PALERMO – Alla faccia di … una mostra permanente su Falcone e Borsellino all’aeroporto a loro dedicato

Si trova nell’area arrivi – sala ritiro bagagli la mostra permanente all’aeroporto internazionale di Palermo per ricordare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino dalle stragi del 92 di Capaci e via D’Amelio, a Palermo.
L’esposizione è stata ideata dall’agenzia di stampa ANSA insieme alla Gesap, la società di gestione dello scalo aereo palermitano, alla Fondazione Federico II e alla Regione siciliana.
Realizzata come omaggio alla memoria e al sacrificio dei due magistrati, l’installazione fotografica ricostruisce – attraverso le immagini private messe a disposizione dai familiari e l’archivio fotografico dell’ANSA – la vita di Falcone e Borsellino.
“Un presidio di memoria che ripercorre la vita dei due magistrati  ha detto Salvatore Burrafato, presidente di Gesap – Due grandi uomini a cui rendiamo omaggio con questa mostra, vero e proprio percorso di educazione alla legalità e alla memoria, visibile a chiunque arrivi nello scalo aereo palermitano”.


Micciché: “Aeroporto Falcone Borsellino? Un errore intitolarlo a loro”



Nicosia intercettato: “Cambiamo nome all’aeroporto di Palermo, Falcone e Borsellino sono solo vittime di incidenti sul lavoro”

Le offensive e gravi asserzioni dell’esponente dei Radicali fermato stanotte con l’accusa di associazione mafiosa nell’operazione «Passepartout» di Gico e Ros

Ecco l’esponente radicale e sedicente attivista dei diritti umani Antonello Nicosia, fermato stanotte per mafia da Gico e Ros, con altre quattro persone, mentre esprime i propri veri sentimenti nei confronti dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, morti – dice lui all’altro esponente radicale Alessio Di Carlo, che accompagna in automobile – in un «incidente sul lavoro». I due colleghi sono nei pressi dell’aeroporto di Palermo, intitolato ai magistrati uccisi da Cosa nostra, non proprio in un incidente sul lavoro, e Nicosia, editore di Sciacca (Agrigento) e assistente parlamentare della deputata ex Leu Pina Occhionero, oggi di Italia Viva, si chiede perché si debba «arriminare (cioè «mescolare», ndr) sempre la stessa merda», con quel riferimento ai magistrati morti, per poi essere «costretti a spiegare» ai turisti cosa fosse successo, chi e dove fossero stati assassinati i due giudici, «e tra l’altro Falcone non lo era, magistrato», quando saltò sull’autostrada a Capaci.

Le intercettazioni raccolte nell’indagine su Antonello Nicosia, arrestato per mafia

Anche se le morti, su cui Nicosia ridacchia, furono un «incidente sul lavoro». Insomma, di fronte all’attonito Di Carlo, un florilegio di banalità, recentemente richiamate su Raidue da un cantante neomelodico (che disse che sostanzialmente le due vittime «se l’erano andata a cercare») e che esprime il malanimo già sfuggito di mano pure all’ex calciatore Fabrizio Miccoli: passando davanti all’albero Falcone, il ficus di via Notarbartolo che sta davanti a quella che fu l’abitazione di Giovanni Falcone, l’ex capitano del Palermo nel 2011 disse a un suo amico, Mauro Lauricella, figlio di un latitante di mafia, che Falcone era “quel fango”. Appese le scarpette al chiodo, Miccoli fu condannato a  3 anni e 6 mesi per estorsione aggravata dall’agevolazione di Cosa nostra.