(ANSA) 3.2.2025 – Nuovo colpo di scena nell’inchiesta dei pm di Caltanissetta sugli ex magistrati Gioacchino Natoli e Giuseppe Pignatone, accusati di aver insabbiato, nei primi anni ’90, un’indagine sui legami tra imprenditori palermitani come Antonino Buscemi e la mafia.
La difesa dell’ex pm Natoli, accusato di favoreggiamento aggravato, ha scoperto sei nuovi nastri con intercettazioni, mai acquisiti dalla Procura nissena, depositati nel dibattimento celebrato a Palermo a carico degli imprenditori Antonino Buscemi, Giovanni Bini, Filippo Salamone, Giovanni Miccichè, Lorenzo Panzavolta, Franco Canepa, Giuliano Bizzentin, Giuseppe Bondì e Sergio Pironi, imputati e poi condannati al processo sul cosiddetto “tavolino” che aveva ad oggetto la spartizione degli appalti pubblici in Sicilia con la regia di Cosa nostra. I pm nisseni stanno analizzando da mesi, con accertamenti tecnici irripetibili, una serie di bobine che la Procura di Massa Carrara, che negli anni ’90 indagava sulle infiltrazioni mafiose nella gestione delle cave toscane, trasmise a Roma e che poi furono acquisite al cosiddetto fascicolo del “tavolino”.
Alla Procura di Caltanissetta, però, sarebbero sfuggiti sei nastri con intercettazioni, provenienti da Massa, poi prodotti al dibattimento sulle spartizioni illecite degli appalti. I legali di Natoli, riguardando le carte del processo, hanno trovato un plico chiuso con i nastri, con scritto “servizio con esito negativo”, segno che gli stessi investigatori di Massa avevano ritenuto non rilevanti i contenuti delle intercettazioni.Gli avvocati hanno segnalato la scoperta agli inquirenti. E’ la seconda volta che nel corso delle indagini difensive emergono particolari significativi per gli indagati: ad ottobre i legali scoprirono un particolare non da poco.
L’ordine di distruzione delle intercettazioni e dei brogliacci dell’inchiesta sull’ imprenditore mafioso Buscemi, indizio, per la Procura di Caltanissetta, del tentativo di Natoli di affossare gli accertamenti sul costruttore, in realtà era un provvedimento prestampato che, all’epoca, – parliamo degli anni ’90 – veniva usato in tutti i casi di archiviazione e nei processi definiti.
(ANSA) Natoli, per anni pm a Palermo, tra i titolari dell’accusa al processo Andreotti, e Pignatone, ex procuratore di Roma ed ex presidente del tribunale Vaticano, sono accusati di favoreggiamento a Cosa nostra. Secondo la procura di Caltanissetta, Natoli, con la regia dell’allora procuratore di Palermo Giammanco, nel frattempo deceduto, avrebbe tentato, di “occultare ogni traccia del rilevante esito delle intercettazioni telefoniche, disposto la smagnetizzazione delle bobine e la distruzione dei brogliacci”. Ma la scoperta fatta a ottobre scorso dalla difesa contrasta nettamente con la tesi che vede proprio nell’ordine di smagnetizzare le bobine e distruggere i brogliacci, trovato nel fascicolo su Buscemi, la volontà dell’ex magistrato di insabbiare le indagini sui legami tra mafia, politica e imprenditoria. Indagini che, secondo alcuni, sarebbero il vero movente della strage di via D’Amelio, organizzata proprio per impedire che Paolo Borsellino mettesse il naso nelle relazioni pericolose dei boss.
L’accusa dei pm nisseni, che peraltro le bobine le hanno pure trovate, deve fare i conti dunque con la scoperta che l’identico ordine, con tanto di identica aggiunta a penna relativa alla distruzione dei brogliacci, si trovi in 62 di fascicoli di indagini di diverso tipo (mafia, droga…). La cancellazione dei nastri, dunque era una prassi – l’aveva detto lo stesso Natoli audito dalla commissione nazionale antimafia – ed era legata all’esigenza di riutilizzare le cassette. Inoltre, una volta smagnetizzati i nastri, evidentemente ritenuti non rilevanti, conservare i brogliacci sarebbe stato inutile. Ora è arrivata la scoperta dei sei nastri ritenuti “irrilevanti” dagli investigatori dell’epoca nell’atto di accusa a Buscemi che, comunque, venne arrestato, processato e condannato nel processo sulle illecite spartizioni degli appalti.