

Una grafia molto simile a quella usata da Alessio con Svetonio, ma ancora troppo poco per poter affermare con quasi certezza che Alessio era effettivamente Matteo Messina Denaro.

A darci un ulteriore input ad approfondire la vicenda, è stato un articolo di Egidio Morici su Tp24, nel quale, oltre al pizzino alla sorella Rosalia e quello a Svetonio-Vaccarino, era pubblicato quello che il latitante aveva inviato, una quindicina di anni fa, al boss palermitano Salvatore Lo Piccolo.

Stessa grafia, stessi segni distintivi.

A differenza di chi intervista anonimi travisati o nascosti, siamo abituati ad offrire ai nostri lettori un’informazione seria e fondata su dati oggettivi, senza favoleggiare su assai presunti complotti il cui fine sembra essere solo quello di aumentare la popolarità di un programma televisivo, incuranti delle ombre che si gettano (autentici schizzi di fango) su istituzioni e protagonisti persino impossibilitati a difendersi.

Non dobbiamo infatti dimenticare che Vaccarino è deceduto in carcere a causa del Covid, dopo una vicenda che lo aveva visto coinvolto con un colonnello e un appuntato dei Carabinieri, in una storia che a seguito di quella che è apparsa come specie di rivalità tra “cacciatori”, è finita tragicamente con l’arresto dei protagonisti e con la successiva morte del Vaccarino.

Partendo dalla somiglianza tra i pizzini a Vaccarino, quello a Rosalia Messina Denaro e quello a Lo Piccolo, abbiamo ritenuto opportuno consultare un esperto in materia (non un gelataio, e neppure un incappucciato) per avere una prima analisi comparativa che ci desse un minimo di certezza sull’autore degli scritti.

Le conclusioni di questa prima analisi, ovviamente da approfondire, sono parecchio interessanti.

Secondo il professionista a cui ci siamo rivolti, sembra proprio che la scrittura appartenga alla stessa mano.

In particolare, nei pizzini inviati ai Lo Piccolo (al primo se ne è aggiunto un secondo inviato al figlio) sono state riscontrate caratteristiche molto importanti, analoghe a quello inviato a Vaccarino, alcune riportate anche nello scritto sequestrato in casa di Rosalia Messina Denaro, inviato a quest’ultima dal fratello Matteo.

Ma non è tutto.

Infatti, anche gli spazi, l’inclinazione e gli allunghi superiori, sono i medesimi per tutti e quattro gli scritti.

Non solo dunque punti di comunanza anche per quanto riguarda i segni distintivi presenti in tutti i pizzini, ma anche aspetti tecnici indicativi della personalità dell’autore degli scritti.

Un’apposita consulenza tecnica, con una più approfondita analisi comparativa tra gli scritti in questione, potrebbe mettere la parola fine a tutte le suggestive ipotesi finora avanzate, aprendo nuovi scenari.

Secondo alcune ricostruzioni, l’iniziativa del Sisde con Vaccarino non portó ad alcun risultato.

A smentire queste ricostruzioni, per rendersi conto di come tutt’altro che di secondaria importanza fu l’attività svolta da Vaccarino e il Sisde, è la sentenza del processo a carico di Messina Denaro Matteo, Messina Denaro Salvatore, Arimondi Maurizio, Cangemi Calogero, Catalanotto Lorenzo, Catania Tonino, Craparotta Andrea, Filardo Giovanni, Ippolito Leonardo, Marotta Antonino, Panicola Vincenzo e Risalvato Giovanni, emanata il 4 Novembre 2011.

Con l’evidenza delle cose – scriveva il giudice in sentenza -, il contatto tra il Vaccarino ed il Messina Denaro era stato reale ed importante ed il ‘tradimento’ non solo aveva posto in pericolo la latitanza del ‘Numero Uno’ di ‘Cosa Nostra’, ma gli stessi vitali interessi dell’organizzazione tanto da meritare di essere punito con la più severa tra le pene, estesa all’intera famiglia…” – facendo riferimento all’ultima lettera del latitante, che avendo scoperto il ruolo di Vaccarino, così concludeva la sua missiva:

Non ha neanche da sperare in una mia prematura scomparsa o nel mio arresto, perché qualora accadesse una di queste ipotesi, per lei nulla cambierebbe, in quanto la sua illustre persona fa già parte del mio testamento, ed in mia mancanza verrà sempre qualcuno a riscuotere il credito che ho nei suoi confronti, comunque vada lei o chi per lei pagherà questa cambiale che ha forsennatamente firmato. Lei è un essere snaturato che non ha voluto bene neanche alla sua famiglia, si vergogni di esistere”.

Senza arrivare alle ridicole affermazioni di qualche “esperta” in fatti di mafia, che dal palcoscenico di “Non è l’Arena” si è rivolta a una pletora di spettatori, intontiti da favole e filastrocche, raccontando che lo scambio di “pizzini” tra Svetonio e Alessio  avveniva via mail, prendiamo in considerazione soltanto il divertente compendio di castronerie e assoluta ignoranza in materia sugli argomenti trattati, che alcuni programmi propinano ai loro telespettatori.

Divertente compendio di castronerie, o autentici depistaggi messi in atto da strani personaggi che vengono intervistati senza che se ne conosca il nome e neppure il volto?

È un solo un caso che tutti questi programmi abbiano come filo conduttore i cosiddetti servizi segreti deviati?

È un caso se ogni volta il tutto sembra riconducibile alla cosiddetta “Trattativa Stato-mafia”?

È un mistero – e molto probabilmente tale rimarrà – quello che Vaccarino avrebbe voluto dire ai magistrati ai quali aveva inviato più lettere.

In particolare quella inviata a Piero Grasso, presso a Procura Nazionale Antimafia a Roma, giorni prima della cattura di Bernardo Provenzano, che – a dire dell’allora Procuratore – non sarebbe mai stata ricevuta dal destinatario.

Cosa sarebbe avvenuto se l’operazione del Sisde “Svetonio-Alessio” non fosse stata bruciata?

Ai quattro documenti sottoposti all’attenzione del professionista al quale abbiamo affidato la comparazione degli scritti, ne aggiungiamo un quinto.

Si tratta dello stralcio della lettera ricevuta da Vaccarino – l’identità del cui mittente da molti è stata messa in dubbio – dopo che Matteo Messina Denaro apprese della sua attività con il Sisde.

Anche in questo caso la grafia e i segni distintivi sono identici a quelli precedenti.

Lasciamo ai lettori il valutare se gli scritti possano appartenere alla medesima persona, o se quello a Vaccarino apparteneva al fantomatico carabiniere amanuense che scriveva i pizzini in risposta a Svetonio, per far sì che arrivassero al Sisde di Mario Mori.

Chi è questo fantomatico personaggio che a Report parlava di un carabiniere, nella veste di “scriba”, che scriveva sotto il nome di Alessio?

Perché sembra si sia inventato una storia che potremmo definire un autentico depistaggio in materia di indagini volte alla cattura dell’allora latitante?

Se da un lato il giornalista può avvalersi del suo sacrosanto diritto di tutelare le proprie fonti, grazie al segreto professionale, dall’altro lato non dovrebbe permettere – senza avere appurato i fatti – che un individuo sconosciuto, nascondendosi dietro l’anonimato, possa operare quello che sempre più appare come un depistaggio in danno degli allora ufficiali del Sisde, di Vaccarino e dell’opinione pubblica che anziché venire informata viene condotta per mano nella direzione voluta dai responsabili di programmi tv, che grazie ad anonimi testimoni di fatti inesistenti, aumentano l’audience uccidendo la verità.

L’elemento nuovo nella vicenda Svetonio-Alessio, ovvero la comparazione effettuata dal professionista al quale ci siamo rivolti, merita certamente di essere approfondito e valutato in sedi diverse da quelle delle redazioni giornalistiche, anche al fine di capire perché questi strani personaggi avrebbero spostato l’attenzione dall’allora boss latitante, Matteo Messina Denaro, in direzione di appartenenti alle istituzioni, mettendo in dubbio tutte le attività svolte da Carabinieri e Servizi Segreti, denigrati e ridotti al ruolo di amanuensi di “u siccu” (Matteo Messina Denaro).

Verranno mai avviate indagini che permettano di chiarire i tanti misteri che riguardano la vicenda Svetonio-Alessio e i tanti depistaggi messi in atto da questi misteriosi personaggi televisivi?

Da notare le lettere scritte alla stessa maniera, ma anche il particolare “CHE”, scritto in parte in corsivo e in parte a stampatello. Non si tratta dell’unico segno distintivo presente in tutti gli scritti. Possono esistere ancora dubbi sul fatto che a scrivere i pizzini fosse l’allora boss latitante? Perchè si è tentato di infangare gli ufficiali del Sisde e Vaccarino inventando strane storie su presunti amanuensi? E’ stato funzionale a giustificare lo stop imposto all’operazione Svetonio-Alessio? Tutte domande alle quali sarebbe opportuno – se non doveroso – che la risposta la desse la magistratura…

Da uno dei primi pizzini inviati a Vaccarino
Pizzino inviato da Matteo Messina Denaro a Salvatore Lo Piccolo

Pizzino inviato al figlio di salvatore Lo Piccolo

La lettera che Matteo Messina Denaro aveva scritto alla sorella Rosalia (da notare, oltre al “chE” scritto in parte in corsivo e in parte a stampatello, e le altre lettere identiche in tutti i pizzini, la Q in corsivo minuscolo scritta al contrario, sia nell’immagine qui sopra che in quella qui sotto)

 

Stralcio dell’ultima lettera inviata da Matteo Messina Denaro a Vaccarino, dopo aver scoperto che questi collaborava con il Sisde per assicurarlo alla giustizia

 

 


 

VACCARINO e IL BOSS