TESTO integrale
«Se vogliamo fare un bilancio della permanenza di Falcone al Ministero di grazia e giustizia, il bilancio, anche se contestato, anche se criticato, e ` un bilancio che riguarda soprattutto la creazione di strutture che, a torto o a ragione, lui pensava che potessero funzionare specie con riferimento alla lotta alla criminalita ` organizzata e al lavoro che aveva fatto a Palermo. Cerco ` di ricreare in campo nazionale e con leggi dello Stato quelle esperienze del pool antimafia, che erano nate artigianalmente senza che la legge le prevedesse e senza che la legge, anche nei momenti di maggiore successo, le sostenesse. Questo, a torto o a ragione, ma comunque sicuramente nei suoi intenti, era la superprocura, sulla quale anch’io ho espresso nell’immediatezza delle perplessita `, firmando la lettera sostanzialmente critica sulla superprocura predisposta dal collega Marcello Maddalena, ma mai neanche un istante ho dubitato che questo strumento, sulla cui creazione Giovanni Falcone aveva lavorato, servisse nei suoi intenti, nelle sue idee, a torto o a ragione, per ritor- nare, soprattutto, per consentirgli di ritornare a fare il magistrato, come egli voleva».
Devo anche ricordare, in questa direzione, la durezza della lotta che Falcone ha trovato. Non è assolutamente riscontrabile che egli potesse avere il voto favorevole al CSM sulla sua candidatura alla procura antimafia. E’ agli atti del Consiglio superiore una lettera che avevo preparato in qualita ` di Ministro dell’interno, con la quale delineavo lo stato di grande difficolta ` della lotta alla mafia e l’esigenza che la superprocura e la DIA avessero guide idonee a fronteggiare nell’immediatezza un’attivita ` investigativa e giudiziaria di proporzioni notevoli.
Ricordo, e lo confermo qui oggi, di aver fatto incontrare Falcone con i membri eletti su indicazione della Democrazia Cristiana al Consiglio su- periore della magistratura, i quali gli confermarono l’impossibilita ` di arrivare ad una maggioranza sul suo nome. Quella sera era a poca distanza dalla morte di Falcone, il quale uscı ` da quell’incontro estremamente turbato; gli chiesi scusa a nome degli altri.
AUDIO
26.2.1992 CORRIERE DELLA SERA Gli orientamenti all’ interno del Consiglio superiore sembrano designarlo fin d’ ora alla guida della Dna. Il Superprocuratore sara’ con molta probabilita’ proprio lui: Giovanni Falcone. Come vedremo meglio piu’ avanti, gli orientamenti all’ interno delConsiglio superiore della magistratura sembrano dargli ragione. Altri due candidati gli contenderanno pero’ fino all’ ultimo l’ incarico di capo della Direzione nazionale antimafia. Sono Agostino Cordova, procuratore della Repubblica a Palmi (Reggio Calabria), e Antonino Lojacono, procuratore a Civitavecchia. I tre nomi sono emersi dopo una estenuante e contrastatissima seduta notturna dei sei consiglieri che fanno parte della commissione incarichi direttivi del Csm. Si era partiti da ventisei magistrati che avevano presentato domanda. Dopo una prima scrematura, i “papabili” erano rimasti in nove. E adesso si sono ulteriormente assottigliati. L’ intenzione della commissione era di selezionare solo due nomi, Falcone e Cordova. Ma il presidente della commissione, Renato Teresi, non ha voluto sentir ragioni. A lui non stava bene ne’ l’ uno ne’ l’ altro. Teresi e’ della corrente moderata Magistratura indipendente, ma all’ interno del gruppo si e’ spesso distinto per scelte personali. In virtu’ di questo suo atteggiamento abbastanza risaputo, Teresi e’ subito apparso come un ostacolo a un accordo su due soli candidati. Pero’ , molti erano pronti a scommettere che egli avrebbe spezzato una lancia a favore di Domenico Signorino, magistrato palermitano con una ventennale esperienza di processi di mafia. Invece, un po’ a sorpresa, durante la riunione della commissione ha puntato tutte le sue carte su Antonino Lojacono. E’ rimasto pero’ isolato. Mentre gli altri cinque consiglieri si sono divisi tra favorevoli a Cordova e sostenitori di Falcone. Verso l’ una di notte, vista l’ impossibilita’ di ridurre a due le candidature, la seduta e’ stata sospesa con l’ intenzione di riprenderla nella giornata di ieri. Poi c’ e’ stato pero’ un ripensamento. C’ era chi premeva affinche’ si arrivasse comunque a una decisione nel corso della notte. E cosi’ la seduta e’ ripresa. Nuova discussione e poi la scelta di lasciare in lizza tutti e tre i candidati. Lojacono si e’ preso il voto di Teresi. Cordova ha raccolto tre suffragi: quelli di Gianfranco Viglietta (Magistratura democratica), Franco Coccia, laico (Pds), e Alfonso Amatucci, del gruppo dei Verdi. Falcone invece ha avuto come sponsor Pio Marconi, laico (Psi), e Giacinto de Marco (Unita’ per la Costituzione), i quali hanno ripercorso la carriera del magistrato, i colpi da lui messi a segno, i processi che ne hanno fatto un simbolo della lotta alla mafia anche all’ estero. A questo punto che succede? Verranno preparate tre relazioni per mettere in risalto i meriti professionali, le attitudini, le capacita’ organizzative dei candidati. Le relazioni saranno trasmesse al ministro della Giustizia, Claudio Martelli, per chiedere il suo “concerto”, il suo assenso. E il ministro potrebbe darlo su tutti e tre, oppure solo per due, o addirittura solo per uno. Successivamente, i tre nomi, insieme con la risposta del ministro, verranno presentati nel plenum, nell’ assemblea plenaria del Consiglio superiore. Dovrebbe avvenire presumibilmente l’ 11 o il 12 marzo. E in quella sede si andra’ alla votazione decisiva. Ecco perche’ dicevamo che Falcone dovrebbe spuntarla. Perche’ all’ interno del plenum gli schieramenti sembrano decisamente a lui favorevoli. Cordova ha per adesso solo l’ appoggio delle sinistre. Mentre voteranno Falcone i laici della Dc e del Psi. Ed anche le due correnti della magistratura piu’ forti, Unita’ per la Costituzione e Magistratura indipendente, dovrebbero orientarsi su di lui. Non sono compatte, per la verita’ , ci sono ancoraalcuni incerti fra le loro file. Pero’ c’ e’ anche chi comincia a sostenere che bisogna dare un segnale di compattezza, evitare spaccature e impedire che il capo della Superprocura venga eletto con una maggioranza risicata. Sono intanto pervenute al Csm sessanta domande per i venti posti di sostituto del capo della Superprocura. Fra gli aspiranti, Antonio Marini, Francesco Misiani, ex collaboratore di Sica all’ Antimafia, Giusto Sciacchitano, i pubblici ministeri del caso Gladio, Franco Ionta e Francesco Nitto Palma, e la milanese Ilda Boccassini. Marco Nese Nese Marco.
“Falcone ferito dai magistrati e poi ucciso”. Parla Di Federico
Intervista allo studioso che spinse il ministro della Giustizia Martelli a chiamare Giovanni Falcone alla Direzione generale degli affari penali: “Contro di lui attacchi durissimi dall’Associazione nazionale magistrati e da diversi colleghi”
Lunedì saranno trascorsi trent’anni dalla strage di via Capaci, in cui persero la vita Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre uomini della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Per ricordare il Giovanni Falcone uomo e magistrato, scomodo anche a molti suoi colleghi, abbiamo intervistato Giuseppe Di Federico, professore emerito dell’Università di Bologna, il più grande studioso italiano di sistemi giudiziari. Nel 1991 Di Federico era consulente dell’allora ministro della Giustizia Claudio Martelli. Fu proprio Di Federico a suggerire a Martelli di chiamare Falcone alla Direzione generale degli affari penali.
“Conobbi Falcone nel 1985, con lui ho avuto un rapporto di amicizia breve ma molto intenso, soprattutto dopo il suo arrivo al ministero nel marzo 1991”, ricorda Di Federico al Foglio. “Martelli volle che fossi io a consultare preventivamente Falcone. Prima di darmi la sua disponibilità a venire al ministero, Falcone mi chiese se ritenevo che Martelli avrebbe assecondato le iniziative riformatrici in materia di coordinamento delle attività del pubblico ministero, che lui chiamava ‘variabile impazzita del sistema’. Gli dissi di sì. Tornai quindi dal ministro Martelli per dargli la disponibilità di Falcone. Ne fu molto contento e gli telefonò subito. Il giorno dopo Falcone venne a Roma, accettò l’offerta di Martelli e si mise immediatamente a lavoro. Ciò che mi piaceva di lui era che non amava discorsi teorici, andava dritto all’obiettivo che si poneva”.
Falcone cominciò a lavorare subito per la creazione della “Superprocura” antimafia, cioè di una struttura che avesse un potere di supervisione gerarchica sulle procure e che, di fronte all’incapacità degli uffici requirenti, potesse anche intervenire direttamente nelle indagini o avocarle. “Contro questo progetto, l’Associazione nazionale magistrati e diversi colleghi si scatenarono con articoli durissimi nei confronti di Falcone”, ricorda Di Federico. La rivolta portò all’istituzione di una procura nazionale antimafia con poteri molto attenuati, ma Falcone decise comunque di candidarsi alla sua guida. Dopo la delusione per la mancata nomina da parte del Csm al vertice dell’ufficio istruzione di Palermo nel 1988 (tra gli attacchi di Magistratura democratica) e per la mancata elezione al Csm nel 1990, Falcone dovette subire l’ennesimo affronto.
Nel febbraio 1992, infatti, la commissione incarichi direttivi del Csm respinse la sua nomina a superprocuratore, indicando il nome di Agostino Cordova. Falcone sperava ancora di potercela fare in plenum, ma la pratica non arrivò mai in seduta plenaria a causa della strage di via Capaci.
Nel frattempo, però, gli attacchi nei suoi confronti erano proseguiti. Il più noto fu quello rivoltogli dalle pagine dell’Unità da Alessandro Pizzorusso, componente laico del Csm in quota Pds, molto vicino a Md: “Falcone è troppo legato al ministro per poter svolgere con la dovuta indipendenza un ruolo come quello di procuratore nazionale antimafia”, scrisse Pizzorusso, avvisando i consiglieri togati che se avessero votato per lui in plenum avrebbero perso molti voti tra i colleghi che da lì a breve avrebbero dovuto eleggere i nuovi vertici dell’Anm. “In quel periodo ero negli Stati Uniti con Liliana Ferraro (all’epoca stretta collaboratrice di Falcone, nda) per conto del ministero. Falcone ci telefonò e ci lesse l’articolo di Pizzorusso. Era molto ferito da quell’articolo, anche molto arrabbiato, soprattutto per il fatto che venivano espresse minacce nei confronti di chi l’avesse eventualmente votato in plenum”, rivela Di Federico.
Poi la fine. “La sera prima della strage incontrai Falcone per i corridoi del ministero. Lui mi salutò gioiosamente, io invece risposi a mezza bocca perché avevamo avuto un litigio per una sciocchezza. Il giorno dopo purtroppo venne ammazzato. Provai un gran senso di colpa, perché non ci eravamo lasciati in allegria. La sua morte pose fine alle tante iniziative che avevamo avviato insieme al ministero”, conclude Di Federico.
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Nomina del procuratore nazionale antimafia – da ANSA
Il 24 febbraio 1992 il Csm votò per eleggere il Procuratore nazionale antimafia ma, nonostante l’appoggio (dichiarato) del Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, la maggioranza preferì il magistrato Agostino Cordova a Falcone.
19 febbraio 1992 Tempi brevi per la nomina del procuratore nazionale antimafia, il cosiddetto ”superprocuratore”, al Consiglio superiore della magistratura.
La commissione direttivi, cui spetta proporre al plenum i nomi dei candidati ”concertati” col ministro di grazia e giustizia,ha infatti operato una prima selezione dei 28 magistrati che avevano fatto domanda per concorrere al posto di superprocuratore. Sono nove i nominativi di una ”rosa” all’ interno della quale, con ogni probabilita’, saranno scelti i candidati da proporre, nelle prossime settimane, al plenum dell’ organo di autogoverno dei giudici e che, per questo, saranno ascoltati, lunedi’ 24 febbraio, dai componenti della commissione direttivi. Si tratta di: Francesco Amato (presidente di sezione del tribunale di Roma), Antonio Marini (sostituto procuratore della repubblica a Roma), Giancarlo Armati (sost. proc. rep. Roma), Luigi Lombardini (proc. rep. presoo pret. circondariale Cagliari), Italo Ormanni (applicato alla procura genrale della Cassazione), Antonino Loiacono (proc. rep. Civitavecchia), Giovanni Falcone (direttore affari penali Min. Grazia e giust.), Domenico Signorino (sost. proc. gen. Palermo) e Agostino Cordova (proc. rep. Palmi). I nove saranno ascoltati lunedi’ prossimo a partire dalle 10 fino alle 19 e 30.
19 febbraio 1992 MAFIA: DNA; CORDOVA, FALCONE E LOIACONO PER ”SUPERPROCURATORE’
Agostino Cordova, procuratore della repubblica di Palmi, Giovanni Falcone, direttore degli affari penali del Ministero di grazia e giustizia, e Antonino Loiacono, procuratore della repubblica di Civitavecchia. Sono questi i tre candidati che la commissione direttivi del Consiglio superioire della magistratura presentera’ al ”concerto” del Guardasigili per la nomina a procuratore nazionale antimafia, il cosiddetto ”superprocuratore”, su cui decidera’ in ultima istanza il plenum dell’ organo di autogoverno dei giudici. La decisione e’ stata presa dallo speciale organismo del Csm in nottata, dopo che, in un primo momento, i sei componenti avevano deciso di sospendere la seduta. Poi, su sollecitazione di alcuni di loro, che volevano arrivare ad una conclusione in tempi brevi, la discussione e’ ripresa intorno all’ una di notte. Tre voti sono andati a Cordova (quelli dei consiglieri Viglietta, di ”Magistratura democratica”, Amatucci, di ”Movimento-Proposta 88” e Coccia, laico designato dal Pds); due a Falcone (quelli di De Marco, di ”Unita’ per la Costituzione” e Marconi, laico designato dal Psi); e uno a Loiacono (quello del presidente della Commissione, Teresi, di ”Magistratura indipendente). Ora le motivazioni delle tre proposte verranno materialmente stese eminviate al Guardasigilli per il ”concerto”. Probabilmente il plenum se ne occupera’ nella seconda settimana di marzo, perche’ la prossima e’ ”bianca”, cioe’ di riposo.
26 febbraio 1992 DNA; A FINE SETTIMANA PROPOSTE CANDIDATI AL MINISTERO
Entro la fine di questa settimana, o al massimo per l’ inizio della prossima, le motivazioni delle tre proposte di candidatura per la poltrona di ”superprocuratore”, votate lunedi notte dalla commissione direttivi del Consiglio superiore della magistratura, saranno inviate al Ministero di grazia e giustizia per il ”concerto” del guardasigilli. I tre relatori, Gianfranco Viglietta (”Magistratura democratica”) per Agostino Cordova, Pio Marconi (laico socialista) per Giovanni Falcone e Renato Teresi (”Magistratura indipendente”) per Antonino Loiacono, stanno infatti lavorando intensamente per riuscire a stendere le relative motivazioni in tempoi brevi. In questo modo il ministro avrebbe tutta la prossima settimana, che al Csm e’ ”bianca”, cioe’ di riposo, per riflettere sulle proposte della commissione e decidere se e a quali dei candidati dare il suo assenso (il cosiddetto ”concerto”). Il nome del ”superprocuratore” potrebbe quindi gia’ uscire dalle assemblee plenarie del Csm di mercoledi 11 o giovedi 12 marzo. Succvessivamente l’ organo di autogoverno dei giudici potra’ dare avvio alle procedure per la selezione dei 60 candidati che hanno presentato domanda per i 20 posti di sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia, per i quali la legge istitutiva ritiene obbligatorio anche se non vincolante il parere del Procuratore nazionale.
23 marzo 1992 CSM: CONSIGLIERI SU FALCONE E MARTELLI
Le dichiarazioni del ministro Martelli sulle scelte della commissione direttivi del Csm per il Procuratore nazionale antimafia e la posizione di Giovanni Falcone nella ”corsa” al posto di ”superprocuratore” sono state oggi al centro dei commenti di alcuni componenti dell’organo di autogoverno dei giudici. Franco Coccia, ”laico”designato dal Pds, uno dei tre che si sono espressi per Agostino Cordova in commissione, ha detto di essersi sentito ”diffamato dall’ uso del termine ‘infame’ fatto dal ministro per definire l’ atteggiamento di coloro che non hanno votato per Falcone: intendo valutare – ha precisato Coccia – l’ opportunita’ di tutelarmi”. Quanto all’ affermazione, fatta dal Guardasigilli, secondo cui il Csm avrebbe avuto un atteggiamento corporativo, Coccia sottolinea che ”il Consiglio e’ un organo pluralista, in cui siedono anche componenti ‘laici’, espressione delle varie correnti di pensiero presenti in parlamento”. Alfonso Amatucci (”Movimento-Proposta 88”) e’ invece intervenuto sulla questione della presunta minore ”indipendenza” che FalconeMgarantirebbe alla testa della ”superprocura”. ”Questa e’ una di quelle argomentazioni su cui il ministro batte – ha detto Amatucci – per evitare quelle piu’ serie. Nella 40 pagine della nostra relazione su Cordova non si dice mai che Falcone sarebbe meno indipendente: ci sono motivazioni a favore di Cordova molto piu’ analitiche. Il resto e’ un falso problema”.
23 marzo 1992 GIUSTIZIA: ON. SALVO ANDO’ (PSI)
”Il giorno in cui dovessero passare gli ‘avvertimenti’ provenienti dall’ ex Pci e dal Csm nei confronti di Falcone, quello sarebbe un brutto giorno per la giustizia italiana”. Con queste parole il presidente dei deputati socialisti Salvo Ando’ interviene, con un articolo che verra’ publicato sull’ ”Avanti”, nel dibattito che ha riguardato Giovanni Falcone, direttore generale degli Affari Penali del ministero della Giustizia e candidato alla superprocura antimafia. Secondo Ando’ se questo accadesse ”significherebbe davvero che non c’ e’ futuro per i giudici senza collare, almeno per quelli che rifiutano il collare offerto da questo o quel partito di opposizione”. ”Ai margini della vicenda della nomina del superprocuratore Antimafia si sta giocando una partita che va molto al di la’ dell’ assegnazione di un incarico pur prestigioso. Si tratta di stabilire se bastano la competenza e l’ onesta’ per far carriera in magistratura. Non solo per noi, che abbiamo fatto la battaglia per la giustiza giusta; non solo per la gente comune, ma anche per quei giudici che – conclude Ando’- sono una parte consistente degli iscritti all’ Associazione Nazionale Magistrati, che non sono andati in questi giorni a votare per il rinnovo dei vertici della ANM, dicendo quindi nel modo piu’malizioso e provocatorio possibile: ‘Basta’ a questo modo di la giustizia nel nostro Paese”.
24 marzo 1992 CSM: CONSIGLIERI SU FALCONE E MARTELLI
Le dichiarazioni del ministro Martelli sulle scelte della commissione direttivi del Csm per il Procuratore nazionale antimafia e la posizione di Giovanni Falcone nella ”corsa” al posto di ”superprocuratore” sono state oggi al centro dei commenti di alcuni componenti dell’ organo di autogoverno dei giudici. Franco Coccia, ”laico” designato dal Pds, uno dei tre che si sono espressi per Agostino Cordova in commissione, ha detto di essersi sentito ”diffamato dall’ uso del termine ‘infame’ fatto dal ministro per definire l’ atteggiamento di coloro che non hanno votato per Falcone: intendo valutare – ha precisato Coccia – l’ opportunita’ di tutelarmi”. Quanto all’ affermazione, fatta dal Guardasigilli, secondo cui il Csm avrebbe avuto un atteggiamento corporativo, Coccia sottolinea che ”il Consiglio e’ un organo pluralista, in cui siedono anche componenti ‘laici’, espressione delle varie correnti di pensiero presenti in parlamento”. Alfonso Amatucci (”Movimento-Proposta 88”) e’ invece intervenuto sulla questione della presunta minore ”indipendenza” che Falcone garantirebbe alla testa della ”superprocura”. ”Questa e’ una di quelle argomentazioni su cui il ministro batte – ha detto Amatucci – per evitare quelle piu’ serie. Nella 40 pagine della nostra relazione su Cordova non si dice mai che Falcone sarebbe meno indipendente: ci sono motivazioni a favore di Cordova molto piu’ analitiche. Il resto e’ un falso problema”.
24 marzo 2024 COSSIGA: CSM; ”VOTERO’ PER FALCONE’
‘Io andro’ in Consiglio superiore e votero’ per Falcone”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, parlando oggi con i giornalisti in un caffe’ di Napoli, in riferimento alla nomina del procuratore nazionale antimafia. Cossiga ha detto che due anni fa ”la mancata nomina a giudice istruttore di Falcone fu considerata una sconfitta dello Stato nella lotta contro la mafia”. ”Si disse – ha proseguito Cossiga – che la mancata nomina di Falcone a giudice istruttore di Palermo era forse una battaglia, forse anche una guerra perduta”. Il Presidente ha detto: ”Ce lo siamo dimenticati questo” aggiungendo che ”oggi sembra invece che chi sostiene Falcone procuratore speciale sia oggettivamente alleato della mafia”. Cossiga ha spiegato che quando andra’ al Consiglio superiore della magistratura portera’ ”come prove i discorsi fatti in Parlamento e gli articoli di fondo scritti su importanti giornali democratici del nostro Paese”. Cossiga, nell’annunciare che votera’ per Giovanni Falcone ha spiegato di essere un membro del Csm ”come gli altri”. ”Ho il diritto di votare come mi pare e mi piace” ha detto Cossiga. Secondo Cossiga sembra che ”la liberta’ del presidente della Repubblica nei confronti del Csm consiste nel fatto che la debba pensare come gli altri”.