
“Sin da piccoli si può scegliere da che parte stare, e soprattutto anche quando si raggiungono livelli di notorietà, non bisogna mai perdere di vista quei valori di umiltà e semplicità”. Sono le parole confortanti di Fiammetta Borsellino, la più piccola dei tre figli del giudice Paolo Borsellino, ucciso dalla mafia a Palermo, sotto l’abitazione della madre in via D’Amelio il 19 luglio del ’92. Parole di speranza, equilibrio, senso di vivere, accolte con senso di riverenza e rispetto, e al tempo stesso con naturalezza dall’auditorium di circa 400 ragazzi e ragazze della scuola superiore “Ernesto Ascione” nel quartiere Borgo Nuovo a Palermo, dove ad accoglierla insieme alla dirigente scolastica, ci sono docenti, e ilpersonale Ata, seppur libero dal proprio servizio.
A Borgo Nuovo, dove la scorsa settimana il sindaco di Palermo Roberto Lagalla ha presentato gli interventi sul “modello Caivano” per riqualificare il quartiere; in questa cosiddetta “periferia” interessata dal fenomeno mafioso servono esempi virtuosi e validi. “Per me i quartieri sono tutti uguali – risponde Fiammetta Borsellino ai microfoni di Orizzonte Scuola -, io amo Palermo, e la amo anche per le sue contraddizioni, ritengo anzi che sia ancor più stimolante uscire dai luoghi comuni e dai luoghi che ci danno delle piccole certezze. Nel mio impegno quotidiano non faccio alcuna distinzione e trovo questa di Borgo Nuovo una realtà sorprendentemente bella e di esempio per la città.”
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Tornano alla mente le parole del giudice Paolo, suo padre, che dice: “Si ama ciò che non ci piace per poterlo cambiare.” Quello di Fiammetta infatti è un invito a vivere la giovinezza e godersi la vita così com’è, e ci è data, la stessa che con la sorella Lucia e il fratello Manfredi hanno vissuto nel calore familiare di una Palermo di circa 40 anni fa. “Avevo 19 anni quando mio padre è stato ucciso, il mondo in cui siamo cresciuti era pieno di entusiasmo, gioia di vivere e di una passione travolgente, io ero anche una ragazzina vivace; una passione travolgente che ci investiva a casa, la grande passione di nostro padre per il suo lavoro. Che comunque ci lasciava liberi pure di sbagliare.”
“Mio padre era una persona umile, veniva dal quartiere Kalsa a Palermo, un quartiere molto povero quando era piccolo. Credo che il messaggio che oggi arrivi ai ragazzi è che sin da piccoli si può scegliere da che parte stare, e soprattutto anche quando si raggiungono livelli di notorietà, non bisogna mai perdere di vista quei valori dell’umiltà e della semplicità”, dice Fiammetta Borsellino.
Circa 400 studenti del quarto e quinto anno di tutti gli indirizzi dell’Ascione, e alcune terze classi, oggi, hanno fatto svariate domande alla figlia del giudice; alcuni hanno interpretato una performance per dire “no alla mafia”, tra musica e danza, altri hanno recitato poesie, e in mostra sulla balconata c’era uno striscione “Viva la pace”, mentre uno studente girando per la sala esponeva un cartello: “Tutti dobbiamo fare il nostro dovere”.
“Fare il proprio dovere” è il titolo dell’iniziativa. “È l’obbligo di fare il nostro dovere ogni giorno perché è un senso di rispetto che dobbiamo a noi stessi”, dice la preside Sara Inguanta. “Se facciamo il nostro dovere rispettiamo noi stessi, se cerchiamo di ‘fregare’ il prossimo (consentitemi il termine) non facciamo il nostro dovere, soprattutto siamo irrispettosi del nostro essere umani. Falcone, Borsellino, e tutti i morti ammazzati dalla mafia hanno fatto il loro dovere. Ci devono ricordare che le nostre azioni devono essere intrise di legalità. Mio padre – continua la dirigente scolastica -, mi ricorda sempre che non si fa il proprio dovere per avere degli elogi, ma il proprio dovere è una forma di rispetto verso quello che siamo chiamati ad essere e a fare. La mia azione quotidiana la dedico sempre al mio papà.”
“Trasmettere ai ragazzi, per esempio, il rispetto verso gli spazi in cui vivono, e creare bellezza intorno a loro, significa educarli ad un senso di appartenenza che sviluppano in modo naturale. Non occorre spiegarglielo con le parole, bastano le azioni. Il ruolo della scuola – continua la dirigente -, è fondamentale, ma non può lavorare da sola, deve creare rapporti e affiliazioni con le famiglie, con il terzo settore, con il quartiere. Dobbiamo essere presenti al di là del perimetro della scuola, perchè fuori abbiamo il mondo. E dare nuovi stimoli ai nostri ragazzi è fondamentale per non rifugiarsi nelle droghe e nelle dipendenze che alimentano la mafia.”
“Quando sono arrivata in questa scuola a Borgo Nuovo – conclude la dirigente scolastica -, i ragazzi mi dicevano ‘scendiamo a Palermo’, come se Palermo fosse un altro posto dal quartiere. Adesso i ragazzi hanno capito che Palermo è la loro città, e che oltre la città c’è il mondo. E infatti domani un gruppo partirà per la Finlandia. Siamo una scuola accreditata con Erasmus KA2, quindi grandi mobilità. Siamo andati in Spagna e in Estonia, in Romania e in Polonia. I ragazzi hanno libertà di muoversi attraverso le opportunità che dà la scuola. Siamo tornati da poco da Bruxelles, ospiti del Parlamento Europeo, e crediamo che far conoscere il mondo ai ragazzi è un nostro obbligo. Facciamo vedere esempi buoni che loro possono seguire.” Cronaca