Memoria e impegno all’Anc di Varese un omaggio a chi ha lottato contro la mafia

 

Una giornata intensa, fatta di memoria viva, testimonianze dirette e riflessioni profonde. Venerdì 23 Maggio, nell’ambito della Giornata della Legalità, si è svolto un convegno presso la sede dell’Associazione Nazionale Carabinieri in congedo di Varese, in via Romagnosi 9. L’incontro, organizzato in ricordo dei giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, del Beato Rosario Livatino e del carabiniere Fedele Di Francisca, ha visto la partecipazione di familiari delle vittime di mafia e rappresentanti delle Istituzioni.

Ad aprire i lavori, il dott. Raffaele Pier Luca Di Francisca, presidente del Forum delle Associazioni Familiari della Provincia di Varese e nipote del carabiniere Di Francisca, medaglia d’argento al valor militare, al quale è intitolata la stazione dei Carabinieri di Villarosa (EN). Presente anche il Prefetto di Varese Salvatore Pasquariello, insieme al colonnello Marco Gagliardo, Comandante Provinciale dell’Arma dei Carabinieri, e il Tenente Roberto Leonardi, Presidente dell’Associazione Nazionale Carabinieri in congedo di Varese.

Il convegno si è aperto con la preghiera di Don Luigi, assistente spirituale AIMC (Associazione Italiana Maestri Cattolici, in memoria del Beato Livatino. A margine, Giuliana Paterniti Bardi, presidente AIMC Varese, ha ribadito la necessità di “formare alla legalità sin dalla scuola primaria, perché la mafia si combatte anche con l’educazione”.

 

 

Tra gli interventi più toccanti, quelli di Francesco Mirabella, ex sovrintendente capo alla scorta del Giudice Falcone, che ha raccontato la vita quotidiana del pool di sicurezza e l’orgoglio di “essere squadra”, sottolineando l’importanza di investire le risorse sequestrate alla mafia in sanità, istruzione e sicurezza.

Profonda anche la testimonianza di Giusy Traina, sorella dell’agente Claudio Traina, ucciso nella strage di via D’Amelio. “Il dolore non passa, ma è nostro dovere tenere viva la memoria. Mio fratello amava la vita e la sua divisa. Sapeva a cosa andava incontro, ma non si è mai tirato indietro”.

Commovente il racconto di Salvatore Insenga, cugino del Beato Livatino, che ha ricordato il Giudice martire come uomo di fede e di giustizia, primo magistrato beatificato nella storia. “Pregava non per salvarsi la vita, ma per riuscire a compiere bene il proprio dovere. In Sicilia si muore per aver fatto il proprio dovere” ha sottolineato nel suo intervento. Fu il primo Magistrato ad attuare la confisca dei beni dei mafiosi con l’intento di indebolire il controllo che le cosche avevano sul territorio. Diventa Beato “in odium fidei” perchè l’omicidio era l’unico atto per battere la sua fede vista dai criminali come un ostacolo insormontabile nella ricerca costante di verità e giustizia.

Non sono mancate le voci del mondo educativo. La presidente nazionale AIMC Esther Flocco ha definito la legalità “cura autentica della giustizia”, e sottolineato come “le testimonianze siano fari per le nuove generazioni”. Per la prof.ssa Anna Maria Rossato, presidente dell’associazione Sulle Regole, “è essenziale diffondere il valore costituzionale dell’uguaglianza e della dignità, partendo dall’articolo 3 della Costituzione”.

Una giornata non solo celebrativa, ma anche costruttiva: “Le commemorazioni non devono essere rituali vuoti – è stato ribadito – ma strumenti per trasmettere valori e responsabilità”. Il messaggio è chiaro: la lotta alla mafia passa anche attraverso il racconto, l’esempio e l’impegno quotidiano.

La Giornata della Legalità a Varese si è trasformata in un momento di profonda riflessione e memoria viva, grazie alla testimonianza toccante dei familiari delle Forze dell’Ordine cadute nei tragici attentati di via D’Amelio e Capaci, e del cugino del giudice Rosario Livatino. Le loro parole hanno ridato voce a chi ha sacrificato la propria vita per la giustizia, ricordandoci che la legalità non è un concetto astratto, ma un impegno quotidiano, una responsabilità collettiva. Portare avanti il loro esempio significa scegliere, ogni giorno, da che parte stare: dalla parte del coraggio, della dignità e della verità.

 

FRANCESCO MIRABELLA, operativo al Reparto Scorte di Palermo negli anni delle stragi di mafia