RASSEGNA STAMPA
Dopo una malattia che lo aveva costretto negli anni scorsi al ritiro dalla vita pubblica, è venuto a mancare Ivan Lo Bello. E’ stato una figura centrale dell’imprenditoria siciliana e nazionale, distinguendosi per il suo impegno nella promozione della legalità e dello sviluppo economico. La sua eredità è significativa, avendo promosso una cultura d’impresa fondata sulla legalità e sull’etica, contribuendo al cambiamento del tessuto imprenditoriale.
Nato a Catania nel 1963, Lo Bello si è laureato in Giurisprudenza e ha intrapreso la carriera di avvocato. Successivamente, è entrato nell’azienda di famiglia, la Lo Bello Fosfovit Srl di Siracusa, specializzata nella produzione di alimenti dietetici per l’infanzia, di cui è stato presidente e amministratore.
Nel 1999 è stato eletto presidente di Confindustria Siracusa, carica che ha ricoperto fino al 2005. Durante il suo mandato, ha promosso iniziative per l’infrastrutturazione del territorio e la valorizzazione dei beni culturali, come il “Masterplan di Ortigia”.
Nel 2006 è diventato presidente di Confindustria Sicilia, segnando una svolta nell’associazione con l’introduzione di un codice etico che prevedeva l’espulsione degli imprenditori che pagavano il pizzo. Nel 2007 ha lanciato lo slogan “Fuori dall’associazione chi paga il pizzo”, promuovendo una rivoluzione culturale nel mondo imprenditoriale siciliano.
Lo Bello ha ricoperto numerosi incarichi di rilievo a livello nazionale: vicepresidente di Confindustria con delega all’Educazione dal 2012; presidente della Camera di Commercio di Siracusa; presidente di Unioncamere dal 2015 al 2018; presidente del Banco di Sicilia dal 2008 al 2010; residente di UniCredit Leasing dal 2010; componente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione CENSIS dal 2010. Gianni Catania SIRACUSA OGGI 28 maggio 2025
Ivanhoe Lo Bello detto Ivan (Catania, 21 gennaio 1963 – 28 maggio 2025) A seguito di una grave malattia, si era ritirato da tempo a vita privata.Laureato in Giurisprudenza, Avvocato, Ivanhoe Lo Bello è socio dell’azienda fondata dal proprio omonimo nonno, con sede in Siracusa “Lo Bello Fosfovit srl”, produttrice di prodotti dietetici per l’infanzia, di cui è stato Presidente e Amministratore.
Definito “l’uomo che per primo ha incarnato la cosiddetta rivoluzione antimafia di Confindustria Sicilia (…) il primo frontman della riscossa degli imprenditori siciliani contro il racket delle estorsioni”, nell’anno 1998, a soli 35 anni, veniva nominato Consigliere di Amministrazione del Banco di Sicilia: il fatto che il suo nome fosse stato indicato dal chiacchierato presidente della giunta di Forza Italia, Giuseppe Provenzano, “non intaccherà mai la fama antimafiosa di Lo Bello, che al Banco di Sicilia farà carriera: nel gennaio del 2008 viene eletto vicepresidente, nell’aprile dello stesso anno diventa presidente e rimane in sella fino al 2010 quando il Bds viene incorporato dall’Unicredit”.
Quale Presidente di Confindustria Sicilia, nell’agosto 2007 lanciò la sfida ai suoi colleghi: “Fuori dall’associazione chi paga il pizzo”Resta presidente di Sicindustria per due mandati, fino ad aprile 2012.
Nell’aprile 2016 veniva indagato alla Procura di Potenza, in relazione ad uno dei tre filoni della c.d. “inchiesta petrolio”[4].; l’inchiesta sul ramo siciliano della presunta associazione a delinquere , con la presunta partecipazione di vertici dello Stato, veniva trasferita alla Procura di Roma per competenza e successivamente archiviata nell’anno 2017, essendosi rivelate del tutto infondate le ipotesi di reato.
Si legge nel suo brillante curriculum
- – Dal 1999 al 2005, Presidente della Associazione degli industriali della Provincia di Siracusa.
- – Dall’aprile 2004 a gennaio 2008, Consigliere della Filiale di Siracusa della Banca D’Italia.
- – Componente del Consiglio di Amministrazione e del Comitato di Presidenza di CIVITA, associazione no profit, leader nazionale nella gestione e valorizzazione dei beni culturali.
- – Da luglio 2005 Presidente della Camera di Commercio di Siracusa
- – Dal Settembre 2006, componente dell’Ufficio di Presidenza e Vicepresidente di Unioncamere.
- – Da ottobre 2006 a marzo 2012 Presidente di Confindustria Sicilia.
- – Da gennaio ad aprile 2008, Vicepresidente del Banco di Sicilia S.p.A. (Gruppo Unicredit).
- – Da aprile 2008 a novembre 2010 Presidente del Banco di Sicilia S.p.A. (Gruppo Unicredit) e vicepresidente del Comitato audit.
- – Da giugno 2008 componente del Direttivo di Confindustria.
- – Da aprile 2009 ad aprile 2012, Lead Independent Director di Luxottica Group S.p.A., e componente del Comitato Audit
- – Da settembre 2010 componente del CdA della Fondazione CENSIS.
- – Da dicembre 2010 Presidente di Unicredit Leasing S.p.A.,
- – Da marzo 2011 a marzo 2015 Presidente del Consiglio di territorio della Sicilia di Unicredit S.p.A.
- – Da maggio 2012, Vicepresidente di Confindustria con delega all’Educazione[7]
- – Da maggio 2012, a maggio 2014 amministratore indipendente di Finmeccanica spa e componente del Comitato Strategie
- – Componente della commissione Etica del CNR
- – Consigliere di amministrazione della Tecnoinvestimenti S.p.A, Piazza Sallustio n. 9
- – Presidente del Comitato Consultivo dell’Anvur (Agenzia Nazionale per la valutazione dell’Universita’ e la ricerca).
- – dal 22 giugno 2015, Presidente di Unioncamere : Unione Italiana delle Camere di Commercio, industria, artigianato e agricoltura.
- – Membro dal 27 luglio del Comitato Consultivo Italia (Advisory Board Italy)
16.5.2018 Quando Montante aggredì Lo Bello: “Devi difendermi”. E Ingroia li separò
19.6.2017 – Ivan Lo Bello: «Io fuori da un incubo. Ora mi dedico al rilancio del sud-est siciliano»
SIRACUSA – «Quella mattina la ricordo molto bene. Ero al bar, sotto casa, e mi chiamò un giornalista chiedendomi quale fosse il mio commento. Non sapevo cosa dovessi commentare. Mi annunciò che ero indagato con l’accusa di associazione per delinquere». Dieci secondi che Ivan Lo Bello, lanciatissimo presidente di Unioncamere, nome di rilievo a Confindustria, uno che ad appena 35 anni era già consigliere di amministrazione del Banco di Sicilia, non dimenticherà mai. Neanche ora che l’inchiesta Tempa Rossa, quella del quartierino di Gemelli, è stata archiviata dalla Procura di Roma. Chiusa senza neanche una udienza di processo, finita con il pronunciamento di un gip che nelle centinaia di carte non ha trovato neanche un reato.
«Perché non esisteva nessun reato», giura Lo Bello. «La mia famiglia, mia moglie e le mie figlie hanno sempre creduto in me. So comunque che per loro è stato un momento difficile da affrontare». Ma non per lui, assicura. «E questo per due semplicissime ragioni: non avevo fatto nulla di nulla, e per la fiducia assoluta che ho nella magistratura». Anche nei momenti più complicati. Anche quando per tre settimane è stato sulla bocca di tutti («ed è stato vergognoso quel che è accaduto, chi racconta i fatti dovrebbe tenere in considerazione che parla della vita delle persone, di fatti inesistenti»). Rabbia sì, almeno all’inizio. Come quando l’inchiesta ha sfiorato anche il ministro Delrio («una persona integerrima, di grande qualità»).
Un capitolo, quello dell’inchiesta, che Lo Bello ha già chiuso. E allora è tempo di (ri)tuffarsi nei progetti della sua terra. Un enorme lembo di terra che parte da Catania e arriva fino a Siracusa e poi ancora più giù. Catania, Siracusa e Ragusa c’è un filo rosso che unisce questi territori: diversi ma legati tra loro. Siracusa e Ragusa possono essere considerati territori gemelli e hanno molte caratteristiche in comune. Poi è successo quello che si immaginava dal punto di vista del turismo con un interesse sempre crescente da parte degli investitori. «Vuole un esempio? Non immagina quante persone, prevalentemente del centro-nord del Paese, abbiano comprato belle ville nelle città e nelle campagne». E la zona è sempre la stessa. «Quella che va da Ortigia e arriva a Scicli. Questo perché Siracusa e Ragusa sono cambiate insieme e in modo molto armonico». Province au pair.
«Ragusa è una provincia laboriosa, cresciuta grazie agli sforzi dei ragusani. Un territorio in grado di raggiungere obiettivi importanti. Ad esempio nel campo della ristorazione di Ibla. Anche Siracusa ha avuto una crescita importante. Una nuova filiera che parte da Ortigia, che sia detto per inciso ancora mi emoziona per la sua bellezza, e arriva fino al Ragusano».
Ma perché questa proposta non è mai decollata? «Non è vero che non è mai decollata e lo dimostra anche l’attenzione che questa parte di territorio sta ricevendo. Certo si può fare di più e meglio». E non poteva essere utile un processo di accorpamento anche delle Camere di commercio, ad esempio? «Ci sono percorsi che sono stati avviati e probabilmente non è utile o conveniente mettere insieme un gran numero di soggetti su un territorio così vasto. Questo non impedisce però che ci sia una stretta e proficua collaborazione tra i territori. Non si tratta di definire chi è più forte e chi meno, ma pensare a un programma comune che si sviluppi secondo le caratteristiche. Alcune di quelle di Siracusa sono comuni a quelle di Catania, altre invece avvicinano di più Ragusa a Siracusa. Ogni diversità deve diventare ricchezza. Bisogna guardare anche alla presenza industriale perché non possiamo non rafforzare questo progetto. Una industria innovativa, che metta insieme la migliore e innovativa agricoltura e la forza delle nuova industria».
E poi la vera sfida. L’insieme di colori, odori, sapori, paesaggi: il sud-est. «Mettere insieme Scicli, Noto, Ortigia, Modica, l’Etna, fino a Taormina. Tanti campanili per un solo campanile. Non credo ci siano competitor che possano offrire di più». LASICILIA.IT
3.8.2016 L’ira di Lo Bello: causa milionaria a Crocetta
L’ultimo atto del rapporto di amore e di guerra fra Crocetta e Confindustria lo scrive Ivan Lo Bello, il proprietario del marchio antiracket dell’associazione: Lo Bello chiede un risarcimento da un milione di euro al governatore siciliano. L’istanza presentata in sede civile, che è alla fase del tentativo di conciliazione (prossima seduta l’8 settembre), la dice lunga sulla clamorosa spaccatura fra i due protagonisti della scena pubblica siciliana fino a qualche tempo fa a braccetto: Lo Bello, ex vicepresidente di Confindustria e oggi presidente di Unioncamere, contesta a Crocetta le dichiarazioni rilasciate a diversi media su manovre e interessi personali nella privatizzazione dell’aeroporto di Catania. La circostanza conferma pure come ormai il legame fra l’inquilino di Palazzo d’Orleans e l’associazione degli industriali viaggi su un doppio binario: il governatore difende Montante, non manca di punzecchiare Lo Bello ma anche il vicepresidente regionale Giuseppe Catanzaro. E’ successo anche ieri nel corso di una turbolenta seduta della commissione nazionale antimafia.
16.4.2016 Lo Bello, dalla lotta al pizzo ai vertici Confindustria – IL PROFILO – Industriale siracusano, fu alfiere rivoluzione legalità
Da avvocato e piccolo imprenditore nell’azienda di famiglia a vicepresidente di Confindustria nazionale. La scalata di Ivanhoe Lo Bello, per gli amici Ivan, 53 anni, siracusano, è stata veloce.
Capacità di guardare avanti e determinazione sono le doti che gli riconoscono tutti, amici e nemici. Presidente di una ditta che fa biscotti, la Fosfovit, a soli 35 anni Lo Bello è nel consiglio di amministrazione del Banco di Sicilia (dove resta per 4 anni) su indicazione dell’allora presidente della Regione Siciliana, Giuseppe Provenzano. Nel 1999 inizia la scalata a Confindustria: presidente di Siracusa per due mandati, fino al 2005, e dall’anno dopo numero uno in Sicilia. Ed è questo il momento della svolta: la sua presidenza è caratterizzata dall’introduzione del codice etico e da uno slogan dirompente in una terra in cui cedere al racket è la regola. “Chi paga il pizzo verrà espulso” è la regola Lo Bello.
Lui la chiama “rivoluzione culturale” e le espulsioni non si fanno attendere. Scontata è la riconferma anche per il secondo mandato, fino al 2012. E’ il biglietto da visita che lo porta a Roma, dove diventa numero due della associazione degli industriali. In Sicilia lascia il posto al suo vice, Antonello Montante che ne segue la strada nell’impegno per la legalità. Entrambi sono ora indagati: Montante a Caltanissetta, con la pesante accusa di concorso in associazione mafiosa. Lo Bello a Potenza per associazione a delinquere. Fino al 2010 Lo Bello è presidente del BdS: poi, dopo l’incorporazione da parte di Unicredit, nel gennaio 2011 viene nominato presidente di UniCredit Leasing. Socio e amministratore di altre società industriali, nel 2012 è uno degli undici vicepresidenti di Confindustria, con delega all’Educazione. Nel frattempo arriva la nomina a presidente della Camera di commercio di Siracusa e vicepresidente di Unioncamere.
Nel 2015 viene eletto presidente di Unioncamere, ed è presidente del Comitato consultivo dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca.(ANSA).
10.5.2012 MAFIA: LO BELLO, BUTTARE FUORI DAI PARTITI I POLITICI COLLUSI
“Ci vorrebbe un grande patto tra tutte le realta’ sociali e politiche, soltanto cosi’ si puo’ dare un colpo micidiale alla mafia. Noi in Confindustria lo abbiamo fatto espellendo dall’associazioni diversi iscritti, lo dovrebbe fare anche la politica”. E’ il monito di Ivan Lo Bello, vicepresidente nazionale di Confindustria a Palermo per partecipare ad un seminario sulla mafia oggi nel ventennale delle stragi mafiose. “La lotta alla mafia non si fa soltanto con i processi e le condanne esiste un’area di collusione, di rapporti con la mafia che molto spesso e’ difficile tradurre in processi o condanne. Ma e’ un’area che sostiene e rafforza le cosche mafiose: e’ fatta di tolleranze, complicita’, di tanti fattori. E’ questo il nodo che bisogna affrontare. La magistratura fa benissimo il suo lavoro raggiungendo risultati importanti”. (Adnkronos)
29.11.2010 Ivan Lo Bello: La capitale della mafia è Catania
Siracusa – “Oggi la capitale della mafia imprenditrice non è Palermo ma Catania”. A lanciare il grido d’allarme dalle colonne del Corriere della Sera è il presidente di Confindustria Sicilia, Ivan Lo Bello.
Secondo l’imprenditore è a Catania che si sarebbe “pienamente affermata una mafia che lascia alle cosche minori, spesso esterne a Cosa Nostra, i vecchi affari illeciti per dedicarsi ad attività apparentemente pulite” e dove “i mafiosi di rango e consolidata tradizione non sparano più e non chiedono nemmeno il ‘pizzo’ ma sono imprenditori che hanno monopolizzato una fetta di settori come i trasporti, il calcestruzzo, il movimento terra e alcuni servizi alle imprese”.
“La prima conseguenza di una mafia con queste caratteristiche è che chiunque venga in Sicilia spesso non può fare a meno di soggiacere al ricatto dei subappalti gestiti da imprese mafiose”.
“C’è un nemico interno al mondo imprenditoriale che quotidianamente distrugge i valori reali dell’impresa che sono il mercato, le regole, la trasparenza. Sono aziende mafiose o infiltrate dalla mafia che scelgono la via della collusione per avere un vantaggio su chi invece rispetta le regole”.
Si tratta, per l’imprenditore, di “un fenomeno insidioso perchè non genera allarme sociale”: questa, sottolinea, “è una mafia silenziosa che non spara ed anzi offre apparentemente occasioni di sviluppo. Ma è solo un’illusione, perchè alla lunga distrugge ricchezza danneggiando l’economia sana”. RAGUSA NEWS
Insieme a Pietro Grasso, Nicola Gratteri, Domenico Mogavero e Mosés Naìm, ha pubblicato Prodotto interno mafia, a cura di Serena Danna (Einaudi