L’AGENDA ROSSA e il mancato scoop di 10 anni fa nato da una “prova schiacciante”

 

L’AGENDA ROSSA di Paolo Borsellino era lì dove avrebbe dovuto essere. A terra, integra, accanto al corpo carbonizzato del magistrato ucciso da un’autobomba in via D’Amelio insieme ai cinque uomini della sua scorta.
L’agenda era lì, ben visibile ancora pochi minuti dopo l’esplosione, almeno fino a quando un uomo, non in divisa, si avvicina al corpo di Paolo Borsellino e, con il piede sinistro alza un pezzo di cartone che copre l’agenda rossa. 
L’agenda è lì, per terra, accanto ad una delle auto blindate del magistrato e della scorta che ancora fumano dopo l’esplosione.
L’uomo misterioso che si era allontanato di qualche metro torna indietro e sposta quasi del tutto quel pezzo di cartone.
Eccola qui l’agenda rossa di Paolo Borsellino, quella da cui il magistrato non si separava e che tutti cercano invano da vent’anni.

Ora c’è una prova schiacciante, un documento finora inedito, un filmato di oltre due ore girato nell’immediatezza della strage dagli operatori televisivi dei vigili del fuoco, accorsi in via D’Amelio quel maledetto pomeriggio del 19 luglio del 1992, per spegnere le fiamme causate dallo scoppio dell’autobomba piazzata da Cosa nostra sotto casa della madre del giudice.

In quel filmato un’agenda rossa si vede nitidamente a fianco del corpo carbonizzato del magistrato.(che in realtà  era quello di Manuela Loi).
È quella di Paolo Borsellino? Certo, difficile pensare a una singolare coincidenza e che sia l’agenda di qualcun altro.
A stabilirlo con certezza saranno i magistrati della Direzione Distrettuale di Caltanissetta che proprio nei giorni scorsi avevano acquisito numerosi filmati girati da tv nazionali e private e da videoamatori, nei minuti e nelle ore successive alla strage.
Il tentativo era quello di trovare tracce di quell’agenda dove si presume che il magistrato avesse annotato appunti di lavoro e riflessioni. Proprio queste avrebbero potuto far luce sul reale movente della strage e sulle possibili responsabilità istituzionali a fianco di Cosa nostra. Perché il sospetto dei Pm di Caltanissetta è che Paolo Borsellino nelle ultime settimane della sua vita avesse scoperto la trattativa tra Stato e Mafia.
Il filmato dei Vigili del Fuoco era stato acquisito, insieme ad altri video dalla Procura di Caltanissetta già 20 anni fa, ma evidentemente tra centinaia di ore di registrazione, questi chiarissimi fotogrammi che mostrano un’agenda rossa accanto al corpo di Paolo Borsellinosono sfuggiti all’esame degli inquirenti.
Che il magistrato anche quella domenica del 19 luglio avesse l’agenda rossa con sé è certo, lo hanno ribadito più volte la moglie, Agnese Piraino Leto scomparsa da alcuni giorni, e i figli.
Un’agenda che il magistrato teneva spesso in mano e che non lasciava quasi mai nella sua borsa di lavoro che invece, come avvenne il 19 luglio, affidava spesso alla custodia degli uomini della sua scorta.
La borsa del giudice fu ritrovata sul sedile posteriore della macchina blindata ma al suo interno l’agenda rossa non c’era. Probabilmente perché, come dimostra ora il filmato di cui Repubblica è entrata in possesso, prima di salire a casa della madre, Borsellino l’aveva presa con sé.
Chi è dunque quell’uomo che indossa mocassini neri, pantaloni beige su una camicia bianca e con un borsellino nero, che si avvicina a così tanto e ripetutamente al corpo martoriato di Borsellino, prima ancora che venga coperto pietosamente con un lenzuolo e per ben due volte sposta con un calcio quel pezzo di cartone che copre parzialmente l’agenda?
Certamente un uomo in divisa, un “addetto ai lavori” che nessuno allontana dalla scena della strage in quei drammatici momenti in cui decine di poliziotti e carabinieri cercavano di mandare via tutti i curiosi.
Un’immagine in linea con la testimonianza resa alcuni anni fa dall’ispettore di polizia Giuseppe Garofalo ai magistrati di Caltanissetta: “Ricordo di avere notato una persona in abiti civili alla quale ho chiesto spiegazioni in merito alla sua presenza nei pressi dell’auto blindata. A questo proposito non riesco a ricordare se la persona mi abbia chiesto qualcosa in merito alla borsa o se io l’ho vista con la borsa in mano o comunque nei pressi dell’auto del giudice.
Di sicuro io ho chiesto a questa persona chi fosse e lui mi ha risposto di appartenere ai “servizi”. Posso dire che era vestito in maniera elegante, con una giacca di cui non ricordo i colori”.Negli anni sono state molte le ipotesi seguite sulla sparizione dell’agenda rossa. Un filmato sembrava indicare nell’ufficiale dei carabinieri Giovanni Arcangioli l’uomo che cammina in via D’Amelio con la borsa del magistrato ma, inquisito, è stato prosciolto perché non c’è la prova che l’agenda si trovasse dentro la borsa. Una relazione di servizio della Polizia di Stato, invece, racconta che quella borsa venne portata alla squadra mobile e consegnata all’allora dirigente Arnaldo La Barbera. Ora il nuovo filmato fornisce una pista decisiva sul giallo dell’agenda rossa.  La Repubblica 


Da Giornale.it del 19 maggio 2013

…Che invece era dove doveva essere: in strada, accanto ai resti mortali del magistrato, semicoperta da un cartone, spostata con i piedi da un poliziotto con tracolla e mocassini.
Ce l’aveva in mano Borsellino quando scese dalla blindata, forse la teneva «sotto l’ascella» come sembrava di ricordare all’unico sopravvissuto della scorta e come ammette il procuratore Lari. E pure i familiari, dalla sorella Rita alla moglie Agnese, lo dicevano incessantemente: Paolo non se ne separava mai.

Ecco. Lo scoop di Francesco Viviano, ieri su Repubblica, cancella in un solo colpo due decenni di accertamenti catastrofici basati sulla convinzione mediatico-giudiziaria che qualcuno fece sparire la borsa con dentro «l’agenda rossa» perché all’interno vi erano custoditi i nomi dei mandanti eccellenti e dei politici collusi, i segreti delle stragi e l’indicazione dei soggetti istituzionali responsabili dell’indimostrata «trattativa» Stato-mafia. Follie.
Perché è impensabile che un magistrato come Borsellino non abbia ritenuto di condividere indizi di reato con sbirri e colleghi, arrivando addirittura a non verbalizzare le gravissime accuse fatte dal pentito Mutolo. Minchiate.

Quell’agenda dimenticata, più semplicemente se l’è portata via l’azienda addetta alla pulizia della strada,anche se c’è da scommetterci che da qui ai prossimi vent’anni, fioccheranno nuove indagini, nuovi indagati, libri, convegni, dibattiti, cortei e manifestazioni con agende rosse al cielo. E comunque, se qualcuno l’ha fatta sparire di proposito, resta lo scempio investigativo, il coté mediatico che ne è seguito, la sciatteria.


18 maggio 1992 TG SKY 24  Un video realizzato subito dopo la strage e diffuso da SkyTG24 mostra il diario scomparso del magistrato. “Se fosse vero sarebbe pazzesco”, dice Sergio Lari. Il presidente del Senato Grasso: “Qualsiasi passo in avanti è positivo“.


18 maggio 2013 – LA STAMPA – L’hanno cercata inutilmente per anni, hanno visionato centinaia di foto e di video, hanno ascoltato decine e decine di testimoni, hanno inquisito un ufficiale dei carabinieri, poi prosciolto, sospettato di essersene impossessato. E anche oggi, a distanza di oltre vent’anni, l’agenda rossa di Paolo Borsellino – il diario in cui il giudice era solito annotare spunti investigativi, riflessioni e appunti scomparso subito dopo la strage di via D’Amelio – continua ad essere al centro di misteri e polemiche.L’ultima «novità» riguarda un filmato girato sul luogo dell’agguato dai vigili del fuoco, di cui finora nessuno si sarebbe accorto.

I figli di Paolo Borsellino, «fermo restando il dato processualmente acquisito sull’agenda rossa trafugata in via D’Amelio», evitano polemiche e si «affidano al lavoro e all’impegno che stanno profondendo gli organi inquirenti».

La smentita


22.5.2023 ESCLUSIVO – L’agenda rossa di Paolo Borsellino? Non è questa: ecco il video che lo dimostra  

VIDEO

 

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È quella l’agenda rossa di Paolo Borsellino, che conterrebbe i segreti custoditi gelosamente dal magistrato e che sarebbe stata fatta sparire poco dopo la strage in via D’Amelio, a Palermo? Per giorni si è pensato di sì.
Ma ora, un video esclusivo di oggi.it (e le parole del procuratore di Caltanissetta Sergio Lari) conferma che quel frammento rosso è davvero solamente un parasole

LA VICENDA – Per qualche giorno siamo rimasti scioccati dal fotogramma diffuso da Repubblica dell’apparente agenda rossa di Paolo Borsellino a terra, di fianco al corpo straziato dell’agente di scorta Emanuela Loi.
Il fotogramma fa parte di un filmato girato subito dopo la strage dai vigili del fuoco e depositato al processo Borsellino-bis. E l’oggetto, rettangolare, di un rosso nitido, può far effettivamente pensare ad un quaderno o, perché no, ad un’agenda.

I PRIMI DUBBI DELLA SCIENTIFICA – Martedì la polizia scientifica, in attesa dell’esito delle analisi tecniche, ha già posto forti dubbi sul fatto che si tratti però di un’agenda, definendolo un parasole. Certo, c’è una bella differenza. Ma basta andare indietro di qualche secondo, nel video che Oggi è in grado di mostrarvi per accorgersi che è altamente probabile che davvero di parasole si tratti.
Tanto più che, poche ore dopo, la conferma ufficiale arriva niente meno che dal procuratore di Caltanissetta Sergio lari. Che senza giri di parole dice che si è trattato di “un clamoroso errore giornalistico”.

LE IMMAGINI ESCLUSIVE – Nel video esclusivo di Oggi si notano infatti due persone sollevare il lenzuolo che copre il corpo di Emanuela Loi perché uno di loro possa scattare delle foto. Il corpo è parzialmente coperto da un oggetto a soffietto colorato con le alette, molto somigliante ad un parasole per parabrezza di colore verde. Il fotografo lo scalcia via due volte, il cartone si sposta facilmente e mette in luce un’altra facciata colorata, stavolta di rosso. Quello che, visto solo nel fotogramma di Repubblica, sembrava essere un’agenda e che invece pare essere solo un’aletta del parasole.

PARASOLE DEI MONDIALI DI ITALIA 90 – A essere pignoli – e davvero fortunati- la polizia scientifica potrebbe trovare una conferma matematica se riuscisse a trovarne uno simile per confrontarne le alette: il parasole mostra infatti la lettera M, un campo da calcio verde, un pallone e le bandiere di Belgio e Svezia. Certamente si tratta di uno delle migliaia di gadgets prodotti in occasione dei mondiali di Italia ’90 – cui parteciparono sia Belgio che Svezia -, due estati prima della strage. Ma anche senza questa prova, si può notare che sia la parte verde del parasole che la parte rosso vivo sono completamente privi di fuliggine, pur trovandosi a fianco a un corpo carbonizzato.

QUEL COLORE ROSSO VIVO – Se qualcuno, tra le vittime, avesse tenuto in mano l’agenda del magistrato, certamente si sarebbe quantomeno annerita. Invece quel cartone rosso è lindo esattamente come la parte verde. L’ipotesi dunque più plausibile è che si tratti di un parasole per parabrezza volato via da una delle tante auto nella zona, per via della folata di vento dovuta alla deflagrazione. Il mistero dell’agenda rossa continua.  Edoardo Montolli OGGI

 

 

La BORSA dei MISTERI di BORSELLINO. La scomparsa dell’AGENDA ROSSA e non solo