LETTRA APERTA al Vicepresidente Vicario del Parlamento europeo Gianni Pittella
Oltre ogni ragionevole indignazione umanitaria, molto prima del dolore umano di tutti coloro più o meno sensibili, lontani dai titoli dei quotidiani, noi chiediamo all’Europa, alle sue istituzioni democratiche e parlamentari, di costituirsi parte civile presso la corte penale internazionale. Questa ennesima strage di migranti, di persone giovani e di bambini, non è più possibile iscriverla nel novero delle altre precedenti, considerate quale risultato umanitario della questione transfrontaliera.
Da ieri il Mediterraneo ha urlato a tutti noi, istituzioni e mondo del lavoro, un’altra natura degli eventi. Il numero delle vittime impone un’altra verità, un’altra e ben differente prospettiva. Frontex quale dispositivo istituzionale internazionale condiviso può continuare ad essere uno strumento politico utile, ma da ieri tutti siamo chiamati a riconoscere la natura stessa di questa strage.
Come per altre sentenze giudiziarie riguardanti stragi nel mondo del lavoro – Thyssen Krupp ed Eternit come esempi – gli effetti mortali e le vittime sono stati direttamente collegati a gravi inadempienze delle proprietà e del management, cause e mandanti che devono essere urgentemente rintracciati anche per questa strage di Lampedusa. Le iniziali inadempienze sono della politica di quadro generale, certo anche nazionali ma soprattutto deficitarie e miopi sul piano internazionale.
Si noti la difficoltà diplomatica di molti esponenti istituzionali – delle polemiche di parte non è necessaria alcuna nota, sono e restano macabre speculazioni plebee – nel riconoscere la causa d questa ultima strage di Lampedusa. Molti autorevoli esponenti indicano certi complessi progetti di governance e individuano la lotta agli scafisti quali possibili soluzioni. Peccato che a ragion veduta di tali dichiarazioni, e a causa di questi numeri tremendi, sembra allargarsi il fossato che separa le istituzioni europee e nazionali dagli europei e dagli italiani: per favore, non si continui oltre a parlare di lotta agli scafisti senza la decisione comunitaria di lottare le mafie che assumono gli scafisti, che commerciano in speranze e sogni dei disperati che di là si indebitano e pagano per passare di qua del mare, basta indicare la luna e parlare del dito.
Occorrono azioni a largo raggio, condivise con le parti sociali, nate nel mondo del lavoro e che crescano nella politica parlamentare e istituzionale internazionale: si combattano le mafie, si vincano e si condannino i colpevoli, siano essi boss, caporali, passeur, scafisti o imprenditori che per interesse e negligenza cultuale assumono lavoratori al nero, commercino con le mafie e che incentivino così facendo la solidarietà criminale della zona grigia.
Il Parlamento europeo si costituisca parte civile per indicare e contribuire a far condannare i colpevoli, per indicare ai cittadini europei l’origine politica ed economica di queste stragi, divenendo così più forti e coerenti con le ragioni fondative di solidarietà e di pace del sistema istituzionale europeo.
Questa è una strage di mafia dove sono morti uomini e donne che nella forza della disperazione avrebbero voluto trovare un lavoro in Europa, passando dall’Italia attraverso la sua unghia nel mare di Lampedusa. Questa è una strage di mafia che assassinerà nel tempo altre vittime, siano essi parenti dei caduti od anche, per trasmissione dell’odio e del rancore, semplici altri passanti da queste rotte.
Accanto al Parlamento Europeo ci saranno il sindacato e questa Associazione – certamente con altre – per sottolineare una visione federale che si radica nell’autonomia dalle ideologie, non flettendo mai rispetto ai valori di pace e di rispetto delle persone e del creato. Questa vergognosa strage ha dei mandanti e sono tutti rintracciabili nelle mafie e nella zona grigia dei professionisti dai piedi d’argilla che non denunciano e che fanno affari con clan, e per questo occorre trovare i colpevoli e assicurare loro giustizia.
In questa strage sono morti anche dei bambini e delle mamme incinte, a loro e solo a loro deve essere consegnata la nostra sofferente indignazione e a loro sempre spetta il cocente e simbolico giudizio nei nostri confronti, colpevoli già da adesso per distrazione sociale e per viziata ignoranza culturale.
Infine nel giorno del Santo di Assisi, oggi San Francesco, vada a tutte le vittime di Lampedusa e del lavoro la nostra preghiera di pace e di perdono: pace per i defunti e perdono per noi.
Centro Studi Sociali conto le mafie – Progetto San Francesco