Si trova nell’area arrivi – sala ritiro bagagli la mostra permanente all’aeroporto internazionale di Palermo per ricordare Giovanni Falcone e Paolo Borsellino dalle stragi del 92 di Capaci e via D’Amelio, a Palermo. L’esposizione è stata ideata dall’agenzia di stampa ANSA insieme alla Gesap, la società di gestione dello scalo aereo palermitano, alla Fondazione Federico II e alla Regione siciliana. Realizzata come omaggio alla memoria e al sacrificio dei due magistrati, l’installazione fotografica ricostruisce – attraverso le immagini private messe a disposizione dai familiari e l’archivio fotografico dell’ANSA – la vita di Falcone e Borsellino. “Un presidio di memoria che ripercorre la vita dei due magistrati ha detto Salvatore Burrafato, presidente di Gesap – Due grandi uomini a cui rendiamo omaggio con questa mostra, vero e proprio percorso di educazione alla legalità e alla memoria, visibile a chiunque arrivi nello scalo aereo palermitano”.
Micciché: “Aeroporto Falcone Borsellino? Un errore intitolarlo a loro”
PALERMO, AEROPORTO INTITOLATO A FALCONE E BORSELLINO 10 gennaio 1993
Cambia nome l’ aeroporto dei sospetti e dei misteri, lo scalo delle “talpe” al servizio della mafia. Punta Raisi sarà intitolato a Giovanni Falcone e a Paolo Borsellino: il ministro dei Trasporti Giancarlo Tesini ha già firmato il decreto, che accoglie la richiesta avanzata dalla Regione siciliana. Ai due eroi dell’ antimafia, per “la loro statura morale, professionale e civile”, sarà dunque dedicato quello che era considerato l’ aeroporto della mafia: proprio qui atterrò per l’ ultima volta Falcone, controllato dalle “vedette” di Cosa Nostra che avvisarono il commando in attesa a Capaci. E proprio qui, l’ altra notte, è stato nuovamente danneggiato il presepe antimafia dedicato ai due magistrati assassinati: per la seconda volta, dopo il saccheggio compiuto alla vigilia di Natale, sono state “sfregiati” i poster dei due giudici. E intanto, da domani, si insedia il nuovo capo della Squadra Mobile di Palermo: é il vicequestore Salvatore Mulas, che arriva da Nuoro, chiamato a prendere il posto di Arnaldo La Barbera che passa al Servizio centrale operativo. Ci sarà anche un nuovo “vice”: Giuseppe Cucchiara, che ha diretto a lungo la Squadra Mobile di Agrigento, e che adesso a Palermo guiderà la sezione investigativa. LA REPUBBLICA
18 settembre 2012 Intitolare l’aeroporto di Palermo a Falcone e Borsellino (i due giudici uccisi da Cosa Nostra nel 1992 ndr), per Gianfranco Micciché, sarebbe un errore, perché con questa scelta “ci si ricorda della mafia“.
Il candidato alla presidenza della Siciliasostenuto da Grande Sud e Partito dei Siciliani ha sottolineato in una lunga intervista a Sky Tg24, che piuttosto andrebbe intitolato “ad Archimede o ad altre figure della scienza, figure positive Sono i luoghi di rappresentanza istituzionale e democratica – ha aggiunto – che dovrebbero essere, come monito di legalità, dedicati alla memoria delle vittime di mafia. Io stesso proporrò all’Assemblea regionale di intitolare l’aula parlamentare alle vittime di mafia. Ritengo, comunque, che sia una scelta di marketing sbagliata, per un territorio a vocazione turistica come il nostro, intitolare un luogo di partenza e arrivo come l’aeroporto alla memoria dei propri eroici caduti”. E ancora: “Non ci si presenta ai tanti turisti che accoglie la Sicilia con il sangue di una delle più profonde e, ancora non sanate, ferite della nostra terra”. ”Continuiamo a sentire da Miccichè frasi deliranti”, ha commentato il Presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Francesco Cascio. “Parla come se Falcone e Borsellino fossero due figure negative della storia di Sicilia. Miccichè forse vedrebbe positivo intitolare l’aeroporto che so, ad esempio, a Riina o a Provenzano? Rimango veramente attonito”. Per Rita Borsellino ”Micciché ritira fuori un suo vecchio cavallo di battaglia, molto probabilmente per avere un po’ di visibilità mediatica o forse per un comprensibile complesso di inferiorità nei confronti di chi ha combattuto la mafia mostrando al mondo il volto migliore della Sicilia. “Quale che sia il motivo, se ne faccia una ragione, cercando magari qualche argomento serio, – dice – se ne ha, per sostanziare la sua esistenza politica. E lasci stare Falcone e Borsellino, i quali, Archimede ne converrà, sono tra le figure positive che questa terra ha espresso”. 18 Settembre 2012 FATTO QUOTIDIANO
Nicosia intercettato: “Cambiamo nome all’aeroporto di Palermo, Falcone e Borsellino sono solo vittime di incidenti sul lavoro”
Le offensive e gravi asserzioni dell’esponente dei Radicali fermato stanotte con l’accusa di associazione mafiosa nell’operazione «Passepartout» di Gico e Ros
Ecco l’esponente radicale e sedicente attivista dei diritti umani Antonello Nicosia, fermato stanotte per mafia da Gico e Ros, con altre quattro persone, mentre esprime i propri veri sentimenti nei confronti dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, morti – dice lui all’altro esponente radicale Alessio Di Carlo, che accompagna in automobile – in un «incidente sul lavoro». I due colleghi sono nei pressi dell’aeroporto di Palermo, intitolato ai magistrati uccisi da Cosa nostra, non proprio in un incidente sul lavoro, e Nicosia, editore di Sciacca (Agrigento) e assistente parlamentare della deputata ex Leu Pina Occhionero, oggi di Italia Viva, si chiede perché si debba «arriminare (cioè «mescolare», ndr) sempre la stessa merda», con quel riferimento ai magistrati morti, per poi essere «costretti a spiegare» ai turisti cosa fosse successo, chi e dove fossero stati assassinati i due giudici, «e tra l’altro Falcone non lo era, magistrato», quando saltò sull’autostrada a Capaci.
Le intercettazioni raccolte nell’indagine su Antonello Nicosia, arrestato per mafia
Anche se le morti, su cui Nicosia ridacchia, furono un «incidente sul lavoro». Insomma, di fronte all’attonito Di Carlo, un florilegio di banalità, recentemente richiamate su Raidue da un cantante neomelodico (che disse che sostanzialmente le due vittime «se l’erano andata a cercare») e che esprime il malanimo già sfuggito di mano pure all’ex calciatore Fabrizio Miccoli: passando davanti all’albero Falcone, il ficus di via Notarbartolo che sta davanti a quella che fu l’abitazione di Giovanni Falcone, l’ex capitano del Palermo nel 2011 disse a un suo amico, Mauro Lauricella, figlio di un latitante di mafia, che Falcone era “quel fango”. Appese le scarpette al chiodo, Miccoli fu condannato a 3 anni e 6 mesi per estorsione aggravata dall’agevolazione di Cosa nostra.
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