Interrogatorio MUTOLO Gaspare, 16.7.92, h. 9.00
PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI PALERMO
VERBALE DI INTERROGATORIO DI PERSONA SOTTOPOSTA AD INDAGINI
L’anno millenovecento92 il giorno 16 del mese di luglio alle ore 09.00, nei locali della Direzione Investigativa Antimafia in Roma, dinanzi al Proc Agg. Rep. Paolo BORSELLINO e Sost. Proc Rep. Dr.Guido LO FORTE e Dr.Gioacchino NATOLI, assistiti dall’Isp.P. della PolStato AMORE Danilo, è comparso MUTOLO GASPARE, che invitato a dichiarare le proprie generalità e quanto altro valga ad identificarlo, con l’ammonizione delle conseguenze alle quali si espone chi si rifiuta di darle o le da false, risponde: MUTOLO Gaspare, nato a Palermo il 05.02.1940, detenuto per altro.———-
Invitato il MUTOLO, facendogli presente che viene interrogato nella qualità’ di indagato di reato collegato, a nominare un difensore di fiducia, dichiara: nomino mio avvocato di fiducia l’Avv.Luigi LI GOTTI del Foro di Roma il quale, convocato, viene introdotto nei locali dove si svolge l’interrogatorio ed unitamente al MUTOLO dichiara di consentire che l’atto venga immediatamente iniziato.——-
Spontaneamente prima di iniziare il presente interrogatorio il MUTOLO Gaspare dichiara: Nel corso del precedente interrogatorio condotto dalla S.V. unitamente al Proc Agg. Dr. V. ALIQUO’, ho fatto presente che desideravo rendere le mie dichiarazioni alla presenza della S.V.. Oggi intendo altresì aggiungere a miglior chiarimento di quanto precedentemente detto che desidero rendere i miei interrogatori nel presupposto che la S.V. si occupi costantemente delle indagini consequenti e delle decisioni relative al procedimento, al quale Io attribuisco enorme importanza con riferimento alla lotta nei confronti di COSA NOSTRA. Ciò non costituisce sfiducia nei confronti degli altri Magistrati palermitani, che Io conosco quasi tutti, ma poiché si tratta di procedimento avente particolari caratteristiche e per la particolare potenzialità cui ho accennato, è necessario da parte mia, che metto a così grave repentaglio la mia sicurezza personale e quella dei miei famigliari, avere un costante punto di riferimento.—
IlP.M. Proc. Agg. Rep. Dr. P. BORSELLINO e i Sost. Proc. Rep. Dr. G. LO FORTE e Dr. G. NATOLI invitano il MUTOLO a proseguire le dichiarazioni assicurandolo che la futura gestione del procedimento avverrà come da Lui richiesto.—
A questo punto il MUTOLO dichiara di voler riprendere le sue dichiarazioni e così prosegue: intendo anzitutto precisare che ho
erroneamente dichiarato nel corso del precedente interrogatorio di avere rintracciato RIINA TOTO dopo la mia scarcerazione nel 1968 tramite tale MANCUSO e COTTONE PIETRO. In realtà lo rintracciai contattando CASCIO GIOACCHINO, uomo d’onore gestore di una taverna a MONREALE, che sapevo essere stato detenuto nella stessa cella con RIINA TOTO nella sezione VIII dell’Ucciardone cella “19”: il CASCIO da me richiesto mi disse di ritornare dopo alcuni gioni e quando ritornai trovai da Lui il RIINA.——–
Dopo la ricostituzione della famiglia di PARTANNA-MONDELLO occorreva regolare la posizione del vecchio capo faiglia FIFI GIACALONE, il quale godeva ancora di un certo prestigio ma non forniva garanzie a RICCOBONO SARO e BADALAMENTI ne agli altri esponenti. Il GIACALONE fu materialmente strangolato da GAMBINO PIPPO RICCOBONO SARO e MICALIZZI TOTO come lo stesso RICCOBONO SARO Mi riferì, dicendomi anche che il GAMBINO gli aveva comunicato la sua sorte con la frase “la tua storia è finita” in quell’epoca non era stata ancora elaborata la tecnica di eliminare i cadaveri con l’acido e il corpo di GIACALONE fu portato in una zona di CARDILLO in un caseggiato a monte della via Regione Siciliana.——
Il caseggiato era abitato da certo TATUNEDDU[1], uomo d’onore della famiglia di CARDILLO ex guardiano dello stabilimento della Coca Cola. Si trova nei pressi di una villa antica dove talvolta ci recavamo a mangiare. Accanto al caseggiato vi è una sorta di grande griglia all’itero della quale si mettevano a bruciare i cadaveri dandone anche qualche resto ad un maiale.
In quel periodo BADALAMENTI GAETANO si trovava al soggiorno obbligato a SASSUOLO e veniva sostituito quale rappresentante della famiglia da suo cugino BADALAMENTI NINO. Io e RICCOBONO SARO, entrambi latitanti perché colpiti da mandato di cattura per associazione a delinquere emesso dal G.I. di Napoli ci recammo ad abitare entrambi nella zona di CINISI dopo aver lasciato il precedente rifugio a via A.Rizzo precisamente RICCOBONO SARO ando in un villino all’entrata di Carini verso il mare ed Io nell’abitato di Cinisi.
LEGGIO LUCIANO era latitante a Napoli e Milano e veniva sostituito da RIINA TOTO e PROVENZANO BERNARDO. Il RIINA chiese ai rappresentanti delle varie famiglie che per consentirgli di condurre una più sicura latitanza, almeno questa fu la scusa ufficiale, gli dovevano essere messi a disposizione uno o due uomini d’onore per famiglia che egli avesse il diritto di contattare senza rivolgersi ai rappresentanti ufficiali. Ciò gli fu accordato e mi risulta che per la
famiglia di CIACULLI fu messo a sua disposizione GRECO GIUSEPPE detto SCARPUZEDDA, Io e MICALIZZI TOTO per la famiglia di PARTANNA, MADONIA GIUSEPPE e ANTONINO per RESUTTANA, GAMBINO GIUSEPPE e PEDONE MELO PER S.LORENZO MAFARA FRANCESCO per BRANCACCIO, GIACONIA STEFANO per PALERMO CENTRO, VERNENGO PIETRO e D’AGOSTINO EMANUELE per S.MARIA DI GESU, GANCI RAFFAELE e ANSELMO SARO per la NOCE, mi risulta che tutti costoro fummo contattati più volte da RIINA, generalmente per leciti incotri. Voglio precisare che la costituzione di questa sorta di legame tra il RIINA e questi uomini d’onore di varie famiglie risale a periodo anteriore alla cattura di LEGGIO LUCIANO a Milano e voglio ancora precisare quindi che molte famiglie non si erano ancora ricostituite ed in luogo di esse vi erano invece molti gruppi fra i quali ad esempio quello di CORSO DEI MILLE uno dei cui esponenti, cioè MARCHESE FILIPPO detto MELINCIANO fu designato proprio come l’uomo appartenente a questo gruppo del RIINA.
Nonostante gli incontri con il RIINA da parte degli esponenti del gruppo avvenissero generalmente per scopi leciti, un giorno RIINA mi fece capire, anche abbastanza esplicitamente che se anche ad iniziativa sua con l’ausilio degli uomini del gruppo fosse avvenuto qualche cosa di più “importante” non era il caso che Io avvisassi nessuno. Io sostanzialmente rifiutai l’invito perché ritenevo di aver l’obbligo di avvertire il mio capo famiglia ed anzi riferii l’invito del RIINA a RICCOBONO SARO tanto che da quel momento RIINA TOTO prese sostanzialmente le distanze da me anche se talvolta continuavamo a vederci.
Per altro la forza che RIINA TOTO con tali sistemi andava acquistando non era sicuramente ben vista da LEGGIO LUCIANO allora come detto latitante tra Napoli e Milano il quale cominciò a far pervenire messaggi che contenevano l’invito ad avere contatti non con il RIINA bensì con PROVENZANO BERNARDO.
RIINA a questo punto sostanzialmente sembro uscire di scena in quanto non si vide per un certo periodo.
RIINA rispunto immediatamente dopo l’arresto di LIGGIO a Milano e pian piano soppianto il PROVENZANO che per altro aveva suscitato qualche malcontento nelle famiglie mafiose in quanto ci si era accorti che non sembrava in grado di prendere tempestivamente ed autonomamente alcuna decisione su faccende e problemi di cosa nostra e quando ve ne era necessità generalmente chiedeva un’ora o due di tempo e si allontanava, ritengo per andarsi a consultare con il RIINA. Mi sovviene in questo momento che nel gruppo di uomini a
disposizione del RIINA di cui ho parlato vi era DI CARLO FRANCO della famiglia di ALTOFONTE.
Ritornato il RIINA nel pieno della sua autorità, egli fondava soprattutto la sua forza sull’appoggio di GANCI RAFFAELE, ANSELMO SARO e SPINA RAFFAELE della famiglia della NOCE, anche se SPINA RAFFAELE non era sempre presente in quanto spesso trovavasi lontano a soggiorno obbligato, i MADONIA, SCARPUZZEDDA e i BRUSCA di S.GIUSEPPE JATO, dove nominalmente era capo famiglia SALAMONE ANTONINO, il quale aveva tuttavia un ruolo simbolico in quanto abitava in Brasile ed era sostanzialmente sottomesso ai BRUSCA che temeva.
A questo punto avvenne una rottura fra RICCOBONO SARO e MADONIA CICCIO. Furono infatti arrestati a CASTEL VETRANO assieme a certo LEONE, GAMBINO GIACOMO GIUSEPPE e BONANNO ARMANDO, che cola si erano recati per compiere un attentato in danno di tale CORDIO. dI TALE SPEDIZIONE del GAMBINO e DEL BONANNO RICCOBONO SARO nulla sapeva e per reazione pose fuori famiglia entrambi e addirittura sciolse la famiglia di RESUTTANA.
In questo periodo Io e MICALIZZI MICHELE eravamo ristretti presso il carcere dell’Ucciardone e apprendemo queste notizie da MICALIZZI SALVATORE il quale veniva a colloquio e di questi fatti si mostrava mortificato in quanto rispettava come padrino il GAMBINO GIACOMO GIUSEPPE. E per altro commentava che RICCOBONO SARO si faceva così pesantemente coinvolgere in lotte in cui doveva rimanere estraneo poiché un affronto del genere non sarebbe passato senza reazione.
Anche il BONANNO e il GAMBINO nel frattempo giunti all’infermeria del carcere si mostravano dispiaciuti per la piega presa dagli avvenimenti e sostanzialmente ammettevano di aver ricevuto l’ordine da MADONIA CICCIO di recarsi ad uccidere il CORDOLO.
Non passarono tre mesi che RIINA TOTO, asserendo che anticamente la famiglia di RESUTTANA faceva parte di mandamento diverso da quelli dei COLLI, la aggrego al mandamento comprendente le famiglie dell’ARENELLA, ACQUASANTA e del BORGO (in effetti queste famiglie non erano ancora costituite e si trattava soltanto di gruppi) e nomino capo mandamento MADONIA CICCIO il quale come primo atto tolse o depose certo COSENZA, allora capo gruppo dell’ACQUA SANTA molto amico di RICCOBONO SARO, e nomino rappresentante del gruppo GALATOLO VINCENZO.
A PALERMO CENTRO, gruppo particolarmente importante per la sua posizione strategica e per il gran numero di esercizi commerciali esistenti nel suo territorio, era capo gruppo GIACONIA STEFANO, il quale aveva la legittima aspettativa di divenire capo famiglia appena questa fosse stata ricostituita. Detto GIACONIA STEFANO era stato partecipe del sequestro CASSINA unitamente al RIINA, GAMBINO PEPPE, CALO’ PIPPO, SCRIMA FRANCO e altri. Nell’ambiente di COSA NOSTRA si commentava che le modalità d’esecuzione di questo sequestro avevano cagionato la collaborazione di VITALE LEONARDO con gli organi di Polizia. Infatti SCRIMA FRANCO si era fatto prestare la vettura dal VITALE e violando la regola secondo cui un’autovettura prestata da uno altro di due uomini d’onore non deve essere utilizzata all’insaputa del primo per commettere atti criminali, l’aveva invece utilizzata per commettere il sequestro. L’autovettura fu vista dalle forze di Polizia e ne fu annotata la targa e quando al VITALE fu chiesto dagli inquirenti dove era la sua macchina egli disse di averla prestata a SCRIMA FRANCO. Fu quindi chiamato da un suo cugino e temette qualche violenta reazione contro di lui poiché involontariamente aveva indicato uno degli autori del sequestro. Ciò lo indusse, preso dal panico, a recarsi immediatamente lo stesso giorno o il giorno seguente alla Polizia per iniziare la sua collaborazione, credendo così di salvarsi la vita. Invero, invece, alla fine fu condannato solo Lui e, così come sempre avviene per chi tradisce le regole di Cosa Nostra, sia pure a distanza di oltre dieci anni fu pure ucciso.Ritornando al GIACONIA, devo dire che egli ebbe a dirmi personalmente, ma anche a molti altri uomini d’onore, che il RIINA si era appropriato personalmente di parte del riscatto pagato dalla famiglia CASSINA per il rilascio del congiunto. Diceva precisamente che il RIINA prima del sequestro “finche non aveva conosciuto i soldi non li apprezzava, ma successivamente al sequestro aveva cominciato a voler loro molto bene”.
Questo fatto giunse anche all’orecchio del RIINA, giacche il GIACONIA ne aveva evidentemente parlato a persona che proprio fidata non era, e il RIINA cominciò a prendere le distanze da Lui, con cui prima si davano invece del compare. Di questa circostanza approfittò BONTATE STEFANO per boicottare le aspettative del GIACONIA di divenire capo famiglia; infatti, egli non avrebbe potuto manovrare come desiderava il GIACONIA, dotato di forte personalità, mentre gli sarebbe stato più agevole utilizzare un altro capo famiglia, che a quel punto non poteva che essere scelto tra IGNAZIO GNOFFO o SORCE VINCENZO (non quello di VILLAGRAZIA).
Poco tempo dopo, allorché il GIACONIA si trovava fuori Palermo perché arrestato a Napoli con FERRARA RAFFAELE e qualche altro che non ricordo, per cui veniva a Palermo saltuariamente, il giorno prima di una sua partenza da Palermo, BONTATE STEFANO lo fece prelevare con una scusa a casa da FEDERICO SALVATORE detto PINZETTA, intimo amico del GIACONIA, e quest’ultimo fu portato in un capannone che si trova a poca distanza in linea d’aria dalla clinica Villa Serena e fu ucciso mediante strangolamento.
Questo capannone con annesso stallone, per quel che so, apparteneva a CALO’ PIPPO, anche se lo gestiva MANGANO VITTORIO con CANGEMI SALVATORE, che abitava a pochissima distanza. So soltanto con certezza che ad attendere nel capannone l’arrivo del GIACONIA vi era RICCOBONO ROSARIO, BONTATE STEFANO ed SUTERA ENZO, oltre al “PINZETTA” di cui ho detto.
Deduco però che doveva anche esservi CANGEMI SALVATORE, in quanto abitava a 15 metri dal capannone e si occupava di rifocillare e portare bevande a coloro che aspettavano l’arrivo del GIACONIA. Così constatai personalmente, in talune occasioni precedenti in cui anch’io mi recai cola, per conferire con RICCOBONO ROSARIO, il quale in quel periodo abitava nell’appartamento sovrastante quello di MANGANO VITTORIO, sito nelle vicinanze.
Inoltre, avendo poi saputo che il cadavere era stato seppellito, peraltro malamente tanto che un cane lo fece casualmente scoprire, in territorio di Passo di Rigano, deduco che doveva essere certamente a conoscenza dell’uccisione INZERILLO SALVATORE, capo di quella famiglia, o qualcun’altro di sua fiducia.
Ho saputo che effettivamente il GIACONIA fu strangolato all’interno del capannone e che ivi fu condotto da FEDERICO SALVATORE, perché così mi fu riferito da uomini d’onore della famiglia di Partanna MONDELLO e, peraltro, come ho detto, io avevo personalmente constatato che in quel capannone GIACONIA STEFANO era atteso.
A questo punto, sono le ore 13.00, l’interrogatorio viene brevemente sospeso fino alle ore 15.00
Letto, confermato e sottoscritto.
F.TO: PAOLO BORSELLINO, GUIDO LO FORTE, GIOACCHINO NATOLI, AMORE DANILO, MUTOLO GASPARE, LUIGI LI GOTTI.