Intervento della Ministra della Giustizia italiana – Nazioni Unite, Sessione Speciale sulla Corruzione – 4 giugno 2021

 

New York – Assemblea Generale delle Nazioni Unite

 

È un onore per me rivolgermi alla prima Sessione Speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dedicata alla lotta alla corruzione.

Desidero esprimere alcune osservazioni in qualità di rappresentante del governo italiano e dell’Italia in veste di Presidente del G20. Colgo, inoltre, l’occasione per ringraziare le Organizzazioni e gli organismi internazionali, in particolare l’UNODC, per il costante impegno e supporto.

Ci troviamo in questo luogo storico in questo momento storico, desiderosi di adottare una dichiarazione politica fondamentale per rinnovare il nostro impegno nella lotta alla corruzione e per rafforzare l’integrità, la trasparenza e la cooperazione internazionale in questo campo. Tale Dichiarazione fornirà molti input per la preparazione del Piano d’azione anticorruzione del G20 per gli anni 2022-2024, che sarà adottato alla fine dell’anno nel corso della Presidenza italiana del G20.

La pandemia di COVID-19 ha fatto precipitare la comunità internazionale nella peggiore crisi globale dalla Seconda Guerra mondiale. Anche la corruzione è una minaccia globale, che mette alla prova le nostre società e le nostre economie. Ostacola la crescita economica sostenibile, distorce la concorrenza sul mercato, mina lo stato di diritto e la fiducia tra cittadini e governi. Inoltre, costituisce un grave ostacolo allo sviluppo della prosperità e della sicurezza per i nostri paesi e le nostre comunità. Ecco perché la lotta alla corruzione riveste un ruolo cruciale.

La pandemia ha messo in luce la necessità di un multilateralismo efficiente e di un’efficace cooperazione internazionale al fine di rafforzare i nostri sistemi giuridici nazionali. In questo contesto, l’Agenda 2030 degli Obiettivi di Sviluppo sostenibile è fonte di ispirazione, in particolare l’Obiettivo 16 su Pace, Giustizia e Istituzioni forti, che consideriamo un obiettivo trasversale, che copre l’intero paradigma dello sviluppo sostenibile.

Il nostro impegno non si limiterà ad una dimensione giuridica e giudiziaria, ma coinvolgerà anche una vitalità socioculturale, favorendo l’attiva partecipazione della società civile e, in particolare, dei giovani.
I corrotti e i loro corruttori sono “ladri del futuro” delle generazioni a venire. Ma, allo stesso tempo, nella sempre crescente determinazione dei giovani a contrastare ogni forma di corruzione, ripeteremo, con il giudice Paolo Borsellino – brutalmente assassinato nel 1992 da mafiosi – che un forte alleato nella lotta alla corruzione è “la bellezza del fresco profumo della libertà”. Questa visione e questa speranza ora continuano a vivere, attraverso il nostro sforzo di costruire istituzioni pubbliche saldamente radicate nella cultura dello stato di diritto che deve essere imprescindibile dalla salvaguardia della democrazia e dalla tutela dei diritti umani.

È proprio questa visione che ha spinto il legislatore italiano ad adottare una normativa avanzata e un codice antimafia innovativo per introdurre nel nostro ordinamento il modello di riutilizzo sociale dei beni confiscati.
L’obiettivo è restituire alla società ciò che la criminalità organizzata le aveva sottratto attraverso attività illecite. Questo modello rappresenta infatti una forma di risarcimento per le comunità che sono state danneggiate dai fenomeni criminali più gravi. Ha un profondo valore economico e simbolico e dimostra che è possibile trasformare il recupero dei beni in un’opportunità significativa per proteggere efficacemente le comunità e rafforzare il coinvolgimento dell’intera società civile nelle strategie di prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata. Sono particolarmente lieta che questo modello italiano sia stato riflesso nella Dichiarazione politica (par. 49) da adottare nel corso di questa sessione speciale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Si è detto che «il diritto sia il legame più forte tra l’uomo e la libertà», che «nel corso della lunga storia dell’umanità, l’uomo ha dovuto lottare per creare un sistema di diritto e di governo in cui le libertà fondamentali fossero legate all’applicazione della giustizia”, che “se si negano i diritti di un uomo, si mettono in pericolo i diritti di tutti”.

Queste parole, pronunciate da Robert F. Kennedy nel suo primo discorso ufficiale dopo essere diventato Attorney General degli Stati Uniti, illuminano la logica alla base del nostro comune impegno contro la corruzione.
Non è solo una questione di giustizia penale. È anche e soprattutto una strategia di ampio respiro per far sì che ogni persona, a partire dalla più vulnerabile, possa godere dei propri diritti umani e delle libertà fondamentali.

In tale prospettiva, l’Italia sta promuovendo il proprio ordinamento giuridicoper prevenire meglio la corruzione, incrementare la trasparenza nel settore pubblico e soprattutto negli appalti pubblici; per la responsabilità di persone e enti, per garantire un’adeguata protezione agli informatori e ai media investigativi.

L’Italia è anche impegnata a spingere l’agenda globale anticorruzione del G20 verso una nuova era di enforcement. Il Gruppo di lavoro anticorruzione (ACWG) del G20 è diventato uno dei forum globali più pertinenti e dinamici per elaborare politiche e strategie per prevenire e contrastare la corruzione. Prevenire e combattere la corruzione in modo più efficace equivale ad uno sforzo chiaro: dobbiamo misurare la corruzione in modo più scientifico, affidabile e oggettivo.
Il Gruppo di Lavoro Anticorruzione della Presidenza Italiana del G20 è passato da un contesto analitico ad un percorso innovativo di miglioramento della misurazione della corruzione: è in preparazione, con l’ausilio dell’OCSE, un compendio di buone pratiche sulla misurazione della corruzione e un insieme di principi di alto livello sulla corruzione in relazione alla criminalità organizzata è in corso di negoziazione.

La corruzione al giorno d’oggi non è solo uno schema bilaterale sul dare e ricevere tangenti. È più complesso e sofisticato di quanto non fosse venti o trent’anni fa. Il mondo accademico e la società civile hanno spesso messo in luce le nuove caratteristiche della corruzione: fluida, diffusa, in rete, interconnessa con il mondo degli affari e con la criminalità organizzata, tanto che è stata introdotta una definizione più ampia di “corruzione organizzata”, che richiede una risposta globale.

Per questo l’Italia ha incentrato i lavori del Gruppo di Lavoro Anticorruzione del G20 in particolare su:

  • Lotta alle forme innovative di corruzione legate alla criminalità organizzata,
  • Nuove aree di rischio come lo sport e la corruzione durante le emergenze e le crisi.

Il nostro obiettivo è quello di sensibilizzare e fornire orientamenti politici verso un’azione rafforzata e coordinata per prevenire e contrastare la corruzione.

Analogamente, è importante garantire l’Indipendenza, la Trasparenza e la Responsabilità sociale della Giustizia: tre pilastri fondamentali per una lotta efficace alla corruzione. La comunità internazionale deve mantenere i propri impegni per scoraggiare e contrastare la corruzione in tutte le sue forme.

Dobbiamo anche avanzare verso nuovi approcci affidabili e globali alla misurazione della corruzione, in vista dello sviluppo di politiche e strategie anticorruzione basate su dati concreti.

La Sessione Speciale di oggi dell’Assemblea Generale costituisce un’eccellente opportunità per rinnovare il nostro impegno personale e collettivo per frenare la corruzione e costruire la fiducia per la generazione futura. Si tratta, infatti, di un impegno personale, poiché ogni essere umano affronta l’urgenza di una decisione: la decisione di non rimanere complice di una “cultura” della corruzione. Allo stesso tempo, è anche una questione di impegno collettivo, poiché le istituzioni devono essere le prime ad impegnarsi nel promuovere scelte coerenti, rafforzare lo stato di diritto e diffondere una vera e propria cultura della legalità nella società civile.

Su questo cammino comune, nessuno di noi può adagiarsi!

”La corruzione mina lo stato di diritto e minaccia la sicurezza”: la Cartabia parla all’ONU

Dal 2 al 4 giugno a New York si è tenuta la prima sessione speciale delle Nazioni Unite sulla Corruzione, in concomitanza con l’avvio del semestre italiano di presidenza del G20.

Il Governo Italiano rappresentato dalla Ministra Cartabia, ha preannunciato che prima della fine del semestre sarà adottato un Piano d’azione anticorruzione del G20 per gli anni 2022-2024. Ma per la riuscita di qualunque dichiarazione politica, è indispensabile che, accanto alle istituzioni, ciascuno assuma un “impegno personale”.

La corruzione è un male tanto grande e tanto esteso all’interno dell’odierna società e della sua economia, che per combatterla gli Stati rincorrono da tempo un approccio internazionale di aiuto e controllo reciproco. È entrata in vigore nel 2005 la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione ratificata da 187 Paesi, fra cui il nostro.

Ma, nonostante il proliferare di leggi di ratifica di accordi e trattati internazionali, la sfida più difficile si rivela quella di stimolare la volontà politica dei governi all’applicazione delle leggi anticorruzione. Detto in parole povere, il problema vero è quello di “passare dalle parole ai fatti”. La sensazione crescente è che le organizzazioni criminali trovino spesso appoggio negli apparati governativi, o comunque operino con la loro connivenza, e nell’indifferenza, spesso interessata, del potere giudiziario.

Per questo motivo la Camera di Commercio internazionale (ICC), che rappresenta 45 milioni di aziende nel mondo, e altre 50 organizzazioni della società civile, hanno chiesto all’ONU di convocare una Sessione Speciale, che si è tenuta dal 2 al 4 giugno, con lo scopo di spingere gli Stati firmatari della Convenzione ONU del 2005 ad una dichiarazione di impegno politico nella lotta alla corruzione. Una task force internazionale si occuperà di elaborare proposte per risolvere i lati deboli della normativa internazionale vigente.

La Ministra Cartabia, nel suo intervento all’assemblea generale delle Nazioni Unite, ha sottolineato i gravi danni della corruzione: “ostacola la crescita economica sostenibile e distorce la concorrenza sul mercato, minando lo Stato di diritto e la fiducia tra cittadini e Governi. Costituisce, inoltre, un grave ostacolo allo sviluppo della prosperità e della sicurezza dei nostri Paesi e delle nostre comunità”. Il Governo italiano mostra di non ignorare la crescente complessità e sofisticatezza dei meccanismi corruttivi, che si insinuano in nuove aree di rischio, come il mondo dello sport, e sfruttano persino le emergenze e le crisi, come quella che stiamo attualmente attraversando. La criminalità organizzata si muove sempre più sul piano globale, grazie alle reti di connessione internazionali, sfuggendo al controllo dei singoli Stati, non di rado con la complicità del sistema giudiziario. Per questo la Ministra ha manifestato la convinzione del Governo italiano sulla opportunità di adottare sistemi di misurazione condivisa nella lotta alla corruzione, ma anche sulla necessità di garantire “l’indipendenza, la trasparenza e la responsabilità sociale del sistema giudiziario”.

Lo esige il momento storico, e l’importanza di uscire dalla crisi che stiamo attraversando, rafforzando (e non dissipando) il modello democratico delle nostre società e lo Stato di diritto.

La portata enorme del problema, ci induca a non cadere in facili illusioni: la corruzione non è un fenomeno che possa combattersi solo con le leggi, (neppure internazionali) o con le dichiarazioni politiche, se è vero, come riteneva il Montesquieu (esaminando le cause della decadenza dell’impero romano), che alla sua base si annida un desiderio naturale dell’uomo di dominio e di possesso.

Per non restare delusi dai proclami internazionali è imprescindibile, come ha affermato la Cartabia, che all’impegno collettivo delle istituzioni si unisca un impegno personale di ciascuno a non rimanere “complice di una cultura della corruzione”. Lo sforzo del Governo italiano, ha detto la Ministra, “non si limiterà ad una dimensione giuridica e giudiziaria, ma coinvolgerà anche una vitalità socioculturale, favorendo l’attiva partecipazione della società civile e in particolare dei giovani. I corrotti e i loro corruttori sono “ladri del futuro” delle generazioni a venire”. Infine, per restituire uno slancio positivo e uscire dalle visioni pessimistiche, Marta Cartabia ha voluto dare risalto al desiderio che deve animare la lotta alla corruzione. A questo scopo, si è fatta aiutare dalle parole del giudice Paolo Borsellino, grande combattente e vittima sacrificale di questa lunga battaglia: “un forte alleato nella lotta alla corruzione è la bellezza del fresco profumo della libertà.

Su Shop.Altalex.com è disponibile: