VIVERE SOTTO SCORTA: GIORNALISTI, MAGISTRATI, IMPRENDITORI E PENTITI

 

Vivere sotto scorta  dunque.

A maggio 2002, a seguito dell’assassinio dell’economista Marco Biagi a opera delle “Nuove Brigate Rosse”, con il decreto-legge n. 83 (art. 2) ( governo Berlusconi ) fu istituito  l’Ufficio centrale interforze per la sicurezza (Ucis).Nel sito ufficiale del Ministero dell’Interno,  si spiegano  così i compiti di questo ufficio «la legge rimette al ministro dell’Interno la competenza a adottare i provvedimenti e impartire le direttive per la tutela e la protezione delle persone esposte a particolari situazioni di rischio di natura terroristica o correlate al crimine organizzato».L’Ucis – che fa parte del Dipartimento della pubblica sicurezza del Viminale – ha  dunque i compiti di gestione dell’apparato di protezione, attraverso la raccolta e l’analisi coordinata delle informazioni relative alle situazioni personali di rischio.(2)

In sostanza, al 1° giugno 2019, le misure di protezione  erano in totale 569. La regione prima in classifica era il Lazio (con 173 tutele), seguita dalla Sicilia (124).

Le categorie maggiormente tutelate – scrive il Viminale – riguardano «magistrati, imprenditori e diplomatici, oltre a politici, giornalisti e alti dirigenti dello Stato». Il numero dei magistrati sotto protezione, al 1° giugno 2019, era di 274, i politici erano 82, gli imprenditori 45 e i diplomatici 28.

A livello operativo, i servizi di protezione e vigilanza  sono assicurati dagli agenti specializzati tra i Carabinieri, la polizia di Stato e la Guardia di finanza. Possono essere assegnati compiti limitati anche alla Polizia penitenziaria.

Secondo il Viminale, al 1° giugno 2019 le 569 misure di protezione personale  erano garantite  da 2.015 unità delle forze dell’ordine impiegate, oltre a 211 unità per le vigilanze fisse, 404 vetture blindate e 234 vetture non specializzate. (3)

Ettore Gerardi sulla rivista on line Polizia e democrazia scriveva nel 2002 : “È il prefetto Giovanni Finazzo, capo del nuovo servizio denominato Ucis, preposto alla sicurezza personale, che sta studiando il nuovo assetto relativo alle scorte ai personaggi “a rischio”. In linea di massima si dovranno avere cinque tipi di protezione, correlati al grado di pericolo (presunto) per le persone da tutelare” (4)

“In altri Paesi dell’Europa occidentale, secondo i dati di cui dispongono al Viminale, gli scortati sono molti di meno: 165 in Francia, 40 in Germania, 20 nel Regno Unito” ma nell’elenco di scortati italiani figurano, oltre ai magistrati e politici, anche moltissimi giornalisti d’inchiesta minacciati dalla criminalità organizzata come lo scrittore Roberto Saviano, il vicedirettore dell’Espresso Lirio Abbate, il giornalista Paolo Borrometi minacciato dalla mafia, la cronista Federica Angeli di Repubblica minacciata dagli Spada di Ostia, Michele Albanese del Quotidiano del Sud, minacciato dalla ’ndrangheta. (5)  
Tutto è iniziato con Roberto Saviano, scrittore e commentatore, con il suo “Gomorra”. Un libro importante per la narrazione della criminalità organizzata e per le rivelazioni che contiene . Pochi, all’inizio, ci avevano fatto caso: per le cose che raccontava sembrava quasi un romanzo di fantascienza. Fu una denuncia vera. Dettagliata e attendibile. Svelava i traffici di clan dominanti nel Casertano e a Napoli e i loro intrecci con il mondo affaristico, industriale, politico. I Casalesi reagirono e decisero di minacciarlo di morte pubblicamente. Vive sotto protezione da 9 anni.

Il sito dell’ osservatorio “ Ossigeno “ curato da Alberto Spampinato, fratello di un giornalista ucciso dalla mafia nel 1972, ha addirittura un contatore che aggiorna in tempo reale le minacce e le aggressioni subite dai cronisti. Nei primi sei mesi del   2015 , per esempio  erano  già 156, che diventarono  2.300 dal 2006. Un anno cruciale che fa balzare all’attenzione questo fenomeno .  Da Palermo a Torino. Incendi dolosi a macchine e portoni di casa, lettere con proiettili, telefonate intimidatorie in piena notte, linciaggi sulle pagine di Facebook, querele milionarie, intimidazioni, aggressioni fisiche, veri pestaggi. A guardare la mappa nera dell’informazione cade anche un diffusa convinzione: la Calabria conta solo 7 minacce mentre il Lazio con 26, la Sicilia con 23, la Campania con 20, la Puglia e la Lombardia con 18 restano in testa alla lista dei proscritti. (6)

“E’ il denaro”, conferma Lirio Abbate, anche lui storico cronista giudiziario, oggi inviato de L’Espresso, da 8 anni sotto scorta “a far scattare le minacce più pesanti. Quando scavi e scrivi sugli appalti, sveli i personaggi che si muovono nell’ombra, i famosi colletti bianchi, finisci per toccare interessi che devono restare segreti. Per motivi di lavoro ho cambiato spesso città. Ma mi sono reso conto che non era tanto il contesto, la singola organizzazione criminale, a provocare la violenta reazione degli intoccabili. Erano i temi. Così è successo per Cosa nostra, così per la ‘Ndrangheta e la Camorra. Così per l’inchiesta Mafia Capitale, con Massimo Carminati che si accanisce sulla mia persona”.

Ma  nel parlare di  lotta alla mafia  definite “ guerra “   da  un secolo  e più  (7)   bisogna ricordare che negli anni 80  c’è  stata nel nostro paese anche “un’altra guerra”  ,quella tra lo Stato e i brigatisti  rossi e neri che alla lotta armata avevano dato il compito di  realizzare  la sovversione dello Stato . In quell’occasione   furono vittime  cronisti giudiziari, di nera. Ma anche firme di punta dei quotidiani: basti pensare a Carlo Casalegno, vicedirettore de La Stampa, colpito da un commando delle Br nel novembre del 1977 e morto dopo 13 giorni di agonia; come Walter Tobagi, inviato del Corriere della Sera, assassinato nel maggio del 1980. Le scorte si contavano sulle dita di una mano. Fino al rapimento  e all’omicidio Moro che sposta il discorso  non solo sulla protezione  dei giornalisti ma anche dei politici . Nel caso dei politici per esempio  non va fatta confusione tra le “ auto blu “ e la scorta. L’auto blu è spesso un privilegio al quale il politico può tranquillamente rinunciare ,  mentre la scorta  è una necessità di garanzia  e tutela.

Infatti  a questo proposito  Salvatore e Giuseppe, segretari del sindacato di Polizia SIAP di Palermo alla domanda  di  Strettoweb   chiariscono (8):” “la Scorta” è un dispositivo di protezione, effettuato da operatori di Polizia altamente specializzati; non è assolutamente “un beneficio”, perché la Scorta trova il senso della sua esistenza quando si riscontra un pericolo reale, certificato ed imminente, tale da dover frapporre fra “la minaccia” e la persona potenzialmente in pericolo degli operatori di Polizia (Poliziotti, Carabinieri, Finanzieri). Non credo che una persona di buon senso, possa credere che essere in pericolo sia un beneficio. La Protezione ha l’obbiettivo di permettere alla persona minacciata di poter vivere la propria vita nel modo più normale possibile, di poter continuare la propria attività lavorativa anche quella che lo ha portato a correre un pericolo per la propria incolumità, ma come è facile intuire vivere sotto scorta non è sempre piacevole e per nulla facile. Provate a ricordare un momento particolare della vostra vita e pensate di avere degli uomini vicini, sempre. A volte questa presenza può essere poco piacevole. Per avere un’idea dei fattori che portano ad essere scortati, bisogna pensare ad esempio all’attività di contrasto alla criminalità organizzata da parte dei Magistrati, alle attività di giornalisti impegnati contro il crimine alla scoperta di inchieste scomode agli imprenditori che denunciano le estorsioni, il c.d. “pizzo”, ai vari esponenti politici impegnati nelle varie commissioni antimafia, nella realizzazione di leggi “fastidiose” per i criminali. Tutti questi personaggi devono essere protetti dallo Stato perché la legge deve vincere sempre contro il crimine, è logico che in uno stato democratico una minaccia non può e non deve fermare il corso della giustizia né tanto meno intimorire le persone impegnate contro la criminalità. Si deve precisare che le più importanti cariche dello Stato hanno diritto ad essere protetti, poiché rappresentano le Istituzioni Democratiche della repubblica Italiana e in nessun modo la propria incolumità deve essere a rischio. A noi del SIAP sindacato di Polizia da sempre molto vicini ai colleghi delle Scorte, preme molto ridurre i grandi rischi corsi dai Poliziotti impiegati nei servizi di Scorta e ancor di più far conoscere alla società civile il valore di questi poliziotti “angeli custodi”.”

Scrive   Elisa Chiari su Famiglia Cristiana: “ Agenti di scorta non si nasce, nel senso che non basta vestire la divisa della Polizia di Stato (anche se le scorte per non apparire lavorano in borghese), lo si diventa per scelta aggiungendo alla preparazione tecnica di base, un addestramento supplementare, specifico e selettivo che comincia con il corso di prima formazione di 5 settimane al Centro di addestramento e istruzione della Polizia di Stato (Caip) di Abbasanta in Sardegna (test psicoattitudinali in ingresso ed esami di idoneità in uscita) e continua con periodi di aggiornamento a cadenza triennale, per stare al passo con l’evoluzione di tecniche e rischi.

«La scuola di Abbasanta – spiega Antonio Pigozzi, primo dirigente della Polizia di Stato, direttore del Caip – esiste dal 1970, dal 1979 forma gli agenti destinati ai servizi di protezione personale dei soggetti a rischio di attentato, non solo della Polizia di stato, ma anche delle polizie a ordinamento civile».

Domenico Comunale, vicequestore aggiunto e vice direttore del Cais, traccia l’identikit dell’agente di scorta, ma sgombera il campo dall’immaginario muscolare del ruolo: «Accanto alle attitudini di base, estremo equilibrio, buon senso, capacità di gestire lo stress, formazione deontologica, dal punto di vista tecnico ha bisogno di intuito, intelligenza, capacità di osservazione degli scenari, capacità di previsione: l’essenza della funzione di un agente di scorta è la prevenzione del rischio: si tratta di fare in modo che la persona protetta non arrivi a trovarsi in situazioni di pericolo che vanno, invece, prevenute. E’ chiaro che questo non può prescindere dal livello di reattività fisica che il servizio richiede nei casi estremi, qualora dovessero verificarsi. Si cerca, comunque, di trasmettere l’idea che non esiste momento di stand by, che anche quando il protetto è in un luogo sicuro, chi fa scorta continua a gestire lo scenario per cogliere in tempo utile i segnali di cambiamento». (9)

Dunque politici, magistrati, giornalisti ,pentiti sotto scorta  a ragione del loro lavoro e del loro impegno a contrastare la criminalità organizzata . Fino a Liliana Segre  la cui sicurezza  viene garantita   dal 7 novembre  2019 dai Carabinieri di Milano nei suoi spostamenti pubblici. Segre – sopravvissuta alla deportazione nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau – è stata vittima di minacce e insulti. Il caso più recente riguarda uno striscione di Forza Nuova  appeso lo scorso 5 novembre 2019  fuori dal Municipio 6 di Milano, dove la senatrice a vita ha tenuto una conferenza. Quindi anche per ragioni  religiose,  etiche e morali .

Due grandi testimoni della lotta alla mafie: don Luigi Ciotti, fondatore di Libera Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie e Federica Angeli, giornalista di La Repubblica, entrambi costretti a vivere sotto scorta.

Ma com’è la vita sotto scorta? Come si vive quando, per aver fatto il proprio lavoro,la spada di Damocle delle minacce e degli attentati mafiosi inizia a pendere sulla propria testa e si è costretti ad abbandonare case e affetti per sfuggire al pericolo di morte?

Proviamo a raccontarlo attraverso la testimonianza di Paolo Borrometi, giornalista modicano, 35 anni, direttore de Laspia.it,sotto scorta dall’agosto del 2014 a causa delle continue minacce e delle aggressioni subite dopo la diffusione dell’inchiesta che portò allo scioglimento del comune di Scicli(Ragusa) per infiltrazioni mafiose.

Borrometti a proposito della memoria da elefante della mafia  dice in un intervista : “«Quando al maxi-processo chiesero a Tommanso Buscetta(collaboratore di giustizia ed ex membro di Cosa nostra ndr.)come fosse possibile che dopo tanti anni la Mafia avesse ucciso una persona che aveva denunciato in passato, lui rispose: “La Mafia non dimentica. Le condanne della Mafia non sono come quelle dello Stato, non cadono mai in prescrizione”. Ecco, le mafie quando non possono colpirti subito semplicemente aspettano il momento giusto e quindi ho grande preoccupazione per questo. O qualcuno ci dice che Zagariasi è pentito, e dunque Sandro non corre rischi, oppure se,come ci risulta,Zagaria non si è pentito, allora la decisione della revoca diventa molto preoccupante. Spero che venga approfondita, come oggi ha detto il procuratore nazionale Antimafia CafieroDe Raho, e spero anche che chi denuncia le mafie, facendo qualsiasi tipo di lavoro, non venga lasciato solo».

Ecco perché  la scorta diventa indispensabile . Continua infatti Borrometti : “«Io non l’ho mai chiesta, ma mi hanno aggredito e hanno tentato di bruciarmi casa quando non ero sotto scorta e in questi anni di protezione hanno scoperto almeno due attentati. Ti dico la verità: solo pochi mesi c’era un’autobomba pronta per me, quindi il pericolo rimane attuale. Io spero di vivere in uno Stato normale, in cui una scorta viene revocata perché la squadra Stato ha fatto tutte le giuste valutazioni e i giusti passaggi. Ho sempre creduto nello Stato e non farei mai polemica, così come non la sto facendo su Sandro, però chiedo che ci sia la giusta attenzione nei confronti di chi denuncia le mafie. Io spero un giorno di tornare libero e spero che quando questo giorno arriverà siano state fatte tutte le verifiche del caso».

Io spero un giorno di tornare libero . Ecco la condizione di chi è sotto scorta. La vita reclusa ,negata, condizionata .

(1)Il  10 di agosto la Repubblica  dava la seguente notizia : “Massimo Giletti vive da un paio di settimane sotto scorta. La notizia, lanciata dal sito Antimafia Duemila e rimbalzata in rete, è stata confermata dallo stesso giornalista, conduttore di Non è l’Arena su La7, al sito del Corriere della Sera: “Sono molto dispiaciuto e non posso dire molto. È obbligatorio, non posso sottrarmi”.(…Alla base del provvedimento di tutela del giornalista ci sono le minacce indirizzate a Giletti dal boss Filippo Graviano, intercettato in carcere, a proposito dell’uscita dal carcere di 300 mafiosi a causa dell’emergenza  cronavirus  : nel mirino, in particolare, c’era la puntata del 10 maggio  20202 , nel corso della quale il conduttore lesse i nomi dei detenuti usciti di prigione. (…)  Gileti era venuto a conoscenza  delle minacce di Graviano,  dal  libro “U siccu”, del vicedirettiore dell’Espresso, Lirio Abbate,

(2) questo Ufficio collabora  con il ministro dell’Interno nella sua funzione di autorità nazionale di pubblica sicurezza. L’organizzazione interna dell’Ucis  prevede la suddivisione in quattro uffici: ufficio analisi; ufficio servizi di protezione e vigilanza; ufficio formazione e aggiornamento del personale; ufficio per l’efficienza dei mezzi e degli strumenti speciali. La prima di queste sezioni – su indicazione delle forze dell’ordine – analizza tutte le informazioni relative a «situazioni personali a rischio». Il secondo ufficio, invece, cura la pianificazione operativa e delle risorse, e individua le modalità di attuazione dei servizi di protezione.

(3) Flavio Lo Scalzo / AGF

Le misure per le tutele personali sono passate da 618 a 569 nel periodo giugno 2018-giugno 2019 (gli ultimi dati disponibili sono quelli del primo semestre 2019). Andando nel dettaglio, sono aumentate le scorte per gli ex testimoni di giustizia e testimoni collaboranti (erano 10, ora sono 15); mentre sono diminuite per i familiari di collaboratori di giustizia (da 7 a 1). Ritocco al ribasso anche per gli esponenti di associazioni sindacali: il 1 giugno del 2018 erano sotto scorta in 6, un anno dopo sono soltanto 2. Scende anche la quota dei consulenti governativi e docenti universitari sotto protezione: da 8 a 5. Come si vede nel grafico in alto, dove sono rappresentate le prime regioni italiane per numero di scorte assegnate, la prima è il Lazio. Qui, però, il numero diminuisce rispetto all’anno scorso: oggi sono 173 tutele contro le 209 di un anno fa. A seguire, la Sicilia con 124 contro i 142 del 2018. E poi, nella classifica regionale: terzo posto va alla Campania (70 contro i 68 dell’anno scorso), quarto posto per la Calabria (67, prima erano 69), quinto posto la Lombardia (40, nel 2018 erano 38). Meno scorte in assoluto, invece, nelle Marche con appena 1 tutela. https://www.truenumbers.it/scorte/

(4) Il primo tipo (pericolo basso ma esistente). Sarà la forma più leggera di controllo, disposto nei casi in cui il pericolo è considerato relativamente basso; un’automobile della Polizia passerà più volte al giorno nelle vicinanze del posto di lavoro o dell’abitazione della persona da proteggere.
Il secondo tipo (controlli su appuntamento e spostamenti protetti). Prevede una vigilanza ad orari convenuti: l’auto della Polizia arriva sul posto soltanto nel caso in cui sia stata chiamata preventivamente dalla persona che deve essere protetta. Il compito della vettura sarà quello di controllare, ed eventualmente seguire, la persona oggetto della scorta per un certo tratto dell’itinerario.
Il terzo tipo (verifiche su diversi obiettivi che insistono su una determinata area). Ipotizza una pluralità di luoghi da proteggere: un equipaggio della Polizia si dedica, quindi, al controllo di due, tre obiettivi che si trovano nella zona, spostandosi di volta in volta dall’uno all’altro e riferendo alla centrale su eventuali anomalie riscontrate.
Il quarto tipo (tutela vera e propria alla persona). Prevede una protezione ravvicinata disposta nei casi in cui il pericolo si ritiene sia abbastanza grave e reale: contempla un agente che viaggia sulla stessa auto della persona a rischio; in determinati casi si mette a disposizione anche altra vettura.
Il quinto tipo (equipaggio di scorta come massima protezione). Si tratta di un servizio di protezione disposto per pochi soggetti, nei casi di maggior pericolo e solo dopo accurati controlli. Un intero equipaggio di poliziotti viaggia a bordo di vettura che segue da vicino la persona a rischio.

In casi particolarissimi la scorta può raddoppiare.

(5) https://www.fanpage.it/politica/da-boschi-a-gasparri-chi-sono-le-560-personalita-sotto-scorta-in-italia/   https://www.fanpage.it/

(6) https://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2015/05/11/news/giornalisti_minacciati-114111318/

(7) La lotta dello Stato alla mafia si divide in tre momenti principali: dalla  prima denuncia, presentata nel 1876 dai politici Leopoldo Franchetti e Sidney Sonnino, in cui si osserva come il sistema di fedeltà ad un gruppo ristretto di individui sia radicato,  fino al  1925 quando il fascismo adotta una lunga repressione contro i mafiosi siciliani  con l’invio sull’isola del prefetto, in seguito denominato di ferro, Cesare Mori. Un secondo momento cruciale dell’età mafiosa, ci porta direttamente al 1963, quando, alla fine della prima guerra di mafia, in una piccola borgata agricola del palermitano, ebbe il culmine uno degli episodi più sanguinosi e cruenti dalla fine del secondo conflitto mondiale: la strage di Ciaculli. La lotta alla mafia continua con la legge Rognoni-La Torre del 1982, che introduce il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso, fino alla continua militarizzazione del territorio da parte dell’esercito, e alla creazione della DIA, delle procure distrettuali e della Direzione Nazionale Antimafia. https://www.raicultura.it/storia/articoli/2019/01/Lezioni-di-mafia—Lotta-alla-Mafia-16e7b5b1-d639-40db-a6a4-c60984b162d7.html

(8) http://www.strettoweb.com/2018/04/scorta-politici-analfabetismo-funzionale-italiani-auto-blu-scorta/686786/

(9) https://www.avvocatoguerra.it/blog/vita-agente-scorta L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di Famiglia Cristiana del 17/07/2015 ed è consultabile direttamente sul sito della testata all’ indirizzo: http://www.famigliacristiana.it/articolo/professione-angelo-custode.aspx

1.10.2020 Tratto da  ANANKE NEWS  di Valter Marcone