Nasce il coordinamento parenti vittime delle stragi di terrorismo e mafia

 

 

Nel dicembre 2024 alcuni famigliari di vittime delle stragi di terrorismo e di mafia si sono costituiti in coordinamento ponendo al primo punto del loro programma :

“individuare e mettere in evidenza il disegno comune che lega tutte le stragi avvenute nel nostro Paese, teso a determinarne un cambiamento di ordine politico attraverso la cosiddetta strategia della tensione”.

Ne consegue che secondo i sottoscrittori del programma costitutivo le stragi di mafia che hanno avuto come obiettivo i magistrati Chinnici, Falcone e Borsellino, per citarne solo alcune, rientrerebbero di conseguenza anch’esse nel suddetto disegno comune che legherebbe tutte le stragi avvenute nel nostro Paese volto a determinare un cambiamento di ordine politico.

Chinnici, Falcone e Borsellino non sarebbero dunque morti per le loro inchieste ma bensì per provocare la destabilizzazione degli equilibri politici del Paese ???  

 

 

Nasce il coordinamento parenti vittime delle stragi di terrorismo e mafia

Fare fronte comune tra le associazioni delle vittime delle stragi, del terrorismo e delle mafie che hanno insanguinato il nostro Paese è “una necessità ormai ineludibile per arrivare alla piena verità e alla giustizia”. Nell’amara consapevolezza che “c’è ancora tanta strada da percorrere”.
Questa la premessa della scelta di dar vita ad un Coordinamento “con l’obiettivo di poter svolgere di concerto un’attività divulgativa e informativa e vigilare affinché non si dimentichi”.
“Fino ad oggi abbiamo tenuto sempre alta l’attenzione, seguito processi lunghissimi, commissioni parlamentari e vigilato sui depistaggi, le falsificazioni e le mistificazioni. Questo continueremo a fare ma insieme, perché ormai è chiaro che la storia dello stragismo ha evidenti collegamenti comuni e continui e che in tutte queste vicende, sempre, pezzi dello Stato sono stati responsabili di depistaggi, azioni criminali e manomissioni”.

In concreto, il neo Coordinamento si propone di:

  • individuare e mettere in evidenza il disegno comune che lega tutte le stragi avvenute nel nostro Paese, teso a determinarne un cambiamento di ordine politico attraverso la cosiddetta strategia della tensione”;
  • “concordare iniziative atte a contrastare qualsiasi ipotesi di depistaggio e mistificazione dei fatti e, in particolare, bloccare il tentativo di riscrivere la storia del Paese sottovalutando, se non addirittura ignorando, le responsabilità dell’eversione nera nelle stragi, anche in quelle comunemente dette di mafia”;
  • “censire, raccogliere e mettere a disposizione le fonti documentali sulla recente storia d’Italia, in particolare sui terrorismi e le mafie”;
  • “digitalizzare la documentazione giudiziaria e renderla consultabile da parte di tutti”;
  • “avviare interlocuzioni con le istituzioni dello Stato al fine di dare attuazione alle nostre proposte”;
  • “organizzare iniziative divulgative per valorizzare il patrimonio di conoscenze accumulato nel tempo ed evitare falsificazioni e mistificazioni”.

Per sviluppare e sostenere le attività del Coordinamento “è essenziale mettere in comune gli archivi delle associazioni aderenti, in modo da supportare la ricerca e continuare a lavorare per la verità e la giustizia.
In particolare, per quanto attiene alla attività di inventariazione e digitalizzazione degli atti e dei documenti, il Coordinamento si farà parte attiva per ampliare il censimento delle fonti già avviato da anni e confluito nel portale della Rete degli Archivi per non dimenticare memoria.cultura.gov.it”.
È una esigenza, questa, fortemente avvertita da parte delle varie associazioni e familiari singoli, “essendo innegabile il fatto che vi sia in Italia una carenza di fonti documentali relativi al periodo che va dal dopoguerra a oggi, in specifico per i temi legati ai terrorismi e alle mafie, alla violenza politica, ai movimenti e alla criminalità organizzata.
La difficoltà nel reperimento delle fonti, le polemiche, l’uso pubblico e politico della storia hanno condizionato notevolmente la riflessione storiografica, che dovrebbe invece essere uno dei motori di ricerca della verità e, di conseguenza, della divulgazione e della conservazione della memoria”.
Le varie direttive di declassifica sul caso Moro, sulle stragi dal 1969 al 1984, su Gladio e P2 “hanno avviato un percorso di trasparenza e una riflessione sulla centralità della conservazione della documentazione sui gravi crimini che hanno attraversato la nostra democrazia”.

FIRMATARI:
Flora Agostino – Sorella dell’agente di polizia Nino Agostino, ucciso a Villagrazia di Carini.
Nunzia Agostino – Sorella dell’agente di polizia Nino Agostino, ucciso a a Villagrazia di Carini.
Sergio Amato – Figlio del magistrato Mario Amato, ucciso dai NAR
Paolo Bolognesi – Presidente Associazione familiari delle Vittime della strage della stazione di Bologna
Salvatore Borsellino – Presidente Movimento Agende Rosse e fratello del magistrato Paolo Borsellino, ucciso nella strage di Via D’Amelio
Daniele Gabbrielli – Vicepresidente Associazione Familiari delle Vittime della strage di Via dei Georgofili.
Paola Caccia – Figlia del magistrato Bruno Caccia, ucciso a Torino dalla ‘ndrangheta
Giuseppa Catalano – Sorella dell’agente di polizia Agostino Catalano ucciso nella strage di Via D’Amelio
Tommaso Catalano – Fratello dell’agente di polizia Agostino Catalano uccusi nella strage di Via D’Amelio
Roberta Gatani – Nipote del magistrato Paolo Borsellino, ucciso nella strage di Via D’Amelio
Luana Ilardo – Figlia di Luigi Ilardo, ucciso a Catania mentre stava per entrare nel programma di protezione per i collaboratori di Giustizia.
Paolo Lambertini – Associazione familiari delle Vittime della strage della stazione di Bologna
Angela Manca – Madre dell’urologo Attilio Manca, ucciso dalla mafia
Gianluca Manca – Fratello dell’urologo Attilio Manca, ucciso dalla mafia
Rosaria Manzo – Presidente Associazione Familiari Vittime della strage del Rapido 904
Manlio Milani – Presidente Associazione Familiari Vittime della strage di Piazza della Loggia
Brizio Montinaro – Fratello dell’agente di polizia Antonio Montinaro, ucciso nella strage di Capaci
Donata Montinaro – Sorella dell’agente di polizia Antonio Montinaro, ucciso nella strage di Capaci
Nino Morana – Nipote dell’agente di polizia Nino Agostino, ucciso a a Villagrazia di Carini.
Stefano Mormile – Fratello dell’educatore carcerario Umberto Mormile, ucciso dalla ‘ndrangheta
Nunzia Mormile – Sorella dell’educatore carcerario Umberto Mormile, ucciso dalla ‘ndrangheta
Federico Sinicato – Presidente Associazione Familiari Vittime della strage di Piazza Fontana
Franco Sirotti – Fratello di Silver Sirotti, vittima della strage del Treno Italicus

AGI 18 Dicembre 2024


14.1.2025 Comunicato del Coordinamento Associazioni Familiari Vittime di Stragi

 

Numerose Associazioni di familiari di vittime di mafia e terrorismo e singoli familiari di vittime esprimono forte preoccupazione, ed anche indignazione, per quanto proposto all’articolo 31 del ddl sicurezza attualmente in discussione in Parlamento.

In un paese che non ha ancora superato le cicatrici provocate da stragi, omicidi, attentati, depistaggi, dossieraggi, golpe tentati, progetti eversivi e altre fenomenologie criminali della stessa specie, che sono stati immancabilmente accompagnati da responsabilità non solo morali e spesso processualmente accertate di esponenti degli apparati di sicurezza, il solo pensiero difornire ancora più poteri a tale personale, ivi compreso il potere di delinquere, pare non solo una offesa alla Costituzione repubblicana ma anche eversivo.
La storia, anche quella giudiziaria, ci segnala la presenza di uomini degli apparati di polizia o di sicurezza in pressoché tutte le stragi che hanno insanguinato l’Italia (o nei depistaggi che ne sono stati il séguito), a partire da Portella della Ginestra e a seguire tutte le altre, Peteano, Brescia piazza della Loggia, Milano piazza Fontana, Bologna stazione centrale, Italicus, rapido 904, Capaci, Palermo via d’Amelio, Bologna Pilastro, Firenze via dei Georgofili, Roma basilica San Giovanni e basilica San Giorgio al Velabro, Milano via Palestro. E poi omicidi, tanti, troppi, da Peppino Impastato a Nino Agostino, da Umberto Mormile ad Attilio Manca, da Antonino Scopelliti a Bruno Caccia, da Carlo Alberto Dalla Chiesa a Mauro Rostagno, e non basterebbe una pagina per proseguire ricordandoli tutti. In tutte queste azioni, in tutti questi misfatti, e nel loro séguito compaiono uomini dei servizi, pressoché sempre. Per cancellare prove, per inquinarle, manipolarle, depistare, oscurare e mascariare la verità. SEMPRE!
È fin troppo evidente che, di fronte a tali condotte criminali, partorite da uomini dello Stato che avrebbero avuto invece il compito di assicurare la nostra sicurezza e vigilare sulla democrazia, sarebbe tassativo intervenire con misure di contenimento dei poteri e potenziamento di controlli sull’operato dei servizi. È fin troppo evidente per tutti, ma non per il governo.
La licenza criminale ai servizi disegnata con l’articolo 31 del ddl sicurezza fa strame di ogni più elementare principio democratico. Agli apparati viene nella sostanza fornita, per legge, facoltà di delinquere (anche con diritto di vita e di morte su ogni cittadino?), con l’unica limitazione che ne sia informato il capo del governo.
Se poi a tutto questo scriteriato e incostituzionale potere concesso con l’articolo 31, si aggiunge anche la possibilità di spiare senza alcuna limitazione ogni singolo cittadino attraverso le intercettazioni preventive, allora si comprende che non è un articolo scritto frettolosamente, piuttosto un disegno preciso di virare decisamente da uno stato di diritto a un incostituzionale stato securitario. Infatti, contestualmente, si eliminano o sterilizzano strumenti importanti e fondamentali per le indagini e il contrasto alle mafie, come accade con la limitazione all’uso delle intercettazioni in sede giudiziaria o con la depenalizzazione di reati importanti, come l’abuso d’ufficio; oppure si inseriscono nuove trappole sul già complicato funzionamento della giurisdizione nell’accertamento della verità e nella repressione dei crimini, come la prescrizione e l’improcedibilità.
Uno stato democratico poggia e si tiene su principi di civiltà e giustizia inviolabili, non negoziabili. Se uno stato democratico assegna e permette licenza di delinquere a soggetti istituzionali con la copertura governativa non ci sarà più differenza fra chi dovrebbe operare a tutela della legge e della sicurezza dei cittadini e chi compie crimini attentando alla sicurezza nazionale.
Per tutte queste ragioni il Coordinamento Associazioni Familiari di Vittime delle Stragi chiede di CANCELLARE l’articolo 31 dal DDL sicurezza, avviando semmai un tavolo tecnico per valutare le misure opportune e adeguate per controllare che l’azione degli appartenenti agli apparati di sicurezza non travalichino i compiti e i poteri attualmente conferiti.


5.3.2025 – Coordinamento familiari vittime delle stragi: ‘DDL sicurezza, chiediamo di essere auditi dalle Commissioni Giustizia e Affari costituzionali’

 

  • Ill.mo Sig. Presidente Senato della Repubblica On. Le Ignazio La Russa 
  • Ill.mo Presidente Commissione Affari Costituzionali del Senato Senatore Alberto Balboni 
  • Ill.ma Presidente Commissione Giustizia del Senato Senatrice Giulia Bongiorno

 

Oggetto: Art. 31 del DDL Sicurezza 1236: Richiesta audizione urgente presso Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia

Ill.mo Sig. Presidente del Senato,   Spettabili Commissioni Affari Costituzionali e Giustizia,

Nel rilevare, con forte preoccupazione, il calo di attenzione in quest’ultimo periodo, nei confronti del Disegno di legge Sicurezza nr. 1236, con particolare riferimento all’art.31 del DDL stesso, a quanto enunciato e alla relativa sua portata e ambito di applicazione, come Coordinamento nazionale delle Associazioni dei familiari di vittime delle stragi manifestiamo, in primis, il nostro disappunto per la mancata audizione delle Associazione delle vittime di stragi e di questo Coordinamento nazionale, prima della votazione, alla Camera dei deputati, del Disegno di legge in oggetto, a firma Piantedosi, Nordio e Crosetto. Per quanto non espressamente statuito, avremmo ritenuto necessario che detta audizione fosse considerata doverosa, perlomeno in virtù e nel rispetto degli interessi di cui queste Associazioni e lo stesso Coordinamento sono portatori, in rappresentanza di familiari di vittime di stragi di mafia e terrorismo, nonché in memoria delle vittime stesse. Ciò non è avvenuto ma non vorremmo intravedere in questi silenzi e apparenti sviste una volontà, che parrebbe invece esplicita, di concludere un iter di definizione di una legge, i cui dispositivi, se approvata, potrebbero drammaticamente ripercuotersi su equilibri e sicurezza dell’ordine democratico dello Stato.
Gli ampi margini operativi che verrebbero concessi a ruoli istituzionali dello Stato quali gli stessi Servizi Segreti, per l’ampiezza dei mandati a loro conferiti, si presterebbero, grazie anche alle immunità concesse, a una potenziale gestione “non consona”, per non dire pericolosa, e che potrebbe mettere a rischio diritti costituzionali nonché le stesse libertà e diritti fondamentali dei cittadini.
Tra le righe di questa legge si intravedono ampi spazi di movimento per possibili depistaggi e dannose omissioni, laddove da parte degli agenti operanti si fosse ispirati e guidati, con il rischio di interferenze anche di “agenti esterni”, da interessi in contrasto con quelli cui si ispira la nostra Costituzione e quelle sue leggi emesse a garanzia di uno Stato democratico.
Lo scrivente Coordinamento nazionale delle Associazioni dei familiari di vittime delle stragi chiede pertanto di poter essere audito dalle Commissioni Giustizia e Affari costituzionali che congiuntamente stanno esaminando il Disegno di legge in oggetto, per un confronto che consenta di poter riportare entro parametri costituzionalmente accettabili il contenuto dei mandati operativi che detto DDL, e in particolare il suo art. 31, intenderebbe delineare.
Certi del favorevole accoglimento di detta richiesta e della sensibile attenzione che, in tal senso, verrà riposta, rimaniamo in attesa di Vostro cortese, urgente riscontro e porgiamo deferenti saluti
Coordinamento nazionale Associazioni dei familiari di vittime delle stragi


2.5.2025 Familiari vittime stragi: ‘Solidarietà a Saverio Lodato raggiunto da querela di Chiara Colosimo’

2 maggio 2025 – Il Coordinamento Nazionale delle Associazioni e familiari di vittime delle stragi esprime solidarietà al giornalista e storico Saverio Lodato raggiunto da una querela per diffamazione da parte di Chiara Colosimo, Presidente della Commissione Antimafia.
Già prima che si costituisse il Coordinamento, molte Associazioni si erano espresse contro la sua nomina ritenendola quantomeno inopportuna per i documentati rapporti della Parlamentare di Fratelli d’Italia con reduci dell’eversione nera come Luigi Ciavardini. Di solito le querele scaturiscono da illazioni, affermazioni preconcette con carattere diffamatorio o fake news di vario genere e natura che nell’ indignare, legittimano i destinatari a avviare azioni legali nei confronti dei presunti autori responsabili di dette esternazioni.
Il mondo sembra essere cambiato, alla rovescia, nel momento in cui, come nel caso della Colosimo, il querelante pretende di potersi ritenere offeso quando, sul proprio conto, si evidenziano verità scomode forse, ma pur sempre verità.
Nel caso in specie, Saverio Lodato si è infatti limitato, nel corso della trasmissione televisiva “Otto e mezzo”, a ricordare la foto nella quale la Presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo viene ritratta insieme al terrorista Luigi Ciavardini, già appartenente ai NAR e condannato in via definitiva a trent’anni per la strage di Bologna del 2 Agosto 1980 e per gli omicidi del poliziotto Francesco Evangelista e del magistrato Mario Amato. La diffamazione sarebbe motivata dal fatto di essere stata definita (deducendolo dall’atteggiamento  mantenuto in foto) amica dello stesso Ciavardini.
L’atteggiamento proditorio mantenuto nei confronti del giornalista Lodato da parte della Presidente Colosimo, nella temerarietà della lite avviata, fa assumere alla querela un sapore intimidatorio volto a dissuadere qualsiasi presa di posizione di critica o dissenso di cui, altri, a vario titolo, possano farsi autori e che possano fare emergere scomode evidenze.
Alla luce del quadro ora descritto, la solidarietà non può che unirsi alla forte preoccupazione, per i motivi suddetti nonché per l’impostazione data ai lavori di detta commissione dalla Presidente Colosimo che, non solo tralascia piste di indagini importanti, vanificando il lavoro della Commissione della scorsa legislatura, ma lascia spazio ad audizioni, con “finalità consulenziale”, di soggetti ancora indagati per vicende di mafia, minando fortemente l’autorevolezza, imparzialità e autonomia della Commissione.
Come Coordinamento Nazionale i cui componenti, proprio tra le pieghe di comportamenti di questo genere, hanno visto troppo spesso allontanarsi e dissolversi le risposte di giustizia e verità sulle stragi, vista la delicatezza delle funzioni delle Commissioni parlamentari tra le quali spicca quella di controllo sull’attività di governo, chiediamo, agli organi parlamentari preposti, di potere rivalutare la composizione della menzionata commissione antimafia per restituirle fiducia e credibilità agli occhi dei cittadini.