«Noi a Bergamo abbiamo sempre guadagnato bei soldi, no? Adesso ci riprendiamo intorno la piazza di Bergamo, tanto a Bergamo non c’è nessuno, sempre noi ci siamo, volendo, sempre noi!». Non ha esitazioni e nessuna reticenza Eugenio Costantino – 51 anni, originario di Cosenza ma residente nel Milanese – ad abbozzare il progetto malavitoso sulla Bergamasca da parte della nuova ‘ndrangheta che opera in Lombardia.
Costantino è uno degli arrestati nell’ambito dell’inchiesta della Procura milanese che ieri ha visto finire in carcere anche l’assessore regionale Domenico Zambetti. Ma il calabrese viene ritenuto dai magistrati uno dei principali protagonisti delle tante vicende corruttive e criminali che vanno a intersecarsi con la più recente vicenda politica lombarda: le elezioni regionali del 2010, quelle comunali di Milano del 2011, e ancora il rinnovo di alcuni Consigli municipali.
Costantino, a parere della Procura così come del gip che ha accolto la richiesta di custodia cautelare in carcere, fa organicamente parte della ‘ndrangheta attiva in Lombardia, organizzata da una parte attorno al cartello delle famiglie Morabito-Bruzzaniti-Palmara e Barbaro-Papalia, dall’altra all’ala «militare» (così viene definita dalla stessa Procura di Milano) rappresentata dalla cosca Di Grillo-Mancuso.
Il nostro uomo segue scrupolosamente le direttive dei vertici mafiosi – dicono i magistrati – «come procacciatore d’affari e di contatti», partecipando direttamente «alle attività illecite di inquinamento dei risultati elettorali», ma anche prendendo parte a una serie di estorsioni che ora gli vengono contestate dai pm milanesi.
È dunque Costantino che («ascoltato» dalle Forze dell’ordine grazie a un’intercettazione ambientale del 4 ottobre 2010, dunque poco più di un anno fa) parla con un affiliato alla ‘ndrangheta di Oppido Mamertina (Reggio Calabria) e ostenta le sue intenzioni riguardo Bergamo.
«Adesso ci riprendiamo Bergamo», dice, ricordando poi che «a Bergamo abbiamo sempre guadagnato bei soldi, no?». E accennando al fatto che nella provincia bergamasca attualmente non sia stabilmente insediata una presenza della mafia calabrese, precisa: «Tanto a Bergamo non c’è nessuno, sempre noi ci siamo, volendo, sempre noi».
L’Eco di Bergamo 11 ottobre 2012