Dopo il fallito attentato all’Addaura Giovanni Falcone, insistette con la moglie Francesca affinché lei non passasse la notte alla villa. Solo una volta lei chiese al marito di abbandonare l’antimafia -Parti! – ma lui ignorò l’esortazione. I due convennero che lei sarebbe rimasta alla villa durante il giorno e se ne sarebbe andata ogni sera alle nove per trascorrere la notte in città, a casa della madre.
Per qualche tempo dopo la scoperta della bomba, Falcone si sdraiava sul pavimento, cercando di non addormentarsi per paura che la mafia lo ammazzasse nel sonno. Era preoccupato per Francesca e considerò l’idea di simulare una separazione per ridurre i pericoli che correva la moglie.
Lei tentò in tutti i modi di convincerlo di potergli restare accanto, ma Giovanni fu irremovibile. Dopo che, una sera, la moglie aveva cercato invano di persuaderlo, lui confidò a un amico: non vuole capire che quei signori adesso fanno sul serio.
Ma Francesca non intendeva arrendersi e chiese alla sorella di Falcone di parlargli. Un giorno, dopo che la cognata se n’era andata, Maria andò a cenare alla villa e fu colpita dall’estrema preoccupazione e tensione con cui il fratello affrontava la situazione: era la prima volta che lo vedeva in quello stato.
Ma Giovanni, gli disse mentre mangiavano, non è possibile che tu pretenda che Francesca ogni sera ritorni a casa.
Tu non lo capisci, io devo essere sempre presente a me stesso; non posso pensare a Francesca. Io la notte possibilmente non dormo, resto in poltrona, perché loro devono sapere che io non mi muovo da qui, che io non ho paura. E aggiunse: Non capisci. Da ora in poi sono un cadavere ambulante. Quel commento le fece gelare il sangue nelle vene.
L’indomani della scoperta della bomba dell’Addaura, Falcone ricevette un’inaspettata telefonata da Giulio Andreotti, l’allora presidente del Consiglio: personaggio occhialuto, curvo, gobbo e con le orecchie a sventola soprannominato “Belzebù” dai suoi nemici. Il politico fu molto affettuoso ed espresse grande sollievo per il fallimento dell’attentato. Falcone lo ringraziò con enfasi.
Ma quella stessa sera, a cena con Mario Almerighi, confidò all’amico e collega: Io ho ricevuto questa telefonata dall’onorevole Andreotti che non ho mai conosciuto in precedenza, certo che è strana questa telefonata perché io non ho mai avuto rapporti diretti con l’onorevole Andreotti.
Falcone accennò al fatto che una volta un mafioso gli aveva detto: Se vuoi scoprire chi ha ordinato un omicidio bisogna vedere il nome di chi manda la prima corona. Andreotti non venne mai collegato al tentato omicidio. Nel 2004 , una sentenza della Cassazione ha confermato i legami di Andreotti con la mafia e il reato di associazione mafiosa fino alla primavera del 1980. Ma i magistrati lo hanno prosciolto dall’accusa per prescrizione del reato.
(da i 57 giorni che hanno sconvolto l’Italia di John Follain)