MORICI/SALVATORE BORSELLINO

 
VOGLIAMO VERITA’
Mi sono sempre astenuto, fino ad oggi, dall’esprimere un parere diretto rispetto alle esternazioni dell’ Avv. Fabio Trizzino per rispetto del fatto che, oltre ad essere avvocato dei figli di mio fratello Paolo, i miei nipoti Lucia, Manfredi e Fiammetta, è anche il marito di Lucia Borsellino.
Non l’ho fatto fino ad oggi per l’affetto che mi lega a loro ma non posso più esimermi dal farlo oggi, dopo che nell’articolo a firma di Salvo Palazzolo realizzato su una sua intervista, lo stesso Fabio Trizzino prende posizioni apertamente critiche nei confronti del Movimento delle Agende Rosse, che non può ignorare, anche se con lui ho pochi o meglio quasi nessun contatto diretto, sia stato creato da me e che a me si inspira riguardo alle mie posizioni processuali ed ai miei rapporti con le istituzioni.
Non voglio sindacare le sue posizioni processuali, io sono soltanto un ingegnere, mi intendo di leggi fisiche e non di leggi dello Stato, ma a leggere certe affermazioni sarebbe come se io scrivessi che un corpo immerso in un liquido riceve una spinta dall’alto verso il basso piuttosto che dal basso verso l’alto.
Prima di tutto torno a contestare il vezzo di presentarsi come legale della famiglia Borsellino, tanto che oggi così lo definisce la maggior parte degli organi di informazione ad anche Repubblica di Palermo titola l’articolo “L’appello della famiglia Borsellino”. Fabio Trizzino è il legale dei figli di Paolo Borsellino, la famiglia di origine di Paolo Borsellino (anche se in vita sono rimasto solo io, ma ci sono anche, oltre ai miei figli, quelli di mia sorella Adele e i tanti nipoti) ha un altro avvocato, si chiama Fabio Repici e le nostre posizioni processuali sono del tutto divergenti con quelle dell’Avv. Trizzino.
L’articolo inizia con l’affermazione “Il 19 luglio non ci siano divisioni” ma queste buone intenzioni non sono poi mantenute nel prosieguo dell’intervista se è vero come è vero che poi è il Movimento delle Agende Rosse ad essere indicato nel corso dell’articolo come chiaramente espresso dalla seguente frase:
“A volte mi chiedo se Le Agende Rosse siano veramente al servizio della Ricerca della Verità, per arrivare ad una ricostruzione corretta, oppure sono innamorate di una tesi, quella della trattativa, in maniera dogmatica e la portano avanti nonostante la pluralità di ricostruzioni alternative”.
L’Avv. Fabio Trizzino, a meno che non si sia innamorato delle tesi sostenute da Mori e dai Ros, dovrebbe sapere che le recenti sentenze, sebbene largamente contraddittorie nei tre gradi di giudizio, non hanno negato l’esistenza della trattativa, peraltro già da tempo accertata da una sentenza passata in giudicato come la sentenza Tagliavia di Firenze, ma ne hanno negato gli effetti penali, e che lo stesso Mori, del quale egli sostiene così caldamente le tesi, che peraltro è stato il primo a parlare in fase processuale di “Trattativa”, dopo queste sentenze ha affermato in una intervista “Io rifarei la trattava”, confermando così implicitamente il fatto di averla già fatta una volta.
Nell’articolo poi Fabio Trizzino ritira fuori il dossier mafia-appalti come movente della strage senza tenere conto del fatto che, sebbene sicuramente possa essere una concausa, non è sicuramente la causa scatenante dell’accelerazione della strage, quale sicuramente può essere invece il pericolo che Paolo rivelasse all’opinione pubblica dei contatti tra mafia e Stato, di cui peraltro aveva già parlato a sua moglie e che nel clima di allora, dopo la strage di Capaci, avrebbe scatenato la reazione dell’opinione pubblica, ed anche la necessità di impedire a Paolo di andare a deporre a Caltanissetta come aveva espressamene richiesto nel suo ultimo discorso pubblico, nella biblioteca Comunale di Casa Professa, e dove sarebbe dovuto andare nella settimana successiva alla strage di Via D’Amelio.
Ma anche in questo Fabio Trizzino sposa in pieno le tesi dei Ros.
Su un’altra cosa non posso tacere, l’intervista comincia con la frase
“Il 19 luglio non ci siano divisioni, Paolo Borsellino è di tutti, è uno dei padri costituendi della seconda Repubblica, nata sul sangue”.
Se avesse voluto evitare le divisioni avrebbe potuto aspettare un altro momento per le sue dichiarazioni e dimentica forse che questa Seconda Repubblica è nata proprio al prezzo del sangue di questi martirii, di Paolo, di Giovanni, di Francesca e degli uomini e donne che facevano loro da scorta e che questa seconda repubblica sta portando avanti una riforma della Giustizia che, mentre a parole li celebra, nei fatti sta togliendo ai magistrati quello che era il loro lascito, delle leggi giuste, adatte a combattere quella criminalità organizzata che piuttosto che essere stata sconfitta sta diffondendosi in ogni angolo del nostro disgraziato paese.
Salvatore Borsellino
 

14.7.2023 Gian Joseph Morici

 
“Fui incuriosito dalla presenza di una cassa enorme: alta un metro e mezzo e larga almeno un metro. Ci dissero di caricarla facendo estrema cautela e la cosa destò in me un dubbio che presto si trasformò in certezza, ovvero che la fantomatica cassa fosse piena di esplosivo.
Chi era il bersaglio? La risposta era oramai abbastanza chiara: il tritolo avrebbe dovuto uccidere quel maledetto giudice che stava procedendo troppo spedito in direzione della Mafia; quel Borsalino che voleva annientare la Piovra dalla radice. L’esplosivo era un regaluccio per lui!”
Queste sono le parole di Vincenzo Calcara, riportate nel libro dei memoriali dello stesso, da Lei pubblicizzato sul sito 19luglio1992.com.
Fatti mai narrati dall’ex pentito a Suo fratello, e che se fossero veri e se gliene avesse parlato, forse avrebbero salvato la vita al Giudice.
A prescindere dall’attendibilità del Calcara, smentita da almeno 20 anni di sentenze, compreso quelle citate sul sitoe che ne avrebbero attestato la piena attendibilità – e sono certo che non le ha mai lette -, mi sono sempre chiesto come non abbia mai avuto conati di vomito nell’elogiare colui che – a suo stesso dire – si sarebbe reso complice del trasporto dell’esplosivo destinato a Suo fratello.
Forse mafia-appalti sarà stata solo una concausa dell’accelerazione della strage di via D’Amelio, ma la cosiddetta “Trattativa” non mi pare sia sta neppure indicata come tale dopo il giudizio definitivo.
Anni di inutili processi che hanno spostato l’attenzione dalle vere cause – o concause che dir si voglia – inseguendo chimere e circondandosi di soggetti come il “falso pentito” Calcara (per averlo definito tale sono stato querelato dallo stesso e assolto “perché il fatto non costituisce reato”) e “santoni” che ampio spazio hanno dato nel tempo a compendi di autentiche castronerie spacciandoli per assolute verità.

dalla pagina FB Salvatore Borsellino